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lunedì 6 ottobre 2025

Altre sfumature di azzurro

 


 

Data la prossimità della zona di Ventimiglia con il dipartimento francese delle Alpi Marittime è quasi inevitabile fare emergere di tanto in tanto altri - rispetto a precedenti note - pertinenti fatti curiosi.

Su tutto campeggiano - a saperli cercare - i racconti di Gianfranco Raimondo, imperniati non solo su zingarate compiute oltre frontiera da persone nostrane, ma anche risvolti significativi, come la lunga partecipazione al Festival del Cinema di Cannes come giornalista, decano, infine, di Angelo Maccario di Ventimiglia.
 

Gianfranco Raimondo, ad esempio, ha rammentato in almeno un'occasione che André Vanco, già partigiano, sindaco comunista di Beausoleil dal 1977 al 1986, impiegato di Radio Montecarlo (molto frequentata ai tempi da Gianfranco) aveva organizzato nella sua zona diverse conferenze di un valente fotografo, Gian Butturini, per la presentazione di un libro di fotografie di Fidel Castro.

L'incanto della Cappella della Pace a Vallauris, dipinta da Picasso, illumina questa cittadina di ceramisti autorizzati dall'artista in persona a riprodurre certe sue ispirazioni nei loro vasi ed altri casalinghi, la cui vendita in Italia non ebbe mai, tuttavia, grande fortuna.
E, tornando a Picasso, si può sottolineare che avesse donato alquanti suoi disegni, litografie ed acquarelli a sedi ed uffici popolari.

La marcia contro le miniere di uranio nella Valle delle Meraviglie nel 1979 fu un avvenimento molto articolato e partecipato, coronato anche da successo. Per alcuni partecipanti di Ventimiglia il ritorno avvenne, sempre in pullman ma scendendo prima su Nizza: uno stagionato figlio dei fiori, prossimo - a suo dire - a rientrare in India intonava con discreta voce, accompagnandosi con la chitarra acustica, anche una versione tradizionale della canzone "The House of the Rising Sun", nota al largo pubblico per il disco di "The Animals".


Il sindaco di Ventimiglia in quel 1994 appariva un po' stralunato all'inaugurazione in Nizza della sede di rappresentanza di un'associazione di categoria imperiese.


Un suo non subitaneo successore, dell'area di centro-destra, ebbe tempo dopo occasione di chiedere delucidazioni al già citato ufficio.


Un'altra associazione di categoria aveva molto premuto con istituzioni imperiesi per l'apertura dalle parti di Nice Etoile di un centro promozionale di piccole imprese della provincia, rivelatosi presto un fallimento.


Alla Fiera di Nizza - nei primi anni 2000 - fu in qualche modo presente in alcune occasioni anche l'Accademia della Comunicazione Verbale, condotta con caparbietà dal milanese Davide Oscar Andreoni, in quel periodo abitante di Vallecrosia, il quale scattò alcune immagini che sarebbero in seguito risultate alquanto significative, come quella concernente un futuro sindaco e ministro.
Del resto, Andreoni non si era neppure risparmiato di tenere lezioni specifiche del suo sodalizio anche presso un ente pubblico di Saint-Laurent-du-Var o di collaborare con associazioni culturali di Breil sur Roya.


P.S.

Nel titolo si gioca con l'aggettivo azzurro, azuréenne, molto usato in Costa Azzurra, a proposito, come per il Museo della Resistenza della Costa Azzurra, e, forse, talora, a sproposito.

Adriano Maini

mercoledì 1 ottobre 2025

L'orologiaio di Olivetta San Michele aveva un viso aguzzo

 





Uno spazio attrezzato come quello della Piazza Erio Tripodi in Vallecrosia avrebbe fatto comodo anni fa per lo svolgimento di una Festa de l'Unità, che, in effetti, ebbe luogo tante volte in quell'area, dove non era ancora stato eretto il Memoriale dedicato ai detenuti del campo di transito per ebrei e prigionieri politici, aperto dalle autorità fasciste della Repubblica di Salò per diversi mesi del 1944, e dove il bar in concessione pubblica era situato in una posizione più defilata.

