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martedì 4 settembre 2012

Caro diario...

Mi viene difficile abbandonare anche momentaneamente il livello del diario fatto di piccole annotazioni. Anche quando mi viene naturale riferire di alcuni incontri.
Alfredo, per esempio, la cui indole dinamica lo porta ora, come hanno riferito altri blogger, a occuparsi in riusciti incontri pubblici di piante dei tempi dei Celti, argomento sul quale, a prescindere dall'epoca, mi sento, benché attratto, incompetente. Perché a me chiede se non mi occupo più di ... libri gialli, con cui ho costellato la parte iniziale della mia avventura da blogger. Il discorso con lui (creatore del più volte da me citato Archivio Moreschi di Sanremo) scivola inevitabilmente su fotografie d'epoca. Ci lasciamo almeno con la speranza di pescare una volta o l'altra nei suoi cassetti i negativi di scatti su meeting condotti insieme diversi anni fa, magari quelli di Marineland di Antibes, quando i delfini - meglio così - li sentivamo in lontananza.
Nella stessa occasione rivedo Arturo Viale, che alcuni luoghi, fatti e persone di questo Ponente Ligure li descrive con appassionata vena, competenza e significativa scrittura, come ancor più mi accorgo da un suo scritto che mi invia successivamente. Vorrei riferire alcune sue storie.Prima o poi lo faccio.




I luoghi delle soprastanti immagini - che inquadrano con approssimazione la zona costiera di Ventimiglia sino a Punta Mortola - sono molto cari ad Arturo. Ma non solo a lui.


Non resisto, per associazione di idee, alla tentazione di pubblicare uno scorcio di mura genovesi del 1500, sempre della città di confine.


E un certo articolo su un portale locale é come se mi ricordasse implicitamente che il mio ultimo appunto su Collasgarba e Nervia di Ventimiglia difettasse dei necessari riferimenti storici, alla cui carenza non sopperisce certo questa veduta parziale degli scavi romani in loco.


Qui sopra, a destra, Nizza non si scorge, avvolta nella foschia estiva. 
Mi é tornato in mente questo capoluogo di dipartimento francese, perché, sembrandomi di fare spesso la parodia di un famoso lavoro, "Caro Diario", di Nanni Moretti, mi sono ricordato che a Nizza me ne parlava (della pellicola in parola) in termini entusiastici un ex-collega, romano come il regista, tuttora emigrato per professione di prestigio in pianta stabile in Costa Azzurra. Devo aggiungere in proposito che, quando ho visto finalmente quel film, la scena che mi è rimasta più impressa - e che mi incanta ancora nella memoria - é quella in cui il protagonista ammira entusiasta (accenna pure a delle mosse di danza!), sul televisore del piccolo bar della bella isola in cui si ritrova, Silvana Mangano, che balla sensuale a un ritmo sudamericano: scena di un vecchio film ripresa con indovinata citazione nel nuovo! Senonché, se ci penso ancora, la Mangano mi evoca la mia cara maestra di quasi tutte le mie scuole elementari, che aveva avuto dei contatti per così dire professionali... E se faccio il gioco della memoria e delle coincidenze mi viene da continuare ad oltranza: grazie a Gianfranco Raimondo lo scoop di un fotografo di Ventimiglia con Brigitte Bardot a Saint-Tropez, vecchi Festival di Cannes... E a stare solo sulla Côte.
Eh, sì, questa volta la dico anch'io: "Faccio cose, vedo gente..."...


venerdì 31 agosto 2012

Collasgarba, ancora!


Non ho proprio resistito alla tentazione di pubblicare un'altra fotografia d'antan. Questa proviene, una volta di più, dal munito archivio di Andrea Niloni di Ventimiglia. Raffigura, con epicentro il cavalcavia sulla ferrovia all'epoca appena costruito, la zona di Nervia della città di confine a inizio anni '50. Ripresa da una delle prime curve della strada, che era ancora sterrata, della collina di Collasgarba, segnata dall'ultima guerra.


Tra le immagini da me scattate di recente, l'unica che ho trovato circa lo stato attuale del cavalcavia é questa che precede.


