tag:blogger.com,1999:blog-69470843960922936522024-03-12T05:53:41.231+01:00Adriano MainiAdriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comBlogger859125tag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-57150047371529706482024-03-03T16:38:00.006+01:002024-03-03T16:39:50.285+01:00Ancora i BBS!<div><div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPUVK0npgdpRaKStL2-UzYW2nnNmjXr2SQcNoGJDzSL-P_WF9fwKOiMezMLe6rwzUiXVQfL2YrjaYNsIRSjI-BZeANBZ8_KxMVhm8EUyKkhjZxeQaFJYNf5r7X3UUU5zWdWecFFVyun623vYmKq4mX6pAauLNvof3u-LV7Nj94v9ULntdxx7milUg0QTIq/s1600/tbbs-fp1.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPUVK0npgdpRaKStL2-UzYW2nnNmjXr2SQcNoGJDzSL-P_WF9fwKOiMezMLe6rwzUiXVQfL2YrjaYNsIRSjI-BZeANBZ8_KxMVhm8EUyKkhjZxeQaFJYNf5r7X3UUU5zWdWecFFVyun623vYmKq4mX6pAauLNvof3u-LV7Nj94v9ULntdxx7milUg0QTIq/w640-h360/tbbs-fp1.jpeg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"> Si vede che <a href="https://www.facebook.com/flavio.palermo.982" target="_blank">Flavio</a> Palermo c'ha pensato un po'.</div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5ZbSEX5hM7kqUAC2D8QNm1ZXO7XOXFY2pIWP8oqSromUqEdtcYipDXlMRqnfpSzJr5sV8BDDpTvyuiZv42OXdEy9PSud10m9oKXO9ZUqrFgfvjEgmz2CcL7dqu2HkWZ86C115zc8-s2I0E541mlaOxJ3KbVHPdZrwzk0xHy9zK73IqYFHauSQ1KCMesic/s1600/tbbs-fp3.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5ZbSEX5hM7kqUAC2D8QNm1ZXO7XOXFY2pIWP8oqSromUqEdtcYipDXlMRqnfpSzJr5sV8BDDpTvyuiZv42OXdEy9PSud10m9oKXO9ZUqrFgfvjEgmz2CcL7dqu2HkWZ86C115zc8-s2I0E541mlaOxJ3KbVHPdZrwzk0xHy9zK73IqYFHauSQ1KCMesic/w640-h360/tbbs-fp3.jpeg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Avevo scritto di miei vecchi esperimenti di comunicazione via Web, Internet, e non solo, in alcuni articoli.</div><p></p><p style="text-align: justify;">" <i>Luca Giovannetti ha da poco creato su Facebook il guppo "Internet in Riviera". Tra le prime righe che pubblica pesco le seguenti: </i>'<i>AAA CERCHIAMO gli internettiani della prima ora in RIVIERA, quelli che si collegavano con il modem 14.4, che scrivevano nei guestbook, che usavano Netscape e Trumpet WinSock, che si collegavano a Ftp.funet.fi, che scaricavano file importanti con l'FTPBATCH, quelli che... insomma gli EROI visionari che hanno vissuto la partenza di internet...</i>'. [...] <i>quel fatidico 1996</i> [...] <i>Quando l’internet provider aperto proprio da Luca e dai suoi soci (ai
già citati sono da aggiungere Luca Lombardo e Riccardo Lora) in
Roverino di Ventimiglia (IM) consentì finalmente a molti utenti (ad
esempio, a noi che avevamo sede a Sanremo, dunque, nello stesso
distretto) un notevole abbattimento dei costi dei collegamenti
telefonici. In effetti, ancora pochi mesi prima di quella data in
Riviera, a diversità di altre zone privilegiate del Paese, vigevano solo
cose come telnet, ping, finger ed altre ancora, che ho fatto cadere nel
dimenticatoio. E le telefonate di accesso andavano fatte, nel nostro
caso, addirittura a Roma</i>.
</p><p style="text-align: justify;"><i>Facile sostenere adesso che il Web è molto importante per le imprese.
In quei tempi pionieristici si cavavano pochi ragni dai buchi.
Soprattutto in relazione alle microimprese, che erano quelle che io
seguivo. Vennero, in rapporto ad istituzioni mirate, alcuni successi di
nicchia. Ma non è questo l’aspetto che voglio affrontare.</i> [...]<br /></p>
<p style="text-align: justify;"><i>Nell’andare avanti con il discorso trascurai, però, altri pionieri
nella creazione di contenuti e di prestazioni innovative, quali Angelo
Pallanca e Valeria Sinnati.</i></p>
<p style="text-align: justify;"><i>Aggiungo che ancor prima di tentativi di esplorazione, anche
azzardati, ne feci diversi. Come per i BBS (Bulletin Board System), cui
per gusto di esplorazione accedevo, cagionando discreti costi di
telefono, anche dopo il rammentato congruo arrivo del Web in Riviera.
BBS che in sparuto numero ancora un po’ resistono, mi pare; qualcuno
anche approdato sul Web. BBS che in verità non mi (ci) servirono mai
allo scopo. Ad un certo punto Flavio
Palermo, all’epoca molto appassionato di queste cose, ne realizzò uno,
perfettamente funzionante, in un computer della sua ditta. Sarebbe stata
una buona occasione, economica per le telefonate, per dialogare con
artigiani e commercianti. I problemi di lavoro - se rammento bene - di
Flavio, fatti salvi alcuni simpatici contatti di carattere privato,
fecero tramontare sul nascere il tentativo. E così molto spesso quando
ci rivediamo ci rimpalliamo quell’azzardo con un allegro sorriso ed un
pizzico di reciproco sfottimento. Un sistema telematico similare, dotato
di specifico software, venne messo in piedi da “professionisti” di
Nizza per una collaborazione transfrontaliera, che non decollò mai, non
tanto per carenze del programma (che non era stato certo regalato!),
quanto per la scarsa adesione di adepti.</i></p>
<p style="text-align: justify;">I<i>n Francia andava da tempo alla grande il Minitel, <span class="st"> servizio telematico di videotex</span>,
come recita Wikipedia, la quale, se si vuole, è da consultare anche per
sapere qualcosa di più sui BBS. Quel Minitel che talvolta ammiravo in
sedi in Costa Azzurra di nostri corrispondenti, anzi, che in certi casi
fornì informazioni utili, tramite quelle persone, anche a noi. Perché
funzionava, sia come sistema sia come contenuti, bene. Scoprii che in
Italia esisteva, similare, il Videotel, ad un certo punto accessibile
non solo con specifico apparecchio, come per il Minitel francese, ma
anche attraverso computer. Ben coadiuvato come al solito da <a href="http://casamaini.altervista.org/alfredo/" rel="noopener noreferrer" target="_blank">Alfredo</a> in Associazione, sperimentai tutto, ma i risultati furono disastrosi sotto ogni profilo</i>. "</p><p style="text-align: justify;"> A Flavio - e non solo a lui - le mie imprecise considerazioni erano piaciute: me lo aveva anche scritto!</p><div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6TbW8u74nmLugRe14DDmRAqZcNRwiiWv2HwypN9hyphenhyphenwbz3kD2ki8jpquRCxuCX3mqbLbNmLd32sUBNtG_WVMTjsYqM5dqOjMQm1I2pW4aCPg_FNVuDBuwcjacM1vyV1_YE0vRatAtnGLosvwSbe5K8K8Zniq4dIp36i2SjByuhIu8MZzrYSo1kHMa5oiOW/s1600/tbbs-fp2.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6TbW8u74nmLugRe14DDmRAqZcNRwiiWv2HwypN9hyphenhyphenwbz3kD2ki8jpquRCxuCX3mqbLbNmLd32sUBNtG_WVMTjsYqM5dqOjMQm1I2pW4aCPg_FNVuDBuwcjacM1vyV1_YE0vRatAtnGLosvwSbe5K8K8Zniq4dIp36i2SjByuhIu8MZzrYSo1kHMa5oiOW/w640-h360/tbbs-fp2.jpeg" width="640" /></a></div><br />E così adesso mi ha mandato qualche immagine della strumentazione che
usava a quei giorni, giorni da considerare ormai da pionieri. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Flavio mi ha confermato che proprio su quell'apparecchiatura del suo
pregresso laboratorio di Ventimiglia aveva impiantato quel suo esperimento di BBS, in
pratica rivolto solo a me.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>Adriano Maini</b> <br /></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-52887175833642250702024-02-20T09:15:00.002+01:002024-02-20T09:15:31.422+01:00Good Morning Babilonia <p style="text-align: justify;"></p><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXZ4rUSpVsXxygeYLefaIc18qQaDVrJ_MSFKvfAdE6hQ_ZrFAp2hx7TIdBZeR4nIpPhRQ4SNOusNac-VKC0MwsvTvqhuGwpxdtL-BxC9gBVvHh9xBfgeXMXPsE9eJ2J6M_-ZJjlp8jqnWeYhFYs0EDU_EXRwsRSBQmFqZHsLwDHi3sz6v_-oFGmzw5YNbw/s1384/gmb1.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="996" data-original-width="1384" height="460" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXZ4rUSpVsXxygeYLefaIc18qQaDVrJ_MSFKvfAdE6hQ_ZrFAp2hx7TIdBZeR4nIpPhRQ4SNOusNac-VKC0MwsvTvqhuGwpxdtL-BxC9gBVvHh9xBfgeXMXPsE9eJ2J6M_-ZJjlp8jqnWeYhFYs0EDU_EXRwsRSBQmFqZHsLwDHi3sz6v_-oFGmzw5YNbw/w640-h460/gmb1.jpeg" width="640" /></a></div><br />"[...]<i>
uno scrittore messicano, Federico Campbell, mi ha dato la risposta:
ricordare è lo stesso che immaginare. Non sono capace di scrivere
romanzi, ma c'è forse qualcosa di più fantastico della realtà?</i>" così
si è espresso Federico Scianna, valente fotografo e grande amico di
Leonardo Sciascia, con Michele Smargiassi, che ha riportato la frase nel
suo articolo <i>Scianna. Scrivere, che bella visione</i>, apparso su <i>il venerdì di Repubblica</i>, n° 1730, del 14 maggio 2021.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Si
tratta di un'espressione che spinge per ad attingere
ai ricordi di racconti uditi in questo lembo di ponente ligure che va da
Bordighera al confine con la Francia e comprensivo dell'entroterra:
fatti non necessariamente accaduti da queste parti, ma in ogni caso
rammentati da chi in questa terra era nato o era venuto ad abitare.</p><p style="text-align: justify;">Piccole cose - ben inteso - ma anche inediti più o meno singolari. </p><p style="text-align: justify;">Riemerge,
in tale contesto, la spinta a proclamare - con alquanta spavalderia! -
che la storia si compone di mosaici realizzati con tante minuscole
tessere. A prescindere - logicamente - da attestazioni di ordine
letterario o di afflato lirico.<br /></p><p style="text-align: justify;">Qualche esempio, allora, magari abborracciato.<br /></p><p style="text-align: justify;">La
fuga di una coppia di giovani, poco più che adolescenti, a cavallo tra
Ottocento e Novecento, da un paesello arroccato in altura per coronare
un contrastato sogno d'amore. L'idillio finito. Un paio di figli in
collegio ad Alassio. La fuga di lui negli Stati Uniti. Il suo ritorno
per partecipare alla Grande guerra. Un altro viaggio, definitivo, oltre
oceano. Quali intermezzi, alti e bassi di carattere economico. Una nuova
famiglia negli States. Fratellastri e loro discendenti che tempo dopo
si conoscono. Un trama degna, anche se più leggera, di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Good_Morning_Babilonia" target="_blank"><i>Good Morning Babilonia</i></a> dei fratelli Taviani.</p><p style="text-align: justify;">Gli
eventi di un bersagliere, non più di leva, di un altro nostro piccolo
borgo. Ad iniziare dall'obbligo che più di un secolo fa questi soldati
avevano di svolgere, una volta conclusa la ferma, ulteriori periodici
addestramenti. Fu così che ebbe occasione di conoscere o di vedere da
vicino i protagonisti del famoso <a href="https://www.sanremonews.it/leggi-notizia/articolo/cento-anni-or-sono-si-concudeva-il-celebre-processo-tiepolo-definito-il-processo-del-secolo.html" target="_blank">caso</a>
della contessa Tiepolo. Nel grande conflitto portò in salvo sulle
spalle il compaesano gravemente ferito della vicina vallata, il quale
serbò sempre grata memoria anche ai suoi discendenti. Ebbe a compiere
qualcosa del genere anche con un suo ufficiale a cui, quando presente al
soggiorno militare in Sanremo, in seguito con una figlia faceva spesso
visita, recando modesti doni prodotti nella sua campagna: seppe, poi,
che da generale fu uno degli eroi tra gli italiani che si opposero ai
tedeschi in <a href="http://storiaminuta.altervista.org/la-battaglia-della-corsica-nel-settembre-1943/" target="_blank">Corsica</a> dopo l'8 settembre 1943.</p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Cugini che durante la Grande guerra si ritrovarono insieme - come attesta la fotografia qui pubblicata (si vedano le crocette da loro, o da qualche loro familiare, apposte a ricordo!) - nella stessa truppa specializzata e che riuscirono a tornare indenni in questa Riviera: uno dei due si spostò poi a ponente di qualche chilometro per emigrare in modo definitivo a Nizza.<br /></p><p style="text-align: justify;">Il pescatore, in seguito floricoltore, destinato ad aiutare ebrei
stranieri in fuga dall'Italia, che ai premilitari imposti dal fascismo
si presentava scalzo, sostenendo che in famiglia non c'erano soldi per
le scarpe, di modo tale che regolarmente veniva rimandato a casa. <br /></p><p style="text-align: justify;">Un
bambino di cinque anni che dall'altura di Collasgarba assiste all'avvio
del terribile bombardamento aereo su Nervia. Subito dopo, con la
famiglia, sotto un robusto tavolo in un vano seminterato adiacente al
soggiorno. Il nonno vuole vedere o chiudere ancora qualcosa. Una pioggia
di microscopici pezzi di vetro lo investe in pieno (ed il medico avrà
il suo bel da fare per rimuoverli tutti!): un ordigno aveva appena
scavato una profonda buca davanti alla Villa.<br /></p><p style="text-align: justify;"></p><b>Adriano Maini </b>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-40096301464190753352024-02-08T13:14:00.003+01:002024-02-08T13:32:19.915+01:00Uno sciopero storico, un corteo di provincia, alcuni attenti fotografi, un poderoso archivio<div><div><div><div><div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiL9QX_KhXPBI2chdoEm4fYXZl4f8z_MeddWyp3LC_gifMyPqx2xsv7hZRbSYZYaLKOyfffETFngBi3ECH7dPsB_kPpD7QGdLimeZv6AKrxLk-xVJXzNFpuy_7LGKsYoA7dcruqZI1H61AKOcnddiQXxAfLFvRLjUnp8QkaAGnf0Pp63-SyDnHc7d6TkXxG/s760/ffss1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="496" data-original-width="760" height="418" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiL9QX_KhXPBI2chdoEm4fYXZl4f8z_MeddWyp3LC_gifMyPqx2xsv7hZRbSYZYaLKOyfffETFngBi3ECH7dPsB_kPpD7QGdLimeZv6AKrxLk-xVJXzNFpuy_7LGKsYoA7dcruqZI1H61AKOcnddiQXxAfLFvRLjUnp8QkaAGnf0Pp63-SyDnHc7d6TkXxG/w640-h418/ffss1.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Gli scatti qui pubblicati sono riferiti al corteo sindacale unitario per
lo sciopero generale nazionale sulla casa - un evento centrale di
quell'"Autunno Caldo", ormai entrato nella Storia - un corteo che ebbe
luogo in Ventimiglia (IM) mercoledì 19 novembre 1969. </div><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisjq-oO6do_46SKN3MCOSsS6HUhE9QUqlRS79Nkbb52TU_ZIESOwJzWNIsXnjqEDWyfk45AN1iAWeNyEALdqoqamBFvpFKJYsX_-U5LXkj3pUp_hkKnRGmlz2p6HmddpIhjlPn03G_3FLgZ_qrfZ2HHHoKdQHdoja-JIlMVuKbaoxpU56fDTZyr8rcXlw3/s760/ffss2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="760" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisjq-oO6do_46SKN3MCOSsS6HUhE9QUqlRS79Nkbb52TU_ZIESOwJzWNIsXnjqEDWyfk45AN1iAWeNyEALdqoqamBFvpFKJYsX_-U5LXkj3pUp_hkKnRGmlz2p6HmddpIhjlPn03G_3FLgZ_qrfZ2HHHoKdQHdoja-JIlMVuKbaoxpU56fDTZyr8rcXlw3/w640-h454/ffss2.jpg" width="640" /></a></div><p style="text-align: justify;">Le fotografie in questione provengono dal munitissimo <a href="https://www.moreschiphoto.it/" target="_blank">archivio</a> di Alfredo Moreschi, ma una loro ulteriore specificità verra spiegata più avanti. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJWhDsNwoqEmbI9STSqBEf89PZXYd5IKQksIlQ0sT7rhZTkmeNIJ4Po4rO92dOL2Ne-8GKoOM7qwUj0tFHhAe6JthmhzFqufk2pPwVg2Srwod3uoD6Y5tk0Um4RX6RzF1U19fTvt0_I86Fz8PypYAom3iHXdT4iCSQZcRFx7AcHdQZ_j0w4wT0wd4syru6/s760/ffss3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="495" data-original-width="760" height="416" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJWhDsNwoqEmbI9STSqBEf89PZXYd5IKQksIlQ0sT7rhZTkmeNIJ4Po4rO92dOL2Ne-8GKoOM7qwUj0tFHhAe6JthmhzFqufk2pPwVg2Srwod3uoD6Y5tk0Um4RX6RzF1U19fTvt0_I86Fz8PypYAom3iHXdT4iCSQZcRFx7AcHdQZ_j0w4wT0wd4syru6/w640-h416/ffss3.jpg" width="640" /></a></div><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">In effetti, Moreschi non ricordava più in quale occasione fossero state fatte.</p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjW6ILBGukFeGur6npTH5t6nwxJx60Vw7jx_NjXVVCVijD55hSxhpoOZinwiCQCsvHJ9VDit2ZEdkiovKxnUDILbHG-9Q3_YoLo-hMt-PQi1QWwQhszDYkw-EfQXOwk0UpYj8HYXgRbUkTLMYBOlpkdZNljVsDVIkfII2OkFWlMObiChUnJsAP0Xk3b3eay/s760/ffss4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="494" data-original-width="760" height="416" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjW6ILBGukFeGur6npTH5t6nwxJx60Vw7jx_NjXVVCVijD55hSxhpoOZinwiCQCsvHJ9VDit2ZEdkiovKxnUDILbHG-9Q3_YoLo-hMt-PQi1QWwQhszDYkw-EfQXOwk0UpYj8HYXgRbUkTLMYBOlpkdZNljVsDVIkfII2OkFWlMObiChUnJsAP0Xk3b3eay/w640-h416/ffss4.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">La spiegazione è stata fornita da Lorenzo Trucchi, all'epoca Segretario della Camera del Lavoro di Ventimiglia, in seguito Segretario Provinciale della CGIL, dal 1985 consigliere regionale della Liguria per due legislature.</div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg13Yz4hJOKnzkCfZDD7-ee9HWFd0IaFCbxnGmNwOf18K5gYPFjvyeN5xrrvCylPfOCseT_b5VlUqR81BqGwyhC71RT4wg1M0yumWW8i9zf_OFmu4jU33wcotAVZSZ0M2REXo_59hu5ANFnlPWlPd2rPdzGX9mACP2YQBWE5kAN9ENJly5kvTH9E8seKSd6/s760/ffss9.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="495" data-original-width="760" height="416" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg13Yz4hJOKnzkCfZDD7-ee9HWFd0IaFCbxnGmNwOf18K5gYPFjvyeN5xrrvCylPfOCseT_b5VlUqR81BqGwyhC71RT4wg1M0yumWW8i9zf_OFmu4jU33wcotAVZSZ0M2REXo_59hu5ANFnlPWlPd2rPdzGX9mACP2YQBWE5kAN9ENJly5kvTH9E8seKSd6/w640-h416/ffss9.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Lorenzo Trucchi non appare in nessuno degli scatti repertoriati, anche perché si trovava in quell'occasione sulla FIAT 500 - la sua! - che apriva il corteo.</div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj94Z8FYmQiN5P0hI9qfZCg-O_XyWwMDF5MnFexieMxr_5QT21N4gqhtpIIc3lsBJZZbs7WeFn4lGIwKuDd22dlsuzPzst8a5FaMJasv-VErPAQBFFfywAOd1-7fD6GFNzHhiwpBMKZXHVh-bI9RbZkij3JOJbGVwTxo1VNx74T0NWgDCuSPBBjGZRvhH1Q/s760/ffss5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="487" data-original-width="760" height="410" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj94Z8FYmQiN5P0hI9qfZCg-O_XyWwMDF5MnFexieMxr_5QT21N4gqhtpIIc3lsBJZZbs7WeFn4lGIwKuDd22dlsuzPzst8a5FaMJasv-VErPAQBFFfywAOd1-7fD6GFNzHhiwpBMKZXHVh-bI9RbZkij3JOJbGVwTxo1VNx74T0NWgDCuSPBBjGZRvhH1Q/w640-h410/ffss5.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgErmwL0CXmMOPpmW3RScoZsVIhfqqQr2Pj-UGdLts0Y0MyJLsd6C9BhMwyczF0lQGb48NVjDjHOhkzKwPbkbiFG6ngHJpbV4wtWlsLYpLBEBJtUCsOfj-hywfglpVsw4O7-sEp80qqr6zDGqLbWEUeGfRwky6WOzNhIx-_fI-AyTA-gdFIDrxHN2PcY9w-/s760/ffss8.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="489" data-original-width="760" height="412" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgErmwL0CXmMOPpmW3RScoZsVIhfqqQr2Pj-UGdLts0Y0MyJLsd6C9BhMwyczF0lQGb48NVjDjHOhkzKwPbkbiFG6ngHJpbV4wtWlsLYpLBEBJtUCsOfj-hywfglpVsw4O7-sEp80qqr6zDGqLbWEUeGfRwky6WOzNhIx-_fI-AyTA-gdFIDrxHN2PcY9w-/w640-h412/ffss8.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_2HWAkL6XV9m2YAcWOuyrA7P7OgX9GQCinX1q8iygTtIxMJNQu68eoe4XYuFgf9L4NWfzCKD1SwXsujTzd_wFcxKKFiejqO7-TCIxiMUbBjnrF1x7CJIHM3jdM3yuAuzuByAATW2IkqJNUy7fdcIA3jRMmu2irvVUp3qfuX9B4S3M6GJF3vL-UBGWQyyh/s760/fsm6.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="477" data-original-width="760" height="402" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_2HWAkL6XV9m2YAcWOuyrA7P7OgX9GQCinX1q8iygTtIxMJNQu68eoe4XYuFgf9L4NWfzCKD1SwXsujTzd_wFcxKKFiejqO7-TCIxiMUbBjnrF1x7CJIHM3jdM3yuAuzuByAATW2IkqJNUy7fdcIA3jRMmu2irvVUp3qfuX9B4S3M6GJF3vL-UBGWQyyh/w640-h402/fsm6.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeWgvMDazRYRE3pFP73eFVx717YTbMc5SysjJPt04qm1Q_lzavcSnSQYnHtlddCvH00KbnZ4GvAq_6wWPlFI3jf50JeKkZxz8LqcN5LARu-oirk2fP5sIL6YEqkDGwkvYfbFxQO4d3LZOwDiby1iI4xaSHulWQmzskTXCrF3KNrocZ4LOhRotWBU5cHnJS/s760/ffss7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="760" data-original-width="477" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeWgvMDazRYRE3pFP73eFVx717YTbMc5SysjJPt04qm1Q_lzavcSnSQYnHtlddCvH00KbnZ4GvAq_6wWPlFI3jf50JeKkZxz8LqcN5LARu-oirk2fP5sIL6YEqkDGwkvYfbFxQO4d3LZOwDiby1iI4xaSHulWQmzskTXCrF3KNrocZ4LOhRotWBU5cHnJS/w402-h640/ffss7.jpg" width="402" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Lorenzo Trucchi sarebbe poi stato uno dei tre oratori del comizio conclusivo della manifestazione presso il Mercato dei Fiori - oggi Mercato Annonario - di Ventimiglia.</div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxlFbkr6s3b54aBexGLmid84fhLS2KqcCIeg8HJg2uUHyc8ZeW2uT7kPZLNE9YDyMq9dTuSbA-efIYbw8rtFbgLKS3Jfltlh9UoE8AynNpceW8p3ThPExIEuCOZMPC61naBIesHecg3K5F72Ep041AEhpUqM3G-mo9uQQL-efcSeVJfxBR44U8NL6BkVk_/s1039/fsm10.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="623" data-original-width="1039" height="384" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxlFbkr6s3b54aBexGLmid84fhLS2KqcCIeg8HJg2uUHyc8ZeW2uT7kPZLNE9YDyMq9dTuSbA-efIYbw8rtFbgLKS3Jfltlh9UoE8AynNpceW8p3ThPExIEuCOZMPC61naBIesHecg3K5F72Ep041AEhpUqM3G-mo9uQQL-efcSeVJfxBR44U8NL6BkVk_/w640-h384/fsm10.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><div><div style="text-align: justify;">Si dà il caso che in quel torno di tempo un gruppo - qui sopra se ne riportano i nomi - di amici fotografi - e forse l'unico professionista era Moreschi - si cimentavano nella realizzazione di una documentazione che viene proprio da definire neorealista.</div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieKbfTwnwig1bvm_sa9ROsRB2dleCnRWJqhiNl6oemKsnwaHmtBxQRYxilAdAYde_Ho4Fi0oxsWphuD0vOrClYgFg72B8A8sjc9UTyAL_Ns50-gtsY6GsVjq7tMPulBbXCRQ7o28DKxNbIQps2acwy6BKVF7CLVe5zGTSjHaVklrxlh_HJvvQEo23uTS2V/s1255/fvm13.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1255" data-original-width="830" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieKbfTwnwig1bvm_sa9ROsRB2dleCnRWJqhiNl6oemKsnwaHmtBxQRYxilAdAYde_Ho4Fi0oxsWphuD0vOrClYgFg72B8A8sjc9UTyAL_Ns50-gtsY6GsVjq7tMPulBbXCRQ7o28DKxNbIQps2acwy6BKVF7CLVe5zGTSjHaVklrxlh_HJvvQEo23uTS2V/w424-h640/fvm13.jpg" width="424" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEywFb0giyP1K0OB81ShKZl1mxiwvcu7_dMz6hDRPeWeoA5m63za4gQRrvaQ37VBWKCIPD_1yE7_Re1IU8cGacUFvPBTBUavAkUhdJTPSbd34SR9_QCL6sPiULJj9bfKDY1MqkrltzGzdmkHKlHME5Cza7bX_cFozc5uhXQ-tatOcZBzDVGwAxpR6g_Kdu/s1255/fsm11.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="937" data-original-width="1255" height="478" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEywFb0giyP1K0OB81ShKZl1mxiwvcu7_dMz6hDRPeWeoA5m63za4gQRrvaQ37VBWKCIPD_1yE7_Re1IU8cGacUFvPBTBUavAkUhdJTPSbd34SR9_QCL6sPiULJj9bfKDY1MqkrltzGzdmkHKlHME5Cza7bX_cFozc5uhXQ-tatOcZBzDVGwAxpR6g_Kdu/w640-h478/fsm11.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0LwmwC_gZ3TuUwO0SCtJknyDNomYVNJlh_M3c5Ogv0cqy8TnUa6n48J1CDRGKf06Pg6-ca1dtUfxfQIMuettfm4DBy8fdPQ2VA8pYKN0Ncumv_A1FPAnve2XLKYmxHaIJqq_bpJygkxFsNk7jwNINBhCDyZ3Nk5yQaHmsEs19ndsV5-R5j1qCLaah5oA8/s1255/fvm12.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="808" data-original-width="1255" height="412" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0LwmwC_gZ3TuUwO0SCtJknyDNomYVNJlh_M3c5Ogv0cqy8TnUa6n48J1CDRGKf06Pg6-ca1dtUfxfQIMuettfm4DBy8fdPQ2VA8pYKN0Ncumv_A1FPAnve2XLKYmxHaIJqq_bpJygkxFsNk7jwNINBhCDyZ3Nk5yQaHmsEs19ndsV5-R5j1qCLaah5oA8/w640-h412/fvm12.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Sembra opportuno, allora, pubblicare - a titolo di esempio - qualche altro scatto di quel sodalizio, scatto, però, non riguardante il citato evento della città di confine.</div><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;"><b>Adriano Maini</b></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-35991132988212510972024-01-24T09:20:00.000+01:002024-01-24T09:20:01.985+01:00Tanti immigrati alla costruzione delle strade militari nell'estremo ponente ligure <p style="text-align: justify;"></p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiX-gsYXjRBGCTa5hrAkOZlvtpP4axf3F9NkO3URSZFLPcdnq9C2_94DDd4eGnbfUkh36-_kqT-3Yzl4xcMlyELsBnDgoA-ba_ftmqogFK7aGiADfqX3b7NsV_wd63LPpVj1efAQFuHWsTtvcQ5VEZrK_cGXAADFsrDE2-FOxr0MYVagFN6Hao3zfUDRGua/s2048/strm1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1073" data-original-width="2048" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiX-gsYXjRBGCTa5hrAkOZlvtpP4axf3F9NkO3URSZFLPcdnq9C2_94DDd4eGnbfUkh36-_kqT-3Yzl4xcMlyELsBnDgoA-ba_ftmqogFK7aGiADfqX3b7NsV_wd63LPpVj1efAQFuHWsTtvcQ5VEZrK_cGXAADFsrDE2-FOxr0MYVagFN6Hao3zfUDRGua/w640-h336/strm1.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Magauda, Frazione di Camporosso (IM): una zona circondata a suo tempo da strade militari</td></tr></tbody></table><br />Come è ben noto, durante la Grande
guerra a Ventimiglia vennero adibiti a ospedali militari l'Orfanotrofio
San Secondo e l'Ospizio di Latte; a <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/03/il-british-cemetery-di-bordighera-im.html" target="_blank">Bordighera</a>
vennero adattati a simile scopo il nuovo Casinò e diverse ville
private, anzi, fu persino impiantato un nosocomio attendato; e così via.
Del personale inglese (infermiere, ufficiali, soldati) passato in zona
si conoscono alcune vicende di battaglia, ma poco risulta scritto dei
fatti d'arme che coinvolsero uomini di questa zona del ponente ligure
(da segnalare nel contesto il bel lavoro di Giorgio <a href="https://www.facebook.com/giorgio.caudano" target="_blank">Caudano</a>, <i>Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini</i>,
BB Europa, Cuneo, 2019, ma, trattandosi di una rassegna di quasi tutti i
combattenti della zona intemelia partiti all'epoca per il fronte, le
relative informazioni per forza di cose, fatte salve alcune eccezioni,
sono necessariamente molto sintetiche), per cui in proposito nel secolo
più o meno appena trascorso sono girati alcuni racconti orali,
all'apparenza scarni ed imprecisi, anche quelli compiuti da successivi
immigrati.<br /><br />Alla metà degli anni Trenta - ed ancora poco prima -
alla costruzione delle strade militari, che sarebbero dovute servire da
infrastruttura alla cosiddetta (e presunta) Maginot fascista delle Alpi
Marittime, parteciparono in prevalenza come operai e manovali tanti e
tanti immigrati - non tutti provvisori - da altre parti d'Italia.
Dovette occuparsene anche il poeta Salvatore Quasimodo, allora quadro
del Genio Civile di Imperia.<br /><br />Scoppiato il secondo conflitto
mondiale, il regime pensò di prodursi in un altro gesto di propaganda
dei suoi, facendo (obbligando a) rientrare tredicimila tra bambini e
ragazzini, figli di connazionali trapiantati in Libia, da far vivere poi
tra edifici di colonie estive, alberghi, costruzioni varie (in genere
pertinenze della Gioventù Italiana del Littorio, la G.I.L.). Secondo il
compianto presidente dell'<a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/09/mostra-alberi-e-silenzi-di-ettore-de.html" target="_blank">ANPI</a>
di Bordighera, Vincenzo Ridi, che nel 2013 ne promosse la memoria, ben
quattromila dimorarono a Bordighera. Diversi anche nella vicina Sanremo,
ma chi scrive non ha ancora trovato cifre in merito. In ogni caso, su
questa drammatica vicenda, poiché si trattava di piccoli lontani dalle
famiglie, dei quali molti perirono sul suolo nazionale e tanti altri non
rividero più i loro cari, ha ben scritto da adulta una protagonista,
Grazia <a href="https://www.ilpalloncinorosso.it/storie-di-colonia-36/" target="_blank">Arnese</a> Grimaldi, nel suo "I tredicimila ragazzi italo-libici dimenticati dalla storia" (Marco Sabatelli Editore, Savona, 2012).<br /><br />In
alcuni diari di nostalgici, in genere <a href="https://gsvri.blogspot.com/2023/05/bersaglieri-fascisti-nellentroterra-di.html" target="_blank">bersaglieri</a> repubblichini, dei
loro trascorsi di guerra nei pressi di questo confine con la Francia
emergono memorie goliardiche, ed anche sporadiche retoriche
commemorazioni di camerati caduti, ma non risultano mai parole di pietà
per le loro vittime.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1JkD8YMbQ6uDbglcGvC6880aad87bXa_4muBzYa07rzlHSk6f2VU5gR4yPGYtkFLW0LC7tZ0mZbhE3gCRQHYrw6XGbvwx1XPeu5sXh_nePWCzTZ6TuvCP1rvhi5BBNJWndsnWunZ5ECkjVwngDC3MH4EwbJw2ZcdFWuZZlKZX-brd6eYdSjAcgupCD6Zs/s3325/strm2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3325" data-original-width="2559" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1JkD8YMbQ6uDbglcGvC6880aad87bXa_4muBzYa07rzlHSk6f2VU5gR4yPGYtkFLW0LC7tZ0mZbhE3gCRQHYrw6XGbvwx1XPeu5sXh_nePWCzTZ6TuvCP1rvhi5BBNJWndsnWunZ5ECkjVwngDC3MH4EwbJw2ZcdFWuZZlKZX-brd6eYdSjAcgupCD6Zs/w492-h640/strm2.jpg" width="492" /></a></div><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiY57cnNZKm2goeLMTSa23kn_Nxtti4Az9o6HbPYBmTU4e4SbYgU0CvZ9X6ZYQ7REscCJe_KmIlT82zaNbH8G8JhZmF4q-CmHALhnI9wDdSvCxyxDdZx5EY-mL4iuEnPFEiko1EYq9uUKkJLUMcQtnj8cR2-Ao4-Wt1Mf82SEV6X4csorZRxRsvUquQXIwk/s3321/strm3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3321" data-original-width="2559" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiY57cnNZKm2goeLMTSa23kn_Nxtti4Az9o6HbPYBmTU4e4SbYgU0CvZ9X6ZYQ7REscCJe_KmIlT82zaNbH8G8JhZmF4q-CmHALhnI9wDdSvCxyxDdZx5EY-mL4iuEnPFEiko1EYq9uUKkJLUMcQtnj8cR2-Ao4-Wt1Mf82SEV6X4csorZRxRsvUquQXIwk/w494-h640/strm3.jpg" width="494" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Esempi di documentazione O.S.S.<br /><br /></td></tr></tbody></table><br />Non saranno tutti così i documenti
pertinenti in materia, contenuti negli archivi statunitensi, i N.A.R.A.,
ma da quello che si rinviene desegretato dalla CIA in Rete, tra
interrogatori in italiano condotti - si presume - per le Corti d'Assise
Straordinarie (C.A.S.) del secondo dopoguerra, confluiti in atti O.S.S.
