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venerdì 10 settembre 2010

White Jazz

James Ellroy - Fonte: Wikipedia
Un giudizio altamente lusinghiero é stato a suo tempo espresso su James Ellroy da Giancarlo De Cataldo, autore del noto "Romanzo criminale" e di altre opere noir, che contribuì a metà anni '90 a far conoscere questo autore americano nel nostro Paese.
Ellroy é uno scrittore noir, che, a mio personale avviso, ha portato il genere ad un elevato grado di intensità drammaturgica.

Procedo, tuttavia, con delle annotazioni estemporanee.

"White Jazz" é uno dei romanzi della cosiddetta quadrilogia dedicata da Ellroy a Los Angeles, una serie comprensiva di "Dalia nera", "Il grande nulla", "L.A. Confidential" (o "Los Angeles strettamente riservato"), un libro a me per imponderabile alchimia particolarmente caro, forse perché snodo significativo di quella fitta trama narrativa.  

La quadrilogia, nella quale emergono, sempre a mio parere, nuovi archetipi letterari rispetto al genere, si svolge in uno scenario storico preciso sin nei dettagli, in un'arco di tempo (con antefatti risalenti anche a prima della seconda guerra mondiale) che va' da fine anni '40 a fine anni '50, in una Los Angeles, che personalmente ho provato a ricostruirmi pensando a film come "La fiamma del peccato", "Viale del tramonto" e "Gardenia blu", perché l'autore su arredi urbani e paesaggi, forse per non appesantire trame di per sé già ponderose, non indugia più dello stretto necessario, pur non trascurando (quando, per ovvii motivi non é dovuto ricorrere a termini di fantasia) denominazioni precise ed accurate, quali strade, canjon, lunch, ristoranti, drive-in, locali notturni, stazioni di polizia, Centrale LAPD, Municipio, uffici di contea, prigioni, alberghi, tra cui il famoso Chateau Marmont, e così via.

I protagonisti sono anzitutto i poliziotti della LAPD, poliziotti violenti, disposti a violare la legge, chi in nome di ideali o presunti tali (pietà ossessiva per le tante, troppe donne vittime del crimine umano; pervicace convinzione di difendere l'astratta giustizia), chi per malinteso spirito di corpo, chi per corruzione congenita od acquisita, chi per la combinazione di diversi di questi fattori: tutte figure da grande tragedia, molte delle quali destinate ad una fine violenta, a volte una sorta di riscatto. Esiste, poi, il grumo di uno spezzone ancora più deviato della polizia losangelina, una sorta di vera e propria Gestapo, che interferisce in tutte le vicende narrate e che, in funzione di un antesignano maccartismo, poi connesso a quello nazionale, e di un razzismo da apartheid, non esita ad infiltrare e a colludere gli ambienti criminali, ivi compresa la mafia.

E, poi, ci sono i criminali per definizione; ma un po' tutti i personaggi sono dei criminali, anche gli ingenui (a volte omosessuali latenti) che perseguono scopi troppo azzardati. Anche i reduci di guerra, già persecutori dei nazisti. E poi ci sono i debosciati ed i pervertiti.

Ma le donne, anche le prostitute e le escort (le definizioni contano in questo caso!), non sono tutte delle criminali, anche perché sono sempre raffigurate come vittime, in molte occasioni soprattutto di omicidi. E spesso sono delle vere e proprie eroine.

