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mercoledì 18 agosto 2010

Ad Aubagne non solo bamboline ed emigrati italiani, ma anche la... Mamma dei Legionari

Aubagne è un comune francese di 42.638 abitanti (al 2005) situato nel dipartimento delle Bocche del Rodano, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. E questa frase l'ho ripresa tale e quale da Wikipedia.

Quando mi ci recai nella primavera del 1983 di Aubagne non ne sapevo molto.

Durante il viaggio da Marsiglia, poco distante, non ebbi, quella volta, il modo di apprezzare o notare molto del paesaggio, anche se era ancora giorno, giorno di primavera, sia perché teso per la spericolata guida del nostro autista, sia perché preso dal conversare dei miei due accompagnatori, imperniato soprattutto su gustosi aneddoti riferiti a Gaston Deferre, sindaco di Marsiglia per più di trent'anni, ed all'epoca lo era ancora, anzi stava per diventare o ridiventare anche ministro.
 
Arrivati a destinazione, la prima cosa imprevista e simpatica fu che c'era un appuntamento per me con la Giunta Comunale al completo. Mentre ci si attardava ad entrare nel Municipio, notai che quasi in fila indiana sindaco ed assessori salutavano con naturalezza e garbo scambiando baci (sulle guance!) con il vice sindaco, giovane signora elegante, oltrettutto carina: non mi era ancora capitato all'epoca di assistere a tale usanza in pubblico tra autorità, mentre in seguito, invece, ravvisai che almeno sulla Costa Azzurra tra colleghi (uso questo termine in senso largo, che ricomprende anche gli "ospiti" italiani) signore e signorine si attendono in genere il ripetersi di quella gentile consuetudine.
 
Scambiati i saluti di rito (che io dovetti per la mia parte improvvisare) in una bella sala, per lo più dedita alla celebrazione di matrimoni civili, venni gratificato con il dono di un pezzo pregiato di artigianato locale, una graziosa bambolina di porcellana, vestita in miniatura in modo tradizionale, vale a dire con gonna bianca a fiori, grembiule rosa, camiciola bianca orlata di pizzo, scialle lilla a fiori bianchi, cuffietta anch'essa adorna di pizzo, cappello di paglia a larga tesa, con un mazzolino di fiori di Provenza nella mano sinistra e con un cestino di altri fiori ed erbe della regione sotto l'altro braccio. Si tratta di una bambolina tuttora custodita con cura, tanto é vero che, al momento in cui stendo di getto questi appunti, non me la sento di trarla dalla vetrinetta per procedere ad una rituale fotografia cui sinora non avevo pensato.
 
Dopo questo incontro mi vennero mostrate in altre ali del palazzo civico diverse grandi fotografie che testimoniavano un consistente processo di industrializzazione, di cui i miei anfitrioni andavano molto fieri (in termini di occupazione indotta anche dalla politica di quell'Amministrazione, forse anche giustamente). In quel momento pensai che la convivenza tra l'artigianato artistico, di cui la pupeé era un fattivo esempio, e la modernizzazione in corso fosse un fatto compiuto, senonché non ho più avuto l'occasione di valutare l'evolversi della situazione.
 
Si procedette, poi, alla riunione con emigrati italiani colà residenti, scopo del mio viaggio, cui dedico (un po' me ne vergogno, ma spero di riuscire a tornare altre volte sull'argomento) poche righe, perché l'onda (neanche molto tumultuosa, come cercherò poi di attestare) dei ricordi mi spinge su un'altra strada.
 
Perché, finito il mio vero e programmato impegno, mi ritrovai a bere una volta (come si suol dire) nel bar della "Mamma dei Legionari"!
 
Sì, la cosa non mi parve, e non mi pare tuttora, solo pittoresca, come me la descrivevano i miei amici di quella sera. Cercherò di rendere al meglio il concatenarsi di fattori, ma non é facile: descrivere non é come trovarsi dal vivo in quelle scene una dietro l'altra.
 
