Pagine

mercoledì 1 settembre 2010

Riaprono le scuole



Dedico con le righe che seguono un augurio affettuoso, ma non formale, agli allievi, ai docenti ed al personale tutto della scuola italiana che tra breve, con date diverse da regione a regione, riprende la sua attività uffficiale. E stendo un velo pietoso sulla perversa catena di responsabilità politiche che stanno conducendo questa fondamentale istituzione sull'orlo del baratro. Proprio questa mattina (quando si dice il caso!) ho incontrato un'amica di vecchia conoscenza, già insegnante, che mi ha confessato di essere andata in pensione appena possibile per disperazione professionale.

Mi accingo a stendere disordinati appunti di memorie personali, nella fallace illusione di contribuire ad un dibattito che latita da troppo tempo. E con la velleità di esaltare l'interazione della scuola con la società e con le famiglie.

Sono stato fortunato nel mio personale processo formativo.
Vorrei spendere qualche parola sul mio ambiente familiare, che è stato di stimolo alla mia curiosità sin da bambino e sempre tollerante con i miei esperimenti. Dai nonni materni rinvenivo libri scolastici degli zii, che leggevo con avidità, consolidando una mia naturale propensione per la storia, ma fissando nella mente quei fondamentali di quelle materie scientifiche che poi a scuola mi sarebbero sempre state ostiche. Era di grande interesse, poi, la vecchia enciclopedia (pur con le immancabili tirate fasciste di cui ho imparato subito a diffidare) comprata alla vigilia della seconda guerra mondiale dal nonno con un esborso economico notevole per quei tempi. Dei nonni paterni, invece, il ricordo nitido è per l'amorosa cura con cui conservavano riviste contenenti inserti su grandi pagine dell'arte e della storia. Ed è così che mi innamorai, e lo sono tuttora, de "La tempesta" di Giorgione: una sorta di strana magia! Ricevuta poco tempo fa per email da un amico blogger una serie di foto d'epoca, ho provato  una forte emozione vedendo nella prima il Presidente Lincoln ritratto in un accampamento unionista della guerra di secessione americana: l'avevo scorta la prima volta da bambino ed allora mi sono ritrovato chino su uno di quei settimanali conservati con diligenza dai nonni, avido di letture di grandi eventi del passato, corredati con i primi reportage fotografici della storia. Né posso dimenticare i racconti di guerra (che ho già citato in un precedente post) della nonna materna e i rimandi a storie avite (di ribelli a Maria Luigia, di garibaldini, di emigranti), compiuti dal nonno paterno, che a quelle, più che alla Grande Guerra, che pur aveva combattuto, preferiva, in dialetto parmense stretto, riandare nelle sue affabulazioni con il sottoscritto. E ancora devo ricordare con quale tolleranza e preveggenza mi venisse concesso di leggere a nove anni durante una vacanza a Gignese, incantevole balcone sul Lago Maggiore, in versione integrale "I tre moschettieri" e tanto Salgari, in rare, antiquarie edizioni che mi forniva un'altra meravigliosa figura di anziano, il nonno del mio coetaneo cugino di papà.

Sono stato fortunato per l'ambiente geo-fisico, per così dire, che mi circondava. Dal secondo mese di seconda elementare sino al compimento del Liceo, a piedi o con i mezzi pubblici, ogni mattina passavo in mezzo alla zona archeologica (l'antica Albintimilium) della zona Nervia (levante) di Ventimiglia. Ma già in prima elementare l'immagine che mi accompagnava era stata quella della Cattedrale romanica del centro storico con il suo bel Battistero. Ed anche i nomi forse hanno aiutato un certo gioco della mente. Dalle medie intitolate (tuttora!) a Giuseppe Biancheri, il ventimigliese, già deputato del Parlamento Subalpino e Presidente della Camera dal 1870 al 1876 e poi ancora in successive occasioni, a quel Liceo Classico, dedicato al nome di Girolamo Rossi, il primo a scavare e studiare in modo serio la Ventimiglia romana. E quando il Liceo Classico é stato accorpato, non molti anni fa, una certa ironia del caso ha voluto che lo fosse nel Liceo Scientifico Aprosio, dal nome di un frate erudito del '600 che a Ventimiglia donò un'importante Biblioteca dotata di libri di raro valore.

E potrei fare altri esempi.