Vicende affascinanti, perché narrate con equilibrato pathos, e nel contempo precise sul versante psicologico, nonché storico. Non mi rimane che accennare a situazioni e personaggi non molto noti, come la condizione dei neri e dei messicani immigrati (questi ultimi, ad esempio, protagonisti, insieme a sparuti gruppi di idealisti americani, durante la seconda guerra mondiale di una manifestazione sindacale repressa nel sangue), certe restrizioni di guerra, l'insegna sulla collina che viene ridimensionata per indicare solo Hollywood, i nomi di tante automobili (pacchiane per i rivestimenti e per i colori delle carrozzerie quelle dei "negri"), Downtown (il ghetto), il jazz, la musica popolare da ballo, la Dalia Nera (e di quella vera anche di recente hanno scritto i giornali italiani), Chavez Ravine e gli sfratti di forza contro i messicani per edificare lì un grande stadio, la costruzione delle prime autostrade, gli studios e gli scioperi del personale repressi dalla mafia con la connivenza della polizia in nome dell'anticomunismo, certi attori con il loro vero nome, certi attori ed altri personaggi famosi ed i loro vizi, altri personaggi, specie ricconi, dall'identità più o meno celata al lettore, un comunismo ed un sindacalismo da operetta, quattro gatti comunisti dipinti come intellettuali ed artisti falliti, politici corrotti, poliziotti d'alto grado e procuratori carrieristi e megalomani, qualche amministratore e qualche sindacalista puri d'animo, le riviste scandalistiche, i ricatti, il razzismo, tanto razzismo.

E la droga e la pornografia, importate da un Messico che non poteva non essere che antenato di quello attuale, insanguinato dalle lotte tra i vari cartelli della droga e destinato ad avviare tanti clandestini (e tante ragazze e tante bambine prima stuprate dai delinquenti di sempre, di qua e di là di quella frontiera) sui sentieri della morte nei deserti. Un Messico, quello di allora, destinatario dei turpi vizi di tanti nordamericani e delle scorribande dei loro poliziotti, sempre in combutta con i federales.

Ellroy, come ben si saprà, prima di mettersi a scrivere, ha avuto una vita che definire travagliata é dire poco, una vita da cui si é riscattato diventando, anche se da autodidatta, uno scrittore di razza.

Ha scritto molto altro ancora, Ellroy, qualcosa forse anche più vicino alla sensibilità o alle conoscenze più dirette degli italiani. Ci sono, comunque, almeno altri tre suoi libri fondamentali. Altre informazioni che lo riguardano possono completare un quadro critico della sua attività, da cui forse emergono le solite contraddizioni tra l'artista e l'uomo (americano, non dimentichiamolo!). Ma questo é solo un post, per cui qui termino. Rimando ad un prossimo nel quale scriverò anche dei casinò di Las Vegas, ancora di mafia, di personaggi (e quali personaggi) storici, di FBI, di CIA, della tentata invasione di Cuba, di Dallas, della guerra del Vietnam. Ed altro ancora.

14 commenti:

Robydick ha detto...

libri di Ellroy ancora non ne ho letti, ma prima o poi... i film sono quasi sempre poco rispondenti, è anche fisiologico, però "L.A. Confidential" è un ottimo film.
ciao.

Unknown ha detto...

Nemmeno io ho mai letto i libri di questo scrittore, vedrò di provvedere.

Un caro saluto
Cri

il monticiano ha detto...

Quando undici anni fa mi fecero il servizietto di tre by-pass e l'impianto di un defibrillatore a sinistra nel torace, non avevo ancora il pc-Pasquale regalatomi da mio fratello nel 2006 e allora mi misi a divorare libri.
Gialli soprattutto.
Tra questi, quattordici di James Ellroy compresi White Jazz, Dalia Nera, Il Grande Nulla e L.A.Confidential che è stato il preferito.

giacy.nta ha detto...

Caro Adriano, parli di "alchimia imponderabile" ma in realtà il tuo scritto lascia intuire le ragioni che ti portano a leggere ed apprezzare Elroy. Ci sono noir che effettivamente ti lasciano molto più di una storia.
Splendido post!

Unknown ha detto...

Passo per ringraziarti della tua visita e per augurarti la buona notte.

Un abbraccio
Cri

Adriano Maini ha detto...

@tutti: Con Ellroy ho aumentato il "dosaggio" della mia "ambiguità", vale a dire provando a sottolineare temi che potrebbero anche essere di attualità, come cercherò di rendere più esplicito, se riprendo il tema con altri suoi libri. In questa occasione ho dovuto già tagliare quasi metà post. Grazie a tutti di essere intervenuti!

