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sabato 3 maggio 2025

Tre diverse figure di emigrati da queste parti

 


Era sua - quanto meno negli anni Cinquanta e Sessanta - la casetta tra i due tunnel della Basse Corniche a Cap d'Ail, ripresa anche in una storica cartolina.
Dai terrazzi della costruzione, sviluppata su più piani, si vede la graziosa piccola baia sottostante, a cui si arriva lato mare da una strada caratterizzata da ville d'epoca, tra cui quella che appartenne ai fratelli Lumières.
L'uomo da un piccolo borgo di Medesano in provincia di Parma già negli anni Venti era emigrato in Costa Azzurra, dove fece diversi lavori.
Ebbe come inquilino un signore toscano - che si scorge appena sullo sfondo di una fotografia di famiglia - un signore il cui fratello abitava in Antella di Firenze. Siccome l'ospite era afflitto da epilessia, una volta il nostro organizzò una rocambolesca spedizione della preziosa abituale medicina, che era stata dimenticata, sino a quei dintorni del capoluogo gigliato: del resto lo scambio di visite tra quei parenti era un fatto abituale.
Il locatore i suoi non molto prossimi parenti di Ventimiglia, oltre che andare a trovarli o invitarli a pranzo da lui, li portava invece insieme alla moglie a visitare una bella magione, di cui erano custodi.
Tornava da ultimo ogni anno nei luoghi natali, dove alla sua morte si trasferì definitivamente la consorte.

Il padre lo aveva chiamato con il nome di una cittadina martoriata durante la Grande guerra nel corso della spedizione punitiva austriaca arrivata sin sull'Altopiano di Asiago.
Toscano, partigiano, era arrivato a Ventimiglia nell'immmediato secondo dopoguerra, dove si era subito inserito nel tessuto sociale della città di confine, tanto da risultare tra i promotori della Croce Verde e del Tennis Club.
Era funzionario del Comune ed in tale veste, come ricorda spesso Gianfranco Raimondo, diede un formidabile contributo organizzativo alla splendida serie di edizioni della Battaglia di Fiori, quella conclusa nel 1969.
Iscritto al Partito Comunista, ne fu sempre un valido ed attivo dirigente locale: trasmise ai compagni più giovani una memoria articolata e diffusa, come quella concernente Libero Alborno, già membro del CLN, capo molto amato del Partito, innovativo e professionale floricoltore, sottolineandone la costante filantropia, ma non tacendone alcune caratteristiche, come la sovraesposta frequentazione a base di aperitivi alcolici - per motivi di relazioni pubbliche alle quali non sapeva sottrarsi - dello storico e rinomato bar situato a fianco del Mercato dei Fiori, e quella attinente Antonio Papalia che, emigrato una seconda volta, divenne da funzionario del Pci Imperiese segretario della Federazione di Padova e poi senatore.
Sempre col sorriso sul volto, aveva un'incredibile capacità di mediazione, che non sempre gli veniva riconosciuta, ma, ancorché in cuor suo dispiaciuto, sapeva incassare i colpi delle inevitabili polemiche interne.
Fu, in buona sostanza, una figura molto stimata e benvoluta in Ventimiglia, di più che nel suo partito.

Calabrese, combattè per la Liberazione con il ricostituito Regio Esercito, precisamente nel C.I.L., il Corpo Italiano di Liberazione, sì da conseguire il diploma Alexander, di cui andava legittimamente orgoglioso.
Emigrato a Ventimiglia, lavoratore dell'edilizia costretto al frontalierato, abitò sempre nel centro storico della Città Vecchia, dove era ben conosciuto.
Comunista molto attivo, era - e rimase sempre - analfabeta, ma la sua mente arguta e sottile e l'esperienza maturata gli fecero progressivamente superare la penalizzazione, per cui si dimostrò in ogni occasione competente ed informato sia nelle più svariate conversazioni interrelazionali che nelle discussioni politiche interne.
Anche lui sapeva benissimo rapportarsi con i più giovani.

Adriano Maini

lunedì 10 giugno 2024

Aperitivi a Mentone

Mentone: la storica zona di tanti acquisti da parte di abitanti del ponente ligure

Le locomotive a vapore francesi, dirette o di ritorno dalla stazione di Ventimiglia, rappresentarono con i loro buffi pennacchi ancora a lungo, nel secondo dopoguerra, uno spettacolo d'altri tempi. 