(antesignana della CIA) ed altri appunti della medesima Organizzazione,
tutti afferenti in qualche modo la provincia di Imperia, non difettano,
accanto alle certificazioni di efferatezze nazifasciste (<a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/01/sul-rastrellamento-di-san-romolo.html" target="_blank">qui</a>, <a href="https://gsvri.blogspot.com/2020/04/i-patrioti-martiri-di-pigna-im.html" target="_blank">qui</a> e <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2020/05/17/i-lilo-avevano-agganciato-i-bersaglieri-che-erano-passati-dalla-nostra-parte/" target="_blank">qui</a>
qualche esempio), aspetti secondari che sconfinano nel pettegolezzo:
non solo la presenza ridondante di amanti donne, cui si è fatto già
cenno altra volta, ma anche azioni da profittatori di guerra,
coinvolgimento in trame di contrabbando e di borsa nera di alcuni
commercianti di fiori, incombenze pressoché usuali di domestici,
albergatori ed autisti (con viaggi a destra e a manca, soprattutto
attraverso il confine con la Francia, sinché non divenne il fronte, con
meta prevalente - guarda caso! - Montecarlo), quasi a dimostrazione del
fatto che da accusati e testimoni non si intendesse ricavare molto di
più.<br /></div><br /><b>Adriano Maini</b></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-91452483744657568122024-01-12T11:07:00.005+01:002024-01-12T11:09:03.735+01:00Maria Pia Pazielli trasferiva da Bordighera a Sanremo la sua "Piccola Libreria"<div><div><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;"><a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/02/a-irene-brin-non-faceva-difetto-laudacia.html" target="_blank"></a></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirWhxFUvUGIBLnXMiJ_WH46rnKLfyAZw8762O1VYKKcfyo4fwn7nOE0cO7XBjFZDydcvf3KiXoDH7bA684d5dvnITsyzmIerf0XBlbqy-APSYD9_r5uFlcIMpBGiM1ehOgTvrxBHK8V-1DBtddL8TLrWxngZl-jF4UhXBWbezXT34BWqlJR7j-Q1FnHMFL/s2976/17_ago05%20(21).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirWhxFUvUGIBLnXMiJ_WH46rnKLfyAZw8762O1VYKKcfyo4fwn7nOE0cO7XBjFZDydcvf3KiXoDH7bA684d5dvnITsyzmIerf0XBlbqy-APSYD9_r5uFlcIMpBGiM1ehOgTvrxBHK8V-1DBtddL8TLrWxngZl-jF4UhXBWbezXT34BWqlJR7j-Q1FnHMFL/w640-h426/17_ago05%20(21).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Bordighera (IM): una vista dalla Via dei Colli<br /></td></tr></tbody></table><a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/02/a-irene-brin-non-faceva-difetto-laudacia.html" target="_blank"><br /></a></div><div style="text-align: justify;"><a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/02/a-irene-brin-non-faceva-difetto-laudacia.html" target="_blank">Irene Brin</a>
- nel ricordo dell'allora bambina - scendeva bella, elegante ed
altera. Si accompagnava alla zia della testimone, altrettanto dotata di
fascino, nel vialetto della casa dei nonni, dalle parti della curva del
Giro d'Argento della Via dei Colli di Bordighera: il secondo conflitto mondiale era appena
terminato, la vita - soprattutto quella brillante - riprendeva, gli
ufficiali alleati a quel ricevimento intendevano divertirsi. </div><p style="text-align: justify;"></p><div style="text-align: justify;">In
quel periodo, e poco lontano, invece, si
trascinava stanca per spirito di servizio, forse perché glielo l'aveva
chiesto l'amico Beppe <a href="https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/2022/12/subito-dopo-la-liberazione-meiffret-e.html" target="_blank">Porcheddu</a>, <a href="https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/2022/12/subito-dopo-la-liberazione-meiffret-e.html" target="_blank">Lina Meiffret</a>,
a fare da segretaria a Garigue, governatore britannico della zona.
L'eroica patriota, già seviziata dai nazifascisti e scampata quasi per
miracolo alla prigionia in Germania, di sicuro ancora sconvolta per la
morte del fidanzato Renato <a href="https://mainiadriano.blogspot.com/2021/07/in-memoria-dei-partigiani-lina-meiffret.html" target="_blank">Brunati</a>,
suo sodale di lotta, fucilato come ostaggio al Turchino, certo non immaginava
che pochi mesi dopo un altro partigiano avrebbe in un suo memoriale - presente nell'archivio dell'<span class="st"><a href="http://www.isrecim.it/">Istituto</a> Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia</span>
- cercato in modo maldestro di incrinarne l'immagine ("La stessa dichiarò un giorno ad un suo intimo confidente di essere stata in contatto con elementi segreti del Comintern"), con il risultato, sul piano storico, di accrescerne caso mai la figura di combattente antifascista. In ogni caso, Lina Meiffret di lì a breve avrebbe trovato il secondo - ed ultimo - grande amore della sua vita, lasciando per Roma questa Riviera, dove negli anni a venire sarebbe tornata sporadicamente per minimi contatti con la famiglia. <br /></div><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">La figlia del professore Raffaello <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/lunione-culturale-democratica-di.html" target="_blank">Monti</a> fu, invece, l'ultima persona a vedere in Bordighera Giuseppe <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/08/giuseppe-beppe-porcheddu-artista-grande.html" target="_blank">Porcheddu</a> poco prima che scomparisse nel nulla.<br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcmRvK_STOlfNboqxDUjj8MyoE5M-QCtOx1MCnGRNukKRcxWLZTU22F3YFzjpB2TD_bLoRp2ekEnAU1Ek-yv8eZj7-JyKKTBJVymn-JSxCAj5gv6vrlxfgDJ2uOf-mGrEMDFIc1O3z0Nqq77rK2InJQ4fYy_7fZJ3jt3MZhH2_l_hXpbTfSQm7FnQzgyvt/s1540/5b57.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1130" data-original-width="1540" height="470" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcmRvK_STOlfNboqxDUjj8MyoE5M-QCtOx1MCnGRNukKRcxWLZTU22F3YFzjpB2TD_bLoRp2ekEnAU1Ek-yv8eZj7-JyKKTBJVymn-JSxCAj5gv6vrlxfgDJ2uOf-mGrEMDFIc1O3z0Nqq77rK2InJQ4fYy_7fZJ3jt3MZhH2_l_hXpbTfSQm7FnQzgyvt/w640-h470/5b57.jpeg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Esiste una fotografia, scattata da Beppe Maiolino e che Giorgio <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/12/bordighera-mostra-punti-di-vista-di.html" target="_blank">Loreti</a> sta cercando di rinvenire nella versione originale, che, pubblicata indubbiamente rimaneggiata in una vecchia rivista, attesta - più che altro per via di un misterioso (in quanto di mano ignota) appunto in qualche maniera da collegarsi a quell'immagine - la presenza a quella che sembra la giornata conclusiva del Premio "Cinque Bettole" di Bordighera del 1957 (quello vinto dallo scrittore Fulvio Tomizza) di un trio formidabile di donne, Elsa <a href="https://mainiadriano.blogspot.com/2023/03/tuttavia-ce-anche-il-calvino-lirico.html" target="_blank">De Giorgi</a>, a quella data ancora molto legata a Italo Calvino, Marise <a href="https://www.treccani.it/enciclopedia/marise-ferro/" target="_blank">Ferro</a>, scrittrice e moglie di Carlo Bo, Emilia De Palma, moglie del poeta Carlo Betocchi.<br /><br />Nel 1958 Maria Pia <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/09/per-maria-pia-pazielli-libraia.html" target="_blank">Pazielli</a> trasferiva da Bordighera a Sanremo la sua "Piccola Libreria": di sicuro non mancarono di frequentarla nella nuova sede Francesco <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/12/amava-risalire-le-valli-del-crosia-la.html" target="_blank">Biamonti</a>, Luciano <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2019/03/una-lettera-di-pablo-neruda-tradotta-in.html" target="_blank">De Giovanni</a>, Carlo Betocchi.</div><p></p><p style="text-align: justify;"><b>Adriano Maini</b><br /></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-73389761541139530552024-01-04T09:19:00.004+01:002024-01-04T09:19:52.344+01:00Ufficiali garibaldini di Spagna a Vallecrosia<p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU-z1z3bQjbLIiXGhmd3lPqIJMwO8QjywkrnzqGT2rhJfAkgIR4cgGXelEMG5Cd1kcGOmJpwZLlTPrie8cRl0-_iPPI2jnhqF7O3a6T3P_mtn1VVZG9WksJcFO4O5WVTSIg8JhcuMHpOMCx_KIyyc0uEcPE9_7Qt5F1gcmU9AU8sFs1ljP7jU-gGmO7kJx/s1502/ugs1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1502" data-original-width="984" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU-z1z3bQjbLIiXGhmd3lPqIJMwO8QjywkrnzqGT2rhJfAkgIR4cgGXelEMG5Cd1kcGOmJpwZLlTPrie8cRl0-_iPPI2jnhqF7O3a6T3P_mtn1VVZG9WksJcFO4O5WVTSIg8JhcuMHpOMCx_KIyyc0uEcPE9_7Qt5F1gcmU9AU8sFs1ljP7jU-gGmO7kJx/w420-h640/ugs1.jpg" width="420" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">A destra, Cesare Menarini in Spagna. Fonte: <span class="st"><a href="http://www.aicvas.org/" target="_blank">AICVAS</a></span></td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFdHgeu6_bFzgyhLKaSuB1-tpJmo7JS_n8psD4_InBPnlfXBxHt6sNmjEnCfxCChPiaJ5hEE9Oao2c9WiStF3unhxDjrmel6tNgaCsDsPnkO7N6DTd2I0d_8sNYbLIwQ7eFtySrDMf1-gsCjRdD3-Lxoop49ekF9HaES4_BC6CipVcQonFXB9kssqW7p31/s1568/ugs4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1568" data-original-width="982" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFdHgeu6_bFzgyhLKaSuB1-tpJmo7JS_n8psD4_InBPnlfXBxHt6sNmjEnCfxCChPiaJ5hEE9Oao2c9WiStF3unhxDjrmel6tNgaCsDsPnkO7N6DTd2I0d_8sNYbLIwQ7eFtySrDMf1-gsCjRdD3-Lxoop49ekF9HaES4_BC6CipVcQonFXB9kssqW7p31/w400-h640/ugs4.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giuseppe Mosca in Spagna. Fonte: <span class="st"><a href="http://www.aicvas.org/" target="_blank">AICVAS</a></span></td></tr></tbody></table><br />Di Cesare Menarini e di Giuseppe Mosca e della loro militanza come volontari delle <a href="https://www.anpi.it/storia/103/le-brigate-internazionali" target="_blank">Brigate</a> Internazionali a difesa della <a href="https://www.anpi.it/storia/101/la-guerra-civile-spagnola" target="_blank">Repubblica</a> Spagnola si potevano rinvenire un tempo ampie citazioni non solo nel classico libro di Luigi Longo, ma anche in uno di Giorgio Amendola. Con l'avvento del Web si possono trovare su di loro ancora più notizie, come si riporta più avanti.</p><p style="text-align: justify;">Menarini e Mosca hanno avuto la singolarità di avere vissuto a Vallecrosia; Mosca più a lungo, prima di tornare a Biella, sua zona natale; Menarini, invece, per tanti anni rimase nel ponente ligure, prima a Sanremo, poi, come detto a Vallecrosia, infine a Ventimiglia.</p><p style="text-align: justify;">Certo, nella Guerra Civile di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_spagnola" target="_blank">Spagna</a> furono una quarantina i combattenti antifascisti imperiesi, arruolati nelle <a href="http://www.aicvas.org/" target="_blank">Brigate</a> Internazionali. Non ebbero, tuttavia, la notorietà di Menarini e di Mosca, a loro volta meno ricordati in provincia di Imperia rispetto a Lorenzo Musso (Sumi), che durante la lotta di Liberazione divenne Commissario Politico al Comando Operativo della I^ Zona Operativa Liguria, ma soprattutto a fronte di Giuseppe Vittorio <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2019/12/vito-perallo-19-marzo-1944.html" target="_blank">Guglielmo</a> (Vittò, Ivano), comandante della II^ gloriosa Divisione Garibaldi "Felice Cascione" e neppure in riguardo di Carlo <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2020/05/un-viaggio-clandestino-dellispettore.html">Farini</a> (Simon), anch'egli già in Spagna, vice comandante del Comando militare unificato ligure, in precedenza comandante della I^ Zona e della II^ Operativa Liguria, il quale in provincia di Imperia durante la Resistenza ci era arrivato, per così dire, da emigrato. <br /></p><p style="text-align: justify;">Menarini Cesare di Pietro e Malagoli Maria, 5/10/1907, Città del Lussemburgo. <i>Autista,
comunista. Cittadino italiano nato in Lussemburgo, nel 1915 rientra a
San Felice sul Panaro insieme alla famiglia, originaria del Modenese. Il
13 gennaio 1923 espatria con regolare passaporto in Francia,
raggiungendo il padre, emigrato per lavoro l'anno precedente. Si
stabilisce prima a Homécourt, nel dipartimento della Meurthe e Mosella,
fino al 1926, poi a Le Plessis-Trévise, nel dipartimento della Valle
della Marna, nella regione dell'Ile-de-France, dove nel 1926 entra nella
Federazione giovanile del Partito comunista francese e poco dopo nei
Gruppi di lingua italiana del PCF. Nel 1928 si trasferisce a Le
Blanc-Mesnil, nel dipartimento della Senna-Saint-Denis, sempre nella
regione dell'Ile-de-France, dove svolge un'intensa attività
antifascista tra l'emigrazione italiana fino all'ottobre 1936, quando
decide di partire per difendere la Spagna repubblicana e si imbarca dal
porto di Marsiglia sulla nave "Ciudad de Barcelona”. Sbarcato ad
Alicante, raggiunge in treno Albacete, dove è arruolato nel battaglione
Garibaldi, 1. compagnia, per poi passare alla 2. e alla 3. compagnia. A
novembre combatte a Cerro de los Angeles e a Casa de Campo, dove il 20
novembre è ferito da una pallottola alla spalla sinistra. Dopo il
ricovero negli ospedali di Madrid e di Valencia, nel gennaio 1937 torna
al fronte e combatte alla Città Universitaria, a Puente de Segovia, a
Carabanchel, ad Arganda, sul Jarama, a Morata de Tajuna e a Guadalajara.
Passato alla Brigata Garibaldi, il 31 maggio 1937 è promosso sergente e
combatte a Huesca, a Brunete e in Catalogna. In seguito è al servizio
della Delegazione della Brigate Internazionali a Valencia e poi, dal
settembre 1937 al giugno 1938, alla Censura militare delle Brigate
Internazionali, a Godella, in provincia di Valencia, e a Barcellona, nel
quartiere di Sarrià. Il 10 novembre 1937 è promosso tenente e si reca
alla base di Quintanar de la Republica, che lascia il 19 novembre per
tornare in servizio. Nel febbraio 1938 è ferito al lato destro della
testa da una scheggia durante un bombardamento aereo su Valencia ed è
ricoverato all'ospedale militare cittadino. Il 4 aprile 1938 è promosso
ancora e raggiunge il grado di capitano. In agosto si frattura il piede
destro a causa di un bombardamento aereo su Barcellona ed è ricoverato
in ospedale. Il 20 agosto 1938 esce dalla Spagna per infermità e
rientra nella sua abitazione a Le Blanc-Mesnil. Il 24 agosto gli viene
tolto il gesso al piede all'ospedale di Versailles. Guarito, riprende il
lavoro di operaio edile. Nel 1940 è responsabile del Partito comunista
per il settore Parigi-Nord (Le Bourget, Le Blanc-Mesnil, Aubervilliers,
Drouot, Bobignye e altri comuni) e durante il periodo dell'occupazione
tedesca organizza un gruppo antinazista clandestino che distribuisce il
bollettino ciclostilato "La Voce degli Italiani" e materiale di
propaganda francese. Nel settembre 1940, la sua casa è perquisita dalla
polizia, ma riesce a sfuggire l'arresto e viene ospitato per alcuni mesi
da compagni di partito. Nell'agosto 1941 il Centro estero del Pcd'I lo
invia in Italia con materiale di propaganda comunista nascosto in un
baule con doppio fondo. Dopo un primo periodo presso dei parenti a
Mirandola, il 7 marzo 1942 sposa Anna Polloni e si trasferisce a San
Felice, dove lavora nel magazzino per l'ammasso della canapa, da dove
diffonde materiale di propaganda comunista. Entrato nella Resistenza con
il nome di battaglia "Andrea", è commissario politico di brigata della
Divisione Modena Armando. Riconosciuto partigiano combattente dal 1
ottobre 1943 al 31 maggio 1945 (dal 1 ottobre 1943 al 24 febbraio 1944
con il grado di sergente maggiore, dal 16 marzo 1944 al 31 maggio 1945
con il grado di maggiore). Dal 1945 al 1948 è sindaco di San Felice sul
Panaro. Successivamente impiegato comunale all'ufficio delle imposte di
consumo, nel 1956 è licenziato per attività sindacale e decide di
tornare a lavorare all'estero, in Svizzera, Germania e Francia. Nel 1962
si stabilisce a Sanremo, poi si sposta a Vallecrosia e infine a
Ventimiglia, dove muore l'11 aprile 2002.<br />Eventi a cui ha preso parte </i>[nella guerra civile spagnola]<i>:<br />Battaglia di Cerro de los angeles (Cerro Rojo)<br />Battaglia di Casa de campo<br />Battaglia della Città universitaria di Madrid<br />Battaglia di Arganda del Rey<br />Battaglia del Jarama<br />Battaglia di Morata de Tajuña<br />Battaglia di Guadalajara<br />Battaglia di Huesca<br />Battaglia di Brunete<br />Annotazioni:
Secondo il "Dizionario storico dell'antifascismo modenese", vol. 2:
"Biografie", nell'estate 1941 il gruppo antinazista organizzato da
Menarini in Francia fu incorporato nel Front National clandestino. </i><b>I<a href="http://www.antifascistispagna.it/" target="_blank">stituto</a> Nazionale Ferruccio Parri</b></p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Mosca, Giuseppe<br />
<i>Di Giovanni e di Aurelia Cristianelli. Nato l'11 gennaio 1903 a
Cossato, residente a Chiavazza (Biella) fin dall'infanzia, fonditore.
Iscrittosi alla Camera del lavoro e successivamente alla gioventù
comunista, fu un militante molto attivo. Costretto, dopo ripetuti
scontri con i fascisti, alla vita clandestina, il 27 novembre 1927 fu
arrestato a Torino con l'accusa di appartenenza al Partito comunista e
diffusione di stampa sovversiva nelle fabbriche della città: deferito al
Tribunale speciale, fu assolto in istruttoria il 6 luglio 1928 per
insufficienza di prove. In seguito resse l'organizzazione del partito
nel Biellese. In procinto d'essere arrestato, in seguito alla scoperta
di un gruppo clandestino operante nel basso Biellese e nel Vercellese,
cui aveva fornito materiale e direttive, nel novembre 1932 riuscì ad
espatriare illegalmente in Francia, dove si stabilì a Villeurbanne. Fu
iscritto nella "Rubrica di frontiera". Nel marzo 1934, in seguito ad
indagini dell'Ovra che portarono all'arresto, in Piemonte e Lombardia,
di ventisei comunisti, tra cui alcuni biellesi, fu denunciato al
Tribunale speciale, in stato di latitanza, per attività comunista. Il 19
novembre 1936 si arruolò nel battaglione "Garibaldi". Combatté a
Boadilla del Monte, Mirabueno, Arganda, Guadalajara, dove rimase ferito.
Rientrato nella formazione, nel frattempo trasformatasi in brigata, fu
inquadrato nella 2a compagnia del 2o battaglione, con il grado di
sergente. Combatté ancora a Huesca, Brunete, Farlete, Belchite, Fuentes
de Ebro, Caspe e, promosso tenente nell'aprile del 1938, in Estremadura e
sul fronte dell'Ebro. Tornato in Francia nel febbraio del 1939, fu
internato a Saint Cyprien, Gurs e Vernet d'Ariège. Rimpatriato il 23
settembre 1941 e tradotto, in stato di arresto, a Vercelli, il 19
novembre fu condannato a cinque anni di confino. Inviato a Ventotene
(Lt), fu liberato dopo la caduta del fascismo. Partecipò alla Resistenza
nella brigata Sap biellese "Graziola" come commissario di battaglione.
Riportò una ferita. Dopo la Liberazione svolse attività sindacale nella
Fiom e politica nella Federazione comunista di Biella. Morì il 18 luglio
1992 a Biella. </i><i>Fonti: Acs, Cpc, fascicolo personale; Acs, Confinati politici,
fascicolo personale; Acs, Ps aaggrr, cat. K1b-45; Apci, I comunisti
italiani nella guerra di Spagna, b. 7, vari elenchi; Anello Poma,
Antifascisti piemontesi...; Quaderno Aicvas n. 7. Biografato anche
nell'Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza e citato anche
in: I comunisti biellesi nella lotta contro il fascismo; Giacomo
Calandrone, La Spagna brucia; La Resistenza nel Biellese; Quaderno
Aicvas n. 2; Quaderno Aicvas n. 3; 60 anni di vita della Federazione
biellese e valsesiana del Pci... Si veda inoltre Autobiografia di una
guerra civile. </i><b><a href="http://www.storia900bivc.it/" target="_blank">Istituto</a> per la storia della Resistenza</b> e della società contemporanea nelle province di <b>Biella e Vercelli </b></p>
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</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Adriano Maini</b> <br /></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-32252287069801018042024-01-02T07:43:00.002+01:002024-01-02T09:27:25.981+01:00Ma chi erano, poi, i fratelli Lazaridès?<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj08AcnG1E1-T_sUanzPChNqmCeB8NKqjdl0MgYpqVyTda9-8wzuwTx05WpIqfSy9RSob-kaIfrVeD7Qo4zlCoeI50pGY1A8EobKFF-oGc9RgTQIvhcOhTAHKT_b7ky3DnIuWu10DTDEejbloihA-Ijxc_7KPCHZZB6ZJI0UQCIbNWVrrxkaQzGUdAX8Dcl/s1167/sl1.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="760" data-original-width="1167" height="416" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj08AcnG1E1-T_sUanzPChNqmCeB8NKqjdl0MgYpqVyTda9-8wzuwTx05WpIqfSy9RSob-kaIfrVeD7Qo4zlCoeI50pGY1A8EobKFF-oGc9RgTQIvhcOhTAHKT_b7ky3DnIuWu10DTDEejbloihA-Ijxc_7KPCHZZB6ZJI0UQCIbNWVrrxkaQzGUdAX8Dcl/w640-h416/sl1.JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: Alessandro Dall'Aglio, op. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">Il ferroviere rimase molto stupito nel controllare il biglietto a <a href="http://www.sitodelciclismo.net/coureurfiche.php?coureurid=3434" target="_blank">Lucien</a> Lazaridès, con il quale aveva frequentato (nel 1931-1932) un anno di scuola elementare francese nel corso della sua breve, molto breve permanenza a Le Cannet in qualità di figlio di emigrante. Riconoscersi da adulti dopo oltre vent'anni non è cosa di tutti i giorni.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Ma Lucien (nato ad Atene) aveva un fratello - Jean, soprannome <a href="https://fr.wikipedia.org/wiki/Apo_Lazarid%C3%A8s" target="_blank">Apo</a> -, anche questi probabilmente frequentato da quel conduttore nel lontano trascorso in Costa Azzurra. </p><p style="text-align: justify;">Due fratelli entrambi ciclisti professionisti di discreta fama, più accentuata - va da sè - nel Nizzardo, avendo anche partecipato a diverse edizioni del Tour de France. E <a href="https://fr.wikipedia.org/wiki/Lucien_Lazarid%C3%A8s" target="_blank">Lucien</a>, quando rivide il vecchio compagno di scuola, era probabilmente ancora in carriera.<br /></p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Il ferroviere aveva raccontato in famiglia, ad amici e conoscenti che uno - Apo (Jean) - dei due fratelli aveva vinto un Tour de France, uno non ufficiale, quello del 1946: il Web - e non solo - consente oggi di appurare tranquillamente che si trattava di giusta informazione.</p><div style="text-align: justify;">Di queste vicende si trova riscontro in una tesi di laurea, quella di Alessandro Dall'Aglio (Emigrazione italiana e sport a Nizza nel secondo dopoguerra. 1945-1960, Università degli Studi di Parma, Anno Accademico 2002-2003), un documento che pur passando in rassegna nello specifico ciclisti di origine italiana, non poteva non dedicarsi ai Lazaridès, registrando, altresì, gli entusiasmi locali dell'epoca. Ad esempio: "Alla Marsiglia-Monaco, il 30 giugno 1946, vince Jean Lazaridès,
corridore dell’ES Cannes, figlio di immigrati greci trasferitisi nel
1922 a Marsiglia [...] A fine luglio si corre la Monaco-Parigi, gara a cinque tappe organizzata
da «Le Parisien Libéré» e «Nice Matin». Il quotidiano nizzardo si
ostina a nobilitare questa corsa col titolo di Tour de France e,
talvolta, più onestamente, di mini Tour de France. Questa corsa in
realtà non viene mai inserita negli annali del Tour. Semplicemente
riproduce il vero Tour, ma in forma molto ridotta. I ciclisti vengono
comunque convocati per nazionalità [...] Per la Costa Azzurra le cose non andranno comunque male, visto che a
Parigi leader della classifica finale sarà, a sorpresa, Lazaridès".</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b>Adriano Maini </b></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-7684215980065952052023-12-31T09:57:00.007+01:002023-12-31T10:16:18.123+01:00Rosa Genoni e Sanremo<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtnFHqqf7wPmps-nXUiyZuCuFi4YNGu0Ub-8iZnXNA1CmETSu60XZtiL3PaZYP-DbcOtJiCKKUm98hSZ9TSX3knC3PJFwwhcZcf-nsrttl1OhtzEQ4qSXcVqoZCRBnaOVX-nF_o_0wl7khz4etTFqUDt2Trxgo8EfzsSEYUJ7n-QjpVnbAAd8z6GufK_nY/s1701/rg2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1701" data-original-width="1305" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtnFHqqf7wPmps-nXUiyZuCuFi4YNGu0Ub-8iZnXNA1CmETSu60XZtiL3PaZYP-DbcOtJiCKKUm98hSZ9TSX3knC3PJFwwhcZcf-nsrttl1OhtzEQ4qSXcVqoZCRBnaOVX-nF_o_0wl7khz4etTFqUDt2Trxgo8EfzsSEYUJ7n-QjpVnbAAd8z6GufK_nY/w492-h640/rg2.jpg" width="492" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rosa Genoni - Fonte: Giusi Sartoris in pagina ufficiale <a href="https://www.facebook.com/paginaufficialerosagenoni/" target="_blank">Rosa Genoni</a></td></tr></tbody></table><p>Su Rai 3 e su Rai Storia venne presentata un po' più di due anni fa l'affascinante storia di Rosa <a href="http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/rosa-genoni/" target="_blank">Genoni</a>. </p><p>Una donna che aveva fatto importanti prove
professionali nella vicina Nizza. </p><p></p><p style="text-align: justify;">Eraldo <a href="https://www.facebook.com/eraldo.bigi.5" target="_blank">Bigi</a>, con studio da avvocato e abitante in Sanremo, aveva saputo cogliere la presenza della <a href="https://www.treccani.it/enciclopedia/rosa-genoni_%28Dizionario-Biografico%29/" target="_blank">Genoni</a> nella città dei fiori.</p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Pubblicando il suo articolo su <a href="https://www.facebook.com/groups/sanremostoria/" target="_blank">SANREMO, Storia e Tradizioni</a>,
Gruppo Pubblico di Facebook, Bigi aveva, altresì, intercettato l'interesse
della signora Fabiana Podreider Lenzi, bisnipote della Genoni.</p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Qui di seguito una parte dei dialoghi che si sono intrecciati su quel gruppo intorno alla figura di Rosa Genoni.</p><p style="text-align: justify;"><i>R. M.<br />solo
queste 2 righe, trovate in questo ampio articolo sulla sua vita: "
Negli anni successivi alla guerra, Rosa si dedicò ancora
all’insegnamento (smise nel 1933 per non giurare fedeltà al fascismo) e
allo studio degli scritti antroposofici di Rudolf Steiner. La famiglia
si trasferì a Nervi e poi a Sanremo, dove Alfredo morirà nel 1936. "<a href="https://www.elle.com/.../a20.../rosa-genoni-stilista-storia/">https://www.elle.com/.../a20.../rosa-genoni-stilista-storia/</a><br /><br /><a href="https://www.facebook.com/fabianapl" target="_blank">Fabiana Podreider Lenzi</a><br />Buongiorno
io sono la bisnipote di Rosa Genoni , @D. G. che fa parte di questo
bellissimo gruppo mi ha segnalato le vostre domande e sono felice di
poter dare alcune risposte:<br />Alfredo Podreider marito di Rosa soffriva
di un qualche tipo di malattia polmonare e la famiglia si trasferì a
Nervi per un periodo poi a San Remo, dove lui poi morí nel 1936.<br />Rosa e la figlia Fanny trascorsero gli anni della guerra a Sanremo nella Villa in Corso degli Inglesi 100.<br />La casa fu poi venduta alla fine degli anni ‘50, crediamo sia stata demolita per costruirvi un condomino.<br />Rosa
si spostò a Sanremo anche per sfuggire dalla troppa attenzione della
questura di Milano che le faceva perquisizioni frequenti per la sua
attività femminista e socialista.<br />[...] Era [la casa della dimora
Genoni] al numero 100 di Corso degli Inglesi, non so se può essere un
indizio sufficiente per recuperare il nome. <br />[...] Mia madre si ricorda con nostalgia la sua infanzia trascorsa a Sanremo<br />[...]
Casa Haart&fils era inizialmente un negozio di biancheria francese
per la casa in Corso Vittorio Emanuele, quando Rosa ne diviene
direttrice. L' attività si espande prima aggiungono il primo piano
superiore con la sartoria , ma il lavoro cresce e apriranno quattro
piani di esposizione e laboratori e impiegheranno 100 lavoranti ,
ampliando le attività al disegno di abiti da sera , da cerimonia ,
pellicceria .<br />Rosa aprì diverse boutique, una a San Remo, una a St. Moritz, le località meglio frequentate dall’aristocrazia del tempo .<br />Rosa
dirigerà la casa di moda fino al 1914 quando allo scoppiare della prima
guerra mondiale il richiamo per il pacifismo la coinvolge totalmente
facendole decidere di licenziarsi e dedicarsi alla Wilpf. Viaggerà con
una delegazione per le maggiori capitali europee per cercare di fermare
lo scoppio della guerra.<br />Era proprio a Londra a colloquio col Primo Ministro quando l'Italia decide di entrare in guerra.<br /></i></p><p style="text-align: justify;"><i>M. F.<br />@Eraldo
Bigi grazie per aver condiviso con a storia di questa signora
“pioniera” di modernità! Quale era il negozio con cui collaborava?
All’epoca Sanremo aveva parecchie Boutique di moda<br /><br />Fabiana Podreider Lenzi<br />@M.F. casa Haardt&fils <br />[...] rosagenoni, colei che inventò il Made in Italy: è la <a href="https://www.facebook.com/paginaufficialerosagenoni/" target="_blank">pagina ufficiale</a> gestita dalla famiglia, se vi piacciono le foto d’epoca e per saperne di più vi invito a seguirla</i></p><p style="text-align: left;"><i>Eraldo Bigi</i><br /><i>@Fabiana Podreider Lenzi fatto. Grazie.</i><br /><i><br /></i></p><p style="text-align: justify;"><i><a href="https://www.facebook.com/dino.taulaigo.3" target="_blank">Dino Taulaigo</a></i><i> </i>[amministratore del gruppo] <i>Ringrazio
Eraldo Bigi e Fabiana Podreider Lenzi per averci fatto conoscere questa
importante personaggio delle nostra citta' e per tutte le notizie su di
lei che Fabiana ci ha fornito!!! Infinitamente Grazie!!! </i><br /></p><div style="text-align: justify;"><i>Fabiana Podreider Lenzi<br />@Dino
Taulaigo grazie a voi! Spero di non essere stata troppo prolissa, il
fatto di scoprire la casa è stata una novità anche per me! <br /><br />Dino Taulaigo<br />Tutte
le notizie che ci ha fornito sono un piacere per noi!!! Siamo onorati
di averci fatto conoscere tante notizie su Rosa Genoni e di averle
pubblicate sul nostro Gruppo!!!</i></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9gkaqDHB9QEr9lxw2IhYdh3bP28evEkkIxtkodBQBgGPDyTHVQrUuK67t3Tytnh_2FoJvcXSen139wxrcj69VZ9EV7tC2ggbkVtH2Z7FmGxHzfW18uMI07IUmKfrwjhUtrZWIAGjWanXotxaBca7Ka7mfoSePbI09jWyuq6QRBE_F585gu72_h1c2XC7S/s640/rs3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="616" data-original-width="640" height="385" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9gkaqDHB9QEr9lxw2IhYdh3bP28evEkkIxtkodBQBgGPDyTHVQrUuK67t3Tytnh_2FoJvcXSen139wxrcj69VZ9EV7tC2ggbkVtH2Z7FmGxHzfW18uMI07IUmKfrwjhUtrZWIAGjWanXotxaBca7Ka7mfoSePbI09jWyuq6QRBE_F585gu72_h1c2XC7S/w400-h385/rs3.jpg" width="400" /></a></div><br />Adriano Maini</b> <br /></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-74240684069367615762023-12-29T12:34:00.004+01:002023-12-29T12:41:22.207+01:00Nizza e dintorni...<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxwpvMMJu0EshD2GRYy9uq63Uj-5s1qOyKgY9bRifa0nODi-Mkdve_oJGgkDjq7ZsGZG77cIGEFsYojhLXvjB62VeF45pozJRshdiOaxLo0M8Ttk_H_dILHpwU5dGW386_XJvQBuXzQUaig9AVudtZkN18MlE9cjmoR8bQqRgu3xqSiCkAqJKMonVLZqBk/s1358/nz-prmd1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="775" data-original-width="1358" height="366" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxwpvMMJu0EshD2GRYy9uq63Uj-5s1qOyKgY9bRifa0nODi-Mkdve_oJGgkDjq7ZsGZG77cIGEFsYojhLXvjB62VeF45pozJRshdiOaxLo0M8Ttk_H_dILHpwU5dGW386_XJvQBuXzQUaig9AVudtZkN18MlE9cjmoR8bQqRgu3xqSiCkAqJKMonVLZqBk/w640-h366/nz-prmd1.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Quella volta Enzo, da me interpellato
circa un qualcosa relativo al capoluogo delle Alpi Marittime, mi rispose
parlandomi delle riunioni di anarchici cui colà aveva partecipato ed
intonandomi la dolce nenia di "Nissa la Bella", che io all'epoca non
conoscevo affatto.</div><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Questa cosa l'ho già raccontata, ma mi serve come introduzione a quanto segue. <br /></p><p></p><p style="text-align: justify;">I
miei interlocutori locali del partito comunista francese, da me
sufficientemente frequentati nel corso degli anni '70 del secolo scorso,
ma ancora nei primi '80, pur non avari nel dare notizie anche di
folclore, molte faccende se le erano dimenticate o non le sapevano o non
le ritenevano abbastanza interessanti: non solo la canzonetta da me
citata, ma anche, pescando a caso, l'esistenza di un Fra Marco da Nizza
(difensore dei nativi americani - come a suo tempo già attestato da
Bartolomé de Las Casas nel suo libro "Brevissima relazione della
distruzione delle Indie" per l'impressionante documentazione prodotta in
una lunga relazione riguardante le atrocità commesse dai conquistatori
spagnoli in Sud America, dove il religioso partito dall'attuale Costa
Azzurra aveva svolto in precedenza le sue missioni -, esploratore suo
malgrado del Texas e di altri limitrofi stati nordamericani e, come
tale, ampiamente ricordato con solennità da quelle parti e nello stesso
Messico), la leggenda di Caterina Segurana, le denunce di Graham Greene
circa la Baia degli Angeli, la contemporanea grande rapina di Nizza,
trascritta da Ken Follett in tempo reale e ripresa da Arturo
Viale nel suo <a href="http://casamaini.altervista.org/il-viaggio-in-treno-verso-il-collegio-comporta-di-passare-la-frontiera/" target="_blank"><i>Oltrepassare</i></a>.</p><p style="text-align: justify;">In
proposito di anarchici, non è molto che Silvia mi ha raccontato della
grande amicizia - altro aspetto a me in precedenza ignoto - che legava a
mio padre un suo zio, un anarchico, per l'appunto, da tanti anni
trasferito nella città della Promenade des Anglais, una persona che ai
suoi ritorni frequenti a Ventimiglia non mancava mai di passare a
salutare il Maini senior: mi dispiace non averlo conosciuto, ma sono in
attesa di vedere tramite la nipote una parte del suo grande archivio di
libri, giornali, documenti, carte.</p><p style="text-align: justify;">Tra
i pochi rimpianti che ho riguardo Nizza uno è di sicuro non essere più
salito a La Madonette a trovare gli amici di origine italiana.</p><p style="text-align: justify;">Il compianto Giuseppe Mac <a href="http://casamaini.altervista.org/mac/" target="_blank">Fiorucci</a>, invece, con le sue trascrizioni di testimonianze di partigiani del mare - Gruppo <a href="https://gsvri.blogspot.com/2013/08/missioni-partigiane-via-mare.html" target="_blank">Sbarchi Vallecrosia</a>
-, azioni temerarie di collegamento tra i patrioti di questo estremo
ponente ligure ed i loro referenti alleati, insediati in Costa Azzurra, <a href="https://gsvri.blogspot.com/2015/01/la-messa-in-salvo-in-francia-del.html" target="_blank">azioni</a> che spesso facevano perno su <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2016/11/02/sulla-missione-kanhemann/" target="_blank">Nizza</a>, mi trascina tuttora nella dimensione più che mai attuale dei valori dell'antifascismo.</p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Venendo
a momenti più recenti, Nizza per me é stata soprattutto il Palais
Exposition. Avevo pubblicato per motivi del tutto professionali una
fotografia relativa ad un certo evento, cui partecipavo per lavoro:
qualcuno mi fece notare, celiando sulla supposta importanza che
intendevo darmi, che compariva pure, ricoprendo ancora altra carica, il
tuttora sindaco di Nizza, che in quel frangente era anche ministro della
Repubblica Francese, ma io di tutto ciò non mi ero affatto accorto. Ed
in effetti mi emozionò di più in un precedente caso sotto le volte della
richiamata grande costruzione fare conoscenza e conversare con due
espositori che abitavano nella frazione di Gorizia, dove avevano casa e
campagne alcuni cugini di mia madre.</p><p style="text-align: justify;">C'è ancora qualche persona che non ha tuttora messo a fuoco la presenza
dell'ultima montagnola o promontorio - qualche anziano del luogo
definiva il sito "gobba del cammello" (il quale ne ha due, però...) - che
conclude la visione della costa francese al nostro occidente di ponente di Liguria. Talvolta,
salendo tra Nizza e Villafranca per imboccare l'autostrada, o a Seborga
da Bordighera dopo un bell'acquazzone, mi sembra di avere visto anche più in là, ma oggi non
ne sono più tanto sicuro. Di sicuro ho già narrato di come abbia
chiesto ripetutamente a diverse persone, presunte esperte di mare, perché use alle barche a vela, senza
ottenere precisa risposta, di quale punto geografico si tratti. Mi chiedevo pure dove avessi messo o perso il bel portolano che mi era stato
regalato, che forse mi sarebbe stato utile per
decifrare quel perdurante mistero. Una certa ironia dei fatti vuole che di recente un post pubblicato su Facebook con tanto di fotografia, nomi e frecce lascia intendere che si tratta di una modesta altura a ridosso di Frejus...<br /></p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;"></p><b>Adriano Maini</b>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-40415799425626985662023-12-26T09:43:00.001+01:002023-12-26T09:43:47.965+01:00Venne a Bordighera un ufficiale della Milizia Confinaria a prelevarmi con un'autovettura per trasportarmi a Ventimiglia <div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1FteV7pNyLcWzHYc5fhVTt7ot0LR7ImuxJJPSQYgJQn_GLBOfBzgvLHGzeKglWG05xLKElvnuUcTCBhXh1hgkMOpsTwg02q5fY51gCowzYiPU5OoR8AFlCCKIhD4R9SI-BUbEv4584StIKsfORLbaCDi8ZgIPj9dm7N8AzVs4XiUV-IllifTK6XcyackB/s2976/22_dic26%20(103).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1FteV7pNyLcWzHYc5fhVTt7ot0LR7ImuxJJPSQYgJQn_GLBOfBzgvLHGzeKglWG05xLKElvnuUcTCBhXh1hgkMOpsTwg02q5fY51gCowzYiPU5OoR8AFlCCKIhD4R9SI-BUbEv4584StIKsfORLbaCDi8ZgIPj9dm7N8AzVs4XiUV-IllifTK6XcyackB/w640-h426/22_dic26%20(103).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Bordighera (IM): Piazza Eroi della Libertà<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">A <a href="https://gsvri.blogspot.com/2016/04/zone-di-ventimiglia-im-sotto-il.html" target="_blank">Ventimiglia</a>
in ambienti che gravitavano intorno alla stazione ferroviaria si formò
una rete clandestina con l’obiettivo di sabotare i trasporti tedeschi e
difendere le infrastrutture ferroviarie e stradali in concomitanza di
un’eventuale sbarco alleato. A questa organizzazione aderirono una
decina di <a href="http://storiaminuta.altervista.org/la-resistenza-di-questi-sedici-ferrovieri-si-articola-su-due-filoni/" target="_blank">ferrovieri</a>
assieme a carabinieri, poliziotti, civili. Il gruppo, che assunse il
nome di Giovine Italia, riuscì a collaborare con un’altra organizzazione
legata al partito <a href="https://gsvri.blogspot.com/2020/08/attivissimo-il-compagno-giacometti-di.html" target="_blank">comunista</a> di <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2020/02/06/la-resistenza-a-bordighera-im-cenni/" target="_blank">Bordighera</a>, la quale in clandestinità forniva documenti falsi a militari sbandati e antifascisti ritenuti sovversivi dalle <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/03/cenni-sulle-brigate-nere-in-provincia.html" target="_blank">autorità</a> della <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2022/11/arrestate-diciassette-persone-imputate.html" target="_blank">Repubblica</a>
Sociale. Gli ufficiali dell’esercito e i carabinieri che aderirono
avrebbero dovuto stabilire il controllo dell’ordine pubblico una volta
il territorio fosse stato liberato. A causa di un incauto approccio da
parte di Olimpio Muratore, tentato con due suoi compagni di scuola
arruolatisi nella GNR ferroviaria, Carlo Calvi e Ermanno Maccario,
questi rivelarono l’esistenza dell’organizzazione al loro comandante.