L'argomento "Feste de l'Unità", oggi molto rare, a prescindere da altri rivoli di possibili racconti, può essere un appiglio - ma ce ne sono altri - per rivisitare aspetti minuti e in larga misura diversi della politica di un tempo.

Ad Airole. Fonte: Lorenzo Rossi

Ancora ad Airole. Fonte: Salvatore Alfano

Non sarà inusuale che un sindaco, presente o futuro, o un assessore o un semplice consigliere comunale partecipi direttamente ad eventi sportivi, anzi, forse appariva più strano decenni fa.

Fioccavano, nella zona tra Bordighera e Ventimiglia e relativo entroterra, i soprannomi: i sindaci "Pippo" e "Miliu", il referente comunista "quello del bue" e così via, in un'allegra confusione di parole e suoni dialettali.

Olivetta San Michele (IM)

L'orologiaio di Olivetta San Michele aveva un viso aguzzo con baffi sottili, quasi un sosia di Sergio Tofano, quest'ultimo creatore per il Corriere dei Piccoli delle avventure del Signor Bonaventura, attore, uomo di teatro, regista, scrittore, che qualcuno ricorderà, dotato di barba e capelli bianchi fluenti, intrigante interprete dell'abate Faria nella molto datata riduzione televisiva de "Il Conte di Montecristo".
L'artigiano in questione, già anziano, provvedeva in loco al tesseramento del Partito comunista, concernente ben poche persone, alla presenza alle riunioni tenute nel bar trattoria del paese eponimo ed ai comizi, a poco altro ancora: una situazione diffusa, prima dei successi elettorali comunisti del 1975 e del 1976, in tanti borghi di valle, di collina e di bassa montagna, della zona di frontiera - con la grande eccezione di Perinaldo -, per non aggiungere di tutto l'Imperiese.
Tornando direttamente al personaggio, viene da supporre, ad usare un eufemismo, che, pur essendo conosciuto e stimato, come si vide in occasione del suo funerale, non avesse, appiedato com'era e data la discreta estensione territoriale di quel comune, soverchie occasioni di fare attività nelle frazioni di Fanghetto e di San Michele in Val Roia né in quella e nelle case sparse di Val Bevera. E, con ogni probabilità, date le citate premesse, neppure tanti clienti.

A Dolceacqua (IM). Archivio Moreschi

A Dolceacqua (IM). Archivio Moreschi

In sostanza, una situazione tipica, allora, di tanti paesi, in quanto negli anni Settanta erano retti tutti, con l'esclusione già vista di Perinaldo e della vicina Soldano, dove il sindaco era socialdemocratico, da primi cittadini democristiani, ancorché eletti in liste civiche, indubitabili protagonisti di svariate cerimonie, come quelle fotografate intorno al 1969 da un gruppo di amici di Sanremo, ricercatori di realismo e conservate da Alfredo Moreschi.

In quel periodo un assessore democristiano di Ventimiglia, quando si recava a Roma per compiti istituzionali, non mancava di procurarsi un appuntamento con il suo vecchio compagno di scuola Angelo Oliva, all'epoca vice responsabile della Sezione Esteri del Partito comunista, il quale fece conoscere all'amico tutti i migliori ristoranti della Suburra e diversi risvolti, anche confidenziali, ma non troppo, della sua attività in giro per il mondo.

Adriano Maini

martedì 16 settembre 2025

C'era chi si aspettava il solito ballo liscio

 


Raccontava Alfredo Moreschi, in base ai ricordi della mamma, la quale conobbe il futuro noto attore di varietà, di teatro e del cinema, che Carlo Dapporto da bambino già affascinava con la sua verve amici coetanei, anche nella portineria, cui era addetta la madre, di un palazzo in fondo - verso la ferrovia ed il Forte di Santa Tecla - dell'attuale Corso Mombello a Sanremo.
 