Intanto, non sapevo che a Aubagne ci fosse la Legione Straniera. Mi sembra che anche oggi ci sia la sede del comando generale, dove avvengono gli arruolamenti; e non farò deviazioni dal racconto principale riferendo nei dettagli come, ironia del caso, poco tempo dopo qualche giovane di mia conoscenza (non metto aggettivi di sorta!) si arruolasse tra quei mercenari. Il vero fatto perturbante per me era trovarmi vicino ad uno dei simboli più spietati delle repressioni coloniali: sì, il film "Beau Geste" con Gary Cooper da ragazzino mi era anche piaciuto, ma la storia documenta una realtà diversa di soprusi e di crudeltà.
 
A seguire mi si accennò quella sera ad una matrona, che mi limiterò a definire di forme e fattezze esuberanti e di non tenera età. Si trattava della padrona dell'esercizio, che si era meritata l'appellativo di mamma dei legionari, perché il suo locale era il ritrovo preferito da quei presunti militari, che in lei trovavano attenzione, calore umano e parole di conforto.
 
Non c'era molta gente, a parte noi tre, forse perché, essendo già un po' tardi, la ritirata in caserma era già suonata; forse per questo motivo i miei accompagnatori non trovarono di meglio che invitare tanto personaggio al nostro tavolo, come se fosse un rituale folcloristico cui io dovessi assistere per forza. E la signora venne e mi pare dicesse le solite parole di circostanza sull'Italia e quanti italiani erano stati ed erano nella Legione e così via.
 
Poi ebbe come un lampo, si allontanò un attimo, sempre accompagnata dai sorrisi sardonici (che non l'avevano mai abbandonata!) dei miei anfitrioni, per tornarsene trionfante per esibire soprattutto a me (i miei amici lì, é chiaro, se non erano di casa, poco ci mancava: se per "spiare" o per divertirsi invero amaramente guardando le miserie del mondo, non lo so!) una copia di una rivista popolare italiana che l'aveva "immortalata" con almeno tre pagine, corredate di varie fotografie, in quanto consolatrice di quei poveri giovani abbandonati che sono i legionari: la "Mamma dei Legionari", insomma!
 
Si da il caso che tra la guida spericolata di cui ho già detto, un mangiare affrettato fatto non so più dove e qualche sorso di grappa (sì a me sembra ancora adesso grappa, mentre in Francia c'é dell'ottimo cognac che é un vero medicinale), servita in precedenza da una cameriera, io da un po' ormai, ad usare un eufemismo, avevo del mal di testa. Per cui non riuscendo a sottrarmi in modo elegante ad una situazione per me un po' equivoca, mi andai ad inibire la tranquilla visione di una serie di vere chicche che quel locale riservava, che io vedevo solo da lontano, perché non potevo allontanarmi dalla "celebrità locale": vale a dire ritagli di giornale dedicati e fotografie autografate di vari protagonisti dello sport francese, che a quanto pare non avevano manifestato  scrupoli di coscienza nel lasciare là delle tracce.
 
E fu così che non ricordo quasi niente del viaggio di ritorno. E l'alberghetto davanti al quale mi lasciarono, ormai nel cuore della notte, fu un po' come un tocco finale. A me sembra ancora adesso, per farla breve, tratto di peso da un qualche romanzo dove compare Maigret, con la differenza che io mi trovavo a Marsiglia e non a Parigi. Solita tappezzeria un po' ... trasandata, solito rubinetto che sgocciolava, solita persiana che cigolava al vento, solite voci di donne e uomini: queste cose, nonostante il ... mal di testa me le ricordo, così come mi ricordo di avere dormito ben poco.
 
Fu veramente comodo il viaggio di ritorno in treno, un bel treno ancora di quelli di una volta, posizionato in una vera poltrona (non ci si crederà!) tutta per me: l'unica dello scompartimento, credo, ma non me la ero certo lasciata sfuggire!
 
E così capita che, stando al computer posto vicino ad una vetrinetta dove é custodita una così bella bambolina, mi siano affiorati alla memoria ricordi un po' sfumati che mi hanno indotto a scrivere queste righe. Anzi, mi sembra quasi che anche la graziosa contadinella al termine di questo post intenda mandare i suoi garbati saluti a tutti!