Sono stato fortunato per come funzionavano, anche se erano veramente di classe, le scuole nel loro complesso: imperava quello che si può definire conservatorismo, a volte illuminato dalle testimonianze di singoli insegnanti, ma il dato prevalente era quello della professionalità. In un modo o nell'altro quel sistema scolastico ha reso tanti giovani capaci di dotarsi comunque di autonomi metodi critici per continuare a cimentarsi con la cultura e per interpretare la realtà. Per riassumere quello che dovrebbe essere un discorso più articolato e ben più motivato aggiungerò, a titolo di esempio, che a me personalmente é stato concesso sia nelle medie che nelle superiori, in particolare da insegnanti di religione pur fermi nelle loro diverse convinzioni, di fare anche infantile sfoggio di aspirazioni a militanza progressista: avevo solo l'esperienza di affrettate letture e di implicite diritture morali della famiglia.

Voglio solo aggiungere che esperienze come quelle che ho tentato di descrivere sono indubbiamente state tante nel nostro Paese, in ambienti e con riferimenti culturali ben più importanti dei miei, ma con sporadiche odierne prosecuzioni.

Il problema, a mio avviso, è quello di di farne tesoro.

13 commenti:

il monticiano ha detto...

Bei ricordi, anche nostalgici per come un tempo si "viveva" la scuola e per come fossero migliori gli esempi di quelli più grandi di noi.

giacy.nta ha detto...

Carissimo Adriano, la scuola è sicuramente cambiata, ma ogni singola classe continua ad essere una piccola comunità ed, in quanto tale, un ambiente culturale, un'occasione di incontro, di scambio, inevitabilmente. Questo mi fa pensare che è molto importante che la scuola continui ad essere aperta a tutte le voci, come le tante che hai ascoltato negli anni della tua formazione e che continuano a risuonare dentro di te.

Un abbraccio e buona giornata


P.S.
La Tempesta di Giorgione incanta anche me. L'atmosfera che genera è molto simile, secondo me, a quella della Vergine delle rocce di Leonardo.

Unknown ha detto...

Magistrale lezione a quando la prossima però per un'ignorante come me o la sottotitoli o mi fai trovare l'insegnante d'appoggio

Sandra M. ha detto...

Discorso interessantissimo e complesso. Ho vissuto la mia vita a scuola e l'ho amata tantissimo. Da ragazzina ho incontrato insegnanti da bruciare ed altri meravigliosi educatori. E' un mondo che ho lasciato da solo un anno e per certi versi mi manca...i bambini ed il raporto quotidino. Per altri versi NO...una vera tragedia il totale disinteresse ( non a parole MA NEI FATTI) della politica attuale nei confronti della scuola.

Tyler Durden ha detto...

a proposito di insegnanti di religione, ricordo le vette filosofiche che raggiungemmo in un dialogo all'epoca della mia seconda media. Io gli chiesi: "secondo lei perchè dio esiste?" e lui: "perchè di SI".

Dopo di che ho iniziato a portare il walkman durante le sue lezioni e non l'ho più tolto...

Adriano Maini ha detto...

@il monticiano: Confesso certa mia nostalgia, soprattutto per i miei nonni!

@giacynta: Hai spiegato molto meglio di me i riferimenti ai problemi attuali della scuola. Io, poi, una volta di più mi sono fatto trascinare dai ricordi. Un caro saluto.

@carlo: Dò per sicuro che Ventimiglia (quella Ventimiglia, poi!) la conosci quasi quanto me. Salutissimi!

@Sandra Maccaferri: Mi riempie il cuore leggere delle tue esperienze di insegnante. E so che sono tanti, nonostante le varie difficoltà, i docenti coscienziosi e preparati. Sulle prospettive della scuola: in questi due giorni, solo a sbirciare un po' di giornali e un po' di media, di quelli fuori dal solito coro delle notizie un po' così, ho visto che qualche sprazzo di idea riformista qua e là balugina. Ciao!

@Tyler Durden: A dire il vero (saranno stati altri tempi?), ho incontrato insegnanti di religione che sapevano motivare meglio, rispetto agi esempi da te addotti, i "fondamentali" della loro disciplina, che, comunque, non é mia intenzione affrontare né qui né altrove. E al meno brillante tra quanti ho conosciuto, già anziano, devo poi riconoscere un merito, quello che, parlandoci di "Mani Tese" (di cui, finita la scuola, non mi sono mai più informato), ci introdusse al dramma della fame del mondo. In sostanza, per come ci sono riuscito, ho cercato con il mio raccontino di mettere in evidenza tante contraddizioni della vita, in questo caso, quella scolastica dei miei tempi e della mia città natale. Grazie per l'attenzione!