Iniziarono subito le indagini portate avanti dalla G.N.R. e dal
Commissario Capo della Polizia Repubblicana di Ventimiglia, Pavone.
All’alba del 23 maggio 1944 una retata portò alla cattura di una
trentina di persone, ventuno delle quali consegnate ai tedeschi, e di
queste tredici furono successivamente inviate a <a href="https://www.fondazionefossoli.org/it/campo.php" target="_blank">Fossoli</a> e poi a Mauthausen: Airaldi Emilio, Aldo Biancheri, <b>Antonio Biancheri</b>, <a href="https://gsvri.blogspot.com/2020/08/attivissimo-il-compagno-giacometti-di.html" target="_blank">Tommaso Frontero</a>, Stefano Garibaldi, Ernesto Lerzo, Amedeo Mascioli, Olimpio Muratore, <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2020/03/17/giuseppe-palmero-ferroviere-di-ventimiglia-im-martire-della-resistenza/" target="_blank">Giuseppe Palmero</a>, <a href="https://gsvri.blogspot.com/2020/04/ettore-renacci.html" target="_blank">Ettore Renacci</a>, Elio Riello, Alessandro Rubini, <a href="https://www.rainews.it/tgr/trento/video/2021/01/tnt-silvio-tomasi-etiopia-russia-lager-2b5ddb40-5d66-484f-8a75-3ae7811f2aa5.html" target="_blank">Silvio Tomasi</a>, Pietro Trucchi e Eraldo Viale. Solamente Elio Riello, Tommaso <a href="http://storiaminuta.altervista.org/altro-dolore-imperiese-era-racchiuso-a-fossoli/" target="_blank">Frontero</a>,
Amedeo Mascioli, Aldo e Antonio Biancheri sopravvissero alla
deportazione. Emilio Airaldi, invece, già sul carro merci destinato in
Germania, riuscì a scardinare un finestrino del carro e a gettarsi di
notte nel vuoto nei pressi di Bolzano: venne aiutato da ferrovieri che
lo aiutarono a nascondersi e quindi a ritornare a casa dove giunse dopo 3
mesi. Giuseppe Palmero e Ettore Renacci furono fucilati a Fossoli,
Olimpio Muratore, <a href="http://www.museostorico.it/index.php/Pubblicazioni/Libri/Un-volontario-nella-guerra-d-Etiopia-lettere-di-Silvio-Tomasi-al-padre-1935-1937" target="_blank">Silvio Tomasi</a>, Alessandro Rubini, Eraldo Viale, Ernesto Lerzo e Pietro Trucchi morirono nel campo di Mauthausen. Di <b>Antonio Biancheri </b>- salvatosi dagli stenti e appena tornato dal campo di concentramento di Mauthausen - esiste all'Archivio di Stato di Genova (per l'informazione si ringrazia Paolo Bianchi di Sanremo) la denuncia presentata al locale C.L.N. in Bordighera il 6 luglio 1945 contro Salvatore Moretta già milite della Guardia Nazionale Repubblicana, nel documento siglata come G.R.F. anziché G.N.R. come più usuale. Il Moretta, in effetti, era stato molto attivo nel quadro delle operazioni che portarono all'arresto di Biancheri nella notte tra il 22 ed il 23 maggio 1944. Sottolineava, infatti, Biancheri che un mese circa prima del suo arresto, allorquando si trovava nell'attuale Corso Italia di Bordighera in compagnia di Stefano Garibaldi - un altro patriota antifascista, che a luglio 1945 all'amico sembrava ancora detenuto in Germania, mentre, in effetti era già deceduto -, si era accorto del pedinamento effettuato a suo danno dal Moretta: entrati nella farmacia del corso ebbero piena conferma dell'appostamento effettuato dal miliziano repubblichino. Per quanto attiene le modalità del suo arresto, Biancheri specificava i nomi degli uomini della G.N.R. intervenuti, tra i quali, logicamente, compariva il Moretta, ma anche un appuntato dei carabinieri della stazione di Bordighera. In questa circostanza, mentre Biancheri era riuscito in qualche modo a far sparire i documenti per lui più compromettenti, gli agenti sequestravano tutta la sua corrispondenza personale, anche quella vecchia di quattro anni. All'alba, Antonio Biancheri veniva portato - presente sempre il Moretta - nella sede G.N.R. <i>in Piazza della Stazione</i> [oggi Piazza Eroi della Libertà], <i>accanto agli uffici delle Poste e Telegrafi,
dove, circa un'ora dopo, venne un ufficiale della Milizia Confinaria a
prelevarmi con un'autovettura per trasportarmi a Ventimiglia; e così
ebbe inizio la mia lunga e terribile odissea che mi portò a Mauthausen</i>. In seguito Antonio Biancheri fu molto attivo in seno al Partito socialista, ma reticente - come tanti reduci dalle tragiche odissee del secondo conflitto mondiale - a parlare delle vicende personali più dolorose. Di lui tramanda un vivo ricordo Giorgio Loreti, dinamico animatore dell'Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/lunione-culturale-democratica-di.html" target="_blank">Culturale</a> Democratica di <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/05/ai-tavoli-del-caffeuccio-di-bordighera.html" target="_blank">Bordighera</a>.<br /></div><div><p></p><p style="text-align: justify;"><b>Adriano Maini</b><br /></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-60776629801763629822023-12-23T10:18:00.006+01:002023-12-25T10:21:08.530+01:00Certe idee...<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitA6eb6S-SuwcJr0aWbQ1YiOvl1oyjYtICSXB3doZRaz-_a7fw0oAfHx_mDZjh6KHeVVM5L49DaD1Vz6fpyNG2ln6DgkJtSOhyphenhyphenV2xh4bd4QYs5vXvz4kzVVZbb_yk4uzTWBJpHGwk8ca0uI8hEevBKjLDJsSJBoUGgMUyL9k1EAXrTCwzhkwhVhRsDkteI/s3614/23_dic19%20(140).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2146" data-original-width="3614" height="380" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitA6eb6S-SuwcJr0aWbQ1YiOvl1oyjYtICSXB3doZRaz-_a7fw0oAfHx_mDZjh6KHeVVM5L49DaD1Vz6fpyNG2ln6DgkJtSOhyphenhyphenV2xh4bd4QYs5vXvz4kzVVZbb_yk4uzTWBJpHGwk8ca0uI8hEevBKjLDJsSJBoUGgMUyL9k1EAXrTCwzhkwhVhRsDkteI/w640-h380/23_dic19%20(140).JPG" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Viene risparmiata all'occasionale lettore la sequenza completa di fotografie di avvenimenti successi intorno alla rotonda dei Piani di Borghetto in Bordighera qualche mattina fa.<br />Si ritrovarono a districarsi a quel crocevia - in un caso con l'assistenza di un appartenente al corpo di polizia urbana - gli autisti di due pullman turistici, dei quali non è dato sapere se avessero ignorato il divieto di introdurre nella città delle palme automezzi pesanti dal casello autostradale, posto in collina e collegato al centro urbano da strade piene di curve (ed una anche molto stretta), o se fossero stati indotti in errore da qualche gps, che li aveva indirizzati a qualche giro tortuoso. <br /></div><div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEkgu5A32508ERbsC9DUeCASty0bRJ4Y7_KhLS3bZ0uv_ec0y3pbIyImSBwP1PcRLVKjIi2xoa74gD1nDr4m_aL7QDihTkIC0YkI867fEm0rwmlmzPrGEXMpzrc1YJ8i3mQCdShNycXE42HVkTblVOJlDlw-zu5aH1XhfxIBXQOdWxGZKgdkSJfoUxMF7L/s6000/23_dic18%20(38).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEkgu5A32508ERbsC9DUeCASty0bRJ4Y7_KhLS3bZ0uv_ec0y3pbIyImSBwP1PcRLVKjIi2xoa74gD1nDr4m_aL7QDihTkIC0YkI867fEm0rwmlmzPrGEXMpzrc1YJ8i3mQCdShNycXE42HVkTblVOJlDlw-zu5aH1XhfxIBXQOdWxGZKgdkSJfoUxMF7L/w640-h426/23_dic18%20(38).JPG" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">La gentile signorina su monopattino elettrico si era fermata per consentire al fotografo amatoriale (molto amatoriale!) di inquadrare un soggetto di sicuro da lei non identificato: non poteva immaginare che quel tipo non aspettava altro che riprenderla da tergo, là sul Lungomare Argentina di Bordighera!<br /></div><div style="text-align: left;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFEnVvkzf8xZ51owBtHy9_g7vl0f7PRhuyIEgKY2os1vYiNbnqToHpXVA6Trh5In1EB4ppp3l3uGWa4rC-ARXzlWUj9sP1DlCEDf20ZNpTSHC0DaYcC7qEIXQxytqTae64s7o2ai5cOmSzf1x6kFn839N3veZzMl6u846FhVFEoNNVOY02AcaJ7PKbm28m/s2976/22_nov17%20(64).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFEnVvkzf8xZ51owBtHy9_g7vl0f7PRhuyIEgKY2os1vYiNbnqToHpXVA6Trh5In1EB4ppp3l3uGWa4rC-ARXzlWUj9sP1DlCEDf20ZNpTSHC0DaYcC7qEIXQxytqTae64s7o2ai5cOmSzf1x6kFn839N3veZzMl6u846FhVFEoNNVOY02AcaJ7PKbm28m/w640-h426/22_nov17%20(64).JPG" width="640" /></a></div><br />Certe idee forse possono essere venute ritrovando e rivisitando scatti compiuti per distrazione in un'altra passeggiata a mare, quella di Vallecrosia.<p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdFu-d0foTAZGVf1hZDIGlEzO2uzVVQQ2MZ7LFTdqYgZkkDVYdiCEfO_UIPiBGKdydHno1hDRxGMlNDWWBJ46WtDSnT9F50r_0YRLRu8IasWohdi_xpnN_PSldeoPOxH8pUoLMoBTPdoJT3w7ULfE6oTLJFEo1KV2G67lcBPzf7esesM4Jw-L24pL7IZad/s2976/23_ott28%20(56).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdFu-d0foTAZGVf1hZDIGlEzO2uzVVQQ2MZ7LFTdqYgZkkDVYdiCEfO_UIPiBGKdydHno1hDRxGMlNDWWBJ46WtDSnT9F50r_0YRLRu8IasWohdi_xpnN_PSldeoPOxH8pUoLMoBTPdoJT3w7ULfE6oTLJFEo1KV2G67lcBPzf7esesM4Jw-L24pL7IZad/w640-h426/23_ott28%20(56).JPG" width="640" /></a></div><br />Così, già ad ottobre scorso in regione Arziglia di Bordighera...<p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj88Rc1P4eAcuAG4HH-EUbcL8N_aChTY7lkFTQ_neRpkIzqXl4CASRlP1vdBic1YdLQd8WTG3RxYIAiKusPTjeoBSA8FbuoOBXbL2e5EUKhV-cn7HK6rcWamCeWn_3tpPNl2BS3iJH3jAXZYf1-aTYc8CxwuZ2Yz_X5M-j2Bub3feYDhrwANZaxzaBpy1WB/s5136/23_nov28%20(90).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3124" data-original-width="5136" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj88Rc1P4eAcuAG4HH-EUbcL8N_aChTY7lkFTQ_neRpkIzqXl4CASRlP1vdBic1YdLQd8WTG3RxYIAiKusPTjeoBSA8FbuoOBXbL2e5EUKhV-cn7HK6rcWamCeWn_3tpPNl2BS3iJH3jAXZYf1-aTYc8CxwuZ2Yz_X5M-j2Bub3feYDhrwANZaxzaBpy1WB/w640-h390/23_nov28%20(90).JPG" width="640" /></a></div><br />Per non dire di novembre, sugli scogli di Sant'Ampelio, sempre a Bordighera.<p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUk0rNUftSU-wrTtbEF808Ybwn9flLBhuSiNfjw-EwfljGmHPpLdvcdufWulGjRPaptbwbLOpDBxeUxQ8NTY4Bx7T-wxedqzyPCm4QYAgrJvYCNUFshr_JjM_qub5GiebPhfoNVdZvXqIbqJz6DZw1dB8kyDF-sFFKhAj5Mrgv7fKz_9cVjLZhhpD611I5/s6000/23_dic16%20(124).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUk0rNUftSU-wrTtbEF808Ybwn9flLBhuSiNfjw-EwfljGmHPpLdvcdufWulGjRPaptbwbLOpDBxeUxQ8NTY4Bx7T-wxedqzyPCm4QYAgrJvYCNUFshr_JjM_qub5GiebPhfoNVdZvXqIbqJz6DZw1dB8kyDF-sFFKhAj5Mrgv7fKz_9cVjLZhhpD611I5/w640-h426/23_dic16%20(124).JPG" width="640" /></a></div><br />Tratto il dado, al mercatino di inizio dicembre, a Bordighera, lungomare...<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIyv_sYQKnO8hLr8RH729NSJ7KW26nEHAkHLzyFvSyQPem58-sU8USwtIQTlpZ6Kf_YSrFhAVwsAK3-l-xcL6q6m9bTzfYOrsMuKVmBP4Kdk4rAdL1ZAKTf2i-gkJ6f7hK3wHlpgO0HhD4OByWPc7KbfBHCvf8GWNgAqhjTp0epH1zprbhkwEkPxBe4gzz/s2976/17_sett27%20(35).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2976" data-original-width="1984" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIyv_sYQKnO8hLr8RH729NSJ7KW26nEHAkHLzyFvSyQPem58-sU8USwtIQTlpZ6Kf_YSrFhAVwsAK3-l-xcL6q6m9bTzfYOrsMuKVmBP4Kdk4rAdL1ZAKTf2i-gkJ6f7hK3wHlpgO0HhD4OByWPc7KbfBHCvf8GWNgAqhjTp0epH1zprbhkwEkPxBe4gzz/w426-h640/17_sett27%20(35).JPG" width="426" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Un angolo di una strada di campagna di San Biagio della Cima induce a pensare a qualche forma di composizione di arte moderna.</div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_qE-eHuL60_vDVe_wnbREZlFZnqObS5EO4TMRTcVFJM0W4HFX9vpkEAWA0sHDNv5jJoDrY5iw4ICuensSxOmB_cX1SyV8Zxy1hu07Lwhim7xpPB3gZ2piT-rz65N_uvs5Nhq7gFsaeyWxivb5kRWAc3URYMcPIze_fjkitT4W9_B8WkYVM0_7s6BIv0Bi/s6000/23_dic19%20(39).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_qE-eHuL60_vDVe_wnbREZlFZnqObS5EO4TMRTcVFJM0W4HFX9vpkEAWA0sHDNv5jJoDrY5iw4ICuensSxOmB_cX1SyV8Zxy1hu07Lwhim7xpPB3gZ2piT-rz65N_uvs5Nhq7gFsaeyWxivb5kRWAc3URYMcPIze_fjkitT4W9_B8WkYVM0_7s6BIv0Bi/w640-h426/23_dic19%20(39).JPG" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;">In una rassegna del genere non ci si può privare della visione di almeno una coppia di ciclisti amatoriali.</div><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiQIFUnISczlUtlfr4mUiK3_fGt5JWM1FFrif4zesMEWsppV3-xbq22nN4VxC-Tu_4qoeSfVJVVbfG2LTZua21xEtcxJiyuMjMa_XgxqVIR9eji3lbREmERm6h_n-15FDug0IrIhE67DFbIDgrxXLQtpoxFTf_ehpHUdIp3yERu9zeW1Q4BL3YbXuUfXIp/s4207/23_dic19%20(47).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2742" data-original-width="4207" height="418" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiQIFUnISczlUtlfr4mUiK3_fGt5JWM1FFrif4zesMEWsppV3-xbq22nN4VxC-Tu_4qoeSfVJVVbfG2LTZua21xEtcxJiyuMjMa_XgxqVIR9eji3lbREmERm6h_n-15FDug0IrIhE67DFbIDgrxXLQtpoxFTf_ehpHUdIp3yERu9zeW1Q4BL3YbXuUfXIp/w640-h418/23_dic19%20(47).JPG" width="640" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">Poteva, poi, per parità di genere, mancare un altro monopattino?</p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9JKwIZoJOiXme_0dp8wInpBgo4oPzOxhyjrtrKp8Twrt07nD3P1Zb3B9B7JYDN25Q-prIfqKKrGGfocEyuED-bchbIdmjQXBc53W_48tvKFt1n_EY70xssfBpAjSp3TBp2lGJ1ENWHHHzWbn0f61c5RIjnJlmwIufmUW87sIeW35drgD5ACufB20di63C/s6000/23_dic07%20(82).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9JKwIZoJOiXme_0dp8wInpBgo4oPzOxhyjrtrKp8Twrt07nD3P1Zb3B9B7JYDN25Q-prIfqKKrGGfocEyuED-bchbIdmjQXBc53W_48tvKFt1n_EY70xssfBpAjSp3TBp2lGJ1ENWHHHzWbn0f61c5RIjnJlmwIufmUW87sIeW35drgD5ACufB20di63C/w640-h426/23_dic07%20(82).JPG" width="640" /></a></div><br />Lavori in corso, invece, sulla Passeggiata Trento e Trieste a Ventimiglia.</div><div style="text-align: left;"> </div><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsh_HPCmS1aZKLbdMtZZJdx03E_TKe0L0gm_t5XdhcEt0y_P397rVDbCpiZDaoncwpeEkG8HGixdTiu1CLtHaE0TgrpJqkU-xkEUeE7zxYSrmGB22f51oob4AjnXl7WXctLUzjltSuesvqEUhgq0Q7yYwLroTjlFqyOJzmk51PnjR0DSCoJ8o4YMgp6NDt/s6000/23_dic07%20(180).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsh_HPCmS1aZKLbdMtZZJdx03E_TKe0L0gm_t5XdhcEt0y_P397rVDbCpiZDaoncwpeEkG8HGixdTiu1CLtHaE0TgrpJqkU-xkEUeE7zxYSrmGB22f51oob4AjnXl7WXctLUzjltSuesvqEUhgq0Q7yYwLroTjlFqyOJzmk51PnjR0DSCoJ8o4YMgp6NDt/w640-h426/23_dic07%20(180).JPG" width="640" /></a></div><br /> </div><div style="text-align: left;"></div><div style="text-align: left;"> </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPOheRrJoFLCo92cpUAHWxoTzrwbNYzhn66YEjWVM1NPvI18VcimUhSt7p3DzHtWHYBfM7BTDsGdNk7VOT-2-eeOtyQZ5aPh8QfMebEqppsjl23WOoH3AJ-RWV6qpa0VGzsihXsJnPtSMh0eL5GdQ8OSV8dl15BYavWykpvxIw74ihZfopTT4uw2N-Elt2/s6000/23_dic07%20(167).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPOheRrJoFLCo92cpUAHWxoTzrwbNYzhn66YEjWVM1NPvI18VcimUhSt7p3DzHtWHYBfM7BTDsGdNk7VOT-2-eeOtyQZ5aPh8QfMebEqppsjl23WOoH3AJ-RWV6qpa0VGzsihXsJnPtSMh0eL5GdQ8OSV8dl15BYavWykpvxIw74ihZfopTT4uw2N-Elt2/w640-h426/23_dic07%20(167).JPG" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghQ8hNudkzdNzlE3NI5zghEmapnlk-LaV9vd4vi-iy_1N4Eo-l8Tl_4Yy_mtYry1MaS3yJL78SvqA9UJjI1qj6171sdVD9P7pAfHRgipXj51gojsfI34RhuEYFE5xZ9WYf6iSejBGiXSE_jUseEaMX5OsDpqzt-x2yOHX0q_o9hsMn5gxxw_P3OwSmoVM6/s6000/23_dic07%20(186).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghQ8hNudkzdNzlE3NI5zghEmapnlk-LaV9vd4vi-iy_1N4Eo-l8Tl_4Yy_mtYry1MaS3yJL78SvqA9UJjI1qj6171sdVD9P7pAfHRgipXj51gojsfI34RhuEYFE5xZ9WYf6iSejBGiXSE_jUseEaMX5OsDpqzt-x2yOHX0q_o9hsMn5gxxw_P3OwSmoVM6/w640-h426/23_dic07%20(186).JPG" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnF4uF9Pq2FJ1moo1m06gsZk7vYsfLtvJ-GE6aD4HBcmhKPdlw0ZhrDcRA3jIz8bKl5vCdesXBnmoVw8O4y8x-eeiBtb7t7T7jE9h4d88IHBROWTt7SPggqlkGFdkYc2uwiu9jGnyJBeCGuhgAcR0VQvSguKjvcwyfF19SfjuYoxkfJB9udyyfrkF6L8Qt/s6000/23_dic07%20(191).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnF4uF9Pq2FJ1moo1m06gsZk7vYsfLtvJ-GE6aD4HBcmhKPdlw0ZhrDcRA3jIz8bKl5vCdesXBnmoVw8O4y8x-eeiBtb7t7T7jE9h4d88IHBROWTt7SPggqlkGFdkYc2uwiu9jGnyJBeCGuhgAcR0VQvSguKjvcwyfF19SfjuYoxkfJB9udyyfrkF6L8Qt/w640-h426/23_dic07%20(191).JPG" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivpYzVqFSkf6Pv0Rp_aPe18P0-jy5n9XUjIxQOc5ceYIfN9DkImDpaw7PjhfcYlXR47BYGofxiECnrIpVibh9SAcPeTLr2CIiPIJQarpJhOYsvXBH6Atj_jkBbo0JSeMUaIriPmt7MHg3duImv7igZh0ID_pkh-p6cgoJxtWQAOZuTv0ilr4-8Ng4CtPud/s6000/23_dic07%20(219).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivpYzVqFSkf6Pv0Rp_aPe18P0-jy5n9XUjIxQOc5ceYIfN9DkImDpaw7PjhfcYlXR47BYGofxiECnrIpVibh9SAcPeTLr2CIiPIJQarpJhOYsvXBH6Atj_jkBbo0JSeMUaIriPmt7MHg3duImv7igZh0ID_pkh-p6cgoJxtWQAOZuTv0ilr4-8Ng4CtPud/w640-h426/23_dic07%20(219).JPG" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtxKOja3fVkEy3i_EGhyphenhyphenHuXJEaQ7rq0rfuAVPJ_rQBh5Ex7Jd63YpgZsGBZ6CMxIezrgK1nULl09kSU5G3N5kz3wBUGY901WTx_-407NLCpPq82b533u7AZzMueUfnZkHGvwFmYcz-EYATmKth3k9u7qXgrXefbSJydjjHte1sESHj16C96anYX1M7MZmv/s4752/23_dic07%20(226).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2732" data-original-width="4752" height="368" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtxKOja3fVkEy3i_EGhyphenhyphenHuXJEaQ7rq0rfuAVPJ_rQBh5Ex7Jd63YpgZsGBZ6CMxIezrgK1nULl09kSU5G3N5kz3wBUGY901WTx_-407NLCpPq82b533u7AZzMueUfnZkHGvwFmYcz-EYATmKth3k9u7qXgrXefbSJydjjHte1sESHj16C96anYX1M7MZmv/w640-h368/23_dic07%20(226).JPG" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidNOZvw_Xxa4jLAvcEXTpwKjzQt4l3YtacXVqkQOhjEPDzi-OkCnwyUYmoTVn38w8xLBWvaRCFAA0X6vpqMs893IPcf6qNhuVMDcqbQ1QwLfx1pQe8wqJppY-yAaasIo6aqJTu4vwYzy5pL1Smh7VCn0qbH-zkl80B7Yx8QZuZ_vZ59vQ01fHC8JAJi1yA/s5794/23_dic07%20(227).JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3845" data-original-width="5794" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidNOZvw_Xxa4jLAvcEXTpwKjzQt4l3YtacXVqkQOhjEPDzi-OkCnwyUYmoTVn38w8xLBWvaRCFAA0X6vpqMs893IPcf6qNhuVMDcqbQ1QwLfx1pQe8wqJppY-yAaasIo6aqJTu4vwYzy5pL1Smh7VCn0qbH-zkl80B7Yx8QZuZ_vZ59vQ01fHC8JAJi1yA/w640-h424/23_dic07%20(227).JPG" width="640" /></a></div><br />Nelle vicinanze, per la precisione, in Lungomare Varaldo, quel tale giorno di due settimane fa ci si poteva anche imbattere in tarda mattinata in ragazze a spasso, ciclisti amatoriali e non, amabili conversari in riva al mare, confidenze tra vicini di quartiere (ancorché separati da una staccionata), convenevoli da pubblico esercizio.<br /></div><div style="text-align: left;"><br /><b>Adriano Maini </b><br /><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-25882476421900171332023-12-19T09:20:00.004+01:002023-12-19T09:21:18.015+01:00Hotel Angst - Posto degli sfollati - Terzo Piano 109 - Bordighera <div><div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfg-KYNaWrzheCZuBPE4u0B0bwtkj39uF6pLoolu7NHewZ2Tzh-ykL1Fi9vW5p9K82K3g4KWQSLYYdyZhDmJY84fixL9SpzUrU3R6GsIDGT5lG-upbqOIsOS83w2bUCeI4IfjjBhALql0Ae7rI0M4iGVDgq_9X1ypYiKgk406XtoZVlZ8awCY6fmg3VfF6/s2976/bha1.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfg-KYNaWrzheCZuBPE4u0B0bwtkj39uF6pLoolu7NHewZ2Tzh-ykL1Fi9vW5p9K82K3g4KWQSLYYdyZhDmJY84fixL9SpzUrU3R6GsIDGT5lG-upbqOIsOS83w2bUCeI4IfjjBhALql0Ae7rI0M4iGVDgq_9X1ypYiKgk406XtoZVlZ8awCY6fmg3VfF6/w640-h426/bha1.JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Bordighera (IM): l'ex Hotel Angst</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Roberto Muratore scriveva in una data non precisata, alla vigilia della
sua esecuzione, alla moglie Antonietta Lorenzi una breve missiva così
carica di dignità personale e di affetto per i suoi cari, che
meriterebbe di essere citata tra le "Ultime Lettere dei Condannati a
Morte della Resistenza Italiana".<br />Essa, tuttavia, non risulta sinora pubblicata nel <a href="https://www.ultimelettere.it/" target="_blank">sito</a> "ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana". <br />Ci sono diverse annotazioni da effettuare in proposito.<br />La
prima consiste nel fatto che il documento in questione - rinvenuto da
Paolo Bianchi di Sanremo - è conservato nell'Archivio di Stato di <a href="http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it/" target="_blank">Genova</a>
insieme ad altri incartamenti riferiti a processi di epurazione
antifascista dell'immediato secondo dopoguerra: se ne può dedurre, per
analogia, ma anche alla luce di quanto segue, che lo scritto corrisponda
alle ultime volontà di una vittima della furia nazifascista e non di un
deliquente qualsiasi, che, anzi, difficilmente in quei tempi oscuri
veniva perseguito.<br />La seconda che per quante altre ricerche - via
Web, va da sè - si siano fatte, come nel caso degli elenchi delle
persone morte a qualsiasi titolo nel conflitto, realizzati a suo tempo
dal Comune di Ventimiglia, i cognomi Muratore e Lorenzi (tipici della
città di confine e delle sue Frazioni) non appaiono o come nel caso del
memoriale dei <a href="http://www.villamigonegenova.it/2020/05/19/19-maggio-1944-leccidio-del-turchino/" target="_blank">Martiri</a>
della Strage del Turchino, per la quale le vittime furono barbaramente
selezionate tra detenuti nelle carceri di Genova (e nella quale vennero
trucidate tre persone di Camporosso, un uomo di Olivetta San Michele, un
partigiano di Oneglia ed il patriota antifascista Renato <a href="https://gsvri.blogspot.com/2015/10/e-non-sapevamo-che-era-lultimo-treno.html" target="_blank">Brunati</a>, che aveva la residenza alla Casa del Mattone di Bordighera). In verità, nell'archivio online dell'<a href="https://www.ilsrec.it/" target="_blank">Istituto</a>
ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea
"Raimondo Ricci", appare un Roberto Muratore, ma come partigiano della
4a Brigata Val Bormida Giuliani Divisione Autonoma Fumagalli: un caso a
parte, dunque.<br />Ancora. Il biglietto di Roberto Muratore venne scritto
a macchina con molti errori di ortografia e di grammatica. Ad esempio,
la lettera era indirizzata a "Lorenzi Antonietta - Otel Lans Posto degli
sfollati - Terzo Piano 109 - Bordighera". Viene il dubbio - dato il
tragico contesto - che sia stato compilato da un'altra persona: si
potrebbe persino supporre un furiere tedesco.<br />Sembra giusto riportarne qualche brano un po' aggiustato in italiano. "<i>Cara
moglie mi hanno fatto il processo e mi hanno condannato a morte... la
colpa della mia pena è di tuo padrino che ha raccontato tutto quello che
ha voluto per salvarsi lui stesso... io di male non ho mai fatto nulla
come ben sa tutto il nostro paese. Noi siamo stati disgraziati perché la
nostra vita di matrimonio é stata molto breve, ma pensa al bambino che
ti conforta. Sono gli ultimi Saluti e baci a te ed al mio piccolo Tino
che non ha potuto conoscere suo padre e che ha avuto la medesima sorte
di me che non ho conosciuto la mamma. Saluti al fratello e al Padre...</i>"</div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFVsd5Gnly-EclGatcQ7Lj-lbeLB_OVDJntHcA3h7VvhbTWLixTv9b5oPCJQKo-K3P95WWQl_vcgxoIjrFKyW4D23A29M1o3u0csQ1lOJQuDHAuiZK9WM6akr7sbUknBtLmSyCUYr67ZhULzMjKcQno00iKsYv-znMnE8delBUjOS_yRpUpNCbWqhDpzmK/s974/bha2.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="939" data-original-width="974" height="618" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFVsd5Gnly-EclGatcQ7Lj-lbeLB_OVDJntHcA3h7VvhbTWLixTv9b5oPCJQKo-K3P95WWQl_vcgxoIjrFKyW4D23A29M1o3u0csQ1lOJQuDHAuiZK9WM6akr7sbUknBtLmSyCUYr67ZhULzMjKcQno00iKsYv-znMnE8delBUjOS_yRpUpNCbWqhDpzmK/w640-h618/bha2.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno stralcio del documento qui citato. Fonte: Archivio di Stato di Genova, come da ricerca effettuata da Paolo Bianchi di Sanremo (IM)</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFLTBFUYhJI0Gyf2jbzmeHSP2bGzIj1W8-aoMm9-rX9AFHz7XzVJYdxwzzrSG4G8z4RlE5J2koyH4iN8Kx6BsYYnhOM9DYG2R5JKwbLei_Qh42zKlyYCVZT9xIyt5nGVKa1Ayhuxi8k3giPruq2dceylFipnR0TqlnhIYBi4AD1x600SCNYkuSvhBweDLE/s1108/bha3.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1108" data-original-width="1080" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFLTBFUYhJI0Gyf2jbzmeHSP2bGzIj1W8-aoMm9-rX9AFHz7XzVJYdxwzzrSG4G8z4RlE5J2koyH4iN8Kx6BsYYnhOM9DYG2R5JKwbLei_Qh42zKlyYCVZT9xIyt5nGVKa1Ayhuxi8k3giPruq2dceylFipnR0TqlnhIYBi4AD1x600SCNYkuSvhBweDLE/w624-h640/bha3.jpeg" width="624" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Segnalazione di un agente della polizia ausiliaria in data 14 giugno 1945 dello stato di arresto di Onorio Lorenzi, compiuto dagli Agenti di Polizia del Comitato di Epurazione di Ventimiglia, a seguito della denuncia fatta dalla signora Antonietta Lorenzi. Fonte: Archivio di Stato di Genova, come da ricerca effettuata da Paolo Bianchi di Sanremo (IM)</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Per essere la signora con il figlioletto sfollata in albergo a
Bordighera i coniugi dovevano per forza essere abitanti di un borgo
della zona Ventimiglia-Bordighera. Forse di Villatella, Frazione di
Ventimiglia (IM), stante l'accusa ("... di aver deposto contro di lui
alla G.N.R. di Ventimiglia tanto da farlo fucilare...") fatta, finita la
guerra, dalla vedova Antonietta Lorenzi a carico di tale Onorio
Lorenzi, residente in quel paese. A Bordighera venivano fatti trasferire
gli abitanti delle zone di confine con la Francia (quelli della <a href="https://gsvri.blogspot.com/2020/02/il-comando-tedesco-ordino-levacuazione.html" target="_blank">val Roia</a>
addirittura anche a Torino, inoltre con marce forzate). Nelle strutture
turistiche requisite furono, del resto, ricoverati gli abitanti della
Città delle Palme che avevano avuto le case colpite dai bombardamenti,
in genere navali. Tutto ciò lascia inquadrare la possibile data della
missiva in oggetto nel periodo compreso tra l'assestamento (settembre
1944) delle forze armate alleate sulla vecchia linea di confine
italo-francese e la fine della guerra.<br />La tragica vicenda di Roberto
Muratore forse lascia aperto un altro interrogativo, assodata l'attuale
giacenza in Genova del nominato biglietto: quello del suo arrivo o meno
fra le mani della moglie e degli oggetti lì segnalati, la fede nuziale,
l'orologio e le cento lire.</div><div style="text-align: justify;"><br /><b>Adriano Maini</b><br /></div> <div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-88516588352342872792023-12-12T11:37:00.002+01:002023-12-12T11:37:30.849+01:00Sbiaditi racconti ed altri inediti di guerra <p style="text-align: justify;"></p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVlKb-hlYDzuo_NsqD0eSNcKkD30LWWmT5_WLJLljrwh6fIyCYFe2eZfdqbOZvHHlR4mnCbpyrGPHCv8_ce0K-ToiYceF-JkUVU_9NQVhyFGvlwaNAWeE2PLpqVoUumcvM6z2NTMZVg_2GogZSEOmtQHHtVusjuAYuIZhLYlPy5t5219-Z0iDmYmZr6n-P/s754/m.cas-l45.GIF" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="754" data-original-width="753" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVlKb-hlYDzuo_NsqD0eSNcKkD30LWWmT5_WLJLljrwh6fIyCYFe2eZfdqbOZvHHlR4mnCbpyrGPHCv8_ce0K-ToiYceF-JkUVU_9NQVhyFGvlwaNAWeE2PLpqVoUumcvM6z2NTMZVg_2GogZSEOmtQHHtVusjuAYuIZhLYlPy5t5219-Z0iDmYmZr6n-P/w640-h640/m.cas-l45.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Richiesta alla Corte di Assise Straordinaria di Imperia da parte del governatore alleato <a href="https://gsvri.blogspot.com/2022/03/il-31-dicembre-1944-il-dottor-gibelli-e.html" target="_blank">Garigue</a> per un rinvio di presenza in processo della teste Lina Meiffret. Documento in Archivio di Stato di <a href="http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it/" target="_blank">Genova</a>. Ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo (IM)</td></tr></tbody></table><br />Il giovane, inibito dall'Ovra rispetto
allo sfollamento di tutta la popolazione locale, al terzo giorno di
guerra riusciva ad eclissarsi su uno dei pochi treni in partenza da
Ventimiglia (IM) in direzione - logicamente! - levante.<br /></div><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Sopra Bolzano in quell'estate del 1940 passavano anche aerei italiani diretti a nord: a bombardare l'Inghilterra?<br /></p><p style="text-align: justify;">L'ex
coscritto della Regia Marina narrava da anziano di una deriva per mare
di giorni e giorni, prima che egli e lo sparuto gruppo di compagni
superstiti all'affondamento venissero tratti in salvo.<br /></p><p style="text-align: justify;">Nel
viaggio in treno, che lo riportava alla nave di ritorno dalla breve
licenza in Nervia di Ventimiglia, il furiere vedeva le fumanti rovine di
una Genova appena colpita da uno dei terribili bombardamenti di quel
conflitto. Forse doveva ancora assistere dalla plancia di comando della
corazzata alla prima battaglia navale della Sirte, che non fece, invero,
grandi danni.</p><p style="text-align: justify;">Il futuro maresciallo
di polizia, scampato alla ritirata di Russia, prima di andare ancora una
volta in partenza, questa volta per cercare di unirsi agli Alleati in
Costa Azzurra, ebbe la casa distrutta da ordigni scagliati dall'alto.<br /></p><p style="text-align: justify;">Un
semplice fante, neppure ferito, dal nord Africa in Italia rientrò
misteriosamente in aereo poco prima che avvenisse la resa delle forze
dell'Asse su quel teatro.</p><p style="text-align: justify;">Non si
commuoveva al ricordo della campagna di Russia, forse tenendo ben
presente la fotografia che lo ritraeva in quelle lontane lande atletico
ufficiale eretto superbamente a cavallo, ma nel rievocare il suo viaggio
a piedi, iniziato ad Alessandria al momento dell'armistizio, per
rientrare in famiglia in Irpinia, qualche luccicone agli occhi ad un
Luigi ormai anziano veniva sul serio.<br /></p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Dalla
corazzata che prendeva il largo i marinai vedevano arrivare sulla
banchina del porto di Pola i primi mezzi tedeschi: non potevano
immaginare che di lì a breve gli stukas avrebbero tentato, senza
riuscirci, di colpirli. In una certa saga familiare si vociferava di un
ammutinamento di ufficiali affinché quella flotta dell'Adriatico andasse
sul serio a consegnarsi agli inglesi a Malta.</p><p style="text-align: justify;">Dopo l'8 settembre 1943 l'addetto, nei recessi
dell'incrociatore Raimondo Montecuccoli, continuava imperterrito a sfornare pane,
adesso mentre la superba nave faceva trasporti per conto degli Alleati. <br /></p><p style="text-align: justify;">Anche in Magauda di Bordighera era stato realizzato un rifugio artigianale antiaereo. <br /></p><p style="text-align: justify;">La seta dei paracadute dei bengala era un provvidenziale dono del cielo per i civili che riuscivano ad impossessarsene.<br /></p><p style="text-align: justify;">Alcune
amanti dei gerarchetti nazisti di Sanremo in quel torno di tempo
abitavano a Bordighera: per questo via vai si produceva un grande
impegno di autisti, anche italiani, delle SS.</p><p style="text-align: justify;">E
sempre da Sanremo una spia dell'Abwehr da privato riusciva anche ad
occuparsi della tentata vendita di un quadro del Tintoretto, attirando
su di sé e sui suoi complici l'attenzione delle autorità doganali,
ancora sussistenti, perché il dipinto in questione era transitato dal
Principato di Monaco attraverso la frontiera francese con l'Italia.</p><p style="text-align: justify;">D.
