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lunedì 30 gennaio 2012

Bouvet, Kerguelen, Crozet


La piccola isola di Bouvet, scoperta il 1 gennaio 1739, si trova ad una distanza di circa 1600 chilometri dall'Antartico.


Lo fu ad opera di Jean Baptiste Charles Bouvet de Lozier - da cui prese il nome -, che comandava le navi francesi Aigle e Marie, e che pensò, senza procedere tuttavia ad una circumnavigazione, di essere arrivato a quella che noi oggi definiamo Antartide.

Jules Verne in suo libro, dedicato a molte esplorazioni compiute soprattutto nel '700, dopo aver descritto le prove tremende affrontate da quei marinai alle prese con inaspettate temperature polari, sottolineò che Bouvet "ebbe la gloria di dare un esempio al grande esploratore inglese James Cook".


Eccola la rotta che portò Cook verso l'Antartico, ma é, appunto del 1772-74.


Questa mappa, che si può definire dell'Oceano Indiano, é del 1753. Come si può notare, le conoscenze geografiche non erano all'epoca molto precise. Ma i viaggi di esplorazione per mare iniziavano proprio in quel periodo ad avere carattere scientifico. La carta in questione fu redatta dal cartografo e navigatore francese Jean-Baptiste d'Après de Mannevillette (1707-1780), che utilizzò a fondo un nuovo strumento, ideato dall'astronomo britannico John Hadley, per calcolare sia latitudine che longitudine con il metodo delle distanze lunari. Se ricordo bene, erano quelli gli anni in cui si cercava di risolvere con urgenza il problema della longitudine.


Qui sopra il ritratto di Yves Joseph de Kerguelen de Trémarec, che scoprì nel 1772 le Isole della Desolazione, cui lo stesso Cook in onore del francese volle, invece, dare il nome di Kerguelen.


Qui sopra uno scorcio della penisola Rallier du Baty, nella più grande delle Kerguelen, che sono situate a 4.800 chilometri dall'Australia (ad est) e circa 2.000 dall'Antartide (a sud).
Marc-Joseph Marion du Fresne scoprì nel 1772 le Isole Crozet (dal nome del suo comandante in seconda, in quanto a lui era già stata intitolata l'Isola Marion) che sono collocate ad una latitudine compresa tra 45°95' e 46°50' S e una longitudine compresa tra 50°33' e 52°58' E nell'Oceano Indiano meridionale.

Con quelle deviazioni delle rotte di grandi viaggi di esplorazione via mare ci si stava avvicinando all'Antartide.


venerdì 27 gennaio 2012

La bontà del contadino che nasconde nel fienile un vecchio ebreo




Nizza, Alpi Marittime, Cimitero alle pendici della collina del Castello.

"Da Babji Jar di Evgenij Evtušenko
...
Io sono ognuno dei vecchi fucilati qui.
Io sono ognuno dei bambini fucilati qui.
Niente dentro di me dimenticherà mai!
...
Nel mio sangue non c’è sangue ebraico.
Nella loro folle rabbia tutti gli antisemiti
Devono odiarmi ora come se fossi un ebreo.
"
Evgenij Evtušenko

"Ed ecco, a fianco del minaccioso, grande bene, esiste una bontà quotidiana. È la bontà della vecchia che porta un pezzo di pane a un prigioniero, del soldato che da da bere dalla sua borraccia al nemico ferito, della gioventù che ha pietà della vecchiaia, è la bontà del contadino che nasconde nel fienile un vecchio ebreo."
Vasilij Semenov Grossman

"Le truppe tedesche entrarono nella Valle del Bevera dall'Italia nel settembre 1943 e s'installarono sulle alture dell’Authion, lasciando a Sospel solo dei doganieri. La comunità ebrea fu subito minacciata: molte persone furono trasferite a Nizza in attesa di deportazione; altre riuscirono a rifugiarsi a Monaco."
da Museé de la Résistance Azuréenne

"Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto e del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un'idea."
Primo Levi


lunedì 23 gennaio 2012

Antiche viste di Nizza



Queste stampe, che riguardano Nizza, la prima con soggetto il porto, l'altra con una vista dalla collina di Magnan sita ad ovest dell'antico centro, entrambe con disegno di Albanis Beaumont e acquarello di Cornelis Apostool, sono del 1787. Ce ne sono diverse, invero, di altri scorci della zona, dello stesso anno. E successive.