@robydick: Infatti! Ma nella vita Ellroy continua ad essere stravagante, perché ha supervisionato "L.A. Confidential" (andò in quell'occasione anche a Cannes)e qualcosa del genere ha fatto con "Dalia nera", uscito l'anno scorso con scarso entusiasmo della critica e che non ho ancora visto

@cristina: Sono libri "tosti", ma non horror, meno, comunque, di un C.S.I. e similari. Grazie per la tua seconda visita. Un abbraccio e Buona Domenica!

@il monticiano: Non mi sono messo a fare i conti, ma non vorrei che tu ne avessi letto qualcuno più di me! Scherzo, di Ellroy in italiano credo di avere tutto, compresi un pamphlet ed una graphic novel! Bene, Aldo, mi sembra di capire che su questo autore io e te andiamo d'accordo. Ciao, a presto!

@giacybta: Ebbene, sì! Una volta di più hai ragione! Infatti, ho cercato di frenare il mio entusiasmo, che, comunque, ho voluto rendere pubblico: ma senza cercare di convincere nessuno, bensì, creare un'occasione per parlare (vedi @tutti)anche di altro. Un abbraccio!

@Carmen: L'ordine cronologico seguito mi lascia un po' con poche parole da aggiungere proprio per te che scrivi così bene. Spero che tu legga anche le mie altre risposte. Certo, mi sembra di capire che non ami molto i gialli e, comunque, mi hai offerto la tentazione di fare raffronti sull'evoluzione del genere, magari in un prossimo post. Perché i Queen stanno a Agatha Christie come Chandler sta .... La mia su Ellroy l'ho detta, spero chiaramente. Salutissimi!

Adriano Maini ha detto...

@giacynta: Mi cospargo il capo di cenere per il refuso di cui sopra. Perdonami!!!!

giacy.nta ha detto...

No Adriano, al contrario! Mi piace! ( prova a pronunciarlo, sembra il nome di una principessa ( o una schiava ) del tempo della regina di Saba. Buona domenica!

Adriano Maini ha detto...

@giacynta: Stavo di nuovo sbagliando il tuo nome! Ed il bello é che hai proprio ragione tu! Un abbraccio!

Sandra M. ha detto...

Accidenti, ma quante vite mi servono ancora per mettere qualche sasso a riempire il pozzo della mia igniranza?! Non ho letto le opere che citi..ricordo i film dai quali son tratti...L.A. Confidential mi sembra un gran bel film, per esempio.
Grazie per tutto ciò che scrivi.

Sandra M. ha detto...

...avrei voluto cestinare. Ma mi perdonerai se correggo qui..ignOranza e non ignIranza.
APPUNTO!!!

Adriano Maini ha detto...

@Sandra Maccaferri: Grazie a te! Ma, se posso dare un consiglio, per le letture ascolta il tuo personale intuito!

Tina ha detto...

Il grande nulla e L.A.Confindential sono quelli che ho letto, mi è piaciuto proprio per quella sua maniera di raccontare la storia di una città di frontiera, città con una linea di demarcazione netta tra l'opulenza del cinema e la miseria dell'immigrato.
poi mi sono invaghita di altri due autori, la Grace Metelius con la sua saga di Peyton Place e John Steinbeck, di quest'ultimo ho comprato e letto tutto, posso dirti che quando leggo un libro, mi rifiuto di vedere il film che ne deriva, è sempre una delusione e dopo averla provata con il Padrino non mi sono ripetuta.
Notte buona Adriano
Tina

Adriano Maini ha detto...

@Tina: Ti ringrazio per le tue belle parole, che sottolineano altresì implicitamente, a mio avviso, viste le tue scelte preferenziali di lettura, aspetti misconosciuti dell'America, comunque, contraddizioni di quel grande paese e, soprattutto, grande letteratura. Un caro saluto.