Ancora Moreschi tramandava un curioso episodio che gli occorse appena finita la guerra. Accompagnato al Casinò di Sanremo il fotografo dell'azienda di famiglia, intento anche a scattare immagini di diverso genere in occasione della prima commedia che si dava dopo il conflitto, una commedia di carattere storico, i responsabili della compagnia si accorsero che quel ragazzo di poco più di quattordici anni era adatto ad interpretare un certo personaggio per il quale mancava un attore: lo mandarono in scena, rivestito in fretta e furia di acconcio costume, ma in sala c'erano diversi compagni di scuola dell'esordiente, che proruppero in fragorose risate, anticipatrici dei continui disturbi poi arrecati allo spettacolo.


Qualcosa del genere, anzi, forse con il superamento di maggiori limiti, accadde a Ventimiglia in un Teatro Comunale ancora lungi dall'essere ristrutturato, a metà anni Sessanta, ad opera degli studenti delle scuole superiori della zona che dovevano assistere ad una commedia del Goldoni. I maschiacci in galleria non si lasciarono distrarre dal fare baccano neppure dalle provocanti scollature delle procaci attrici.
Non poteva assistere a questo avvenimento Gianfranco Raimondo, già grandicello e con un suo lavoro, che per il tempo libero le esperienze di teatro, precedenti a quelle di presentatore, iniziò a farsele a Nervia. Gianfranco, nelle sue diverse rievocazioni di fatti e di persone, anche senza specifiche sottolineature ha come stabilito un accostamento virtuale non solo tra Dapporto e Cino Tortorella, il Mago Zurlì dello Zecchino d'Oro e di altre trasmissioni televisive, che non perse mai i suoi legami con Ventimiglia, ma pure con altri estrosi uomini della città di confine.

Ai tempi delle prime esibizioni di cantanti stranieri al Festival della Canzone di Sanremo a certi nottambuli poteva occorrere di incontrare e, se non conversare, scambiare amabilmente saluti al Bar Nadia di Bordighera, aperto sino all'alba, quando veniva chiuso solo per un breve lasso, con protagonisti della citata kermesse, i quali non avevano particolari accompagnatori: tra questi, in un'occasione, l'americano Pat Boone.

Pat Boone si esibiva una ventina d'anni dopo all'Ariston di Sanremo davanti a poche decine di spettatori, ma lo faceva, indifferente al vuoto, con grande professionalità.


In un affermato stabilimento balneare a Marina San Giuseppe di Ventimiglia un ragazzo di Milano, arrivato per le vacanze estive, intratteneva amici e conoscenti con particolari parlata e atteggiamenti comici, che qualche anno dopo sarebbero stati portati al successo sul grande schermo da un altro immigrato nella metropoli lombarda, destinato presto, tuttavia, ad assumere anche altri ruoli.


Portò le sue prime canzoni ad una modesta Festa de l'Unità in frazione Roverino di Ventimiglia un Vasco Rossi, che non era proprio agli esordi. Toccò anche a lui, per conferire con gli organizzatori, camminare con i suoi mocassini quasi da ballerino sui grossi sassi che ingombravano gli spiazzi ancora di cantiere per la costruenda scuola media. Affluirono quella volta discretamente numerosi i giovani, mentre rimasero alquanto perplesse le persone di una "clientela" più tradizionale, che si aspettavano della musica per ballare il solito liscio.
Riportava spesso questa circostanza a grandi linee, talora con qualche elemento di fantasia, anche in qualche intervista di carattere locale, il compianto Franco Paganelli, già consigliere comunale di Ventimiglia, storico presidente della Bocciofila di Roverino, il quale - pare - ebbe l'occasione di rivedere a Bordighera il buon Vasco e di riepilogare con lui qualche particolare di quella vecchia vicenda.

Adriano Maini

mercoledì 3 settembre 2025

Autoscontri, giostrine, baracconi, fotografie...

 




E così anche a Bordighera, sulla passeggiata a mare, c'era un tempo un servizio a pagamento di automobiline a pedali, che, tuttavia, non risulta abbia mai avuto una ancorché pallida eco letteraria, come invece tuttora accade per analoga pregressa fattispecie ubicata nelle vicinanze dello zoo di Milano, ogni tanto ricordata quanto meno in qualche libro poliziesco.