11 commenti:

Unknown ha detto...

molto interessante il tuo blog e soprattutto i tuoi racconti di una vita vissuta, credo, alla grande e ricca di esperienze molto belle..x via del mio lavoro capito spesso a Bordighera (dove ho alcuni clienti) ed in Liguria in generale...chissà mai che un giorno ci incontreremo...spero di sì...ciao

Unknown ha detto...

Bellissimi ricordi e raccontati, come tuo solito, in modo accattivante. Mi piace soprattutto la parte finale del tuo racconto, doce descrivi i suoni, la luce e le immagini del piccolo albergo.
Sei davvero bravo, Adriano !

Ti auguro una bella giornata
Cri

giacy.nta ha detto...

Letto! Vedo con piacere che tieni fede alla promessa di raccontarci di te e della Francia. Grazie.

Un abbraccio, Giacinta

P.S. Più di un Maigret è ambientato a Marsiglia e nella colorata provincia francese!

Adriano Maini ha detto...

@ALL CATS ARE GREY: ti aspetto, allora (adriano.maini@hotmail.it)

@cristina: ed io attendo con ansia tue nuove fotografie!

@giacynta: su Maigret a Marsiglia mi hai, dunque,colto in fallo! Pagherò la penitenza scribacchiando altre cosucce sulla Francia!

Stefania248 ha detto...

Ben arrivato anche da me!
Mettere su carta (o su blog) le proprie cose, è come avere un diario.
:)

giacy.nta ha detto...

Perdona caro Adriano, non era ma intenzione bacchettarti, semplicemente ho ricordato un dettaglio ( sperando di non essere a mia volta imprecisa ) delle vicende del nostro amato Maigret. Passa una buona giornata.
Giacinta

Unknown ha detto...

Sono passata per farti un saluto e ringraziarti della tua graditissima visita.

Buona giornata, Adriano
Cri

Adriano Maini ha detto...

A tutti: scusatemi, ma sono sempre in ritardo, perché ho troppe ... distrazioni

@Stefania248: grazie, specie per l'incoraggiamento

@giacynta: la tua sensibilità e la tua cultura ti esimono, ai mei occhi, dal dovere spiegazioni: e quello che si sta prendendo delle confidenze (scherzose!) sono io; e ti ripeto che, sapendo che mi leggi, qualcosa sulla Francia, anche in controtendenza, la butterò giù ancora; sorpresa!?!. Come sempre, più di sempre, un abbraccio!!!!!!

@cristina:non mi stancherò mai di lodare la tua sensibilità! Un forte abbraccio!

il monticiano ha detto...

Per aver avuto un'accoglienza come quella che hai descritto in questo tuo post ritengo che te all'epoca eri una personalità di riguardo.
Buon per te.
Quaranta anni fa, proveniente da Montpellier dove io, mia moglie e mio figlio di circa otto anni, eravamo stati ospitati da una mia cugina figlia di un fratello di mio padre, abbiamo fatto un bel giro dalle parti che tu hai descritto e ci siamo fermati per fare un bagno sulla Costa Azzurra dove videmmo per la prima volta donzelle in topless.

Daniele Verzetti, Rockpoeta ha detto...

Davvero un post straordinario. Un'esperienza di vita rqccontata con dolcezza, con il sorriso e con la passione di chi ha respirato ogni attimo.

Adriano Maini ha detto...

@il monticiano: Douce France! No, ad Aubagne, ironia della sorte, o contava il nome "storico" di chi mi aveva segnalato (vedi il mio "Douce France": é un modo di dire; non starlo a cercare) o (e propendo per questa versione) quelle persone erano veramente di altri tempi. A proposito: questa notte ti ho letto in lungo ed in largo: mi onoro di averti come amico: mi raccomando, continua così!

@Daniele Verzetti, Rockpoeta: ti ringrazio ancora una volta, ma, guarda, quello bravo sei tu. Giovane come sei (immagino!) hai un innato senso di cogliere l'essenza della vita e della storia: mi auguro che tu abbia ragione anche per questo mio post!