del suo partigianato raccontava solo che una volta, dovendo raccogliere
con un compagno del materiale, si erano divertiti a scivolare sulla
neve sino a finire dentro ad un cumulo di letame, da loro erroneamente
scambiato per un covone ammantato di bianco.<br /></p><p style="text-align: justify;">Una
scena accaduta innumerevoli volte, ma era sempre della zona intemelia
la madre che stringeva la figlioletta al seno, dove aveva nascosto
documenti compromettenti, dinanzi a nazisti che cercavano il marito.</p><p style="text-align: justify;">Padre e figli, proprietari di noto garage in Bordighera, collaboratori del capitano <a href="https://gsvri.blogspot.com/2020/01/il-capitano-gino-affermava-di-fare.html" target="_blank">Gino</a>,
accorrevano allarmati per verificare a poche decine di metri dal loro
luogo di lavoro come stessero le donne e la bambina dell'appartamento
colpito dal mare, non sapendo che erano già sfollate.<br /></p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Lina <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/05/bordighera-presentazione-del-libro-lina.html" target="_blank">Meiffret</a>,
trattenuta da impegni di lavoro al governatorato alleato provinciale,
doveva più volte giustificare alla corte d'assise straordinaria di
Imperia i suoi impedimenti a poter testimoniare contro la persona, un
tempo amica, che aveva contribuito a scatenare l'inferno contro di lei e
contro il martire della Resistenza Renato <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2020/02/06/la-resistenza-a-bordighera-im-cenni/" target="_blank">Brunati</a>.</p><p style="text-align: justify;">La
similare istanza giudiziaria di Sanremo condannava a pena blanda, solo
per "furti" e non per partecipazione a rastrellamenti, un milite del
Distaccamento di Bordighera della <span class="_4yxp">XXXII^ <a href="http://storiaminuta.altervista.org/diventero-il-capo-delle-brigate-nere/" target="_blank">Brigata </a>
Nera <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/03/cenni-sulle-brigate-nere-in-provincia.html" target="_blank">Padoan</a>, nato a Ventimiglia, ivi residente.</span></p><p style="text-align: justify;"><span class="_4yxp">Il professore <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/09/ma-fu-un-buon-matrimonio-e-nacquero-due.html" target="_blank">Mario Calvino</a>, padre del più illustre <a href="http://adrianomaini.altervista.org/adesso-si-sarebbero-presi-per-mano-avrebbero-camminato-smarriti-bambini-senza-mamma/" target="_blank">Italo</a>,
attestava, finito il secondo conflitto mondiale, che un dattilografo
della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana della R.S.I.) di Imperia,
costretto a tale mansione dagli eventi, in realtà aveva passato
clandestinamente svariate utili informazioni ai patrioti.</span> </p><p style="text-align: justify;">La
polizia partigiana di Ventimiglia doveva inoltre registrare molte
denunce di persone che intendevano riottenere certi loro beni affidati a
dei vicini o a dei conoscenti nelle occasioni delle loro precedenti
fughe, più o meno precipitose.</p><b>Adriano Maini</b>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-11328447880200603622023-12-08T10:07:00.001+01:002023-12-08T10:07:06.992+01:00Francesco Biamonti sapeva di trovare spesso Sergio "Ciacio" Biancheri sul lungomare di Bordighera<p style="text-align: justify;"></p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzVEcmBVrzbMqgw9sSjSiIepZ9KPfLK2eR3KcnOv3tsgWgAsLKHt6PpJZGx6vdl1yukGCVjg_cuORyuHpS0zLfnha6Ee_DFzeBvZeFi5HGSJopWygsbTgoTwAuK2BPSfuRYd6h4Xmzw-B8pcu-P2EunTS4jRbyqTzWYiKNfEnVPiidiJPOv9HdFz5KBLsl/s2976/22_dic26%20(61).JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzVEcmBVrzbMqgw9sSjSiIepZ9KPfLK2eR3KcnOv3tsgWgAsLKHt6PpJZGx6vdl1yukGCVjg_cuORyuHpS0zLfnha6Ee_DFzeBvZeFi5HGSJopWygsbTgoTwAuK2BPSfuRYd6h4Xmzw-B8pcu-P2EunTS4jRbyqTzWYiKNfEnVPiidiJPOv9HdFz5KBLsl/w640-h426/22_dic26%20(61).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Bordighera (IM): il Lungomare Argentina<br /></td></tr></tbody></table><br />Si racconta che Bruno <a href="https://mainiadriano.blogspot.com/2021/06/come-al-solito-ritrovo-bruno-fonzi.html" target="_blank">Fonzi</a> avesse preso in carico una borsa di svariati appunti, tutti di Giacomo Ferdinando <a href="http://storiaminuta.altervista.org/giacomo-natta-negato-alla-stabilita/" target="_blank">Natta</a>,
una volta defunto quest'ultimo, con l'impegno di condividere, in
funzione di future occasioni di valorizzazione, il materiale per così
dire ereditato con diversi attori dei cenacoli letterari ed artistici
che facevano perno anche su Bordighera: da quel lontano 1960 si sono
perse, purtroppo, le tracce di quel prezioso retaggio.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Francesco <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/10/mostra-il-paesaggio-e-una-compensazione.html" target="_blank">Biamonti</a> sapeva di trovare spesso Sergio "Ciacio" <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/ricordo-di-guido-seborga.html" target="_blank">Biancheri</a>
sul lungomare di Bordighera intento ad abbozzare talune delle sue
splendide "Marine": capitava altrettanto di sovente che chiedesse ed
ottenesse in dono dall'amico pittore alcuni degli schizzi di prova, che
al futuro scrittore di San Biagio della Cima sarebbero in seguito
serviti per atti delicati di galanteria in ambito femminile.</p><p style="text-align: justify;">Un altro <a href="https://www.pittoriliguri.info/pittori-liguri/pittori-liguri-800-900/morlotti-ennio/" target="_blank">amico</a> pittore di <a href="http://adrianomaini.altervista.org/seborga-e-biamonti-a-bordighera/" target="_blank">Biamonti</a>, Ennio <a href="https://www.treccani.it/enciclopedia/ennio-morlotti/" target="_blank">Morlotti</a>,
introdotto casualmente in quella compagnia (i nomi che qui corrono ed
altri ancora che non verranno citati animarono irripetibili stagioni
culturali di Bordighera, talvolta anche della zona e del ponente) da
Guido <a href="http://adrianomaini.altervista.org/seborga-e-biamonti-a-bordighera/" target="_blank">Seborga</a>,
trovò nella vicina Ventimiglia un mecenate molto discreto che,
ospitandolo vicino a Porta Marina, gli diede l'occasione di studiare con
calma i <a href="https://www.pittoriliguri.info/pittori-liguri/pittori-liguri-800-900/morlotti-ennio/" target="_blank">paesaggi</a>, in particolare quelli <a href="https://www.settemuse.it/pittori_scultori_italiani/ennio_morlotti.htm" target="_blank">aspri</a>, e la natura del ponente ligure.</p><p style="text-align: justify;">Guido <a href="http://web.tiscali.it/GUIDOSEBORGA/" target="_blank">Seborga</a>, dal canto suo, non pago di avere già suscitato alti <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/06/le-vacanze-di-edoardo-sanguineti.html" target="_blank">pensieri</a>
e valorizzato giovani di intelletto, una volta dedicatosi anche alla
pittura, ben volentieri impartiva in Bordighera, sul finire degli anni
Sessanta, disinteressate lezioni in materia, molto apprezzate da freschi
virgulti.</p><p style="text-align: justify;">Nico <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/02/comera-al-momento-della-vendita-la.html" target="_blank">Orengo</a>,
il vero scopritore di Francesco Biamonti, quando presente nella zona di
Ventimiglia e Bordighera, si teneva in genere più defilato in
prossimità del confine francese e in Val Nervia, in località che furono
per lui (come noto) grandi fonti di ispirazione.</p><p style="text-align: justify;">Di Lalla <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/02/cantare-una-nuvola.html" target="_blank">Romano</a> e di Francesco Biamonti esiste una fotografia che li colse in un intenso, plastico <a href="http://adrianomaini.altervista.org/lalla-romano-e-una-scrittrice-visiva/" target="_blank">conversare</a>. La <a href="http://adrianomaini.altervista.org/tetto-murato-nel-romanzo-appare-come-un-luogo-irreale/" target="_blank">scrittrice</a> - ed <a href="http://lallaromano.it/index2.php?it/130/pittura" target="_blank">artista</a> - che già in gioventù aveva <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/12/a-sanremo-la-sera-sul-tram-le-tendine.html" target="_blank">frequentato</a> la Riviera, segnatamente Sanremo, cui in seguito la legarono anche altri <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/09/solo-nel-1990-accetto-di-raccontare-la.html" target="_blank">affetti</a>, nella sua intensa vita, conclusa in un luogo altamente evocativo, quale Brera in Milano, fu anche una grande amica di <a href="https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/01/13/lalla-al-mare-col-samaritano-antonio-riaMilano15.html" target="_blank">Bordighera</a>, come tante tracce lasciate ancora <a href="http://lallaromano.it/index2.php?it/115/notizie-eventi/31/tempo-di-guerra-e-di-resistenza-negli-scritti-di-lalla-romano-e-di-cesare-pavese-bordighera-ore-21" target="_blank">documentano</a>.
A Lalla Romano in Bordighera è stata intestata una viuzza pressoché di
campagna, a settentrione di regione Due Strade, non discosto dalla
Frazione Borghetto San Nicolò.<br /></p><p style="text-align: justify;">Quasi a chiudere un minuto racconto, non si può dimenticare che Enzo <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/10/si-fa-arte-perche-spinti-da.html" target="_blank">Maiolino</a>, sodale apprezzato da tanti personaggi, qui menzionati e non, e da sempre <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2019/03/una-lettera-di-pablo-neruda-tradotta-in.html" target="_blank">al fianco</a> di Luciano <a href="https://mainiadriano.blogspot.com/2021/06/lei-mio-caro-de-giovanni-mi-scriva.html" target="_blank">De Giovanni</a>,
il quale non disdegnava, pertanto, frequentazioni di Bordighera,
meditava ancora poco prima della morte, sulla base di scritti che forse
si illudeva di ritrovare ancora, e proprio nella città delle palme, di
realizzare un'opera altamente compiuta sulla figura di Giacomo Natta, a
cui, peraltro, aveva continuamente dedicato forte attenzione sotto forma
di saggi critici e, addirittura, di cura di ristampa di talune opere.</p><b>Adriano Maini</b>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-27938472534862659272023-12-05T09:14:00.007+01:002023-12-05T09:15:30.342+01:00Santiago, Riccardo, Pier delle Vigne e Leone <div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWiVo5yY-gnJuo2y8PxRjH4M8QKLgQzjl-CNdHgoC5OXu6y_MbEjowd-up21mBATVGo1YAzx_z-4CGXkV46oGeNn_hj9v8I_pYu__xwGTLUTE0oyuZG2oqIW43RL-H-DM13h5DlNrET6p63EGkVseHLNDvd8NxgDsyVjGs0jNuXS36gZejzN3FXxQu8OCx/s2048/sj1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1361" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWiVo5yY-gnJuo2y8PxRjH4M8QKLgQzjl-CNdHgoC5OXu6y_MbEjowd-up21mBATVGo1YAzx_z-4CGXkV46oGeNn_hj9v8I_pYu__xwGTLUTE0oyuZG2oqIW43RL-H-DM13h5DlNrET6p63EGkVseHLNDvd8NxgDsyVjGs0jNuXS36gZejzN3FXxQu8OCx/w640-h426/sj1.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">San Giovanni, Frazione di Sanremo (IM): campagne abbandonate<br /></td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;">Si presta a qualche considerazione di carattere locale la recensione di
Marco Belpoliti a "Lettere a Chichita (1962-1963)" a cura di Giovanna
Calvino, volume dato in uscita presso Mondadori e recensione apparsa
sabato 7 ottobre scorso su "la Repubblica" con il titolo «Italo Calvino:
“Perché credo negli angeli”» - e sommario «In un suo manoscritto il
grande autore svela gli incontri con alcune figure che hanno avuto su di
lui un’influenza benefica o salvifica. E su Robinson l’intervista alla
figlia e un racconto in esclusiva» -. Dalla scheda di presentazione del
citato libro, come già pubblicata, invece, dalla casa editrice milanese
sul Web, si possono estrapolare queste parole: "Il primo appuntamento
con Chichita, a Parigi nell'aprile 1962, è uno dei momenti che Calvino
identificava come cruciali nella propria parabola esistenziale, insieme
alla partecipazione alla Resistenza e all'ingresso nella casa editrice
Einaudi [...] Ritrovate dalla figlia Giovanna, quelle missive del
1962-1963 sono qui pubblicate per la prima volta assieme a un testo
inedito coevo, 'Sulla natura degli angeli', e a una delle risposte di
Chichita. Se ne ricava l'affresco di una quotidianità ricca e
sfaccettata: oltre alle immancabili incomprensioni della comunicazione a
distanza, l'attesa degli incontri con la donna amata, le complicazioni
logistiche degli spostamenti (Sanremo-Torino-Roma-Parigi), le luci e le
ombre del lavoro editoriale, l'irresistibile richiamo della vocazione
letteraria". <br />Il giornalista concentra la sua attenzione sul manoscritto, di cui riporta anche la data, primo ottobre 1963.<br />Da
Belpoliti vengono citati tre ex partigiani di Sanremo, ricordati con
particolare intensità ("«in sodalizio fraterno» legato a «un'allegria
che mai nessuna compagnia d'amici mi ridarà così piena»") da Italo
Calvino nel predetto documento, Adriano S., Pier delle Vigne (Pietro
Sughi) e Jaurès Sughi (Leone), "altri angeli dei suoi [dello scrittore]
inizi: i compagni della Resistenza, quelli che l'hanno introdotto nella
lotta partigiana [...] ex-boxeur, futuro gangster [il primo] [...]
avanzo della legione Straniera [il secondo], l'altro avanzo di galera
[il terzo]". Probabilmente si tratta del primo documento in cui Calvino
abbia scritto di questi suoi vecchi sodali. Oltrettutto, Calvino, uso
del resto a scrivere in terza persona, nei suoi lavori celava sotto nomi
di fantasia personaggi reali.<br />Adriano S. è da identificare con
Adriano (Riccardo) Siffredi, non fosse altro per il fatto che si riporta
la notizia della sua morte come avvenuta a Dien Bien Phu, come noto
luogo della sconfitta subita nel 1954 dall'esercito francese contro i
Việt Minh guidati dal generale Giap, sconfitta che portò alla fine di
quella guerra, con i conseguenti accordi di pace di Ginevra, i quali
sancirono l'indipendenza - anche se poi la storia vide altri tragici
eventi, come la guerra in Vietnam che coinvolse gli Stati Uniti -
dell'Indocina. Questa deduzione attinente la figura di Siffredi può
essere fatta alla luce di una tradizione orale che, in quanto tale, si
lascia in queste righe in un alone di indeterminatezza. Sarà sufficiente
aggiungere qualche frase desunta da un articolo, senza titolo, se non
quello della rubrica, "Corriere di Sanremo", della "Cronaca di Imperia"
de "Il Lavoro Nuovo" (all'epoca quotidiano, con sede a Genova, del
Partito Socialista) di domenica 2 ottobre 1955, in una copia conservata
da Giorgio Loreti, infaticabile animatore delle iniziative dell'Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/09/mostra-di-fotografie-di-ryszard.html" target="_blank">Culturale</a>
di Bordighera: "E' tornato dopo la lunga assenza, attraverso diecimila
miglia di quel mare che amò con passione quasi morbosa, è tornato ai
fiori e agli olivi della sua terra cui donò nei giorni dell'ira e del
riscatto l'indomito ardore della giovinezza Adriano Siffredi, il
«Riccardo» della nostra lotta [...] Non altrimenti vogliamo ricordarlo
questo ventenne comandante partigiano, terrore ai nemici, esempio ai
compagni, sprone agli ignavi: tutto il resto si spegne dinanzi alla luce
che promana dalla sue gesta: Bignone, San Romolo, Borello, <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2023/07/non-appena-la-banda-dei-partigiani-ebbe.html" target="_blank">Via Privata</a>,
Piazza Colombo, Villa Impero... ovunque vi era un'azione da compiere,
un amico da salvare, un nemico da snidare Adriano Siffredi ed i
ragazzi-eroi della <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2020/03/le-squadre-di-azione-patriottica-sap.html" target="_blank">Matteotti</a> furono sul posto, senza nulla chiedere se non di marciare alla testa dell'Esercito di Liberazione [...]". Il padre, <a href="https://www.sanremostoria.it/it/personaggi-illustri/sindaci-benemeriti/334-adolfo-siffredi.html" target="_blank">Adolfo Siffredi</a>, patriota antifascista (<a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2023/07/non-appena-la-banda-dei-partigiani-ebbe.html" target="_blank">Fifo</a>), fu il primo sindaco di Sanremo alla Liberazione. La figlia, <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/12/e-un-lavoro-lento-io-sono-una-persona.html" target="_blank">Eleonora Siffredi</a>,
è una valente artista. Riferimenti ad Adriano Siffredi, poi, risultano
in modo confuso in dichiarazioni contorte ed evasive contenute nel
Diario (brogliaccio) del distaccamento di Sanremo della Brigata Nera "A.
Padoan", documento di cui si dirà meglio dopo.</p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5VusE1c-36PuDvy8G1TlAqr24gFIw5QE_6hwKd2x5Rpsg6Vt1Nq6iuLbGeQkw5EUjvwB-Jl6gulCcyIJUbDDFtgQHWPaRq-ES1TODHlZ-apNFErfPa_YkDXWCDKfdqgrp034Izjuc3LjIpMVaX5Xxlb4MCUjPCnx9DJPVNXXzTNv7s2_UD5c7ChQY_mx-/s882/sj2.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="882" data-original-width="688" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5VusE1c-36PuDvy8G1TlAqr24gFIw5QE_6hwKd2x5Rpsg6Vt1Nq6iuLbGeQkw5EUjvwB-Jl6gulCcyIJUbDDFtgQHWPaRq-ES1TODHlZ-apNFErfPa_YkDXWCDKfdqgrp034Izjuc3LjIpMVaX5Xxlb4MCUjPCnx9DJPVNXXzTNv7s2_UD5c7ChQY_mx-/w500-h640/sj2.GIF" width="500" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una pagina del brogliaccio della Brigata Nera di Sanremo in cui appare più volte il nome di Adriano Siffredi</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">A differenza di Adriano Siffredi, che non viene mai evidenziato nelle
recensioni critiche - quantomeno quelle più note - dei lavori di Italo
Calvino (il cui nome di battaglia da partigiano era "<a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/02/nome-di-battaglia-santiago.html" target="_blank">Santiago</a>"), sui fratelli Sughi esiste una discreta letteratura, dalla quale si può attingere qualche citazione. Premesso che anche <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2022/12/li-invio-dalla-ss-germanica-prendere.html" target="_blank">Pier delle Vigne</a> e <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/02/nome-di-battaglia-santiago.html" target="_blank">Leone</a>
furono valorosi partigiani, si può rammentare - andando in ordine
sparso - che Calvino e Jaures Sughi militarono insieme nell'estate del
1944 nella SAP "Matteotti" di Sanremo; che Pietro Sughi aveva raccontato
a Pietro <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/04/un-impiegato-al-comune-di-san-remo.html" target="_blank">Ferrua</a> (che lo riferisce nel suo "Italo Calvino a Sanremo", Famija Sanremasca, 1991) della grotta nella <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/06/e-si-raggiungeva-anche-qui-la.html" target="_blank">campagna</a>
di San Giovanni, Frazione di Sanremo, attrezzata dal padre Mario
Calvino, dove in talune circostanze si nascosero Italo, il fratello
Floriano - anch'egli partigiano - ed altri patrioti; che quando, nel
corso del <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/01/sul-rastrellamento-di-san-romolo.html" target="_blank">rastrellamento</a>
del 15 novembre 1944, che investì anche San Giovanni, Italo venne
catturato - e si salvò dalla fucilazione perché potè esibire un
surrettizio foglio di licenza - insieme a lui cadde prigioniero Jaures
Sughi, destinato a salvarsi per altre vie, mentre Pietro Sughi e
Floriano Calvino erano riusciti a fuggire prima dell'accerchiamento; che
sempre Pietro Sughi, "Pier delle Vigne", spiegò a Pietro Ferrua il
retroscena reale dell'episodio dell'incendio nel casone riportato ne "Il
sentiero dei nidi di ragno": «Cosa era successo in realtà? I partigiani
erano pieni di pidocchi e spidocchiandosi sulla fiamma ad uno prese
fuoco la camicia, che appiccicò fuoco al canniccio sul quale c’erano
delle munizioni». Si aggiunga che "Pier delle Vigne" Sughi era
attivamente ricercato dalle Brigate Nere di Sanremo; alcune note del
brogliaccio di questa milizia fascista, lette a distanza di tempo,
assumono il tono del picaresco, se non del grottesco, specie quella del 1
febbraio 1945 (il che lascia intendere che dalle parti di San Giovanni i
partigiani erano ben tornati):"... informa che la concubina di Pier de
la Vigna (Sughi Pietro) parte sempre alle ore 9 e 1/4 antim. e ritorna
alla sera alle 19 circa (o alle 18 3/4) per andare da Pier de la Vigna
(suo concubino) a portargli da mangiare. Fa il seguente itinerario [...]