Non so a quale anno risalga questa immagine di Nizza, ammirata per così dire da est, che pubblico per avviarmi a completare un tour virtuale d'epoca di un approssimativo perimetro della città.


Nizza vista da Cimiez (da nord, più o meno) é di Francesco Bensa (1811-1895), nizzardo. E corrisponde ad un olio su tela.

Altri artisti, locali e immigrati, eseguirono nel 1800, già sotto il Regno di Sardegna, significativi dipinti dedicati a Nizza e al territorio della sua vecchia Contea.


Non ho resistito alla tentazione di pubblicare questo acquarello, anche se lo scorcio ritratto é limitato. Si tratta della zona di Rauba-Capeù, dove oggi sorge il grandioso Monumento ai Caduti Francesi della Grande Guerra (e del secondo conflitto mondiale).


E di tornare ad una stampa del 1787. In questo modo termino a nord-est, circa, il preannunciato giro storico di Nizza.


giovedì 19 gennaio 2012

Quella Ventimiglia pacifista!


Qui sopra si può vedere uno scorcio della Marcia per la Pace in Vietnam Ventimiglia-Bordighera del gennaio 1973.
La fotografia mi è stata mandata da N., cui ho già fatto più volte riferimento. Era a suo tempo comparsa nelle pagine locali di diversi giornali, ma non l'avevo più vista.

Credo, siano opportune alcune considerazioni di carattere sociale, morale e civile. Quella manifestazione - a noi e ad altri amici cara anche per l'impegno profuso per la sua buona riuscita -, come mi ricordava appunto N. (che poi in Vietnam c'è stato: e mi ha inviato anche uno scatto che lo ritrae insieme al fratello su un carro armato americano, cimelio di quel conflitto), fu molto partecipata in termini quasi unici per la nostra zona.

Non fu di parte. I numeri stessi delle presenze lo attestano. Ma c'è di più, come cercherò di aggiungere tra breve. Intendo prima rammentare che la proposta venne fatta da esponenti di quel vecchio "Gruppo Sbarchi Vallecrosia" della Resistenza dalla grande apertura mentale. E venne subito caldeggiata da diverse associazioni, anche cattoliche: le ACLI, ad esempio.

Ventimiglia, e tanti suoi degni abitanti per meglio dire, anticipavo poc'anzi. Giorni prima, il volantinaggio della notte della vigilia di Natale per chiedere la cessazione dei bombardamenti aerei USA sulle popolazioni civili del Nord Vietnam destava palpabile - ed anche istituzionale - commozione soprattutto all'uscita della Messa dalla Cattedrale.

C'erano già stati diversi altri fatti di piena comprensione umana, non solo verso il dramma del Vietnam, quasi in ideale collegamento con insigni figure del passato, quali quelle dei pescatori della zona che contribuirono (come ha ben documentato Paolo Veziano in "Ombre di confine") a salvare verso la Francia tanti ebrei.

Certo. Ci sono state, dopo l'infame guerra di Indocina, altre guerre ingiuste. E nel Sud-Est asiatico libertà e diritti sono conquiste ancora tutte da inverare.

Ma è anche scemata di molto, ritengo, l'attenzione verso i fatti del mondo, con il paradosso che ora il mondo è sempre più vicino a noi.


lunedì 16 gennaio 2012

Il Visconte di Marcellus

Fonte: Wikipedia

Il Visconte di Marcellus (1795-1861) é soprattutto noto per avere assicurato alla Francia la Venere di Milo, scoperta nel 1820. Già questa vicenda meriterebbe molti approfondimenti.


Visitò la zona di Troia, che, come ben noto, era ancora da scavare. Esplorò archeologicamente le isole dell'Egeo.


Alessandria in Egitto per un viaggiatore francese dell'epoca non era forse una novità.


Gerusalemme la vide così.


Baalbek.


Ellesponto. 

Marcellus fu amico intimo di Chateaubriand. Scrisse di altri luoghi ancora, specie del Medio Oriente.