Unknown ha detto...

Buongiorno Adriano,
leggere i tuoi ricordi ed i tuoi pensieri è sempre un arricchimento interiore per me.Per quanto riguarda la scuola in sè. hai ragione, non è certo più quella di una volta. Per me, la maestra, era una figura carismatica e di grande importanza che i miei genitori mi eavevano insegnato a guardare e seguire con grande rispetto. Oggi il rispetto è venuto un pò meno, anche se gli insegnanti sono preparatissimi dal punto di vista professionale, ma con le varie"riforme", chiamiamole così, lo stato ha cercato soltanto il modo per risparmiare soldi e non certo per migliorare le offerte formative, strutturali e così via. Si fanno salti mortali per lavorare , spesso purtroppo, con materiali vecchissimi, contando con il contagoccie , i soldi per acqustare qualcosa di nuovo e di utile ai fini didattici. Spesso è grazie alla fantasia e all'ingegno dei docenti che si arriva , nonostante gli ostacoli posti ovunque, a quei fini sperati e fortemente voluti dagli insegnanti stessi. Nelle scuole, si ricicla tutto, della serie" non si butta via nulla". Cmq, non voglio farla troppo lunga, perchè sarebbe troppo lungo l'elencodi cià che non va nella nostra scuola, ma è certo che, se continua a vivere dignitosamente, è solo grazie all'impegno del corpo docenti, dei collaboratori e dei dirigenti che continuano a credere nel valore profondo che ì l'istruzione, la formazione, la cultura. assumono per i ragazzi, quali ricchezze che crescono dentro la persona e che nessuno potrà mai rubare.

Un abbraccio affettuoso
Cri

Adriano Maini ha detto...

@cristina: Non ho nulla da aggiungere alle tue appropriate parole. Anche perché un intervento come il tuo era proprio quello che speravo di suscitare. Come qualcuno ha già commentato, mi riesce, infatti, meglio accennare a temi che mi stanno a cuore, supportandoli con un po' di ricordi/esperienze personali: e "vedere l'effetto che fa'". E' il blog, bellezza!?! O, no? Salutissimi, come sempre, ancor più di ieri, meno di domani

Alessandra ha detto...

grazie Adriano, per quel che hai scritto qui e da me :-) eppoi ...che dire? Gignese è un posto a cui sono legata per motivi d'affetto. Ora c'è l'autostrada e in battibaleno ci si ritrova lì.
^___^
Grazie anora.
Alessandra

Susanna ha detto...

Come ti capisco!
Io provengo da una famiglia di insegnanti da più generazioni.
Leggendo il diario di mia nonna (classe 1895), in cui descrive il suo percorso per diventare insegnante e , successivamente, la sua vita da maestra elementare attraverso due guerre e fino alla rinascita dell'Italia sono rimasta molto colpita.
Credo sia una testimonianza importante, di come la scuola e gli insegnanti si inseriscono nella vita delle persone, con la capacità di migliorarla.
Se gli viene data la possibilità.
Ciao. A rileggerti.

Susanna

Adriano Maini ha detto...

@Alessandra: Grazie a te! Soprattutto per il ricordo, permettimi, di Gignese, da cui l'ultima volta sono venuto via anch'io in autostrada. All'andata, no, dovevamo vedere il lago con calma. A proposito, hai visto o ti hanno parlato di quella cremagliera che portava da Stresa al Mottarone?

@Kimmi Su.: Concordo in pieno con te, anzi, mi onoro di avere destato attenzione in chi, come te, ha tali radici familiari. Io, dal canto mio, ho cercato di esemplificare anche l'anelito di riscatto culturale che ha pervaso nel passato più o meno lontano tanti uomini dei ceti popolari.
Un caro saluto.

Alessandra ha detto...

No Adriano non ne avevo mai sentito parlare, a Stresa vedo la funivia che va fin su al Mottarone, ma della ferrovia non c'è traccia, ho trovato la storia e vecchie foto sul sito "ferroviedismesse.com" ...un peccato che non ci sia più, stanno risorgendo dei "rami secchi" che sono molto belli da percorrere...penso al trenino delle Cento Valli che collega la Val Vigezzo con Locarno, oppure, il treno della Valmorea ...che va da Malnate a Mendrisio.

un caro saluto
Ale

Adriano Maini ha detto...

@Alessandra: E io ringrazio ancora te, anche per il ricordo che mi procuri con la citazione del trenino delle Cento Valli: ma questa é un'altra storia. Un caro saluto.