Di lì va alla Madonna del Borgo. Prende la mulattiera. Va al golf e di
lì a S. Giovanni. Ci dev'essere un casolare di campagna, isolato,
vecchio, dove non abita nessuno, a destra della strada mulattiera, una
mezz'oretta - o venti minuti - dopo la Chiesa di S. Giovanni. Sotto c'è
la stalla e sopra ci sono due camere [...] Pier de la Vigna e la
concubina stanno insieme e mangiano insieme. Generalmente vi sono altri
due ribelli [...]". </div><p></p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNxUQyu3cmjpPVyQITJCs8Q7p4dzZEZeAmPehHlcL7b8PntwOvw4SyOuIqHEzI5mXGd3i_u6pBMgCJfbWaPRvnq7p2sZjz8DQgua5Lu-wSfTuPVTvA_kYUyWSjuJ2_6j2bCpl6owxdlj65wXCjVXmweYk_6ti4iqM7lxiGBmEOxvBnmfN0D1lgmCFm3Ai0/s1132/sj3.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="451" data-original-width="1132" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNxUQyu3cmjpPVyQITJCs8Q7p4dzZEZeAmPehHlcL7b8PntwOvw4SyOuIqHEzI5mXGd3i_u6pBMgCJfbWaPRvnq7p2sZjz8DQgua5Lu-wSfTuPVTvA_kYUyWSjuJ2_6j2bCpl6owxdlj65wXCjVXmweYk_6ti4iqM7lxiGBmEOxvBnmfN0D1lgmCFm3Ai0/w640-h254/sj3.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lo schizzo della zona di San Giovanni a Sanremo fatto da un brigatista nero</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFq15y6cWd91KcHLO-XzMoCCeaa6Eadd9Mpf1o0sC9yZxeTSlBuDfJToudtDdacU4f0Rg0F8sd56o_b86eHd7P8dmNJp9Hntf5B2XAGwlpKorknXF3CwXV-kaS-nl0D0eJUbYBKFbAI2C1GNZuceptNWwBmj3O-UWaiWrd0bhVzH_DkFgUHSFHLr5XNhzz/s1115/sj4.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1115" height="430" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFq15y6cWd91KcHLO-XzMoCCeaa6Eadd9Mpf1o0sC9yZxeTSlBuDfJToudtDdacU4f0Rg0F8sd56o_b86eHd7P8dmNJp9Hntf5B2XAGwlpKorknXF3CwXV-kaS-nl0D0eJUbYBKFbAI2C1GNZuceptNWwBmj3O-UWaiWrd0bhVzH_DkFgUHSFHLr5XNhzz/w640-h430/sj4.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La copia del documento di identità di Pietro Sughi nel brogliaccio della Brigata Nera di Sanremo</td></tr></tbody></table><br />La pagina in questione riporta anche
uno schizzo della zona; la stesura del brogliaccio viene interrotta
pochi giorni dopo, per lo meno nella copia in dotazione a Paolo Bianchi
di Sanremo, da cui qui si attinge; a gennaio 1945 in questo diario
viene, altresì, allegata la carta d'identità di Pietro Sughi o una sua
riproduzione.</div><div style="text-align: justify;"><b> </b></div><b>Adriano Maini</b> <br />Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-27576746969661477762023-12-03T08:34:00.004+01:002023-12-03T08:35:29.182+01:00C'é una Torre nella Piana di Latte... <div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2yg-Jxiv5Tk87o9-uz9UiijXikt6wNmkYyIda_D6VTs0vNDm008s3oepgja3bPI_7lxBCrj2R-qMyZok6nDlTHK3wwpGsqI5FvwZGAwfZm1lMuw44fu4_TaeJkPit1yfrTGEwgyNlwrwBS4yT0lg3acrz5tDqkoj5K0w-8IYqzQJ3K07dRsCo3ybTTPfO/s2005/tl1.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1313" data-original-width="2005" height="420" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2yg-Jxiv5Tk87o9-uz9UiijXikt6wNmkYyIda_D6VTs0vNDm008s3oepgja3bPI_7lxBCrj2R-qMyZok6nDlTHK3wwpGsqI5FvwZGAwfZm1lMuw44fu4_TaeJkPit1yfrTGEwgyNlwrwBS4yT0lg3acrz5tDqkoj5K0w-8IYqzQJ3K07dRsCo3ybTTPfO/w640-h420/tl1.JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): una vista parziale della Piana di Latte</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;"></p><div style="text-align: justify;">Persiste un gran scrivere - per non
dire un gran pontificare - sulle ville storiche di Latte, Frazione di
ponente di Ventimiglia. E non solo su quelle - per lo più situate nella
Piana -, ma anche su altre, non molto lontane.</div><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Spiace
solo che un bel dibattito non ci sia mai stato sui rischi corsi -
ancora nel recente passato - di ulteriore cementificazione, né su
ristrutturazioni, che almeno in un caso si dice sia consistita in uno
sventramento completo con successiva ricostruzione. Come aveva paventato
ne "Gli spiccioli di Montale" Nico Orengo, di cui non si sa se si sia
mai rallegrato di qualche relativa salvaguardia pur conquistata in zona.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGh7XyX9FluRP_FRiR8tetPhqmoFKZRZYYcoJJy56MGXqUuQ3VXxpllKvdypBkVgfVTZxcHDaJUN8UnPuNhA21ts_X1HZsbWkBtG-9J2QUlaK_WwdyhXfdyedFXtqORysByuT_DceV_-SqTDcaQ_c-A1cbZy2pSUqMeT444f7YglweUgwm2n4ml2tWaEiW/s1857/tl7.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1305" data-original-width="1857" height="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGh7XyX9FluRP_FRiR8tetPhqmoFKZRZYYcoJJy56MGXqUuQ3VXxpllKvdypBkVgfVTZxcHDaJUN8UnPuNhA21ts_X1HZsbWkBtG-9J2QUlaK_WwdyhXfdyedFXtqORysByuT_DceV_-SqTDcaQ_c-A1cbZy2pSUqMeT444f7YglweUgwm2n4ml2tWaEiW/w640-h450/tl7.jpg" width="640" /></a></div><br />Conviene rifugiarsi nell'aneddotica.<p></p><p></p><p style="text-align: justify;">C'è
una Torre - una delle cinque, se non aggiuntiva, delle superstiti
strutture di avvistamento, come da elenco stilato da competente persona
del posto - adagiata al muro di cinta - lato di ponente, affacciato
sulla foce del torrente Latte - del parco di una vestusta magione del
novero di quelle già menzionate, una Torre che in una stanzetta al
pianterreno negli anni - quelli Ottanta - di fulgore di sagre popolari e
Feste de l'Unità - ma anche dell'Amicizia (Democrazia Cristiana) -
ospitava materiali utili a tali accadimenti: a fianco, talora,
all'aperto, si tenevano incontri conviviali, qualche volta rallegrati
dal passaggio di qualche vispo porcospino. L'edificio oggi dovrebbe
essere di proprietà diversa da quella dell'intero complesso padronale,
ma, invero, questo aspetto risulta poco interessante.</p><p style="text-align: justify;">La
stretta Via Romana, infrastuttura di accesso a molte delle già dette
dimore, attraversa la località da una parte parallela al mare,
dall'altra alla ferrovia, prima in un senso, poi, in un altro, mediante
un cavalcavia pedonale, sì da congegnare un'arteria carrozzabile
strozzata quasi a metà. Allo stato attuale ci sono discreti parcheggi a
ponente. All'epoca di tante feste popolari era uno spettacolo vedere
invaso di automobili e di motocicli l'ampio greto del rio, compresi
tratti del corso - asciutto d'estate! -. Per chi arrivava - ma anche
adesso - sussisteva l'obbligo di prestare sempre attenzione al fatto che
non ci sono quasi mai due sensi di marcia. </p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG6pCTj9pPhcMHsUMbjOCFaxo9PE30reblCKeoxTos2GrrNKo69FsI3bTsXEgjGEwRCqwQqhQkP7SaAZmo-qiQaus8NR7Zx9E6yCZGu0_Fx_yxbvNczOt4OTGDeJIs4vDYGindPT3_IqMsvcKr5Z5qx4-bztXzpkyDgXVA6_lYkFYMigXFNiVz6PkGMU8u/s2603/tl4.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1657" data-original-width="2603" height="408" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG6pCTj9pPhcMHsUMbjOCFaxo9PE30reblCKeoxTos2GrrNKo69FsI3bTsXEgjGEwRCqwQqhQkP7SaAZmo-qiQaus8NR7Zx9E6yCZGu0_Fx_yxbvNczOt4OTGDeJIs4vDYGindPT3_IqMsvcKr5Z5qx4-bztXzpkyDgXVA6_lYkFYMigXFNiVz6PkGMU8u/w640-h408/tl4.JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): un classico tratto di levante della Via Romana a Latte</td></tr></tbody></table><br />Una situazione che probabilmente disegna da sola tante storie.<p></p><p></p><p style="text-align: justify;">Ad
esempio, diversi anni fa Nico Orengo scrisse - dopo averne letto
"Quaranta e mezzo" - un biglietto di congratulazioni ad Arturo <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/10/io-sfogliavo-i-cataloghi-dei-due.html" target="_blank">Viale</a>
(che lo ha pubblicato nel suo ultimo "Punti Cardinali: da capo Mortola a
capo Sant'Ampelio", Edizioni Zem, 2022), in cui, tra l'altro,
menzionava l'albero di giuggiola presente prima del cavalcavia della Via
Romana, aggiungendo: "Caro Viale, il suo raccontare mi ha tenuto una
affettuosa e sincera compagnia per una sera, tempo fa...".</p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7qOP0uVl_cx2BCV2CEdB_35GobGfFUC0ULnTQDRYeD0w8p3IPtlFXZ7rhiEV3geliRhwkiTUSoqRKw10MXGd1g5mZ_VOt2eZ7DesyF01kusjZCSva7NVHoWlW7e4DwYshfjugf5DhSmtf1LzSklj7DfewFeEs3LSwDTS3N3v-O0zfsT6is8RY4DvBV_JY/s2976/tl2.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7qOP0uVl_cx2BCV2CEdB_35GobGfFUC0ULnTQDRYeD0w8p3IPtlFXZ7rhiEV3geliRhwkiTUSoqRKw10MXGd1g5mZ_VOt2eZ7DesyF01kusjZCSva7NVHoWlW7e4DwYshfjugf5DhSmtf1LzSklj7DfewFeEs3LSwDTS3N3v-O0zfsT6is8RY4DvBV_JY/w640-h426/tl2.JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): il cavalcavia della Via Romana a Latte</td></tr></tbody></table><br />Neanche a farlo apposta appena
attraversata quella passerella - o poco prima, se si arriva da un'altra
direzione - sorge Villa San Gaetano. Dalla fitta ringhiera sovrastante
la ferrovia si intravvede a malapena l'abside della Chiesetta dallo
stesso nome, che sorge di fronte: i colori sono belli ed intensi, mentre
la facciata è grigia e smorta. A quella Cappella a cavallo tra gli anni
Ottanta e gli anni Novanta erano usi recarsi per depositare fiori due
ferrovieri in pensione, lieti di rendere in tale modo felice una signora
più anziana di loro, impossibilitata a muoversi. A Villa San Gaetano
Maria Pia Urso, di recente purtroppo scomparsa, ha dedicato un bel libro
di memorie - sue e di famiglia -, uno spaccato di grande livello
sociale e morale. "... l'intensa esperienza di vita, la gioventù
spensierata al mare, gli ideali, i gusti culturali, le curiosità e le
molteplici iniziative nella comunità", sottolineava una presentazione
dell'opera (Maria Pia Urso, Villa San Gaetano, youcanprint, 2015).<br /></div><p></p><p style="text-align: justify;">Spostandosi
verso ponente si possono scorgere la casa a lungo abitata ed i resti
delle campagne per pari periodo coltivate a fiori - rose, soprattutto -
con passione e competenza - il tutto rigorosamente in affitto - da
Libero Alborno, il Libero de "La curva del Latte" e di altri romanzi di
Nico Orengo.</p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBVBaLdsqpGPfELz5rf6PqWptmezqWlJ972_JxDeSRUQByMUs_dfwl4dhoXo72T20bv0ii0wvah7GUFdeJF0KsZT_r9zsdbux6V1oD2vXSILuxvKG-TQKwFzKjTWhiVEkp_gWdmifh6r6v-ntz5NRsuVzQFYTh7SEqkcnpZXQao6D-W0iIDRgXSAlq6kOa/s4000/tl5.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3000" data-original-width="4000" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBVBaLdsqpGPfELz5rf6PqWptmezqWlJ972_JxDeSRUQByMUs_dfwl4dhoXo72T20bv0ii0wvah7GUFdeJF0KsZT_r9zsdbux6V1oD2vXSILuxvKG-TQKwFzKjTWhiVEkp_gWdmifh6r6v-ntz5NRsuVzQFYTh7SEqkcnpZXQao6D-W0iIDRgXSAlq6kOa/w640-h480/tl5.JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): uno spazio verde a complemento di un parcheggio nella zona di ponente della Via Romana a Latte</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Si narra, inoltre, di episodi - accaduti in qualche punto della Piana -
di pura goliardia ai quali lo scrittore si sarebbe lasciato andare con
compagni sì di modesta statura intellettuale, ma che si beavano
contraccambiati della sua presenza e che non si sono mai sognati di
dedicargli pensieri scritti.</div><p></p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga3wygTcCar1cNubyhzUSS4WMdziz8DZ9p6VvpE0pPgXMgrZtEPHMmsL8GDXFiJPMzZKrgd4EDaPDobYOme-aBBDVHXs6l6z1fOEMP1FHb5RFhm9sOdajWNT8HyZwbNXawVNYrlOKZkSJGmRKP2EEABW_h6wLc2ue_CJ7nODFfez3w9ZUEC8VY4y1Ze_u3/s2976/tl3.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga3wygTcCar1cNubyhzUSS4WMdziz8DZ9p6VvpE0pPgXMgrZtEPHMmsL8GDXFiJPMzZKrgd4EDaPDobYOme-aBBDVHXs6l6z1fOEMP1FHb5RFhm9sOdajWNT8HyZwbNXawVNYrlOKZkSJGmRKP2EEABW_h6wLc2ue_CJ7nODFfez3w9ZUEC8VY4y1Ze_u3/w640-h426/tl3.JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): la zona di Latte, vista dalle vicinanze di Villa San Gaetano</td></tr></tbody></table><br />Da quelle parti ha abitato a lungo un
floricoltore, per nulla vanesio, ma del quale ancora oggi si raccontano
da terze persone grandi avventure di pesca, vissute negli anni, da
quella - ripetuta - al pescespada, affrontata sempre con un piccolo
guscio, non con mezzi professionali, a quella - che si tramanda ancora -
di una mirabolante imbarcata di bianchetti, che, forse, non era già del
tutto lecita, stanti i divieti in materia. Il fratello, forse sodale,
forse più pronto ad uscire in mare con altri, ridimensionava, invece, in
una datata conversazione gli esiti di una ricerca di branzini, di cui
si era, invece, tramandata una bella storia, storia, inoltre, costellata
di riferimenti a inconsueti, di solito rocciosi, rialzi del fondale, al
massimo a pelo
d'acqua, teatri a volte, per i conoscitori di quegli arcani, di cospicui
risultati e talora muti conservatori di relitti misteriosi, spesso
piratescamente trafugati. Non sempre i gozzi sono partiti o tornati
dalle spiagge della Piana di Latte, ma spesso, per un risvolto o
l'altro, lì si torna. </div><p></p><p style="text-align: justify;">D'altronde,
i racconti di pesca - a fare inizio dallo stesso Nico Orengo -
abbondano per tutto il ponente di Ventimiglia, da Punta della Rocca al
confine con la Francia.<br /></p><b>Adriano Maini</b> <br />Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-13564159521175074382023-12-01T08:23:00.004+01:002023-12-01T13:48:50.162+01:00E Italo Calvino testimoniava a favore di un ex soldato repubblichino<div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjTVwL2jZ4tkv42icqheriOWcfQ_6If_zH356rEoK6h6XRM3OS9FywG3wNE8L68e6qbpqTAKC2EZ9t4iBrCgp9jVdU7IGMhXU1B_MJ-sL_5lGKN5TWO4ecJkRrDXXFnI_qAt6CDeAqn6yWHR9xdxlNNtop2NTRv0o94UNJvWYhCTytiO3CuA9FoNIP1Qd8/s2976/22_nov27%20(80).JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjTVwL2jZ4tkv42icqheriOWcfQ_6If_zH356rEoK6h6XRM3OS9FywG3wNE8L68e6qbpqTAKC2EZ9t4iBrCgp9jVdU7IGMhXU1B_MJ-sL_5lGKN5TWO4ecJkRrDXXFnI_qAt6CDeAqn6yWHR9xdxlNNtop2NTRv0o94UNJvWYhCTytiO3CuA9FoNIP1Qd8/w640-h426/22_nov27%20(80).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sanremo (IM): il Monumento ai Partigiani - opera del patriota resistente Renzo Orvieto - sito davanti all'ex Forte di Santa Tecla, dove brevemente fu rinchiuso anche Italo Calvino</td></tr></tbody></table><br />Leggendo articoli di quotidiani e di portali web, sembra che non solo per <a href="https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/2023/07/un-tedesco-agente-immobiliare-sanremo.html" target="_blank">Sanremo</a> e per <a href="https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/2023/10/un-principe-austriaco-era-proprietario.html" target="_blank">Bordighera</a>
- come si è già visto su <a href="https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/" target="_blank">questo</a> blog -, ma che per tutta la provincia
di Imperia durante la seconda guerra mondiale ci fosse un gran pullulare
di spie, ma non di spie qualsiasi, bensì di quelle che oggi rendono
appassionanti film, serie televisive e romanzi d'azione. Solo che Kgb e
Cia all'epoca non c'erano ancora! E non ci fu neppure nulla di
paragonabile a esperienze vissute da personaggi quali Richard Sorge, Kim
Philby, Anthony Blunt, Guy Burgess o i membri dell'Orchestra Rossa.<br />Neppure, forse, nella limitrofa Costa Azzurra.<br />Detto
questo, ad onor del vero furono numerose le operazioni segrete -
raramente spettacolari - condotte da o verso la Costa Azzurra da
alleati, partigiani, nazifascisti.<br />Su questo panorama e su quello
delle fitte trame intessute sul territorio imperiese c'é da credere che
sarà molto illuminante il prossimo libro degli storici locali Giorgio <a href="https://www.facebook.com/giorgio.caudano" target="_blank">Caudano</a> e Paolo Veziano.<br />Il
grosso degli accadimenti, in ogni caso, riguardava infiltrati - per
fortuna, molti a favore della Resistenza! -, sicofanti, voltagabbana,
traditori, delatori, opportunisti.<br />In questo quadro ci sono fatti noti, altri meno, altri pressoché inediti.<br /> </div><div style="text-align: justify;">In questo vasto campo non si può fare altro che procedere con degli esempi.<br /> </div><div style="text-align: justify;">In
ordine alle tristi collaborazioni con i nazifascisti si può evincere
che "un fascista repubblicano" di Imperia denunciava il 13 febbraio 1944
due funzionari dell'Ufficio Provinciale delle Corporazioni per generici
gesti antifascisti compiuti dopo il 25 luglio 1943; che ci furono,
sempre nel capoluogo, altre analoghe denunce; che un impresario edile di
Sanremo si dichiarava protetto dalle S.S. tedesche; che molto pesanti
furono le accuse a carico di una donna abitante a Bordighera; che a
Sanremo il borghese "robusto, statura piuttosto alta, età circa 50 anni,
colorito bruno, capelli leggermente brizzolati, barba rasa [...] del
quale ho dato i connotati, che secondo me guidava la spedizione, mi
disse che era stato lui ad andare dal comando tedesco" (come da un
verbale di interrogatorio, oggi documento in Archivio di Stato di Genova
- ricerca effettuata da Paolo Bianchi di Sanremo - < fattispecie in
seguito in questo post contrassegnata come AS GE>), avrà quasi di
sicuro indotto altri rastrellamenti, oltre quello qui appena accennato e
nel corso del quale vennero falcidiati i partigiani fratelli Zoccarato;
che sempre a Sanremo un mutilato di guerra "che camminava con i
bastoni" era comunque in grado di dare informazioni nocive agli
antifascisti; che era piuttosto losca la figura dell'impresario di
Sanremo del quale "... parecchi giorni dopo si seppe che era stato preso
l'O. Il 15 novembre [1944], pochi giorni dopo l'arresto dell'O., i
nazi-fascisti effettuarono un rastrellamento nella zona di San Romolo [<b>n.d.a.</b>: le responsabilità di <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/01/sul-rastrellamento-di-san-romolo.html" target="_blank">questo O.</a> per la tragica fine di così tanti partigiani a San Romolo, tra i quali il vecchio gappista Aldo Baggioli, il <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/01/sul-rastrellamento-di-san-romolo.html" target="_blank">giorno stesso</a>
in cui venivano preso anche Italo Calvino, erano ribadite dall'ex
graduato delle SS Ernest Schifferegger - documento statunitense agli
atti -] .... tutto San Romolo è voce comune che nel secondo
rastrellamento, avvenuto otto giorni dopo, vi era... il quale alla
presenza del figlio del custode di Villa Marsaglia presentò ai tedeschi
una lista nella quale vi erano tutti i finanziatori dei Patrioti" (AS
GE); che SS francesi ancora al 22 aprile 1945 mandavano informazioni
carpite a danno dei partigiani al comando locale della X Mas. </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Se si leggono alcuni carteggi, quali i documenti in archivio <a href="http://www.isrecim.it/" target="_blank">IsrecIm</a>,
riassunti da Rocco Fava di Sanremo nella sua tesi di laurea del 1989,
si capiscono, inoltre, in controluce talune contromisure adottate dai
garibaldini. Il 18 gennaio 1945 "Dario", Ottavio Cepollini, informava la
Sezione SIM (Servizio Informazioni Militari) della Divisione d'Assalto
Garibaldi "Silvio Bonfante" che "da parte dei tedeschi continua
l'interrogatorio di 'Giulio' e 'Dek', 'Boll' collabora con i tedeschi,
viene messo spesso con gli arrestati e con il pretesto di essere caduto
anche lui in trappola cerca di carpire notizie utili da riferire ai
tedeschi. Si cercherà di fare eliminare 'Boll' proprio dai tedeschi. I
tedeschi a Pieve di Teco stanno ricostruendo il ponte crollato". Il 1
marzo 1945 la Sezione SIM del CLN di Sanremo avvisava la Sezione SIM
della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"
che "... a Sanremo si stava intensificando l'attività spionistica dei
tedeschi... era inutile l'attacco contro il sarto Sofia". Il 16 marzo
1945 il CLN di Sanremo informava la Sezione SIM della V^ Brigata che "si
trovava di nuovo a Sanremo il 'famigerato maggiore' tedesco Kruemer".
Il 28 marzo 1945 "Carmelita" segnalava al C.L.N. di Sanremo che tra i
più assidui informatori dei tedeschi vi era un certo colonnello Alberto
Neri, abitante a Sanremo, invalido, ex combattente dell'esercito
francese, in diretto contatto con il capitano "Frank" e che un'altra
informatrice era una donna sudamericana di nome "Pegg", intima amica del
Neri stesso. Il 30 marzo 1945 il responsabile "S. 22", G.B. Barla del
SIM della I^ Zona Operativa Liguria scriveva al comando della I^ Zona
Operativa Liguria che occorreva procedere all'arresto della spia
Seccatore (Coccodé), su cui si erano già date informazioni e che stava
agendo a Molini di Prelà. </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Si
riportano spesso in letteratura specialistica il passaggio di confine
con la Francia compiuto in tre direzioni o punti diversi da tre gruppi
della missione britannica <a href="https://gsvri.blogspot.com/2021/02/vive-vitto-e-garibaldini.html" target="_blank">Flap</a>,
cui si erano aggregati, tra gli altri, patrioti del Piemonte, piloti ed
avieri, ex prigionieri, e l'arrivo dell'ufficiale di collegamento con
la I^ Zona Operativa Liguria Robert <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2023/05/25/la-n-1-special-force-la-sezione-italiana-del-soe-organizzo-linvio-di-una-missione-comandata-dal-capitano-robert-c-bentley/" target="_blank">Bentley</a>,
del Soe. Meno conosciuti, invece, sono - nel novero del Oss - i
passaggi della missione Youngstown e di quella Zucca, alla quale ultima
partecipava anche Vincenzo Stimolo, un eroe delle Quattro Giornate di
Napoli, fallita casualmente alla stazione ferroviaria di Santo Stefano
al Mare, mentre poco al largo un sottomarino aspettava di sbarcare il
vero referente, un responsabile del servizio statunitense, Bourgoin.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2UTo51OKiwRJLw2YUB8I7FUnC6gGOh-kv1tpTNYpVGdWIBnL2kN_Gr7qtAamdpsiOteVXBQHKFsMbwyeNxlSMLAciPbarLSDpw-rwU_ppGgk0IXeIEOaMvUjnDqjIzL84DifofpVkvrosKOe0oq7BYg7TeXWAeaaG7JGUFv6qLf2Y6LEupO4HcLegMYQv/s2976/17_ago21%20(47).JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2UTo51OKiwRJLw2YUB8I7FUnC6gGOh-kv1tpTNYpVGdWIBnL2kN_Gr7qtAamdpsiOteVXBQHKFsMbwyeNxlSMLAciPbarLSDpw-rwU_ppGgk0IXeIEOaMvUjnDqjIzL84DifofpVkvrosKOe0oq7BYg7TeXWAeaaG7JGUFv6qLf2Y6LEupO4HcLegMYQv/w640-h426/17_ago21%20(47).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): a sinistra la casa - di colore rosa - in Marina San Giuseppe dove venne ucciso il capitano Gino Punzi</td></tr></tbody></table><br />Una storia straordinaria è quella del
capitano Gino Punzi, infine reclutato dagli americani Oss antenna di
Nizza, nella cui tragica vicenda si incontrano maquisard, poliziotti
fascisti prima di Ventimiglia poi di Imperia ma impegnati a sostenere in
segreto la sua azione di costruzione di una rete antifascista, patrioti
italiani quali Giuseppe Porcheddu, il maggiore degli Alpini a riposo di
Ventimiglia Luigi Raimondo - già impegnato a margine della missione
Flap -, Chiappa padre e figli di Bordighera, partigiani di passaggio in
Costa Azzurra che tentarono di affidargli messaggi di delazione da
recapitare ai loro Comandi circa loro compagni dediti a presunte o
veritiere attività illecite, pescatori contrabbandieri chi in ferale
ritardo chi fatale traditore: il capitano Gino, colpito da tergo alla
testa con un'ascia, ricevette il colpo di grazia a Marina San Giuseppe
di Ventimiglia per ordine di un agente della S.R.A. della Marina da
guerra tedesca di stanza a Sanremo.<br /> </div><div style="text-align: justify;">A
danno della Resistenza Imperiese è celebre il caso della cosiddetta
"donna velata" che, dopo essersi infiltrata tra i partigiani, creò i
presupposti per alcune efferate stragi nazifasciste, soprattutto ad
Imperia. Lo è meno quello di Olga, nome fittizio di una giovane, forse
jugoslava, di cui parla Michael <a href="https://gsvri.blogspot.com/2023/09/sono-dunque-costretti-rinunciare-al.html" target="_blank">Ross</a>
nel suo libro di memorie "From Liguria with love". Ross, inglese, già
prigioniero di guerra a Fontanellato di Parma, dopo essere stato,
insieme al suo compagno di fuga Bell, prima aiutato dal martire
antifascista Renato <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2020/02/06/la-resistenza-a-bordighera-im-cenni/" target="_blank">Brunati</a> e dalla sua compagna Lina <a href="https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/2022/12/subito-dopo-la-liberazione-meiffret-e.html" target="_blank">Meiffret</a>,
poi, dopo il fallito tentativo di arrivare in Corsica in barca a
motore, ospitato in clandestinità per mesi e mesi a Bordighera da
Giuseppe <a href="https://gsvri.blogspot.com/2020/12/la-moglie-e-la-figlia-di-concetto.html" target="_blank">Porcheddu</a>
- che aveva acceduto alle istanze di Brunati e di Meiffret, i quali
sentivano imminente il loro arresto da parte della miliza fascista - si
trovava, sempre con Bell, ai primi del 1945 tra i partigiani della zona
di Taggia. Per due volte la spiaggia di Arma di Taggia da dove i due -
ed altri militari alleati - avrebbero dovuto attendere il canotto di un
sottomarino, attivato grazie ai messaggi radio del telegrafista di
Bentley, fu, invece, teatro di uno scontro, rischiarato dai bengala
tedeschi, tra partigiani e nazisti, con conseguente fallimento della
prevista esfiltrazione. Non ci fu un terzo scontro, perché sia i
tedeschi che il comandante - che non si era più potuto avvisare - del
mezzo navale attesero invano. I garibaldini avevano capito il tradimento
di Olga, che venne pertanto giustiziata con un colpo di pistola alla
nuca alla presenza dei due britannici: la sua salma venne seppellita in
fretta e furia. A marzo 1945 Ross e Bell partirono infine in barca a
remi da Vallecrosia con l'aiuto della locale SAP per <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2020/07/02/nel-caso-di-ross-e-dei-suoi-compagni-quei-partigiani-furono-salutati-come-eroi/" target="_blank">rientrare</a> da Montecarlo nei propri ranghi. <br /> </div><div style="text-align: justify;">Un
funzionario - temporaneo (venne quasi subito arrestato) - di P.S. della
Questura fascista di Imperia fece mettere a verbale che aveva
contributo a salvare il maggiore Enrico <a href="https://grupposbarchi.wordpress.com/2020/08/22/un-duro-colpo-inferto-alla-rete-antifascista-creata-da-brunati-meiffret-e-porcheddu/" target="_blank">Rossi</a>
(reintegrato finito il conflitto nel Servizio Permanente Effettivo del
Regio Esercito), che era stato consegnato a giugno 1944 dalla G.N.R.
alle SS tedesche insieme al tenente Angelo Bellabarba ed al tenente
Alfonso Testaverde, tutti rei di attività antifascista, in cui spiccava
la loro pregressa collaborazione con Renato Brunati e Lina Meiffret (AS
GE). <br /> </div><div style="text-align: justify;">Italo Calvino
dichiarava il 17 luglio 1945 in Commissariato di Polizia a Sanremo: "Ho
conosciuto sempre il N. come di sentimenti antifascisti. Essendo io
stato catturato nel <a href="https://primazonaoperativaliguria.blogspot.com/2021/01/sul-rastrellamento-di-san-romolo.html" target="_blank">rastrellamento</a>
del 15 novembre 1944 mi trovavo alcuni giorni dopo nella Caserma Crespi
d'Imperia ed arruolato forzatamente in quella Compagnia Deposito. Qui
incontrai il N. che era stato costretto a presentarsi in seguito a
minacce di rappresaglie verso la sua famiglia. Egli appariva assai
abbattuto, moralmente, per aver dovuto compiere quel passo. Io lo
avvertii che la compagnia deposito non era che una stazione di
smistamento verso i campi di addestramento dai quali non si poteva più
scappare perciò lo consigliai, vedendo che egli aveva intenzione di
scappare quanto prima di entrare a fare parte della compagnia
provinciale cercando di esimersi dal fare rastrellamenti. Alcuni giorni
dopo io scappai e non sò specificare l'attività del N. in quel
d'Imperia. Posso dichiarare però che egli pur essendo a conoscenza del
mio nascondiglio in campagna, non solo non mi denunciò ma mi avvertì che
ero attivamente ricercato segnalandomi i rastrellamenti che si
sarebbero compiuti nella zona" (AS GE): lo stile di scrittura non é
certo quello del grande autore de "Il sentiero dei nidi di ragno"! <br /> </div><div style="text-align: justify;">Un
rapporto della flotta statunitense di stanza nel Mediterraneo
annunciava l'arrivo il 10 settembre 1944 nelle vicinanze di
Saint-Raphaël di tre giovanotti, colà pervenuti in barca a remi da
Ventimiglia e latori di alcune informazioni di spessore militare ("<span class="st"> Più tardi nostre navi spararono, con il supporto di
aerei da ricognizione, su alcuni obiettivi indicati da questi patrioti
italiani")</span>, una attestazione che conferma un racconto tramandato
oralmente in zona ma non molto noto, anche se tramandato anni fa da
Arturo <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/06/la-piana-di-latte-ai-miei-tempi.html" target="_blank">Viale</a> nel suo "Vite parallele".<br /> </div><div style="text-align: justify;">Nel
diario brogliaccio del distaccamento di Sanremo delle Brigate Nere si
può leggere che il comandante Mangano - di cui oggi qualcuno insinua che
fosse anche in contatto con gli americani - ebbe almeno un abboccamento
- destando stupore nel verbalizzante - con un partigiano autonomo.