Quella collina, intanto, inquadrata qui sopra parzialmente dal basso, mostra - in modo lacunoso - quanti recenti insediamenti vi si siano realizzati: a lungo l'unica costruzione - fatti salvi i ruderi più in basso della casa del direttore della vecchia tenuta agricola, sede di gioco di tanti adolescenti, altresì affascinati dai frutti dell'adiacente carrubo, qualche altro sparso più in cima, nascosto tra gli alberi e gli edifici nella parte di raccordo con il cavalcavia - rimase la villa padronale, oggi ristrutturata, visibile sotto il pino in alto a destra.


E così, per un raffronto tra il passato e il presente della località, devo procedere con vedute parziali e non precisamente sovrapposte, non avendo previsto che prima o poi mi sarei imbattuto nell'angolatura da cui sono partito.


Eccone un'altra, sempre da metà Collasgarba.

Invero, mi stavo preparando a scrivere qualcos'altro, ma ero incerto tra qualche accenno di storia o, come altri blogger, all'estate che sta finendo, avendo oltrettutto di riserva qualche fotografia specifica, comprese alcune proprio delle spiagge o degli scavi romani di Nervia.

Il fatto é che mi succedono strane coincidenze. Non solo rinvenire per Collasgarba e Nervia una congrua immagine (di scorci molto limitati ne ho anch'io) datata. Siccome cito spesso altrove sul Web il nome di quella modesta altura, così ricca di storia, anche recente, e non solo di ricordi familiari o personali, mi capita di essere talora interpellato in proposito di persona. Fornisco chiarimenti. Mi vengono raccontati episodi. Infine, rimedio l'invito a tornare lassù da chi ci é andato ad abitare solo da pochi anni, ma ha già ritrovato altre cose d'epoca...



martedì 24 luglio 2012

Incontri, memorie

Mi apprestavo a fotografare il Santuario di Nostra Signora delle Grazie a Isolabona, quando un cortese ristoratore del paese, interrompendo le sue commissioni, si fermava a parlare amichevolmente, rammentando, tra l'altro, a me, del tutto dimentico, che ci conosciamo dai lontani anni giovanili di più intensa partecipazione civile e sociale, citandomene, tra l'altro, momenti puntuali.
A Seborga volevo fermarmi, prima di scendere all'ormai abituale ritrovo nel bosco, solo i pochi minuti necessari a qualche significativo scatto, quando mi incontra G., grazie al quale posso anche realizzare l'immagine di cui sopra, ma soprattutto parlare di tante cose. E visitare velocemente la nuova sede, ormai istituzionale, della sua raccolta storica di strumenti musicali, oltre duecento, che io avevo ammirato solo in itinere in anni lontani e alla quale devo proprio dedicare al più presto qualche attenzione su questo blog.
A Ventimiglia, all'ex-Caserma Umberto I, detta anche Forte (o Convento) dell'Annunziata, più precisamente nella Sala Polivalente adiacente al Museo Romano, é ancora in corso per una settimana, mentro stendo queste righe, la Mostra dell'89° Reggimento di Fanteria, tema cui avevo già accennato. Volevo riparlarne qui, con maggiore dovizia di documentazione. Ma già mi é sembrato significativo, sempre in merito, incontrare, il giorno dell'inaugurazione dell'evento, alcune persone amiche: la figlia dell'ufficiale, che ha lasciato un diario ancora inedito della spedizione in Russia; il nipote del fotografo, dalla cui attività derivano la gran parte delle immagini di carattere locale; l'ex-combattente, che non conoscevo come tale, ma di cui ricordavo testimonianze su alcuni bombardamenti aerei che avevano colpito durante la guerra la città di confine.
Sulla collina di Collasgarba in Frazione Nervia a Ventimiglia, invece, da cui si possono pure scorgere nell'ordine Camporosso, Vallecrosia e Bordighera, ho incontrato il fantasma di quella che era la mia memoria. Da lungo tempo non vi ero più risalito in modo tale da poter prestare attenzione anche ai particolari. Ed é vero che le tante nuove costruzioni, visibili anche dal basso, hanno alterato il sito. Ma di quella modesta altura, già teatro di tante pagine - le cui tracce non sono più riscontrabili in loco - di storia degna di essere tramandata, soprattutto luogo, quando era ancora pressoché abbandonato, di scorribande di tanti adolescenti della zona, ho dovuto riscontrare che, a parte tratti sussistenti di vegetazione mediterranea, riconoscevo per colpa mia, al netto delle trasformazioni apportate, ormai ben poco.