Siccome le immagini (esclusa la prima che é di Wikipedia) qui accluse derivano (ad opera di Cultura-Barocca) dalla più volte da me citata monumentale opera (1843/1844) dell'editore Giachetti di Prato, sono andato a riportare almeno una delle interessanti carte che il geografo Marmocchi, curatore di quei tomi, aveva nell'occasione realizzato.


mercoledì 11 gennaio 2012

Ventimiglia in altre antiche stampe


Questo lavoro, oltre che di composizione delicata, credo proprio non sia molto noto: di Albanis Beaumont, viene datato 1795. Come afferma quella scritta, si tratta di Ventimiglia.


Questa immagine, del 1838, é stata curata dal grande Ferdinand Perrot.


Del medesimo artista, sempre del 1838, anche quest'altra, dove si può notare lo Scoglio Alto, in dialetto Scögliu Autu.


Quel fragile agglomerato dalla storia antica - non proprio roccia, insomma - viene visto da un'altra angolazione in quest'opera di Emeric de Tamagnon, che risale al 1850.


Lo si può notare più da vicino in questo vecchio scatto. Lo Scoglio Alto, riprodotto in molte fotografie, anche ingrandite ed esposte in pubblici esercizi, é ancora molto caro al cuore della gente della città di confine, perché se ne tramanda anche a voce la memoria: si adagiò nel mare il 17 febbraio 1917.

Merita, invero, qualche cenno in più, che forse posso fare in altra occasione.

Torno, invece, rapidamente alla bellezza, e alla rarità - reputo di dover aggiungere -, delle stampe, che ho rinvenuto su gravures-nice.org, un sito, come ben si capirà dal nome, con sede nella vicina, francese Nizza. E questo porta al discorso - da me già altra volta accennato - che nel capoluogo del dipartimento transalpino delle Alpi Marittime sono conservate altre splendide icone di quella zona, specie quadri, realizzate ancora all'epoca del Regno di Sardegna: non stonerà, allora, una prossima, dato che molto é fruibile sul Web, visita virtuale a magnifici scorci oggi scomparsi!


sabato 7 gennaio 2012

Volney


Anche questa immagine, che mostra le Cascate del Niagara, fa parte della grande opera dedicata a viaggi, curata dal geografo Marmocchi per l'editore Giachetti di Prato intorno al 1844. In questo caso, il riferimento puntuale é al "Tableau du climat et du sol des Etats-Unis" (1803) del Volney, che ebbe gran successo anche in Italia.


Qui sopra, la raffigurazione del lavoro agricolo di alcuni coloni.

Constantin-François Chassebœuf de La Giraudais, Conte di Volney, detto Volney, (Craon, Anjou 1757 - Parigi 1820), considerato precursore di etnologi, antropologi e sociologi del XX secolo, che ebbe intensa vita pubblica (fu anche imprigionato durante la Rivoluzione Francese) conoscendo molti importanti personaggi dell'epoca, il suo viaggio nella nuova nazione nordamericana lo fece in tre anni a partire dal 1795.


Questa stampa mi sembra, invero, ancora lontana dal realismo dei pittori "classici" del Far-West.

Il Volney era già stato a lungo all'estero. "Viaggio in Siria e in Egitto negli anni 1783, 1784 e 1785" é, infatti, un suo libro importante, edito in Francia già nel 1785. Nel 1791, memore di quel tour, scrisse "Le rovine, ovvero meditazioni sulle rivoluzioni degli imperi". Affermò che tra le rovine di Palmira, come già lo Scipione di Polibio tra quelle di Cartagine, si era posto quesiti fondamentali sui destini delle città, che vennero più tardi in qualche modo ripresi da Hegel, che nelle Lezioni sulla storia della filosofia si chiese quale fosse il senso di quel “mattatoio” che è la storia. E una dedica a questo basilare interrogativo verrà poi fatta nel suo resoconto dal Marcellus, altro viaggiatore francese del Medio Oriente, dell'Egeo, della Grecia.

Un personaggio certo non comune, Volney.

La digitalizzazione delle presenti icone é di Cultura-Barocca