Mangano, appena finita la guerra, morì suicida a Genova.<br /> </div><div style="text-align: justify;">"Per
assicurare la dovuta segretezza alle nostre comunicazioni è stato
stabilito che ogni nostro Agente firmi ogni suo rapporto, relazione,
informazione, ecc con una sigla. Vogliate prendere nota che la SIGLA a
Voi assegnata e con la quale dovete firmare é: VEN 38" scriveva il
comandante della Legione G.N.R., Bussi, ad un suo agente confidente -
goielliere di Ventimiglia - alle dipendenze dell'U.P.I. (Ufficio
Politico, in pratica uno dei tanti servizi segreti della Repubblica di
Salò) (AS GE). <br /> </div><div style="text-align: justify;">Il 16
settembre 1944 alcuni giovani francesi tentarono un vera e propria
azione di commando sulla frontiera di Ponte San Luigi, tra Mentone e
Ventimiglia. Il colpo fallì: morirono Jean Bolietto, di origini
astigiane, saltato su una mina, e Joseph Arnaldi, detto Jojo, raggiunto
da proiettili, cui si sottrassero gli altri tre del gruppo. Su questi
partigiani e su questo fatto ha scritto diverse volte il professor Enzo <a href="https://www.facebook.com/enzo.barnaba" target="_blank">Barnabà</a>. <br />Stando
alle sue dichiarazioni del maggio 1945 (AS GE) un ex poliziotto
ausiliario della polizia saloina - di nuovo in carcere con l'accusa di
avere militato in precedenza nelle fila fasciste - doveva incontrare
alla fine di novembre del 1944 a Camporosso alcuni partigiani francesi,
ma ne venne impedito in quanto catturato da ex colleghi repubblichini di
Bordighera. <br />Si hanno notizie (pregressa ricerca del compianto Giuseppe "Mac" Fiorucci, autore di "Gruppo <a href="https://gsvri.blogspot.com/2022/08/quattro-viaggi-via-mare-fra-ventimiglia.html" target="_blank">Sbarchi</a>
Vallecrosia" - con ogni evidenza in ciò aiutato dallo stimato storico
nizzardo Jean-Louis Panicacci -) di incursioni - confermate da precise
mappe dei luoghi, ancora esistenti - in zone del nostro ponente compiute
da Joseph Manzone, detto "Joseph le fou" (un nome, un programma!),
maquisard del dipartimento delle Alpi Marittime, che aveva già aiutato
intorno all'8 settembre 1943 soldati italiani della IV Armata a fuggire o
a raggiungere la locale Resistenza, protagonista di svariate altre
avventure, lunghe da raccontare. <br />Da ottobre 1944 in avanti diversi
furono da parte di partigiani ed agenti transalpini i tentativi compiuti
di entrare in Italia attraverso la Val Roia, ma fallirono tutti o
quasi. Particolarmente efficiente fu in questo contrasto a febbraio 1945
il servizio di controspionaggio tedesco.<br /><b> </b></div><b>Adriano Maini</b> <br />Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-40418365746292907732023-11-27T19:08:00.003+01:002023-11-27T19:10:03.872+01:00Natta guardava ancora al Pci in termini di alterità rispetto agli equilibri politici<div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicnTjE2RO9LGZDhIZdOC-63VyxggdUNn06d3f2GgOWIKvitXuJH7AjfRhd_KSzRhsSQGMd2_n7x2vi3R2N4Bxgcv_v1Ff_Ta2HJRimJaUzH1DJCmBwO4SOfwtHXKtQkKaprS4L5V2c0MBMhTXUIkzVUa4WjuRn4yLokb9UcBO6C4jgdolNytXZL_T1E_G_/s1500/aa5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="916" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicnTjE2RO9LGZDhIZdOC-63VyxggdUNn06d3f2GgOWIKvitXuJH7AjfRhd_KSzRhsSQGMd2_n7x2vi3R2N4Bxgcv_v1Ff_Ta2HJRimJaUzH1DJCmBwO4SOfwtHXKtQkKaprS4L5V2c0MBMhTXUIkzVUa4WjuRn4yLokb9UcBO6C4jgdolNytXZL_T1E_G_/w390-h640/aa5.jpg" width="390" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo la caduta del Muro di Berlino e lo smantellamento della Cortina di ferro si aprì, all’interno del Pci, una riflessione sull’identità del partito che non poteva non riguardare temi del passato come l’eredità politica di Togliatti e i crimini commessi dal totalitarismo stalinista <51. I segnali lanciati da Occhetto, specialmente nei confronti dei “cugini” socialisti, furono contraddittori, soprattutto in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese <52, durante il quale emerse la possibilità di una ridefinizione del pantheon ideologico comunista. Ciò avvenne accantonando il divisivo “primato di Lenin” e, al contempo, riportando in auge gli ideali rivoluzionari di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza e le figure storiche dei loro propugnatori Saint-Just e Robespierre <53. Ciò, tuttavia, non bastò a ricomporre le lacerazioni ideologiche con i socialisti in tempi brevi <54.<br />Il segretario Achille Occhetto aveva visto, sin dal XVIII Congresso del Pcus e nel cambio di passo delle politiche sovietiche, l’occasione per riformare il comunismo, tentando l’avvicinamento alla socialdemocrazia, di cui a lungo si era dibattuto in casa comunista. Non tutti all’interno del partito, tuttavia, si trovavano allineati con tale visione; il precedente segretario, Natta, per esempio, non si era rivelato per nulla entusiasta della nuova linea, tanto da commentare laconicamente l’evoluzione dello scenario politico internazionale con la celebre frase: «Qui crolla un mondo, cambia la storia… Ha vinto Hitler… si realizza il suo disegno dopo mezzo secolo». Craxi, dal canto suo, si poneva in una posizione mediana nel Psi, spartiacque tra chi come Gianni De Michelis credeva che i comunisti fossero ancora troppo pericolosi e chi come Claudio Martelli vedeva in loro validi alleati per un agognato «ritorno alle origini». Il segretario socialista, infatti, riconosceva nel Pci una volontà di cambiamento, cui, tuttavia, si opponevano ancora troppe resistenze <55. A luglio del 1990, però, Occhetto raffreddò considerevolmente i rapporti con i socialisti, definendo il pentapartito come la «realizzazione del progetto eversivo per il sistema-Italia» portato avanti da Licio Gelli, venerabile maestro della loggia massonica P2. Il gelo tra i due partiti durò per mesi, mentre gli sconvolgimenti ad Est rubavano la scena agli avvenimenti del quadro politico italiano <56.<br />Ciononostante, Occhetto, perseverando nelle sue convinzioni riformatrici, di ritorno da un vertice del gruppo politico Com a Bruxelles, domenica 12 novembre partecipò a sorpresa alle celebrazioni per il 45esimo anniversario della battaglia partigiana della Bolognina e, davanti a militanti, ex partigiani e giornalisti, rilasciò una dichiarazione che avrebbe mutato per sempre la storia del più grande Partito comunista d’Occidente: il Pci avrebbe potuto cambiare nome e rinnovarsi negli obiettivi e nell’azione politica <57.<br />Di un cambio del nome si discuteva da tempo all’interno del partito. La corrente migliorista, guidata da Giorgio Napolitano, sosteneva in tal senso la necessità di una rottura rispetto alla tradizione, in un’ottica europea piuttosto che sovietica; la sinistra del Pci, invece, opponeva resistenza al cambiamento, avvertito come segno di un irreversibile mutamento identitario.<br />L’estenuante discussione testimoniava lo stato di confusione e fibrillazione dei comunisti in quel periodo. Proprio per la conflittualità tra le suddette visioni, del tutto antitetiche, all’inizio del 1990 molti vecchi dirigenti comunisti pensarono che la svolta della Bolognina necessitasse maggiore collegialità e ponderazione. La nuova generazione di dirigenti, tra i quali Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Livia Turco, Claudio Petruccioli, Piero Fassino, sosteneva, invece, già da tempo, che il partito dovesse trasformarsi in qualcosa di diverso rispetto al passato e che non fosse più sufficiente essere soltanto la forza di opposizione al sistema, oggetto di una conventio ad excludendum che non aveva più ragione di esistere <58.<br />Il partito, in conseguenza dei fatti internazionali e dell’horror vacui dovuto alla dissoluzione della Cortina di ferro, fu costretto ad affrontare quei nodi di dipendenza - politica, ideale ed economica - dall’Unione Sovietica che Berlinguer negli anni Settanta non aveva voluto sciogliere. Il gruppo dirigente e i militanti erano ora costretti a riconsiderare il peso del rapporto con Mosca, determinante nell’intera storia del partito, nonostante la rivendicazione di una “via italiana al socialismo” <59. Questa formula aveva costituito una sorta di “rifugio ideologico”, che aveva allontanato il Pci dall’autoritarismo sovietico, e nello stesso tempo lo aveva isolato dalle altre socialdemocrazie europee e dalle giovani generazioni, condizionate da esigenze generate dal cambiamento della società del tempo <60. Aveva altresì generato un’incomprensione profonda e l’impossibilità di dialogare con il Psi, stante la strenua difesa delle posizioni di principio <61. In questo contesto emerse l’ambivalente posizione di Craxi nei confronti del processo in atto nel Pci. Dopo la Bolognina, infatti, il segretario socialista lasciò a Botteghe Oscure il tempo per riflettere <62, esitante se radunare i voti in uscita dai comunisti in crisi o accogliere l’eventualmente rinominata formazione politica sotto la sua influenza <63.<br />Il Pci manifestava difficoltà anche nella comprensione dei caratteri della nuova società che, con il diminuire degli operai occupati nell’industria pesante e l’aumento di impiegati nel settore terziario, cominciava a mostrare i primi segni di un assetto post-industriale <64. Il Psi, con la sua condotta innovativa e riformista, manifestò invece una più acuta sensibilità nei confronti di questi cambiamenti e delle inquietudini che generarono. Per questa ragione, il Psi vide crescere i propri voti, specialmente nelle grandi città, ma ciò non fu sufficiente a raggiungere l’obiettivo del “sorpasso a sinistra” ai danni di un Pci in piena crisi ideologica <65.<br />Questa situazione rafforzò Occhetto nel convincimento che il vecchio partito non avesse futuro e che spettasse a lui guidarne il percorso di trasformazione verso nome, simbolo e identità diversi, capaci di marcare una netta rottura con il passato.<br />La dirigenza del partito, infatti, aveva mantenuto tutte le caratteristiche strutturali che ne avevano garantito il radicamento nella società: la natura “laica” dell’organizzazione, in antitesi con la Chiesa Cattolica, i legami di appartenenza tra militanti e la struttura centralizzata di comando. Con l’incalzare del processo di modernizzazione del Paese, però, era giunto il momento di smantellare tale impostazione estremamente rigida; si avvertì la necessità di rendere meno rigorosa la disciplina interna, di attenuare la funzione “ieratica” di cui erano rivestiti i dirigenti e di assecondare la crescita dell’elettorato di opinione, garantendo maggiore libertà di critica.<br />In tal senso, negli ultimi anni di vita del Pci, entrarono a far parte del dibattito politico comunista anche molteplici e divergenti orientamenti interni al partito, pur formalmente vietati dallo statuto dello stesso, in nome del centralismo democratico. Questi si polarizzarono, da un lato, intorno al principio del “compromesso sull’identità di programma” di Natta e, dall’altro, sulle “ritirate strategiche” di Occhetto. Natta guardava ancora al Pci in termini di alterità rispetto agli equilibri politici e coniugava slancio propositivo a mantenimento delle posizioni; Occhetto propendeva sempre più per un cambio di riferimenti culturali ed un avvicinamento rapido alla sfera del nuovo “socialismo dal volto umano” post-Guerra fredda <66, che metteva definitivamente alle spalle lo stalinismo e il dispotismo asiatico. Il dibattito fra le due opzioni divideva sia il gruppo dirigente che la massa di militanti ed era reso ostico dall’assenza di una leadership forte.<br />Nonostante tale processo di revisione dirigistico, con tutte le sue contraddizioni, fu sempre ampia la fascia di militanza che continuò a porre fortissime resistenze alla messa in discussione dell’identità partitica, in nome della memoria culturale comunista, “patria” politica per un terzo degli elettori italiani.<br />I dirigenti, gli intellettuali, e soprattutto i militanti, che pure vivevano con passione ed euforia le settimane successive alla caduta del muro di Berlino, erano mossi da un’ondata di “patriottismo di partito” che contrastava con la “crisi identitaria”; sarebbero stati propensi a mettere in discussione il simbolo o il patrimonio simbolico, ma in nessun caso sarebbero stati disposti a riconsiderare criticamente la propria storia o il deposito di memorie e tradizioni <67, in difesa delle quali si era alzata una fermissima levata di scudi.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">51 F. Merlo, Uno storico: Occhetto non sa quando è nata la democrazia e Craxi ha preteso di piegare Machiavelli ai propri fini, in «Corriere della Sera», 26 gennaio 1989.</span><br /><span style="font-size: x-small;">52 E. Scalfari, E Occhetto ha intonato la marsigliese, in «la Repubblica», 22 gennaio 1989.</span><br /><span style="font-size: x-small;">53 S. Colarizi, M. Gervasoni, La cruna dell’ago. Craxi, il partito socialista e la crisi della Repubblica, cit., p. 231.</span><br /><span style="font-size: x-small;">54 V. Coletti, L’arduo sogno dell'unità a sinistra, in «il Corriere della Sera», 11 febbraio 1989.</span><br /><span style="font-size: x-small;">55 P. Franchi, Intervista a Bettino Craxi, in «il Corriere della Sera», 15 giugno 1989. 56 L. Cafagna, La grande slavina, l'Italia verso la crisi della democrazia, Marsilio, Venezia, 1993, p.16.</span><br /><span style="font-size: x-small;">57 L. Fabiani, Forza giovane Pci: ti aiuteremo noi a cambiar nome, in «la Repubblica», 30 settembre 1989.</span><br /><span style="font-size: x-small;">58 A. Possieri, Il Peso della storia. Memoria, identità, rimozione dal Pci al Pds (1970-1991), il Mulino, Bologna, 2007, pp. 273-279</span><br /><span style="font-size: x-small;">59 Ibidem.</span><br /><span style="font-size: x-small;">60 S. Colarizi, M. Gervasoni, La cruna dell’ago. Craxi, il partito socialista e la crisi della Repubblica, cit., p. 213.</span><br /><span style="font-size: x-small;">61 Ivi, p. 214.</span><br /><span style="font-size: x-small;">62 B. Craxi, Lasciar riflettere il Pci, in «Avanti!», 17 novembre 1989.</span><br /><span style="font-size: x-small;">63 S. Colarizi, M. Gervasoni, La cruna dell’ago. Craxi, il partito socialista e la crisi della Repubblica, cit., p. 233.</span><br /><span style="font-size: x-small;">64 Ivi, p. 208.</span><br /><span style="font-size: x-small;">65 Ivi, p. 206.</span><br /><span style="font-size: x-small;">66 Tempo di Inquietudini. La segreteria di Natta raccontata dall’Unità (1984-1989), in «Diacronie, studi di storia contemporanea», 2014. https://journals.openedition.org</span><br /><span style="font-size: x-small;">67 Lettera a «l’Unità» del 25 gennaio 1990, in A. Possieri, Il Peso della storia. Memoria, identità, rimozione dal Pci al Pds (1970-1991), cit., pp. 280-281.</span><br /><b>Leonardo De Marco</b>, <i>“Il duello a sinistra: Pci e Psi tra pentapartito e Tangentopoli” (1987-1992)</i>, Tesi di laurea, Università Luiss "Guido Carli", Anno Accademico 2018-2019</div><p></p><div style="text-align: justify;">[...] Gorbaciov costituì più un ostacolo che uno stimolo per l’evoluzione e la trasformazione della cultura politica del Pci verso la socialdemocrazia europea. Questa interpretazione era peraltro largamente condivisa dai moderati capeggiati da Giorgio Napolitano, il quale cercò inutilmente di indicare una strada diversa tra l’integrazione piena nella sinistra europea e il socialismo riformatore di Gorbaciov suscitando non poche reazioni negative all’interno del Partito. <13<br />Nel maggio del 1988, mosso dalle critiche che si erano levate all’interno del gruppo dirigente e da ragioni di salute, <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/05/i-comizi-di-alessandro-natta-furono.html" target="_blank">Alessandro Natta</a> scelse di rassegnare le dimissioni dalla segreteria del Partito. Aldo Agosti ha osservato che sotto la direzione del nuovo segretario Achille Occhetto, simbolo del suddetto ricambio generazionale, cercò di imprimere una svolta più netta all’evoluzione del partito. Il Pci proclamò la volontà di recuperare un rapporto con la tradizione socialista identificando come unica strada percorribile «quella di un’alternativa di sinistra al sistema di potere della Dc». <14 Malgrado la profonda rottura della segreteria di Occhetto rispetto a quella di Natta, l’esplicita collocazione del Pci nella sinistra europea, la presunta “laicizzazione” del partito e la sua emancipazione da ogni residuo di ideologia leninista, il “nuovo corso” fu caratterizzato da numerosi elementi di confusione e di improvvisazione, quella che Pons ha definito tutto ciò come «una continuità più selettiva, ma non meno forte, con la cultura politica berlingueriana». <15 <br />A proposito del Pci all’indomani della svolta della Bolognina Pons scrive: "L’apice del disorientamento viene raggiunto all’indomani della strage di Tienanmen nel giugno 1989, quando Occhetto dichiara che il suo partito non ha nulla a che fare con il comunismo internazionale, ma respinge ogni richiesta di cambiamento del nome. Sotto questo profilo, il Pci costituisce la parte più debole, contraddittoria ed esposta di un intero sistema politico dominato dal riflesso bipolare e impreparato a fronteggiare il repentino disfacimento dell’ordine della Guerra fredda dalla fine del 1989 in avanti". <16<br />L’affermazione spesso rivendicata dai comunisti italiani della propria specificità e “diversità” fece in modo che il Pci lasciasse un’impronta di rinnovamento di fronte alla crisi finale del comunismo mondiale. Si trattò tuttavia di un percorso di “riconversione” irto e difficile e che, pretendendosi risolto nella sua vicenda nazionale, finì per offrire agli avversari un’ulteriore sponda al discorso anticomunista.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE] </span><br /><span style="font-size: x-small;">13 Pons S., La bipolarità italiana e la fine della guerra fredda, in L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta ad oggi, Volume I, Fine della Guerra fredda e globalizzazione, a cura di Pons S., Roccucci A. e Romero F., Roma, Carocci, 2014, pp. 45-46.</span><br /><span style="font-size: x-small;">14 Agosti A., Storia del Partito comunista italiano 1921-1991, Bari, Laterza, 2000, pp. 151-152.</span><br /><span style="font-size: x-small;">15 Pons S., La bipolarità italiana e la fine della guerra fredda, in L’Italia contemporanea dagli anni Ottanta ad oggi, Volume I, Fine della Guerra fredda e globalizzazione, a cura di Pons S., Roccucci A. e Romero F., Roma, Carocci, 2014, p. 46.</span><br /><span style="font-size: x-small;">16 Ibidem.</span><br /><b>Maria Chiacchieri</b>, <i>Il Pci da Berlinguer a Occhetto. L’onda lunga della cultura pacifista e la prima Guerra del Golfo (1984-1991)</i>, Tesi di dottorato, Università degli Studi Roma Tre, Anno Accademico 2019-2020</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-25861942727351612652023-11-19T09:12:00.003+01:002023-11-19T09:13:01.563+01:00La nascita dei GAP<div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxVb1uouwlDIC-pIwNOMh74muvqWid5cohtGmmvsgUCdViotYEjp_ty6dO2T4pqKRs6KlZgJztoL8_pVxPLg0D_xd-CtHzTSpEx2R-2dMxO3DN0bBEtAi9ii0lcLtSQ8cc_MnydjVmjdWkex_lWHhnflC71E6TMP7FrKuwx75lcyto39skTWkZG034I_wF/s533/ga4.GIF" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="341" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxVb1uouwlDIC-pIwNOMh74muvqWid5cohtGmmvsgUCdViotYEjp_ty6dO2T4pqKRs6KlZgJztoL8_pVxPLg0D_xd-CtHzTSpEx2R-2dMxO3DN0bBEtAi9ii0lcLtSQ8cc_MnydjVmjdWkex_lWHhnflC71E6TMP7FrKuwx75lcyto39skTWkZG034I_wF/w410-h640/ga4.GIF" width="410" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Il 20 settembre 1943 a <a href="http://storiaminuta.altervista.org/la-realizzazione-del-comando-unico-e-per-longo-una-tappa-molto-importante/" target="_blank">Milano</a> in casa dei coniugi Morini nacque il Comando generale delle Brigate Garibaldi, alla presenza di Massola, Roasio, Novella, Negarville, Scotti, appena rientrato dalla Francia, e Secchia, giunto da Roma. Nei giorni successivi sarebbe arrivato anche <a href="http://storiaminuta.altervista.org/la-realizzazione-del-comando-unico-e-per-longo-una-tappa-molto-importante/" target="_blank">Longo</a>, mandando Negarville a Roma e assumendo la responsabilità militare delle Brigate del Pci, mentre Secchia era incaricato della guida politica. Nonostante la mancanza di un'effettiva struttura di partito in Italia, si scelse di rompere l'attesismo e lanciare nell'immediato l'attacco all'occupante e al suo collaboratore. Pur con supporti logistici da socialisti e azionisti, in Italia come in Francia, i comunisti risultano gli unici fautori del terrorismo urbano, mentre gli altri partiti antifascisti "non sono convinti della sua produttività, in termini di consenso da parte dei cittadini, e della praticabilità, in termini morali, del terrorismo urbano" <16. Per il PCI invece, l'esperienza di vita clandestina e di lotta in Francia fu di centrale importanza nella decisione di ricorrere a tale pratica, di cui conosceva già le modalità e i fini, ma anche i rischi e le difficoltà. La scelta di ricorrere alla guerriglia in città fu adottata consapevolmente, in accordo con il comportamento dei comunisti a livello europeo e con la convinzione di costituire l'avanguardia del movimento operaio nella liberazione. Una filiazione delle azioni dei <a href="http://storiaminuta.altervista.org/la-formazione-dei-gap-non-costituisce-un-processo-del-tutto-uniforme/" target="_blank">GAP</a> da quelle dei FTP, un filo diretto com'è dipinto da Amendola nel suo panegirico di Ilio <a href="http://storiaminuta.altervista.org/al-suo-rientro-in-francia-barontini-sulla-falsariga-di-quanto-gli-era-capitato-in-unione-sovietica-viene-posto-in-una-condizione-di-isolamento-da-parte-del-partito/" target="_blank">Barontini</a>, può forse essere valido sul piano strettamente personale, apparirebbe invece sul piano storiografico un salto deduttivo, in relazione alle scarse informazioni ufficiali sull'operato degli italiani a Marsiglia. <br />Per Amendola "l'azione all'albergo Terminus divenne l'azione compiuta dai Gap romani contro l'albergo Flora, con la stessa tecnica e l'ordigno gettato davanti alla coda della casa di tolleranza di Marsiglia, divenne l'ordigno gettato da Bentivegna davanti al cinema Barberini a Roma" <17. <br />Questi eventi potevano forse essere legati nella memoria del protagonista, che si servì del precedente di alcune azioni realizzate in Francia da comunisti italiani per la guerriglia in patria, ma, in assenza di testimonianze e riscontri documentari, tali parallelismi non possono valere sul piano storiografico. Si può tuttavia riconoscere che le strutture di un organismo già noto servirono da modello alla preparazione delle squadre deputate al terrorismo nelle città italiane. Santo Peli riconosce l'imprescindibilità dell'esperienza francese all'inizio della sua storia dei GAP, asserendo che "senza questi dirigenti, senza l'esperienza della concreta organizzazione della lotta armata nelle città di Lione, a Marsiglia, progettare la formazione dei Gap sarebbe stato impensabile" <18.<br />I comunisti passati per la Francia costituirono lo scheletro dei Gap ma dovettero scontrarsi in Italia con i nodi già presentatisi ai comunisti francesi, il timore delle rappresaglie, l'impreparazione della classe operaia italiana a questo tipo di lotta, la scarsità cronica dei reclutati. Com'era successo oltralpe infatti, la previsione di versare alla lotta armata in città il 10% dei propri effettivi fu impossibile da realizzare per tutta la durata dell'occupazione. La direzione comunista decise comunque che bisognava agire e i più versati nella lotta armata furono impiegati nell'attuazione della direttiva, colpire e sabotare il nemico in città sin dalle prime settimane. Anche i problemi logistici sorti in Francia, la necessità di documenti falsi, armi, vettovagliamenti e appartamenti, si ripresentarono in Italia, aggravati però dalla mancanza di una struttura clandestina preesistente alla lotta, come quella del PCF. I finanziamenti per i Gap vennero dai contributi richiesti ai tesserati al partito, ma anche dalle cosiddette azioni di recupero, ovvero rapine in banca o assalti alle caserme fasciste, esponendo i patrioti alla mescolanza con criminali comuni e con individui di dubbia moralità.<br />Ad ogni modo, il 25 ottobre Longo, telegrafando a Mosca sulle novità dell'estate e l'armistizio, poteva riferire sinteticamente "Sta nascendo la guerriglia" <19. Infatti le risorse umane più attive del partito erano mobilitate: sotto la guida di Longo e Secchia, Scotti era ispettore generale incaricato dell'organizzazione della lotta in Piemonte, Lombardia e Liguria, mentre a Roasio spettavano il Veneto, l'Emilia e la Toscana. Ritroveremo molti dei militanti addestrati in Spagna e Francia incaricati della costituzione delle singole brigate, mentre Ilio Barontini, prima di assumere la responsabilità militare in Emilia, viaggiò nelle principali città italiane per dare consigli ai comandanti di formazione e insegnare come fabbricare gli ordigni. Come in Francia quindi, non si attese di avere i mezzi e gli uomini necessari alla lotta, ma furono ampiamente dispiegate le risorse disponibili, nella convinzione che bisognasse agire subito, poiché spettava al partito il compito di innescare la miccia per l'azione delle masse.<br />Il 24 ottobre Ateo Garemi e l'anarchico Dario Cagno colpirono a morte Domenico Giardina, seniore della Milizia a Torino, e, catturati in seguito all'azione, lasciarono spazio al I Gap del Piemonte, guidato da Giovanni Pesce. Le prime azioni di Garemi e Cagno, che, pur avendo avuto contatti con il partito, non ne dipendevano, rientravano nell'ambito di azioni di disturbo da parte di un gruppo anarco-comunista, i cui obiettivi risultavano abbastanza casuali, come per altre cellule autonome, ad esempio Stella Rossa. Appunto per portare sotto la propria autorità la lotta urbana, il PCd'I convocò a Torino Remo Scappini in qualità di responsabile federale, Arturo Colombi, responsabile regionale, e Romano Bessone, commissario politico dei Gap per la città <20. Tutti e tre militanti di vecchia data, i primi due passati per Mosca, per l'emigrazione in Francia e la detenzione a Civitavecchia, Colombi anche per il confino a Ventotene. Bessone invece era nato nel vercellese nel 1903, operaio comunista dalla gioventù, era stato deferito al Tribunale Speciale nel 1927 per aver partecipato ad una riunione comunista nei pressi di Torino. Resosi latitante, fu arrestato il 25 ottobre 1930 e condannato a 16 anni di reclusione e 3 di libertà vigilata, ridotti poi a 7 per amnistia, fu scarcerato nell'ottobre 1935. Al momento dell'arresto dichiarò di essere tornato da Mosca e fu trovato in possesso di volantini comunisti. Durante la reclusione, a partire dal '32, gli fu impedito di tenere corrispondenza con Elodia Malservigi, dattilografa residente in Russia che dichiarò di aver sposato con rito sovietico a Nowieltz nel 1928. La sua scheda personale riporta che in carcere "tenne cattiva condotta politica, appalesandosi pericolosissimo comunista. Pertanto è stato incluso nel 2° elenco di sovversivi pericolosi da arrestare in determinate contingenze" <21. Infatti, dopo l'ingresso in guerra, il 20 luglio 1940, era stato inviato al confino a Ventotene, dove aveva ripreso contatto con i dirigenti confinati e da cui sarebbe stato liberato nell'agosto '43, poche settimane pima di ricevere la responsabilità della formazione dei Gap torinesi. La direzione fu invece affidata al venticinquenne Giovanni Pesce, che abbiamo incontrato tra i giovani accorsi in Spagna sette anni prima. Al rientro in Francia era tornato dalla famiglia nella regione della Gran Combe ma, vista la difficoltà di trovare lavoro e il timore di essere internato per la propria condizione di straniero comunista, entrò clandestinamente in Italia e fu arrestato a Torino il 23 marzo 1940. Trasferito a Ventotene sei mesi dopo, vi trovò compagni vecchi e nuovi: "Terracini, Scoccimarro, Secchia, Roveda, Frasin, Camilla Ravera, Spinelli, Ernesto Rossi, Li Causi, Pertini, Bauer, Curiel, Ghini" <22. In assenza di militanti provati da versare alla nascente formazione, Bessone e Pesce si volsero agli appartenenti a queste cellule di fabbrica spontanee, comuniste ma non legate alla linea di partito, reclutando giovani provenienti soprattutto dall'ambiente operaio.<br />In Lombardia invece, il comando regionale era assegnato alla metà di ottobre a Vittorio Bardini, responsabile politico, a Cesare Roda, responsabile tecnico, e ad Egisto Rubini, addetto alle operazioni. Il profilo di questi uomini è quello spesso incontrato nel nostro percorso: tutti sopra i 35 anni, divenuti nell'esilio rivoluzionari professionali, passati per la Spagna, e Rubini anche per i FTP del Sud della Francia. In questi parametri generali rientravano tutti i comandi regionali e i principali istruttori dei distaccamenti, che si esposero in un primo momento per dare l'esempio ai nuovi, sotto i trent'anni, che sarebbero stati i fautori del terrorismo urbano. Il primo obiettivo di grande rilievo fu Aldo Resega, responsabile della federazione del fascio a Milano, colpito dal primo nucleo operativo dei GAP milanesi, che sarebbe diventato il distaccamento Gramsci (Validio Mantovani <i>Barbisìn</i>, Carlo Camesasca <i>Barbisùn</i>, Antonio La Fratta <i>Totò</i> e Renato Sgorbaro <i>Lupo</i>). Come rileva Borgomaneri, autore del lavoro più completo sul terrorismo urbano a <a href="http://storiaminuta.altervista.org/magenta-e-ticinese-rappresentano-altre-due-sacche-resistenziali-milanesi/" target="_blank">Milano</a>, "il primo gappismo milanese nasce dalla fabbrica e affonda le proprie radici in quell'oscuro lavoro di agitazione, di propaganda e di proselitismo che l'organizzazione comunista è riuscita a tessere nel ventennio,[inoltre…] la prima forza combattente dei Gap è costituita da operai non più giovanissimi" <23. Essi erano infatti tutti operai dell'area di Sesto San Giovanni, il più giovane, Mantovani, aveva 29 anni, il più anziano, La Fratta, 35. I ragazzi, inesperti poco più che ventenni, sarebbero subentrati tra il gennaio e la primavera. Il 18 dicembre 1943, in concomitanza con uno sciopero che bloccava da giorni i principali stabilimenti milanesi, il federale venne atteso all'uscita della propria abitazione. La Fratta e Mantovani erano di guardia, uno accanto al portone e l'altro all'angolo della via, Camesasca e Sgorbaro nei pressi di un edicola leggevano un giornale, dietro il quale erano nascoste le armi. Resega venne colpito nel momento in cui il proprio cammino incrociava quello dei terroristi, che si affrettavano poi a raggiungere le biciclette e fuggire nel trambusto creato dagli spari. Le prime azioni, spesso improvvisate, rappresentavano per questi militanti, provati ma non temprati nella lotta, una prova del fuoco, lo scoglio da superare per altre azioni. Borgomaneri individua alla fine del '43 due distaccamenti, il Gramsci di Mantovani e il Cinque giornate di Oreste Ghirotti, composti ciascuno da tre squadre. Con le azioni iniziarono però anche le prime cadute. Il 19 dicembre Arturo Capettini, addetto alla logistica e ai rifornimenti di armi, fu arrestato. In seguito al rinvenimento di materiale bellico ed esplosivo nel suo magazzino di riparazione per biciclette, esso divenne una trappola per alcuni ragazzi del Cinque giornate, come Stefano Brau e Augusto Mori. L'individuazione di Sgorbaro portò inoltre all'isolamento del gruppo di Sesto, lasciando spazio alle azioni dei distaccamenti Matteotti e Rosselli, autori in gennaio di attacchi nei ritrovi tedeschi e mordi e fuggi in bicicletta. All'inizio di febbraio, per l'omicidio del nuovo questore di Milano, Camillo Santamaria Nicolini, fu richiamato il distaccamento Gramsci, del quale Camasasca e Mantovani erano stati promossi responsabile militare e politico. In questa fase più avanzata della guerriglia in città però, le autorità non si muovevano a piedi senza protezione: il piano prevedeva perciò di colpire Nicolini in auto da un'altra auto in corsa, una lancia Aprilia appositamente rubata a due tedeschi. L'azione, affidata ai giovani di Niguarda (Elio Sammarchi, Dino Giani e Sergio Bassi) ricorda ancora una volta come la riuscita di un colpo fosse questione di attimi, in cui non mancava l'intervento del caso. Un tram si interpose tra le due vetture e una frenata dell'autista di Nicolini impedì che venisse colpito. L'ultima azione di questa prima fase del gappismo milanese fu un attacco alla casa del fascio di Sesto San Giovanni il 10 febbraio 1944, compiuto con l'aiuto di un operaio della Breda infiltrato, Lacerra. Egli però, invece di lasciare la città (come previsto) si recò sul proprio posto di lavoro, dove fu arrestato due giorni dopo, portando ad una catena di arresti e delazioni che sbaragliò i gruppi di città, giungendo sino al vertice con la cattura di Bardini, Roda e Rubini. Quest'ultimo e Ghirotti si suicidarono in carcere dopo giorni di tortura. Il terrorismo urbano a Milano si sarebbe riacceso in estate, grazie alla riorganizzazione di Giovanni Pesce, che nell'inverno '43 era però ancora a Torino.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">16 Santo Peli, Storie di Gap, op.cit., pag. 31.</span><br /><span style="font-size: x-small;">17 Amendola, Comunismo, Antifascismo, Resistenza, op.cit., pag. 364.</span><br /><span style="font-size: x-small;">18 Santo Peli, Storie di Gap, op.cit., pag. 33.</span><br /><span style="font-size: x-small;">19 Longo, op.cit., pag. 100-101.</span><br /><span style="font-size: x-small;">20 Nicola Adduci, Il mito e la storia: Dante Di Nanni, in Studi Storici, fascicolo 4, settembre-ottobre 2012, pag. 260-262.</span><br /><span style="font-size: x-small;">21 Acs, Cpc, fascicolo personale, busta 591</span><br /><span style="font-size: x-small;">22 Giovanni Pesce, Senza Tregua. La guerra dei GAP, Feltrinelli, Milano 1967, pag. 161.</span><br /><span style="font-size: x-small;">23 Luigi Borgomaneri, Due inverni, un'estate e la rossa primavera. Le Brigate Garibaldi a Milano e provincia. 1943-1945, Franco Angeli, Milano, 1995, pag. 24.</span><br /><b>Elisa Pareo</b>, <i>"Oggi in Francia, domani in Italia!" Il terrorismo urbano e il PCd'I dall'esilio alla Resistenza</i>, Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Pisa, 2019</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-39745924608920129982023-11-11T07:37:00.002+01:002023-11-11T07:59:35.704+01:00Per i bombardamenti di Marghera la parrocchia fu invasa da sfollati che occuparono ogni locale libero<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3T5-6rTtaMKL6vY-ou6_sTF7E_EOdLqqZQxaY4UYf4gWwMOd9Mb4pWD0yly27AeIlgY3BB1zVmafVAXPNf9-49UYo_rYK5_UU107k7V3DDxGrOkIpU_mSvEV4y7AKSlNFndzembDiLSgMBQ-jzj3cV0X-zRFGN9H38jI4e1NwcINxhBXpaaVUG3PLR7wo/s4160/szsb2.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3T5-6rTtaMKL6vY-ou6_sTF7E_EOdLqqZQxaY4UYf4gWwMOd9Mb4pWD0yly27AeIlgY3BB1zVmafVAXPNf9-49UYo_rYK5_UU107k7V3DDxGrOkIpU_mSvEV4y7AKSlNFndzembDiLSgMBQ-jzj3cV0X-zRFGN9H38jI4e1NwcINxhBXpaaVUG3PLR7wo/w640-h480/szsb2.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Salzano (VE): Chiesa di San Bartolomeo apostolo. Fonte: Wikipedia<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Meno pericolosi, ma impegnativi in egual misura, i sacrifici, sia materiali che psicologici credo, sopportati dalle famiglie, per poter accogliere gli sfollati, provenienti a centinaia dalle zone bombardate di Marghera e Mestre; vere e proprie «acrobazie di adattamento» <384, così come definite da Gino Pizzato, necessarie al fine di alleggerire l’inevitabile disagio derivante dalla coabitazione fra estranei sotto lo stesso tetto. I numeri risultano impressionanti, se sommati insieme, e bastano da soli a spiegare le esortazione dei parroci a collaborare, nel momento in cui, inevitabilmente, i locali della parrocchia, compresi la canonica, l’asilo ed eventuali istituti religiosi, fossero al completo.<br />Don Boschin, ad esempio, si prodigò per gli sfollati che, stando a quanto riportato da don Volpato, affluirono a centinaia nei territori della parrocchia di Gardigiano, facendo «pressione presso parecchie famiglie per l’accoglimento di tutti» <385; dopo averne accolto egli stesso dodici, nella canonica, «ove rimasero per più di 1 anno», mentre altri dieci furono ospitati nella casa del cappellano, dove «rimasero fin dopo la fine della guerra» <386. «[…] per i bombardamenti di Marghera la parrocchia [di S. Maria di Sala] fu invasa da sfollati che occuparono ogni locale libero» <387, mentre «La parrocchia [di Robegano] ha dato alloggio a circa 400 sfollati e tre famiglie furono alloggiate nelle aule della Casa della Dottrina Cristiana» <388; altri 300 a Briana di Noale, provenienti, per la maggior parte, da Marghera e Mestre, ma anche da Treviso, Padova e Zara. Don Zandonadi scrisse anche come le Suore Missionarie d’Egitto, anch’esse sfollate di Marghera, accolte nella Casa della Dottrina Cristiana, avessero aperto un asilo infantile, mentre vi trovò temporanea sede anche la Scuola Interparrocchiale per i seminaristi delle classi seconda e terza ginnasiale, gestita dal prof. don Mario Carraro, che ricevette personale ospitalità in canonica.<br />Manca qualsiasi riferimento ad eventuali soccorsi prestati dall’autorità civile, forse perché realmente non vi furono, forse per l’elogio che un simile operato, privo di eguali, avrebbe ricevuto; sta di fatto, comunque, che ciò contribuì non poco al delinearsi di un nuovo e più forte ruolo sociale della parrocchia. Ci fu un’eccezione, nella parrocchia di Mirano, dove, ad affiancare don Muriago, nel tentativo di garantire agli sfollati e alle famiglie povere dei richiamati l’aiuto necessario al sostentamento, c’era l’Ente Comunale di Assistenza, «al quale l’Arciprete prestò la sua opera assidua encomiata dalla superiore Autorità locale» <389, oltre alle istituzioni di S. Vincenzo De’ Paoli e S. Antonio.<br />L’impegno dei sacerdoti non poteva comunque fermarsi alla mera assegnazione di un alloggio, bensì doveva comprendere necessariamente anche il reperimento dei generi di prima necessità, quali cibo e vestiario innanzitutto, senza contare l’aiuto per la ricerca di un eventuale impiego lavorativo: il parroco di Gardigiano indisse «giornate di carità [sottolineato nel testo]» per la raccolta di generi alimentari «a prezzo modico o di calmiere» <390, mentre a Salzano mons. Eugenio Bacchion mise a disposizione dei circa tremila sfollati che giunsero in quel comune, «tutto il grano raccolto colle questue per la Chiesa sempre al prezzo dell’ammasso e così il grano di loro proprietà» <391.