Abitava in una sua casetta, posta sulla Basse Corniche tra le due gallerie in uscita di ponente da Cap d'Ail ed affacciata sulla sottostante romantica caletta, l'italiano che, di nascita nel contado parmense, faceva visitare - assenti i proprietari - a certi suoi parenti la bella e spaziosa villa di cui era custode nelle vicinanze, in Costa Azzurra.

Negli anni Sessanta le vendemmie nel Var erano molto frequentate come stagionali da vivaci ragazzotti del ponente ligure, la cui vena estrosa non era quasi mai apprezzata dai conduttori dei fondi.

Il vice sindaco comunista di quel paesello - si fa per dire! - quasi al confine con il dipartimento del Var, piuttosto piccolo di statura, la simpatia fatta persona, ortolano, presenziava a riunioni da lui stesso organizzate di italiani colà emigrati, nonostante il fatto che all'alba, per procurarsi da vivere, dovesse essere già al mercato all'ingrosso di Nizza, che non trovava certo dietro l'angolo di casa. E riusciva anche ad organizzare, in nome di un gemellaggio sui generis, una tavolata per gli affamati Pionieri (sorta di boy scout di sinistra) di Ventimiglia e taluni loro accompagnatori, i quali avevano riempito un intero pullman, in cui risuonavano, sia all'andata, ma ancor più al ritorno, fragorosi canti indotti anche da pizzicate corde di chitarra.

Attivisti comunisti che, se si doveva passare da quelle parti, forse anche dopo aver fatto qualche deviazione, non mancavano di indicare ai loro ospiti la villa dove aveva abitato Picasso.

Almeno un cameriere - se non anche i suoi colleghi, ma a quel Capodanno l'ambiente era molto affollato - non sapeva in quel locale abbastanza famoso sul lato di levante di Cap Martin cosa fosse un "Irish Coffee".

Dopo "Italia Mundial" gli immigrati italiani a Nizza erano più interessati a frequentare i circoli di tifosi di squadre di calcio del Bel Paese che ad ascoltare i discorsi di connazionali, dirigenti di associazioni dedite ai problemi dell'emigrazione, in trasferta per tentare di tessere reti di solidarietà sociale o per propaganda politica. Questo, anche nel proletario quartiere di L'Ariane.

Sempre negli anni Ottanta allegri compagnoni della zona di Latte di Ventimiglia, in parte gli stessi delle scanzonate esperienze vissute con Nico Orengo, avevano preso l'abitudine di scendere verso il mezzogiorno di domenica  a Mentone - non lontano dalla frontiera - per degustare i particolari aperitivi transalpini, pernod e quant'altro: i più impegnati a comprarsi qualche giornale in lingua.

L'assessore della Provincia di Imperia rientrava in treno, insieme ad un membro della delegazione che si era recata alla Chambre de métiers di Saint-Laurent-du-Var, lasciando ad altri l'auto di servizio, assodato che per un secondo mezzo, di consulenti di settore, si era dovuto - appena arrivati nella località - far intervenire un carro attrezzi.

Un console d'Italia a Nizza aveva molto apprezzato le bottiglie di squisito vino Rossese di Dolceacqua che erano state acquisite alla bisogna da una famiglia, la quale avrebbe di sicuro preferito non procedere a quel sacrificio della propria scarsa produzione.

Si potevano incontrare immigrati italiani che, nonostante i tanti impegni politici profusi nel dipartimento delle Alpi Marittime, non avevano avuto l'accortezza di misurare per tempo la quantità e la qualità dei loro contributi pensionistici. 

Professionisti, italiani ormai trasferitisi in Costa Azzurra, e francesi, in genere tra di loro concorrenti, facevano a gara, mentre ci si avvicinava al Duemila, per organizzare cene professionali ed altri piccoli eventi di promozione commerciale, da cui i partecipanti - beninteso, poco o tanto paganti - ricavavano, invero, ben poco. Affascinante, a suo modo, il fallimento dell'operazione B.B.S., sorta di piattaforma telematica transfrontaliera per piccoli affari, architettata nel menzionato ambiente.

Rimane sovente più simpatica oggi la presenza di pensionati italiani del ceto medio, che nel Nizzardo hanno preso dimora stabile o tengono un'abitazione per le vacanze.

Adriano Maini