<br />E come dimenticare infine, il compito principale e più importante del sacerdote, quello caratterizzante il suo ruolo ecclesiastico, quello, cioè, concernente la cura spirituale dei propri fedeli? Nelle suddette circostanze, i preti, si trovavano di fronte ad una comunità, talvolta più che raddoppiata, alla quale era d’obbligo garantire, alla stregua dei parrocchiani residenti, la confessione, la somministrazione dei sacramenti, le visite di routine. Molto probabilmente i parroci si avvalevano del supporto di cappellani (sporadicamente menzionati nelle cronistorie) nell’esercizio delle mansioni spirituali, forse le cifre pervenuteci sono state volutamente esagerate, sta di fatto, comunque, che simili parentesi, che ci riportano ad un vissuto più quotidiano, dunque concreto, legato alle necessità della vita reale, simili parentesi, dicevo, hanno il pregio, non solo di ricostruire, anche se parzialmente ed in modo frammentario, le vicissitudini di un paese, ma soprattutto di restituire l’immagine di un clero curato quasi risvegliatosi dal torpore di una vita tranquilla, qual era quella di molte parrocchie del Miranese prima dello scoppio della guerra, e fors’anche del 1943; un clero travolto dagli eventi, al pari di qualsiasi italiano comune, ma che, anche in forza del proprio ruolo, riuscì a trovare il coraggio e il dinamismo necessario (chi più chi meno), per ergersi a guida delle rispettive comunità e condurle così alla fine di quel tragico “tunnel” che fu la storia dell’Italia settentrionale tra la fine del 1943 e la primavera del ’45. Piccole sfide nella quotidianità, affrontate di volta in volta all’insegna della collaborazione o dell’ostilità, della trattativa o della cauta attesa, ma che spesso, proprio a causa del contesto così familiare, molti sacerdoti hanno trascurato di riportare, consegnandone, così facendo, il ricordo all’oblio. Certamente molto è andato perduto, ma attenzione a non trasformare questa indubbia certezza in una cantilena, da ripetere fra sé e sé ogniqualvolta, da documenti di questo tipo, nulla emerge di straordinariamente evocativo dell’epopea resistenziale; noi contemporanei, condizionati come siamo dalle insistenza di certa storiografia su storie di preti eroici, espostisi in prima persona per la salvezza dei parrocchiani dinanzi al pericolo di rappresaglie, informatori delle bande partigiane, se non addirittura torturati e uccisi, siamo propensi a dare marginale importanza a testi che magari si limitano a riportare lunghe liste di bombardamenti sul paese o di nomi di soldati periti al fronte, o peggio, dispersi. Ciò che ritengo doveroso precisare è come la sola presenza del sacerdote, responsabile, lo ricordiamo, di un organismo che andava rivestendo un significativo ruolo di supplenza, era di per sé estremamente importante e decisiva per gli abitanti, forse addirittura per l’equilibrio morale e, aggiungerei, psicologico, degli stessi: trattavasi spesso della sola figura autorevole rimasta, nel momento in cui qualsiasi altra, nell’ambito civile, aveva abbandonato le proprie responsabilità, e la sola autorità degna di rispetto quando il forestiero occupò i posti di comando, nazista o repubblicano che fosse. Forse è in questo senso che vanno lette le affermazioni di don Zandonadi, relativa ai brianesi, una «popolazione cristiana, docile alle direttive del Parroco» <392, aiutati a non perdere «la [sua] calma e fiducia in Dio nemmeno nei momenti cruciali della ritirata tedesca» <393.<br />Così come l’operato dei parroci fu l’elemento decisivo per la tenuta, sia fisica che morale, della comunità, allo stesso modo tale merito può essere evidenziato nel prodigarsi di quella per i bisognosi, sfollati o soldati renitenti. Dinanzi ai primi bombardamenti aerei, ai segnali, cioè, dell’approssimarsi degli orrori della guerra, con l’emergente consapevolezza di essere coinvolti in prima persona nei fatti che avrebbero deciso del destino del popolo italiano, possiamo solo immaginare quanto significativo sia stato questo soccorso, non solo al fine della sopravvivenza di quelli, ma probabilmente anche nell’operare la scelta di darsi alla macchia; i combattenti erano sostenuti nella loro scelta ed incoraggiati da quel ampio retroterra di solidarietà ed affetti che era il tessuto della comunità parrocchiale, garantendo un senso di continuità esistenziale che andava oltre i referenti familiari.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">384 G. Pizzato, Sotto il terrore (I fatti di Peseggia). Alle vittime innocenti dell’odio fraterno, op. cit., p. 2.</span><br /><span style="font-size: x-small;">385 Don R. Volpato, Cronistoria, op. cit., pp. I-II.</span><br /><span style="font-size: x-small;">386 Ibidem.</span><br /><span style="font-size: x-small;">387 Don G. de Pieri, S. Maria di Sala, op. cit.</span><br /><span style="font-size: x-small;">388 Don A. Semenzato, Cronistoria della parrocchia di Robegano. 1939-1945, op. cit.</span><br /><span style="font-size: x-small;">389 Mons. F. Muriago, Parrocchia di Mirano. Relazione degli avvenimenti durante il periodo della guerra 1940-1945, op. cit.</span><br /><span style="font-size: x-small;">390 Don R. Volpato, Cronistoria, op. cit., p. II.</span><br /><span style="font-size: x-small;">391 Mons. E. Bacchion, Salzano durante l’ultima guerra, op. cit.</span><br /><span style="font-size: x-small;">392 Don P. Zandonadi, Allegato alla Cronistoria di Briana durante la seconda guerra mondiale, op. cit., p. 1.</span><br /><span style="font-size: x-small;">393 Idem, Allegato alla Cronistoria di Briana durante la seconda guerra mondiale, p. 2.</span><br /><b>Daiana Menti</b>, <i>Il clero del Miranese dall’inizio del Novecento alla seconda guerra mondiale nelle sue relazioni con le pubbliche autorità</i>, Tesi di laurea, Università Ca' Foscari - Venezia, Anno Accademico 2012-2013</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-14764737673460182102023-11-05T10:52:00.003+01:002023-11-05T10:53:30.748+01:00Praticamente, la Linea Gotica correva lungo il confine tra le province di Lucca e di Massa Carrara<div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT72R6uFo13tkJpfhXxD-Qm_JnlyMmu9PYNyRKyifVrK1jIMlX_HRH1NK9FjWPNPAU1_9yO81okdeew2qzIQao97i9IZIMhBlvHJV26PKWBdrD3VzSQ9NsUnxFDy8RbvuoJlnte0oOH7Zyjv6We9vKpkQSWr17oQCSFYD4ODjk9pv-RLtW84AJf-JOkKMB/s2528/vn4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2528" data-original-width="1775" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT72R6uFo13tkJpfhXxD-Qm_JnlyMmu9PYNyRKyifVrK1jIMlX_HRH1NK9FjWPNPAU1_9yO81okdeew2qzIQao97i9IZIMhBlvHJV26PKWBdrD3VzSQ9NsUnxFDy8RbvuoJlnte0oOH7Zyjv6We9vKpkQSWr17oQCSFYD4ODjk9pv-RLtW84AJf-JOkKMB/w450-h640/vn4.jpg" width="450" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Il compito assegnato agli uomini comandati da Vinci Nicodemi “Uberti”, era quello di controllare la strada Castelnuovo Garfagnana-Arni con particolare riguardo alle zone di Isola Santa e del Col di Favilla, occupate da truppe nemiche. <331 Ulteriori <a href="http://casamaini.altervista.org/arrivo-la-risposta-dal-comando-della-divisione-partigiana-lunense/" target="_blank">richieste</a> di Pietro [Pietro Del Giudice, comandante del Gruppo Patrioti Apuani] in cambio dell'adesione alla divisione, si rintracciano in un altro appunto manoscritto datato 23 ottobre 1944 e nella successiva risposta del comando divisionale. L'appunto su carta intestata del comando GPA (Gruppo Patrioti Apuani) reca come luogo lo stesso comando di divisione e riporta: “Richieste da fare al maggiore: 1 - che nel nostro schieramento ci sia soluzione di continuità. 2 - che i nostri patrioti ubbidiscano esclusivamente a comandanti del gruppo sotto l'alta direttiva del maggiore comandante la divisione. 3 - due mitragliatori Breda 30 e 10 sten con munizionamento per rinforzare il nostro schieramento senza contare naturalmente quelli che saranno dati in dotazione alle nostre forze che rimangono in Garfagnana. 4 - Promessa di assistenza alla popolazione della nostra zona sacrificando magari in parte i paesi molto più ricchi della Garfagnana. In proposito dovrebbe venir stipulata una convenzione. 5 - accordo per un piano militare.” <332<br />Condizione fondamentale per l'aiuto dato dal GPA alla Divisione Lunense era l'accordo per ricevere rifornimenti e viveri per la popolazione apuana costretta a sopravvivere in piena zona di guerra sulla linea del fronte. Un primo passo in questa direzione si era avuto durante l'incontro del 17 ottobre a Forno, quando venne rilasciata un'autorizzazione firmata da Oldham, agli uomini della 3^ compagnia del GPA, comandata da Arnaldo Pegollo, per la requisizione di viveri in alcune zone della Garfagnana <333. Le ulteriori richieste formulate da Pietro trovarono immediato e pieno riscontro nella convenzione sottoscritta da Oldham, da “Barocci” [Roberto <a href="https://www.anpi.it/biografia/roberto-battaglia" target="_blank">Battaglia</a>], dal comandante della 1^ brigata della Lunense, Coli e dallo stesso comandante del GPA. Questo il testo dell'importante documento: “Il Comando della Lunense e il Comando della 1^ Brigata sentite le richieste del Gruppo Patrioti Apuani chiarisce e risponde in perfetto accordo col Comandante del detto Gruppo quanto segue:<br />1 - Schieramento difensivo continuo. Il Comando di Divisione prende atto con compiacimento della prontezza con cui il Comando Patrioti Apuani ha inviato un primo distaccamento delle sue forze nel settore della 1^ Brigata e rifornisca immediatamente di 4 fucili mitragliatori Breda e relative munizioni il detto distaccamento. […] Gli affida infine un settore da difendersi ad oltranza, tale da poter stabilire collegamento col grosso dei Patrioti Apuani mediante un'ora di strada.<br />2 - Comando militare e disciplina del Distaccamento dei Patrioti Apuani. Valgono le direttive generali qui allegate.<br />3 - Richiesta di armi per il gruppo dei Patrioti Apuani. Il Comando di Divisione, sentito il parere del Comando della 1^ Brigata è lieto di aderire alla detta richiesta. […].<br />4 - Richiesta di viveri per la popolazione civile di Massa e dintorni. Il Comando di Divisione e così pure il Comando della 1^ Brigata s'impegna di aiutare con ogni suo sforzo e mezzo le popolazioni civili della zona di Massa favorendo l'esportazione di generi alimentari dalla Garfagnana. Come prima prova concreta di questo suo interessamento promette l'invio di 20 quintali di patate a detta popolazione in cambio di un adeguato quantitativo di sale.<br />5 - Piano militare comune. Il Comandante Pietro è incaricato di riferire a voce su detto piano la cui esecuzione è subordinata a un efficiente schieramento da parte dei partigiani e alle opportune direttive da parte del Comando alleato e del Governo Italiano.” <334<br />La convenzione si concludeva con un'ulteriore richiesta di invio di uomini rivolta anche alla Brigata Garibaldi “Muccini” e con un chiarimento sul punto più importante dell'accordo: l'invio di viveri verso Massa: “Riguardo al grave e urgente problema dell'incubo della fame sulle popolazioni di Massa e dintorni è dovere di ogni buon Italiano contribuire alla sua soluzione nella misura del possibile. Il Comando di Divisione rivolge a questo proposito un appello ai CLN della Garfagnana. Poiché non si può assumere direttamente la responsabilità di organizzare i rifornimenti dalla Garfagnana a Massa che è compito delicato di competenza civile richiede al CLN di Apuania l'invio di una persona a ciò delegata, cui la Lunense darà l'appoggio incondizionato di tutte le sue formazioni partigiane.” <335<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">331 Notizie dettagliate sulla zona occupata dai Patrioti Apuani in Garfagnana si trovano in V. Nicodemi, G. Lenzetti Guerra sulle Apuane, ANPI, Massa, 2006. Il reparto guidato da Vinci si stabilì sul Monte Grotti e giornalmente svolgeva servizio di pattuglia fra il Monte Grotti e il Monte Sumbra.</span><br /><span style="font-size: x-small;">332 AAM busta 19, fascicolo 19.</span><br /><span style="font-size: x-small;">333 AAM busta 24, fascicolo 1. Le località designate per la requisizione viveri erano: Giuncugnano ed altre frazioni; Capoli e tutto il comune di Piazza al Serchio. Gli uomini di “Naldo” ricevevano inoltre il compito di agire anche sul paese di Gorfigliano ponendovi un proprio presidio: “Secondo gli accordi prestabiliti i Patrioti Apuani sono autorizzati ad agire su Gorfigliano per la totale epurazione di questo centro fascista repubblicano punendo esemplarmente secondo giustizia tutti i responsabili mediante fucilazione e requisizione dei beni.”</span><br /><span style="font-size: x-small;">334 AAM busta 24, fascicolo 1. “Convenzione fra il Comando della Divisione Lunense, il Gruppo Patrioti Apuani e la 1^ brigata Garfagnina”.</span><br /><span style="font-size: x-small;">335 Ivi pag. 2.</span><br /><b>Marco Rossi</b>, <i>Il Gruppo Patrioti Apuani attraverso le carte dell'archivio ANPI di Massa. Giugno-Dicembre 1944</i>, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2016<br /></div><div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaj8ZUElCYdEW7fg2u2aNbZDZSAmeIHbSHMIb_4qSZXlFreC7yWeYqzRY-Iih-szE1MQwybwJGfuPAt9y6bagpMR4yoD5Glt7PjUoHVSyryyyHWqRTPGjiXodqJdEkdZkhvw7WF4_MG67UlRt7_DGbeD3z4WRWDDCCdaxW3R8a3a7iMF9javKYTOSMwpfs/s1024/ddrm4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="746" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaj8ZUElCYdEW7fg2u2aNbZDZSAmeIHbSHMIb_4qSZXlFreC7yWeYqzRY-Iih-szE1MQwybwJGfuPAt9y6bagpMR4yoD5Glt7PjUoHVSyryyyHWqRTPGjiXodqJdEkdZkhvw7WF4_MG67UlRt7_DGbeD3z4WRWDDCCdaxW3R8a3a7iMF9javKYTOSMwpfs/w466-h640/ddrm4.jpg" width="466" /></a></div><br /></div><div><div style="text-align: justify;">Il 5 ottobre, a Viareggio, il generale Edward M. Almond assunse il comando della Task Force 92, formata dai primi contingenti della 92 Divisione di Fanteria “Buffalo” <7, da alcuni mesi in Italia - vale a dire il 370 reggimento di fanteria, il 598 Gruppo d'Artiglieria Campale, il 124 Gruppo d'Artiglieria campale, reparti del genio, sanità e sussistenza - e dall'894 battaglione anticarro, dal 434 e 435 battaglione di fanteria, dal 751 battaglione carri armati e dai reparti britannici, già facenti parte della Task Force 45.<br />In quei giorni la Quinta Armata si stava preparando ad assestare il colpo definitivo alla Linea Gotica sull'asse Firenze-Bologna e, nell'ambito dell'operazione, alle forze schierate in Versilia e in Garfagnana fu assegnato un compito diversivo, quello di tenere impegnate le truppe nemiche e conquistare alcune posizioni strategiche nel rispettivo settore. In particolare alla Task Force 92 fu ordinato di prendere il m. Canala, sovrastante Seravezza e il Monte di Ripa, che aveva una notevole importanza strategica, essendo il suo controllo indispensabile per poter puntare su Montignoso, Massa e Carrara. <br />Mentre i Brasiliani, con l'apporto del “Battaglione Autonomo Patrioti Italiani” agli ordini di Manrico Ducceschi (“Pippo”), occuparono Fornaci di Barga, Coreglia e Barga, in Versilia la Task Force 92 non riuscì a prendere il m. Canala, nonostante gli accaniti e sanguinosi combattimenti sostenuti dal 6 all'11 ottobre. Dalla metà di ottobre ai primi di novembre, pattuglie americane arrivarono nelle frazioni montane di Giustagnana, Minazzana, Basati ed Azzano (Comune di Seravezza) e di Terrinca e Levigliani (Comune di Stazzema), poi, il fronte si stabilizzò fino all'aprile 1945, lungo una linea, che seguiva il tratto finale del fiume Versilia, la piana di Porta, le colline di Strettoia e del Monte di Ripa, i monti Folgorito, Altissimo, Corchia ed il gruppo delle Panie. <8<br />Ad eccezione di Strettoia e di Arni, tutto il territorio versiliese era stato liberato e si erano insediate le Amministrazioni Comunali, nominate dai CLN con il consenso del Governo Militare Alleato, ma la situazione continuò ad essere molto problematica in quanto la Versilia si trovò a essere un territorio “liberato, ma ancora in prima linea”, sottoposto al fuoco dell'artiglieria nemica ed alla minaccia di possibili puntate offensive da parte dei Tedeschi. A correre i rischi maggiori erano il centro di Seravezza e alcuni paesi dello Stazzemese, dislocati a poche centinaia di metri dalle sovrastanti postazioni tedesche, poi Forte dei Marmi e Pietrasanta, situati nelle immediate vicinanze, mentre relativamente più tranquilla era la situazione nel territorio di Camaiore, Viareggio e Massarosa.<br />Nel settore apuoversiliese della Linea Gotica i Tedeschi non avevano costruito particolari strutture difensive artificiali, ma, piuttosto, adattato o rinforzato quelle naturali, offerte dal terreno collinare e montano, impiegando i lavoratori della TODT e centinaia di uomini, catturati nel corso dei frequenti rastrellamenti. Sulla spiaggia del Cinquale, lungo le sponde del fiume Versilia e la piana di Porta, fino alla via Aurelia, erano stati posti numerosi campi minati, distrutti i ponti, disseminati numerosi ostacoli lungo strade e sentieri, approntati nidi di mitragliatrici. Le colline intorno al Castello Aghinolfi, quelle di Strettoia e del Monte di Ripa, protette da una fitta rete di campi minati, erano presidiate da numerose postazioni di mitragliatrici e mortai, da dove i Tedeschi potevano dominare la zona sottostante, essendo stati rasi al suolo oliveti, vigneti e buona parte della vegetazione spontanea. Sui monti Canala, Folgorito e Carchio, da cui parte la cresta scoscesa che raggiunge il monte Altissimo, dominante la vallata del torrente Serra, erano state scavati ripari e trincee per mitragliatrici e mortai, mentre erano stati allestiti una stazione radio e un posto di osservazione sulla vetta del Folgorito, da dove era possibile tenere sotto controllo la costa da La Spezia a Livorno e gran parte della Versilia. Anche sui monti Altissimo, Corchia, Pania della Croce e Pania Secca, che sovrastano da un lato il territorio di Stazzema e dall'altro la Garfagnana, nel tratto tra Castelnuovo e Gallicano, erano stati allestiti posti d'osservazione, trincee, postazioni per mitragliatrici, obici e mortai.<br />A difesa del settore occidentale della Gotica i Tedeschi schieravano la 148 Divisione di Fanteria, a cui, nella fase finale, furono aggregati il battaglione mitraglieri Kesselring ed alcuni battaglioni d'alta montagna, mentre il tratto tra l'Altissimo e la Pania erano affidati al battaglione “Intra” della Divisione Alpina “Monterosa”.<br />Praticamente, la Linea Gotica correva lungo il confine tra le province di Lucca e di Massa Carrara e, di conseguenza, il territorio di Montignoso e di Massa costituiva le immediate retrovie, dove erano dislocati servizi logistici, mezzi, depositi di materiale e postazioni di artiglieria. Un ruolo fondamentale, per la difesa di questo settore della Linea Gotica, era svolto dalle batterie dei cannoni di Punta Bianca, situate nei pressi di Bocca di Magra, dove Tedeschi avevano rafforzato una serie di postazioni precedentemente allestite dalla Marina Militare Italiana. Il sistema difensivo era costituito da due cannoni navali da 152/52 in località Ameglia, 4 cannoni navali da 152/52, posti tra le rocce, e 4 dello stesso tipo in un bunker, oltre a torrette di osservazione e attrezzature varie. Inoltre, era stato aggiunto un cannone di grosso calibro montato su un affusto ferroviario, collocato in una galleria.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;"><i>7 </i>- La 92 Divisione di Fanteria “Buffalo” fu costituita il 15 ottobre 1942 a Fort Mc Clellan in Alabama, con una forza iniziale di 128 ufficiali e 1200 soldati, aumentata progressivamente fino al raggiungimento degli effettivi di una divisione. I reparti effettuarono l'addestramento in varie località , poi, nel 1943, si trasferirono a Fort Huachuca. Il 15 luglio salpò per l'Italia il primo contingente, cioè il 370 Regimental Combat Team, formato dal 370 reggimento di fanteria, dal 598 reggimento di artiglieria campale, da reparti del Genio, Sanità, Servizi e Polizia Militare. <i>8 </i>- Sul settore apuoversiliese della Linea Gotica cfr: Eserciti Popolazione Resistenza sulle Alpi Apuane - Prima parte: aspetti politici e militari, a cura di Gino Briglia, Pietro Del Giudice, Massimo Michelacci, Massa, Tipografia Ceccotti, 1995 - parte seconda: aspetti politici e sociali, a cura di Lilio Giannecchini e Giuseppe Pardini, Lucca, Tipografia San Marco, 1997 - Fabrizio Federigi, Versilia Linea Gotica, Versilia Oggi Edizioni, Roma, 1979 - Davide Del Giudice, La Linea Gotica tra la Garfagnana e Massa Carrara - settembre 1944-aprile 1945, vol. 2, Tipografia Glue&c. Massa, 2000</span><br /><b>Giovanni Cipollini</b>, <i>La Linea Gotica in territorio apuoversiliese</i>, saggio pubblicato in “La Linea Gotica - Settore Occidentale 1943-45”, atti del Convegno di studi svoltosi a Borgo a Mozzano il 9 maggio 2004, a cura dell'Istituto Storico Lucchese - sezione di Borgo a Mozzano</div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-5379098560151076582023-10-29T09:46:00.001+01:002023-10-29T09:47:05.672+01:00Le indagini di Paolo Borsellino e il suo assassinio<div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://img.chiarelettere.it/images/9788832965629_0_0_600_0.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="388" height="600" src="https://img.chiarelettere.it/images/9788832965629_0_0_600_0.jpg" width="388" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Il 1° luglio 1992, Paolo Borsellino si trova a Roma. La sua agenda recita: «ore 9.50 - Holiday Inn; ore 15 - Dia; ore 18.30 - Parisi; ore 19.30 - Mancino; ore 20 - Dia» <68. Quello del pomeriggio alla Direzione investigativa antimafia è un appuntamento particolarmente importante, con un nuovo pentito pronto a parlare. Si tratta di Gaspare Mutolo, boss mafioso coinvolto nel Maxiprocesso del 1986 e condannato in primo grado a dieci anni di reclusione. Mutolo ha deciso di collaborare con la giustizia, proposta che gli era già stata avanzata due anni prima da Giovanni Falcone, dopo aver ricevuto notizia della strage di Capaci. Quando si trovano faccia a faccia, il pentito rivela la sua intenzione di rilasciare dichiarazioni scottanti su Domenico Signorino e Bruno Contrada: un giudice e un poliziotto, due membri delle istituzioni <69. Proprio mentre Mutolo procede declinando le sue generalità necessarie per aprire ufficialmente la verbalizzazione, Borsellino viene convocato d’urgenza al Ministero dell’Interno, dove ad attenderlo c’è Nicola Mancino. <br />A ricostruire gli eventi di quel pomeriggio sono due testimonianze particolarmente rilevanti. Una è quella di Rita Borsellino, sorella del magistrato, che racconta come «A un tratto, durante l'interrogatorio, Paolo riceve una telefonata, chiude il verbale, si precipita al Viminale, poi ritorna da Mutolo. Il pentito ha detto successivamente che di ritorno dal Viminale Paolo era talmente nervoso che fumava due sigarette contemporaneamente e decise di non continuare l'interrogatorio» <70. Ancora più dettagliata è la ricostruzione di Mutolo, illustrata il 21 febbraio 1996 nell’aula del processo per la strage di via D’Amelio. «Il giudice Borsellino mi viene a trovare io ci faccio un discorso molto chiaro e ci ripeto quello che io sapevo su alcuni giudici e su alcuni funzionari dello Stato molto importanti. Allora mi ricordo probabilmente che il dottor Borsellino la prima volta che mi interroga riceve una telefonata, quindi manca qualche ora e mi ricordo che quando è venuto, è venuto tutto arrabbiato, agitato, preoccupato. Io insomma non sapendo gli ho chiesto “dottore ma che cos’ha?” e lui molto preoccupato e serio mi fa che si è incontrato con il dottor Parisi e il dottor Contrada, mi dice di scrivere che il dottor Contrada era colluso con la mafia e che il giudice Signorino era amico dei mafiosi» <71.<br />A quel punto, dunque, Borsellino sa: è stato informato dei contatti che gli uomini dello Stato hanno con Cosa Nostra e, come logica conseguenza, il suo primo pensiero va alla morte dell’amico Falcone. Ci mette poco, il giudice, a immaginarsi quale sarà il prossimo obiettivo dei mafiosi: la sera stessa infatti, in una telefonata alla moglie, confessa sconsolato «oggi ho respirato aria di morte» <72.<br />Nel frattempo, però, la malavita siciliana mette in pausa la sua strategia del terrore. È ben consapevole che in Parlamento sia ancora in discussione il decreto-legge che introduce il 41 bis, da convertire entro un massimo di due mesi di tempo. L’idea è, dunque, quella di attendere l’inizio di agosto e lasciare che il provvedimento decada, per poi ricominciare da dove il progetto stesso era stato lasciato, ma a questa strategia attendista, Borsellino risponde con un’ulteriore intensificazione delle indagini.<br />Il 15 luglio, una scoperta lo lascia senza parole. Tornando a casa la sera dopo una faticosa giornata di lavoro, il giudice è in preda a ripetuti conati di vomito. La moglie Agnese, vedendolo, corre in suo soccorso e Borsellino le dice «sto vedendo la mafia in diretta. Ho saputo che il generale Subranni è punciutu» <73. “Punciutu”, un termine prettamente siciliano che corrisponde a “punto” e che indica un rito di affiliazione alla mafia dove alla persona in esame viene punto l’indice della mano con cui, da quel momento in poi, dovrà sparare. Per completare la cerimonia, al nuovo membro della cosca viene fatto pronunciare un impegno solenne: «giuro di essere fedele a Cosa Nostra. Possa la mia carne bruciare come questo santino se non manterrò fede al giuramento» <74. Borsellino capisce così che anche gli altissimi esponenti dell’Arma sono coinvolti e si sente circondato da traditori, sapendo che il tempo stia ormai per finire.<br />Il 19 luglio è una domenica di sole e il giudice si trova al mare con la famiglia, a Villagrazia di Carini. Come ogni fine settimana, nel pomeriggio torna in città, a Palermo, e si reca dalla madre che abita in Via d’Amelio 21, considerata pericolosa già da tempo perché molto stretta e senza vie di fuga. Insomma, per un uomo posto sotto costante protezione della scorta, può essere considerata una pericolosa “trappola per topi” ed è infatti stato richiesto dalle autorità della città che in quella zona venga applicato il divieto di sosta per tutte le vetture, in modo da fugare ogni possibile timore di attentato <75. Eppure, in via D’Amelio, quel 19 luglio le macchine parcheggiate sono ancora molte.<br />L’orologio segna quasi le 17 quando il giudice, come da programma, suona al campanello della madre. Non fa in tempo a staccare il dito dal citofono che una Fiat 126, rubata qualche giorno prima e imbottita con circa 90 chili di esplosivo, viene fatta detonare. La strada salta in aria e così decine di macchine, oltre ai corpi di Borsellino e degli uomini della scorta. Uno di loro, Antonino Vullo, rimane in vita e per descrivere quegli attimi usa parole forti. «Il giudice e i miei colleghi» - racconta - «erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l'auto che era alla testa del corteo. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto» <76.<br />Subito dopo l’esplosione, un uomo delle istituzioni, il capitano Arcangioli, viene ripreso dalle telecamere mentre cammina in via D'Amelio con una borsa di pelle marrone nella mano sinistra, una pettorina azzurra su cui si staglia uno stemma dorato dell'Arma e un marsupio nero attorno alla vita <77. Non si hanno prove sufficienti per stabilire con esattezza cosa abbia fatto il capitano dopo essersi allontanato, ma dalla scena del crimine sparisce l’agenda rossa di Borsellino, quella su cui era solito scrivere minuziosamente tutti i risultati delle sue indagini. L’agenda grigia, dove erano segnati gli appuntamenti, viene invece lasciata. Poche ore dopo, con due telefonate alle redazioni Ansa di Torino e Roma, una persona che si annuncia come portavoce della Falange Armata rivendica la strage.<br />Nelle vicinanze arrivano il figlio di Borsellino, Manfredi, e il suocero, il magistrato in pensione Angelo Pirano Leto, ex Presidente della Corte d’Appello di Palermo. Entrambi camminano attorno al cratere provocato dall’esplosione cercando notizie sul giudice. Anche la moglie vuole sapere qualcosa e telefona a chiunque per chiedere informazioni. A nessuno di loro, in quel momento, viene detta la verità <78. Intanto, al Palazzo di Giustizia di Palermo, vengono apposti i sigilli alla stanza del magistrato e così alla sua cassaforte, dove, secondo i familiari, teneva le carte di lavoro riservate. Nei giorni successivi, la cassaforte verrà aperta, ma stranamente, al suo interno, non si troverà nulla di importante <79.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">68 G. Lo Bianco e S. Rizza, L’agenda rossa di Paolo Borsellino, Chiarelettere, Milano, 2007, p. 137.</span><br /><span style="font-size: x-small;">69 Ibidem, p. 140.</span><br /><span style="font-size: x-small;">70 Ibidem</span><br /><span style="font-size: x-small;">71 Ibidem, p. 141.</span><br /><span style="font-size: x-small;">72 https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/15/intervista-inedita-a-borsellino-dimenticata-negli-archivi-rai/294265/</span><br /><span style="font-size: x-small;">73 https://mafie.blogautore.repubblica.it/2019/08/24/senza-titolo-2/</span><br /><span style="font-size: x-small;">74 P. Grasso, A. La Volpe, Per non morire di mafia, Pickwick, Milano, 2009, p. 132.</span><br /><span style="font-size: x-small;">75 http://files24.rainews.it/strage-di-via-d-amelio/la-rai-racconta-borsellino/</span><br /><span style="font-size: x-small;">76 https://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2013/07/18/news/via-d-amelio-ancora-troppi-misteri-1.56776</span><br /><span style="font-size: x-small;">77 https://www.archivioantimafia.org/libri/borsellino_e_l_agenda_rossa.pdf</span><br /><span style="font-size: x-small;">78 G. Lo Bianco e S. Rizza, L’agenda rossa di Paolo Borsellino, Chiarelettere, Milano, 2007, p. 194.</span><br /><span style="font-size: x-small;">79 Ibidem, p. 196.</span><br /><b>Nicola Corradi</b>, <i>La trattativa Stato-mafia: Il biennio 1992-1993 da cui è nata la "Seconda Repubblica"</i>, Tesi di laurea, Università Luiss, Anno Accademico 2020-2021</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-46422205894714079892023-10-18T08:26:00.002+02:002023-10-18T11:14:34.490+02:00Scalfari occupa una posizione anomala<div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://64.media.tumblr.com/c209f7e5739a4d7db52d62d6a8534cf5/a6d4a4bce55b6c76-7e/s540x810/332aefd414f7d88caa3f38646e34fafb5c54eb8b.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="769" data-original-width="536" height="769" src="https://64.media.tumblr.com/c209f7e5739a4d7db52d62d6a8534cf5/a6d4a4bce55b6c76-7e/s540x810/332aefd414f7d88caa3f38646e34fafb5c54eb8b.jpg" width="536" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">«Nonostante la proliferazione memorialista degli ultimi anni, rimangono dei grandi buchi neri nella memoria collettiva del passato» scrive Colmeiro a proposito del contesto spagnolo. Un'analisi che nel caso italiano è ancora più azzeccata. Tuttavia alcuni <a href="https://condamina.wordpress.com/2023/10/17/il-percorso-giornalistico-di-carlo-rivolta-muta-a-partire-dalla-morte-di-moro/" target="_blank">elementi</a> de "<a href="http://storiaminuta.altervista.org/laspra-stagione-e-una-narrazione-che-muove-proprio-da-questa-sconfitta-storica/" target="_blank">L'aspra stagione</a>" permettono di fare luce su queste zone d'ombra.<br />Le due pagine di apertura de "<a href="https://collasgarba.wordpress.com/2023/10/17/come-sottolinea-giovanni-moro-per-quel-che-riguarda-la-storia-degli-anni-settanta-sembra-che-non-esistano-vincitori-ma-solo-sconfitti/" target="_blank">L'aspra stagione</a>" rappresentano un elemento del tutto anomalo rispetto al resto del libro. Non c'è alcuna indicazione numerica che le identifichi come un capitolo e le pagine successive, che costituiscono il primo capitolo hanno come numero identificativo lo “0”. Il testo iniziale del libro sembra dunque esterno rispetto al resto dell'apparato narrativo, eppure si trova nella pagina che segue il titolo del libro, la dedica e l'epigrafe in esergo. Si trova dunque dislocato in una sorta di non-luogo letterario che non è quello della classica introduzione. Anche la scrittura è anomala, dato che il testo è in corsivo. È anche l'unico capitolo ad avere una data, «Roma, gennaio 2010», che fornisce le indicazioni per storicizzare quanto scritto: "l'Italia non sogna più. Ha smesso di farlo un mattino di maggio del 1978. Da allora ha imparato a ingurgitare di tutto pur di restare con gli occhi sbarrati. Non lucida. Soltanto sveglia. Un Paese senza sonno. E senza sogni. Un Paese in cui non c'è differenza tra il giorno e la notte. Un Paese in cui sono successe troppe cose. Ma è come se niente fosse successo. Niente, dall'ultimo risveglio. Da quando ci siamo alzati e siamo usciti diretti al porto, per imbarcarsi sull'unica nave galleggiante. La nave sulla quale abbiamo viaggiato fino a oggi. Navigando a vista". <417<br />L'immagine della nave rende l'idea di un Paese che ormai ha abbandonato il proprio passato e le proprie sicurezze, senza tuttavia mai distaccarsene troppo. Il viaggio è la direzione intrapresa dal Paese dopo gli anni del passaggio storico descritto nel libro. La storia di Carlo Rivolta riguarda i momenti immediatamente precedenti all'inizio del viaggio, «è la storia del tragitto dalle piazze al molo, dalle case al porto. È la storia degli ultimi passi sulla terraferma» <418.<br />Al di là di Carlo Rivolta («l'uomo che se n'è andato un attimo prima che la nave salpasse»), il “prologo” contiene una serie di riferimenti che è necessario ricostruire per chiarire la filosofia del resto del libro. Prima di tutto la metafora, che in realtà è presa da un'immagine di Bettino Craxi, di cui nelle ultime pagine viene riportata la frase “E la nave va”, pronunciata nel 1983. Craxi appare nell'ultimo capitolo del libro senza essere mai stato citato prima, perlomeno in forma esplicita. È il Presidente del Consiglio che si incarica di stabilizzare il cambiamento e che vince lo scontro con il segretario del Partito Comunista, Enrico Berlinguer. È lui, dunque, il “Nostromo” del “prologo” che, all'epoca dei fatti «studiava da ammiraglio». Assieme al “Nostromo”, a salire sulla «unica nave galleggiante» c'è un intero equipaggio composto anche da «corsari e bucanieri» che hanno fretta di imbarcarsi e che sono «promossi - sul ponte - al rango di ufficiali». Una frase ambigua in cui però non è difficile individuare, tra gli altri, chi tramite la violenza o tramite l'inganno è riuscito a superare la fase di passaggio diventando potente. Da questo punto di vista è possibile ricollegare a questa immagine i nomi degli appartenenti alla <a href="http://storiaminuta.altervista.org/la-p2-si-e-impadronita-delle-istituzioni-ha-fatto-un-colpo-di-stato-strisciante/" target="_blank">loggia P2</a> che, all'interno del libro, appaiono nel capitolo dedicato alla narrazione dei convulsi eventi del 1981. Si tratta di un caso unico all'interno del testo, che vede l'alternanza sincopata dei testi in corsivo e in stampatello: il nome degli esponenti della P2 viene scritto in stampatello, secondo una forma rigorosa che fa eco allo stile formale burocratico “Cognome Nome, lavoro, numero di tessera”, gli eventi vengono invece scritti col carattere in stampatello e uno stile del tutto frenetico. L'effetto finale è quello della perdita dei punti di riferimento, come se nel bombardamento continuo di eventi disperati ciò che rimane sotto traccia fosse il filo dei nomi, ciascuno dei quali rimanda ad un percorso differente che caratterizza i successivi anni della storia d'Italia: Vito Miceli, Maurizio Costanzo, <a href="http://storiaminuta.altervista.org/il-27-novembre-1975-pecorelli-si-iscrisse-alla-loggia-p2/" target="_blank">Mino Pecorelli</a>, Roberto Calvi, Bruno Tassan Din, Franco di Bella e <a href="http://storiaminuta.altervista.org/la-volonta-di-un-imprenditore-di-arginare-lascesa-dei-progressisti/" target="_blank">Silvio Berlusconi</a>, i nomi citati vengono ripresi attraverso un salto multiplo in avanti: "un elenco di nomi. Una serie di numeri. E un «Piano di rinascita democratica». Alcuni anni prima. Durante i giorni del piccolo Rampi. Molti anni dopo. Fino ad oggi. Accade in Italia". <419 Alfredo Rampi è il bambino caduto in un pozzo il 12 giugno 1981, morto durante una diretta TV seguita da trenta milioni di persone. Un evento che anche Giuseppe Genna, in "Dies Irae", individua come un momento di svolta. Così come in "Dies Irae" <420, gli autori non cedono ad un'ipotesi che vede nel il caso di Alfredo Rampi un “complotto televisivo” <421 utile a coprire lo scandalo P2. Essi lasciano piuttosto al lettore il compito di un'interpretazione, concentrandosi ancora una volta sull'immagine dello sconfitto, Carlo Rivolta, il quale «accusa il colpo» <422. Che esista un complotto o meno, si tratta comunque di un momento in cui lo scandalo sfugge all'attenzione dei media.<br />Esiste infine una terza lacuna all'interno del libro, che corrisponde ad un'assenza che incide anche nei materiali a disposizione dei due autori. Eugenio Scalfari, il fondatore de "La Repubblica", rifiuta la richiesta degli autori di essere intervistato sulla vita di Carlo Rivolta: le sue interviste contenute nel libro provengono da materiali di archivio. E tuttavia la metafora sul mare è legata anche alla sua vicenda. Grazie alla successione tra il “prologo” e l'inizio del capitolo “0” viene suggerito un altro accostamento possibile:<br />"Acqua.<br />Tonnellate di acqua.<br />A mollo la pasta di legno, miscela concentrata di fibre in sospensione nel liquido. Abeti e pioppi spogliati, scortecciati, trasformati, trattati fino a ottenere polpa succosa. Cellulosa. Impasto diluito che diventerà carta". <423<br />Se da una parte il paese Italia avrà Craxi come “Nostromo”, Scalfari è il personaggio in grado di avere abbastanza preveggenza per dominare il “mare di carta” dell'informazione, un elemento non secondario all'interno di un libro che narra le vicende di un cronista. Scalfari viene presentato con uno stile che amplifica il mistero attorno alla sua figura; il suo nome viene svelato solo alla fine della descrizione della sua idea di fondare il giornale dopo che nelle due pagine precedenti ci si è riferiti alla sua figura come “lui” o “l'uomo”: "in un edificio tra piazza Indipendenza e via dei Mille, l'uomo - montatura leggera, lanugine candida - scandisce il mantra degli ultimi tempi: «Sessanta Righe”. Il limite è tassativo. Che tutti se ne facciano una ragione".<br />Pur essendo una figura decisiva, Scalfari rimane sempre molto distaccato dalle vicende narrate: le discussioni di redazione avvengono senza di lui, così come le liti, mentre le contrarietà alla linea del giornale rispetto alla politica mantenuta durante il sequestro Moro sono destinate a non emergere mai in maniera esplicita.<br />Nella modo in cui presenta il progetto per il suo quotidiano, Scalfari viene descritto come una persona in grado di ammaliare e ottenere ciò che vuole: "lui […] di anni ne ha cinquantadue. Gli ultimi dodici mesi li ha passati illustrando un progetto pazzesco presso i circoli degli industriali progressisti: «Vorrei fare un giornale liberal, della borghesia illuminata, un giornale nuovo sia nel formato che nella grafica, che nella stessa impostazione: diciamo non paludata, un giornale che non sia al servizio di nessuno, ma di una visione più moderna e avanzata del Paese. Cerco un po' di soldi e sono venuto da lei, perché mi sembra appartenere a quella ridotta categoria di imprenditori che ha una visione che supera l'interesse immediato nel profitto d'impresa»".<br />Il progetto è legato ad un discorso di mercato: il tema del “pubblico” e delle vendite è più volte sottolineato dagli autori che proprio nel capitolo “0” inseriscono la progressione dell'aumento del prezzo dei giornali nel corso degli anni Settanta. Lo stesso mutamento della linea editoriale viene ricollegato ad una scelta di mercato.<br />Innanzitutto c'è la scelta di conquistare i lettori del Partito Comunista, che comporta uno spostamento della linea editoriale che, prima del rapimento di Moro, «è sottile, ma percepibile» <424, e in seguito c'è la scelta della linea della fermezza rispetto alle Brigate Rosse, con cui Rivolta è in disaccordo: "la questione, per certi versi, è anche di mercato, perché - secondo Villoresi - «Carlo è entrato in contrasto con la linea di “Repubblica” quando le cose di cui amava occuparsi passano in secondo piano, quando - in virtù d'una particolare alchimia editoriale - si guarda ad altri target e ad altri mondi»". <425<br />Scalfari occupa una posizione anomala: è uno dei personaggi noti più citati nel romanzo, ma non rientra di fatto tra i “potenti”, coloro che determinano l'andamento del paese. Eppure la sua immagine si addice perfettamente alla figura del Grande Vecchio, del calcolatore che ha in mente un piano preciso per il futuro. La particolare prospettiva da cui Tommaso de Lorenzis e Mauro Favale osservano la storia mette dunque in luce un cono d'ombra ancora poco investigato. Gettare una luce su questa figura potrebbe forse rivelare attraverso quali discorsi e attraverso quali processi materiali (quali decisioni, quali interessi), nel corso degli anni, è andato formandosi un giudizio così univoco e inequivocabile sulla stagione che ancora oggi viene identificata attraverso la formula “anni di Piombo”.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">417 Tommaso de Lorenzis, Mauro Favale, L'aspra stagione, Torino, Einaudi, 2012, p. 5.</span><br /><span style="font-size: x-small;">418 Ivi.</span><br /><span style="font-size: x-small;">419 Tommaso de Lorenzis, Mauro Favale, L'aspra stagione, Torino, Einaudi, 2012, p. 216-217.</span><br /><span style="font-size: x-small;">420 CFR. Claudia Boscolo, Stefano Jossa, “Finzioni metastoriche e sguardi politici della narrativa</span><br /><span style="font-size: x-small;">contemporanea”, in Claudia Boscolo, Stefano Jossa (a cura di), Scritture di resistenza. Sguardi politici</span><br /><span style="font-size: x-small;">nella narrativa italiana contemporanea, Carocci Editore, Roma, 2014, p. 23.</span><br /><span style="font-size: x-small;">421 Claudio Milanesi, Il grande complotto televisivo: Giuseppe Genna Dies Irae, in “Cahiers d'études italiennes”, 2010, n. XI.</span><br /><span style="font-size: x-small;">422 Tommaso de Lorenzis, Mauro Favale, L'aspra stagione, Torino, Einaudi, 2012, p. 218.</span><br /><span style="font-size: x-small;">423 Tommaso de Lorenzis, Mauro Favale, L'aspra stagione, Torino, Einaudi, 2012, p. 7.</span><br /><span style="font-size: x-small;">424 Tommaso de Lorenzis, Mauro Favale, L'aspra stagione, Torino, Einaudi, 2012, p. 113.</span><br /><span style="font-size: x-small;">425 Tommaso de Lorenzis, Mauro Favale, L'aspra stagione, Torino, Einaudi, 2012, pp. 122-123.</span><br /><b>Paolo La Valle</b>, <i>Raccontare la storia al tempo delle crisi</i>, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-48082782738835893702023-10-11T12:51:00.001+02:002023-10-11T12:51:34.875+02:00Il compromesso degasperiano si inserisce nella tradizione del moderatismo italiano che non esclude l’utilizzo della forza e della violenza<div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9fADu7hvHnvfPv14-LbZTKHgPX2v4tJPSPgExr9Auk4ZDuThMYeDTx3_BxZF6Cc24c2EkOj3__EW-D8PDqBQsGU5oq7jk-Q-1g0LtqvGJlwiRAKDvPJagD7EVLCr0DsQv8yMZLBUWIw_KiHpwLMfIAoVbI3zHez5p6sAhdQyQ86i7N0wByuCH_fUOf_Zk/s725/ps4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="725" data-original-width="450" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9fADu7hvHnvfPv14-LbZTKHgPX2v4tJPSPgExr9Auk4ZDuThMYeDTx3_BxZF6Cc24c2EkOj3__EW-D8PDqBQsGU5oq7jk-Q-1g0LtqvGJlwiRAKDvPJagD7EVLCr0DsQv8yMZLBUWIw_KiHpwLMfIAoVbI3zHez5p6sAhdQyQ86i7N0wByuCH_fUOf_Zk/w398-h640/ps4.jpg" width="398" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Come abbiamo già visto sui temi economici, Mario Del Pero ha invece sottolineato nel suo lavoro sulla natura del rapporto DC-USA all’inizio della Guerra fredda che parlare di totale subalternità di De Gasperi e dei suoi all’alleato americano non è storicamente del tutto corretto: le venature autonomiste e nazionaliste presenti in buona parte della coalizione governativa tesero sempre ad accettare l’influenza atlantica, ma utilizzando la presenza e le pressioni americane spesso per fini dettati dalle logiche nazionali. D’accordo si dice anche Scoppola, in un paragone con il partito moderato risorgimentale che condividiamo e, dal nostro punto di vista, racchiude un significato storico molto più denso: "Non eravamo pienamente liberi ma non eravamo neppure del tutto dipendenti dalle decisioni altrui: influire sulle decisioni americane era l’unica via possibile e responsabile che un uomo politico illuminato potesse seguire. Cosa aveva fatto, negli dell’unificazione, Cavour se non utilizzare il quadro internazionale ai suoi fini, prendendo atto realisticamente dei rapporti di forza esistenti?" <554<br />Così sul piano economico, su quello militare e, anche, sulle misure di contenimento anticomunista che, in particolare dopo lo scoppio del conflitto coreano, assunsero sempre più caratteri anticostituzionali, De Gasperi resistette e non solo per opportunismo: "Valutando la posizione di De Gasperi sulla base delle pressioni interne ed esterne che egli ricevette affinché venisse promossa una più decisa azione anticomunista, non si può però fare a meno di notare una certa moderazione nelle scelte dello statista trentino. Da questo punto di vista sia il contenuto dei provvedimenti dell’autunno 1950 (con il rigetto dell’ipotesi di utilizzare volontari per svolgere funzioni di polizia) che la gestione dell’iter di approvazione dei medesimi testi di legge (che si arenarono in parlamento o non vennero nemmeno presentati) sembrano costituire un tipico compromesso degasperiano. Un compromesso finalizzato non solo a soddisfare le pressioni statunitensi, ma anche ad attutire posizioni più radicali presenti all’interno dell’alleanza di governo così come nel mondo cattolico organizzato". <555<br />'Compromesso degasperiano' che si inserisce nella tradizione del moderatismo italiano che non esclude l’utilizzo della forza e della violenza, senza tuttavia compromettere gli equilibri a suo favore, correndo il rischio di cedere quote di potere troppo elevate ai settori oltranzisti poi difficilmente controllabili: "È difficile sfuggire alla sensazione che questa scarsa disponibilità non fosse determinata anche dal timore che la pedissequa applicazione delle misure chiaramente anticostituzionali richieste da Washington avrebbe finito per travolgere la democrazia italiana, portando il paese sull’orlo della guerra civile e ponendo le premesse per una svolta autoritaria di cui potevano essere vittime anche De Gasperi e la stessa Democrazia Cristiana". <556<br />Sostanzialmente d’accordo si dice anche Bertucelli quando riflette sui motivi del rifiuto, da parte della classe dirigente centrista, dell’alternativa salazariana: "I comunisti vengono esclusi da ogni ruolo di governo o di direzione nella struttura dello Stato, ma continuano a partecipare alle istituzioni della democrazia rappresentativa. La realizzazione di questo delicato equilibrio […] richiede però alleanze forti e impone l’anticomunismo come fattore di coesione irrinunciabile. Un anticomunismo variegato e polimorfo, spesso connotato socialmente, che diviene un tratto distintivo della democrazia del dopoguerra, in grado di relegare in posizione subalterna le culture riformatrici dei partiti di governo e le spinte modernizzatrici nella società". <557<br />È l’esperienza antifascista, il coinvolgimento profondo di una parte significativa di popolazione e di paese nella guerra di Liberazione, la tendenza ancora embrionale ma manifestatasi di settori non comunisti della società a fare causa comune con PCI e PSI, a impedire tra le altre cose la svolta autoritaria: "La stessa Costituzione, esito alto del tormentato passaggio dal fascismo alla Repubblica e cifra straordinaria di discontinuità con il passato, può essere sospesa, limitata, forzata, ma non se ne possono oltrepassare le norme fondamentali, non tanto perché l’opposizione comunista ne fa una bandiera, ma perché da quella carta trae legittimità lo stesso ceto di governo del dopoguerra che si identifica con la libertà e il nuovo Stato italiano, sorto dalle ceneri dell’otto settembre, e inserito ora in un nuovo ordine internazionale". <558<br />Queste considerazioni che negano l’asservimento totale e l’imperialismo come categorie utili, in questo contesto, a spiegare l’equilibrio centrista tra costituzione formale (prodotto della Resistenza, fondata sul nesso democrazia-antifascismo) e costituzione materiale (prodotto della Guerra fredda, fondata sul nesso democrazia-anticomunismo), servono a problematizzare il quadro: la sociologia dei conflitti tende a suddividere le modalità di svolgimento e gestione del conflitto da parte degli attori in campo secondo categorie che distinguono chiaramente tra contesto democratico e contesto non-democratico. <br />Questo ci pone una domanda: è possibile considerare così nettamente separate le due dimensioni? Probabilmente è più corretto ammettere la presenza di sfumature: l’esperienza storica ha dimostrato come diversi gradi di democrazia interna si basino su eccezioni alla norma democratica ufficiale, che intaccano la struttura delle opportunità politiche anche per coloro che sono riconosciuti come cittadini a pieno titolo. Le discriminazioni de iure, soprattutto in presenza di un conflitto interno, che si manifesti sia nelle forme delle campagne dei movimenti sociali, sia del conflitto letale o armato, comportano spesso restrizioni alle libertà politiche e aumento di potere nelle mani di forze dell’ordine e apparati di sicurezza. Si tratta dunque di una potenziale causa di de-democratizzazione. Contrariamente a quanto osservato da C. Tilly e S. Tarrow <559, però, questo processo non è necessariamente innescato da governi democratici a bassa capacità, né tantomeno che hanno subìto un trauma o un indebolimento: paradossalmente sono proprio le democrazie segmentate forti <560 a disporre dei dispositivi dell’eccezione e ad applicarli. In questo, il condizionamento culturale è centrale nell’interpretazione dei fatti sociali e nella percezione del nemico.<br />Quella che costruisce la classe dirigente neo-popolare e centrista appare a tutti gli effetti una democrazia limitata più che protetta: la molteplicità degli apparati di sicurezza e il peso dell’esercito (che vedremo nelle prossime pagine) non rappresentano infatti un potere capace di dettare l’agenda politica e determinare l’azione di governo (non in modo complessivo quanto meno); è un complesso intreccio tra attori e soggetti, spesso in conflitto tra loro, fatto di condizionamenti e azioni di diversa natura, che però non giunge mai a sollevare il governo dalle proprie prerogative costituzionali. Il sistema di ordine pubblico e agibilità politica che costruiscono Scelba e De Gasperi dunque non tende tanto a proteggere i diritti costituzionali, quanto a limitarne l’accesso per ampi settori sociali e politici. E questa è una tendenza di lungo periodo: "le tradizioni dell’Italia unita sia al livello istituzionale sia al livello delle strategie prevalenti verso gli sfidanti sono di tipo esclusivo. Le istituzioni del regno sabaudo erano caratterizzate da un forte centralismo, un’accentuata supremazia del governo di fronte a un parlamento debole, e una forte influenza dell’esecutivo anche sul potere giudiziario. La domanda che da parte del potere politico giungeva alle forze di polizia, anch’esse tenute sotto stretto controllo, era generalmente quella di una rigida protezione dell’ordine costituito, utilizzando anche le strategie più brutali. […] Il regime fascista portò a un’ulteriore accentuazione dei tratti esclusivi delle istituzioni statali. La legislazione (il codice penale, la legge di Pubblica sicurezza) varata durante il fascismo restò a lungo in vigore anche nella repubblica democratica, con conseguenze durature in termini di un riconoscimento debole dei diritti democratici. […] La forte correzione introdotta dalla costituzione repubblicana nel campo delle istituzioni formali ebbe inizialmente effetti solo parziali a causa dell’ostruzionismo della maggioranza che ostacolò l’introduzione delle nuove istituzioni di controllo e di decentramento del potere come la corte costituzionale, il consiglio superiore della magistratura, le regioni e il referendum". <561<br />Limitazione che diventa conferma dell’esclusione tradizionale delle classi subalterne: "Queste limitazioni, giustificate proprio con un presunto pericolo per la democrazia, si riflessero in una continuità nella strategia di esclusione del movimento operaio, delle sue organizzazioni e dei suoi partiti, che si cercava di confinare nello spazio della subcultura rossa". <562<br />Su questo punto non si trova d’accordo Scoppola, che invece ha sottolineato la differenza tra il paternalismo prefascista e il neopopolarismo degasperiano, soprattutto sulla questione sociale e sul ruolo delle classi subalterne: "per De Gasperi la giustizia sociale non discende nella realtà solo in virtù della sua forza morale, non è affidata ad uno Stato attento, dall’alto, al benessere delle plebi […], ma è il frutto di una presenza nuova, attraverso la democrazia politica e il suffragio universale su cui essa si fonda, di operai e contadini nella vita politica. […] La classe lavoratrice nella sua concezione è protagonista e non oggetto di un’azione di rinnovamento sociale […]". <563<br />Bisogna operare qui, secondo noi, una distinzione tra quella che è la teoria politica, la consapevolezza, che lo statista trentino dimostra e quella che risulta essere la prassi seguita dai suoi governi. Per le ragioni sopra riportate e che ritroveremo nel seguito dell’esposizione, ritroviamo i medesimi motivi da cui nacque, storicamente, la particolare 'subcultura rossa' italiana, e che nel secondo dopoguerra contribuiscono al riprodursi dei suoi caratteri antagonisti e rivoluzionaristi; elementi dovuti anche alla rottura tra i poteri pubblici e le istanze del lavoro, o meglio al rifiuto dei primi nei confronti delle richieste contenute nella politica del conflitto dei ceti subalterni. Costante di lungo periodo che, unitamente al nuovo contesto geopolitico e interpretativo della Guerra fredda, produce il "paradosso - giustificato con costanti richiami all’eccezionalità della situazione italiana - di uno Stato democratico costretto ad affidare le sue sorti ai rigori di una vigilanza autoritaria". <564<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">554 P. Scoppola, La proposta politica di De Gasperi, il Mulino, 1978, p. 181</span><br /><span style="font-size: x-small;">555 M. Del Pero, L’alleato scomodo. Gli USA e la DC negli anni del centrismo (1948-1955), Carocci, 2001, p. 106</span><br /><span style="font-size: x-small;">556 Ibidem, p. 156</span><br /><span style="font-size: x-small;">557 L. Bertucelli, All’alba della Repubblica. Modena, 9 gennaio 1950. L’eccidio delle Fonderie Riunite, Unicopli, 2012, p. 84</span><br /><span style="font-size: x-small;">558 Ibidem, p. 85</span><br /><span style="font-size: x-small;">559 C. Tilly, S. Tarrow, La politica del conflitto, pp. 81-84, Mondadori 2008</span><br /><span style="font-size: x-small;">560 Regimi politici democratico-parlamentari che presentano al loro interno diversi gradi di concessione della cittadinanza politica e di accesso ai diritti civili, producendo così segmenti interni di democrazia. L’esclusione o la limitazione può derivare da criteri etnici, religiosi, politici.</span><br /><span style="font-size: x-small;">561 D. Della Porta, H. Reiter, op. cit., pp. 24-25</span><br /><span style="font-size: x-small;">562 Ibidem, p. 25</span><br /><span style="font-size: x-small;">563 P. Scoppola, op. cit., pp. 91-92</span><br /><span style="font-size: x-small;">564 G.C. Marino, op. cit., p. 57</span><br /><b>Elio Catania</b>, <i>Il conflitto sociale: “motore della Storia” o “tabù” storico-politico. Il caso di Milano nel secondo dopoguerra</i>, Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2016-2017</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6947084396092293652.post-19003737326275319322023-10-04T12:43:00.004+02:002023-10-04T12:44:14.680+02:00All'inizio dei tentativi di epurazione dei fascisti in Italia<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAtuYTN34sKKyN9J2JVU9etDZG3DQq1tpmSHlxHzu3fR6UCOrMNnu-uoWjDHqi_xcpdg3ZjOqFToOuGuD74hmMeJoD1EwxZJb5nyRL7baRwrS8DmOqp5fvRq0GC5VgsUOOS4PinKR5pDfbD4_x9o0-gaqWkXp2KTUqT99DhpoqPx9SD7X2PEsqizK87Uj4/s715/za4.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="715" data-original-width="536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAtuYTN34sKKyN9J2JVU9etDZG3DQq1tpmSHlxHzu3fR6UCOrMNnu-uoWjDHqi_xcpdg3ZjOqFToOuGuD74hmMeJoD1EwxZJb5nyRL7baRwrS8DmOqp5fvRq0GC5VgsUOOS4PinKR5pDfbD4_x9o0-gaqWkXp2KTUqT99DhpoqPx9SD7X2PEsqizK87Uj4/w480-h640/za4.jpg" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Da ultimo, le nuove autorità politiche avrebbero dovuto far luce, anche attorno ai numerosi episodi di violenza realizzati nel periodo della guerra civile (8 settembre 1943- maggio 1945): con particolare riferimento alle feroci rappresaglie naziste realizzate nel centro-nord della Penisola <4, al trasferimento di civili e militari italiani nei campi di prigionia nazista (c.d. I.M.I. Internati Militari Italiani), alla sorte dei soldati del Regio Esercito, abbandonati senz'ordini alla vendetta dell'ex “fratello d'arme” tedesco <5. Numerosi aspetti oscuri riguardavano anche la lotta partigiana, nelle cui maglie vennero sovente ad innestarsi, regolamenti privati tra cittadini e scontri tra bande ideologicamente rivali, nonché l'opera di liberazione condotta dagli eserciti alleati, nel corso delle cui azioni non mancarono episodi di violenza e aggressione ai danni delle popolazioni civili dei territori di volta in volta liberati <6. Si trattava, come è evidente di incombenze imbarazzanti che difficilmente la giovane ed inesperta democrazia italiana avrebbe potuto realizzare nel breve periodo, specie se si consideri che essa era, in pari tempo, chiamata ad affrontare ulteriori prioritarie questioni: la ricostruzione del Paese distrutto dai bombardamenti, la crisi economica post-bellica, la riconversione dell'industria militare agli usi civili, la riorganizzazione, infine, dopo un vuoto durato vent'anni del pluralismo politico e culturale, operazioni alle quali avrebbe dovuto procedersi, peraltro, sotto le spinte di una popolazione che ampiamente rivendicava una maggiore giustizia sociale ed una più incisiva partecipazione alle scelte politiche del Paese.<br />In un simile quadro, i primi sforzi del Governo Badoglio furono indirizzati alla “defascistizzazione” dello Stato, divenuto nel corso del ventennio quasi un unicum con il Partito di Mussolini <7: con R.d.l. n. 668/1943 venne disposta, infatti, la soppressione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, con R.d.l. n. 706/1943 si provvide allo scioglimento del Gran Consiglio del fascismo, infine, con R.d.l. n. 704/1943 venne liquidato il P.N.F. e le sue organizzazioni. Ulteriori provvedimenti diedero luogo all'abolizione dell'ordine corporativo e alla Camera dei Fasci e delle corporazioni. Una volta demolite le strutture del vecchio regime, con l'insediamento dei Governi ciellenisti Bonomi e Parri furono riattivate le regole del gioco democratico: vennero soppresse le antiche limitazioni alla libertà di stampa, si ristabilirono le libertà politiche e sindacali (d.lg.lgt. n. 369/1944), fu convocata (nell'attesa dell'insediamento di un nuovo Parlamento) una Consulta Nazionale, incaricata di formulare pareri sui problemi generali e i provvedimenti legislativi sottoposti dal Governo <8.<br />Per quanto concerne gli aspetti più dichiaratamente discriminatori del passato, con R.d.l. n. 25/1944 si provvide all'abolizione di tutti i decreti, le leggi e le singole disposizioni regolamentari in cui era fatto esplicito riferimento “all'accertamento o alla menzione della razza”, reintegrando al contempo tutti i cittadini di fede ebraica nel pieno godimento dei diritti civili e politici. Con riferimento specifico alle loro sofferenze economiche, il R.d.l. n. 26/1944 precisò, inoltre, la reintegrazione dei suddetti nei loro precedenti diritti patrimoniali <9.<br />Una corretta gestione del passato, non poteva prescindere, tuttavia, dalla realizzazione di una significativa opera di epurazione del personale dell'esercito, dell'amministrazione pubblica e degli organi di giustizia, nonché dalla persecuzione dei c.d. «delitti collaborazionisti» e dei più efferati crimini perpetrati durante la lunga vigenza del regime, specie nei primi tumultuosi anni della sua affermazione con la marcia del 1922. Tale ufficio rappresentava, peraltro, una delle condizioni (art. 30) specificamente imposte dai rappresentanti dell'esercito anglo-americano al momento della concessione dell'armistizio lungo dell'3 settembre 1943.<br />Assumendosi detto impegno, il Governo provvide, già il 28 dicembre successivo, durante il c.d. Regno del Sud, all'emanazione del D.l. n. 28/1943, per mezzo del quale si dispose l'assoggettamento a giudizio di chiunque si trovasse, al momento dell'emanazione, insignito della qualifica di squadrista, marcia su Roma, gerarca o sciarpa littorio, o avesse, in ogni caso rivestito in passato ruoli dirigenziali nel quadro organizzativo del Partito nazionale fascista, attribuendo al Consiglio dei ministri, ai consigli di amministrazione o di disciplina degli enti nazionali, nonché a commissioni di nomina prefettizia appositamente istituite, il compito di emettere la decisione e comminare la relativa sanzione. Al di là delle categorie su richiamate furono ad ogni modo considerati colpevoli gli autori di episodi configurabili come “attentato alla libertà individuale” dei cittadini.<br />Era evidente, in ogni caso, che, stante la divisione del Paese in due Stati in conflitto e la perdurante lotta tra bande partigiane e milizie repubblichine del Governo saloino, il provvedimento in argomento non poté conoscere puntuale attuazione, dando origine a risultati significativamente distanti da quelli auspicati.<br />Sulla questione dovettero intervenire, perciò, numerose ulteriori disposizioni. Sotto la vigenza dell'Esecutivo Bonomi fu adottato, in particolare il d.lg.lgt. n. 159/1944, per mezzo del quale furono inasprite le pene comminate dal precedente intervento, venne fornita più esatta indicazione dei soggetti destinatari della sanzione, si provvide ad istituire, quali organi di giudizio nelle operazioni, l'Alta Corte di giustizia, le Corti d'assise e i Tribunali militari, integrati questi ultimi, con giudici non togati appartenenti agli ambienti resistenziali. A garanzia del corretto svolgimento delle operazioni venne istituito, altresì, l'Alto Commissario per le sanzioni contro il fascismo, organo destinato ad essere successivamente assistito da quattro Alti Commissari aggiunti, ciascuno dei quali incaricato alla supervisione di uno dei settori di intervento: punizione dei delitti, epurazione dell'amministrazione, avocazione dei profitti del regime, liquidazione dei beni fascisti <10. Il provvedimento in esame stabilì, altresì, che, avverso le sentenze, le ordinanze e i provvedimenti emessi dell'Alta Corte di giustizia non avrebbe potuto proporsi gravame in appello, ma solo il giudizio in Cassazione la valutazione dei vizi di legittimità nell'applicazione di esso. Secondo dette disposizioni si procedette all'epurazione del Senato <11, dei dipendenti militari e civili dello Stato in posizione apicale, dei vertici delle aziende di Stato e delle imprese private, specie se titolari di rapporti di fornitura o di appalto con le amministrazioni pubbliche.<br />Il sistema predisposto, stando al parere della più recente storiografia <12, conobbe nel complesso, un apprezzabile avvio, tale da consentire - nel caso in cui fosse stato portato effettivamente a compimento - un effettivo rinnovamento del sistema amministrativo centrale e periferico dello Stato (prefetti, podestà, dirigenti della burocrazia ministeriale), nonché una più facile rielaborazione del problematico passato da parte della generalità dei consociati.<br />Le operazioni in tal modo avviate dovettero subire, però, un radicale mutamento con l'approvazione del d.lg.lgt. n. 625/1945, per mezzo del quale fu disposta la soppressione dell'Alta Corte di giustizia ed il trasferimento di tutti i procedimenti allora pendenti ad una sezione speciale (rectius specializzata) delle Corti d'assise.<br />La magistratura ordinaria (che era riuscita nel complesso a sottrarsi alle misure di epurazione) si trovò, così, investita del non facile compito di “defascistizzare” la Pubblica amministrazione, assumendo su di sé l'incarico di comminare sanzioni penali e disciplinari a funzionari e dirigenti rei di aver assunto, nel corso della propria carriera, atteggiamenti non dissimili da quelli posti in essere da essi stessi durante il lungo interregno della dittatura fascista <13.<br />Nell'esercizio di tale attività, fu evidente, quindi, che i magistrati presero ad assumere atteggiamenti di maggior indulgenza rispetto a quelli fatti propri dai componenti delle precedenti commissioni d'epurazione governative, i quali, nel passato, avevano generalmente rivestito ruoli di primo piano nelle file dell'antifascismo e della guerra di liberazione partigiana.<br />Il frequente ricorso da parte del legislatore a clausole interpretative quali “delitto per motivi fascisti”, “atto rilevante”, “dolo”, “faziosità” consentì ai medesimi, infatti, di procedere ad interpretazioni giurisprudenziali salvifiche delle condotte poste in essere dai dirigenti e dagli impiegati della struttura amministrativa dello Stato e delle sue articolazioni, assicurando ai medesimi una generalizzata e pressoché totale impunità ogniqualvolta non fosse incontrovertibilmente dimostrato - sulla base delle risultanze istruttorie contro di essi prodotte - il ricorso ad atteggiamenti settari o faziosi (requisito esso stesso, come è evidente, suscettibile di ampia interpretazione) nell'esercizio delle funzioni per le quali erano preposti.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">4 L'occupazione dell'Italia da parte delle truppe naziste nel periodo compreso tra l'8 settembre 1943 ed il 2 maggio 1945 (data della resa tedesca in Italia), provocò più di diecimila vittime tra la popolazione civile. Tra l'8 settembre 1943 e l'aprile del 1945 in tutto il centro-nord si registrarono oltre 400 stragi, tra le quali gli eccidi delle Fosse Ardeatine (335 vittime) e di Marzabotto (770 vittime) furono solamente gli episodi più conosciuti. L'area dell'Appennino tosco-emiliano, data la sua posizione strategica lungo la linea Gotica, conobbe, il maggior numero di violenze: tra l'aprile e l'agosto del 1944 le stragi furono 280 e 83 i comuni interessati (tra cui Sant'Anna di Stazzema, Bardine S. Terenzo, Fivizzano, Fosdinovo, Padule di Fucecchio). Le stime più attendibili sono al momento quelle avanzate da Gerhard Schreiber secondo il quale i militari italiani giustiziati nel settembre-ottobre 1943 furono 6.800 tra Balcani, Grecia ed Egeo; 22.720 furono, invece, i partigiani “uccisi nel disprezzo delle disposizioni internazionali” e 9.180 civili i sterminati. Autori di tali esecuzioni collettive non furono soltanto i nazisti delle SS, ma anche i soldati della Wermacht e della Luftwaffe - l'aviazione militare tedesca - nonché le milizie regolari e irregolari del partito fascista inquadrate sotto le insegne della Repubblica sociale italiana. Alla base di tali stragi vi furono sicuramente: il pregiudizio nei confronti degli italiani per reazione psicologica al “tradimento” dell'8 settembre; la decisione del comando supremo della Wermacht e del feldmaresciallo Kesserling (Capo supremo delle forze armate tedesche in Italia) di difendere ad ogni costo il territorio italiano in un momento in cui la guerra all'Est era ormai perduta, il timore di un'attività partigiana che si faceva sempre più efficace e che intimoriva i giovani ed inesperti soldati provenienti direttamente dalla Hitlerjugend; la volontà di ricorrere a dimostrazioni di forza e di superiorità, legittimata con la serie di misure repressive adottate dalle autorità di occupazione.</span><br /><span style="font-size: x-small;">5 L'esempio più emblematico è senza dubbio l'eccidio di Cefalonia, ma episodi analoghi ebbero a realizzarsi anche nelle altre isole greche: Lero, Coo, Rodi. Con la resa del Governo Badoglio agli anglo-americani, i soldati italiani della 33ª Divisione fanteria "Acqui" si trovarono ad assumere il ruolo di “traditori” agli occhi del co-occupante tedesco. Di fronte alla sua richiesta di disarmo, e senza più conoscere ordini dallo Stato maggiore, le truppe di stanza si trovarono a dover affrontare l'ex alleato, intenzionato a ridurli in prigionia e trasferirli in Germania. La guarnigione comandata dal generale Gandin si oppose ed aprì le ostilità contro quello che ora era diventato il nemico della fazione alleata. Ebbe inizio una sanguinosa battaglia (13-22 settembre) alla quale, in spregio a qualsiasi norma di diritto internazionale militare, l'esercito tedesco vincitore fece seguire il massacro di 4750 soldati e 341 ufficiali. Migliaia di militari furono, invece deportati su navi poi fatte saltare nell'Adriatico.</span><br /><span style="font-size: x-small;">6 Tra le violenze alleate, emerse nel corso degli ultimi decenni, l'episodio certamente più emblematico è quello delle c.d. “marocchinate”, documentato in letteratura già nel 1957 dall'opera “La ciociara” di Alberto Moravia (e a cui fece seguito il più noto adattamento cinematografico di De Sica). Con tale espressione ci si riferisce all'insieme di stupri e sevizie realizzate nel basso Lazio - all'indomani della battaglia di Montecassino - dalle truppe coloniali franco-marocchine comandate dal generale Juin (c.d. Goumiers). Le vittime furono circa diecimila tra donne, uomini, bambini, anziani e religiosi. All'origine di tali violenze, delle quali era a conoscenza lo stesso generale de Gaulle, vi era un forte sentimento di rancore da parte dei francesi nei confronti degli italiani, considerati colpevoli del “coup de pugnace dans le dos” del giugno 1940. Casi di violenza analoghi si registrano anche in Sicilia, in Toscana ed in altre zone del Meridione.</span><br /><span style="font-size: x-small;">7 Per un'analisi approfondita della trasformazione dello Stato italiano in senso autoritario successivamente all'affermazione del movimento fascista si rinvia all'ormai classico A. ACQUARONE, L'organizzazione dello Stato totalitario, Torino, 1965.</span><br /><span style="font-size: x-small;">8 Per maggiori approfondimenti sul tema della transizione italiana si rinvia a U. DE SIERVO, La transizione costituzionale (1943-1946), in Diritto Pubblico, 1996; V. ONIDA, (a cura di), L'ordinamento costituzionale italiano dalla caduta del fascismo all'avvento della Costituzione repubblicana, 1991; A. SACCOMANNO, La transizione italiana: le costituzioni provvisorie, in L. GARLATI, T. VETTOR (a cura di), Il diritto di fronte all'infamia del diritto, cit., 397-414.</span><br /><span style="font-size: x-small;">Per un quadro sulla riaffermazione dei diritti civili e politici nella neonata democrazia italiana si cfr. P. CARETTI, I diritti fondamentali. Libertà e diritti sociali, Torino, 2005</span><br /><span style="font-size: x-small;">9 Come giustamente sottolinea Falconieri, la reintegrazione dei cittadini di fede ebraica nel pieno possesso dei diritti si iscrive «a pieno titolo nel percorso di rielaborazione e edificazione di una memoria condivisa che avrebbe dovuto</span><br /><span style="font-size: x-small;">coinvolgere tanto le élites politiche e intellettuali quanto la popolazione italiana del dopoguerra». Cfr. S. FALCONIERI, Riparare e ricordare la legislazione antiebraica. La reviviscenza dell'istituto della discriminazione (1944-1950) in G. RESTA, V. ZENO-ZENCOVICH, Riparare Risarcire Ricordare. Un dialogo tra storici e giuristi, cit., p. 141.</span><br /><span style="font-size: x-small;">10 Alto Commissario per le sanzioni contro il fascismo venne nominato il liberale Carlo Sforza. Ad esso si affiancarono il comunista Mauro Scoccimarro (epurazione nella Pubblica Amministrazione), il liberal-democratico Stangone (sequestro delle proprietà fasciste), il democristiano Cingolani (illeciti profitti del regime) e Mario Berlinguer del Partito Demo-laburista (persecuzione dei crimini fascisti). Le quattro commissioni per l'epurazione furono istituite,</span><br /><span style="font-size: x-small;">invece, con d.lg.lgt. 198/1944 e 238/44. Per l'intera ricostruzione del processo di epurazione in Italia si rinvia ai dettagliati e completi: A. DI GREGORIO, Epurazioni e protezione della democrazia. Esperienze e modelli di “giustizia post-autoritaria”, cit., 2012, pp. 72-92; P. BARILE., U. DE SIERVO, Sanzioni contro il fascismo e il neofascismo, in Novissimo digesto italiano, Torino, 1969, pp. 541-564 e in sede storiografica a H. WOLLER, I conti con il fascismo. L'epurazione in Italia (1943-1946), Bologna, 1997, C. PAVONE, La continuità dello Stato. Istituzioni e uomini, in AA. VV., Italia 1945-1948. Le origini della Repubblica, Torino, 1974 e M. FLORES, L'epurazione, in L'Italia dalla liberazione alla Repubblica. Atti del Convegno internazionale organizzato a Firenze il 26-28 marzo 1976 con il concorso della Regione Toscana, Milano, 1977, pp. 413-467, infine M. SALVATI, Amnistia e amnesia nell'Italia del 1946, in M. FLORES, Storia, verità, giustizia. I crimini del XX secolo, Milano, 2001, pp. 141-161.</span><br /><span style="font-size: x-small;">11 L'art. 8 del d.lg.lgt. 159/1944 prevedeva all'ultimo comma la decadenza dalla loro carica vitalizia per i senatori che «con i loro voti o atti contribuirono al mantenimento del regime fascista ed a rendere possibile la guerra». Furono deferiti all'Alta Corte di giustizia 394 senatori su 408, di questi 275 furono dichiarati decaduti dalla carica. I senatori sanzionati appellandosi alla Corte di Cassazione (che riconobbe l'assoluto difetto di giurisdizione dell'Alta Corte) riuscirono ad ottenere l'annullamento dei provvedimenti irrogati. Alla fine del processo di epurazione, solo 51 furono dichiarati decaduti. Su questi punti si rinvia ancora a A. DI GREGORIO, Epurazioni e protezione della democrazia. Esperienze e modelli di “giustizia post-autoritaria”, cit., 82.</span><br /><span style="font-size: x-small;">12 Il giudizio sull'epurazione in Italia da parte della storiografia tradizionale è stato nel complesso negativo. Secondo la terminologia più corrente esso è stato definito una «farsa legale», un processo al termine del quale le élite fasciste mantennero le funzioni pubbliche tradizionali. Tale valutazione, seppur in sostanza non inveritiera, è stata però rivisitata e sfumata negli ultimi anni da magistrati come Canosa e storici come Woller, Minetti e Argenio. A parere di questi ultimi, infatti, gli sforzi per realizzare un'effettiva epurazione vi furono ed anche considerevoli. Ad una prima intensa attività delle commissioni seguì, però, un esito deludente causato dall'adozione dell'amnistia e da un'opera di interpretazione salvifica degli ex fascisti da parte della magistratura. Per un'interpretazione tradizionale del processo di epurazione si rinvia a Z. ALGARDI, Processi ai fascisti, Firenze, 1973, per le più recenti interpretazioni si veda ancora H. WOLLER, I conti con il fascismo. L'epurazione in Italia (1943-1946), cit.</span><br /><span style="font-size: x-small;">13 La magistratura, come qualsiasi altro potere dello Stato aveva subito nel corso del ventennio una significativa opera di fascistizzazione, che si era compiuta per gradi attraverso il progressivo allontanamento degli elementi togati non allineati al regime. Nel 1925 i giudici ostili alla dittatura furono dispensati dal servizio e l'Associazione generale magistrati sciolta di diritto. I vecchi togati furono rimpiazzati con elementi più favorevoli alla dittatura, mentre i più giovani furono crebbero in un clima che finì per plasmarli completamente alle direttive del duce. Il fascismo creò anche una singolare commistione tra apparato politico-amministrativo dello Stato e funzione giudicante: il Procuratore del Re divenne, infatti, membro delle commissioni per la disposizione del confino politico ai cittadini accusati di antifascismo. Come ha sottolineato Franzinelli, infine, «molti magistrati andarono molto in discesa sul versante dell'autorità, in parte per fanatismo o per senilismo, ma soprattutto per la troppo facile convinzione che la legalità corrispondesse all'autorità: chi aveva a cuore la legalità doveva favorire l'autorità, senza star troppo a sottilizzare la qualità e la legittimazione sostanziale di chi rappresentava l'autorità». La completa fascistizzazione della magistratura trovò conferma in ogni caso nella legge sull'ordinamento giudiziario deliberata nel 1941, con cui si riservò l'accesso ai ruoli requirenti e giudicanti ai cittadini di «razza italiana», di sesso maschile, iscritti al Partito nazionale fascista.</span><br /><b>Mirko Della Malva</b>, <i>Diritto e memoria storica nell'esperienza giuridica comparata: il difficile bilanciamento tra tutela della dignità delle vittime, libertà di manifestazione del pensiero, protezione della democrazia</i>, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2013-2014</div> <p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.com