La tradizione orale non tramanda per Bordighera, invece, tracce di giostrine, autoscontri, luna park o "baracconi", come dicevano certi ragazzotti di un tempo, che si trovavano sparsi tra Camporosso e Ventimiglia.
In quest'ultima città in almeno un'occasione gli autoscontri vennero collocati in uno scomparso cortile interno di una via centrale, ma era la piazza del Municipio ad ospitare più spesso tali attrazioni.
 
Camporosso (IM): Piazza d'Armi

Queste, quando venivano poste nell'altrettanto scomparso campo di calcio di Piazza d'Armi lungo la Via Aurelia a Camporosso, al momento dei traslochi lasciavano, al pari dei tendoni e dei carri di circhi, che di tanto in tanto si mettevano là, su quello, che definire un prato erboso era molto arduo, solchi evidenti sul terreno, accentuati dagli effetti delle piogge che non mancavano mai: al punto da domandarsi dove andasse nel frattempo a giocare la squadra di calcio dilettanti della Ventimigliese, che a tutto il 1964 ebbe la titolarità di quello spiazzo.
 

Nella città di confine faceva, intanto, consolidate apparizioni la giostra popolarmente ribattezzata "calci nel posteriore" (l'espressione, invero, sarebbe più pittoresca), stabile presenza in seguito alle Feste dell'Unità nei Giardini Pubblici: un'attrezzatura che più tardi sarebbe incorsa in un triste evento, ma che era gestita da una famiglia che, abitando ad Imperia, nei prati di periferia di Milano aveva trovato le maggiori occasioni di lavoro.

Capita che si possa essere diffidati dal fare fotografie da una strada pubblica o in una campagna abbandonata.
Se ne fornisce qualche esempio, senza entrare troppo nei dettagli, che sarebbero quasi romanzeschi.



Per la Chiesa della Madonna della Ruota a Bordighera interveniva, dopo le grida di una donna affacciata ad una finestra dell'edificio che incorpora il piccolo tempio, il manente della villa sottostante, il cui proprietario, noto industriale, fa, o faceva, alloggiare, i suoi domestici nella citata costruzione. Una scusa addottata per i rimproveri fu quella che non si voleva più che un vicino esercizio turistico spacciasse nella sua propaganda immagini relative ai loro beni immobili. Nel frattempo, quella specie di condominio, che occulta al suo interno anche le testimonianze di un antico ostello per pellegrini, veniva ridipinto nelle facciate, ma di questa novità qui non si possono fornire al momento degli scatti.
 




Poco lontano da San Giacomo di Camporosso, il fotografo amatoriale stava quella volta contemplando un superbo rudere, quando veniva redarguito da una donna che aveva fermato la sua automobile poco lontano nella leggera salita per la Frazione: al momento l'uomo si affrettava a sostenere che avrebbe subito spostato la propria di autovettura, in effetti parcheggiata poco sotto quel piccolo bastione naturale a fianco di una catena, ma la signora voleva sottolineare la sua preoccupazione che là in piena aria si stessero facendo dei preparativi per dei furti nelle dimore, dimore non proprio circostanti.

Carro "Arlecchino", progettato da Mario Raimondo Barbadirame, Compagnia "Nuova Generazione",  Battaglia di Fiori di Ventimiglia, 1964. Fonte: Ivo Motroni

Spuntano ancora, per fortuna, fotografie concernenti edizioni storiche della Battaglia di Fiori di Ventimiglia, che aiutano a capirne alcuni aspetti. Si può, quindi, tornare pure sull'esperienza che intorno alla manifestazione fecero militanti e simpatizzanti comunisti, che avevano titolato le loro compagnie di carristi con i nomi di alcune testate di riviste del partito.

In ogni caso, è difficile su questo blog sottrarsi ad alcune ripetizioni ed integrazioni.

Adriano Maini

giovedì 28 agosto 2025

Quella salita di Apricale era un po' faticosa

 




Mentre si dava da fare per sistemare gli ultimi dettagli organizzativi di quel comizio nella piazza in località Due Strade di Bordighera in quella campagna elettorale del 1983, il giovane funzionario comunista veniva dapprima salutato dal padre di un vecchio compagno di scuola, ma la sorpresa maggiore per lui fu quella di essere riconosciuto a decenni di distanza da uno dei cestai che aveva operato nei non lontani Gallinai, una simpatica persona mai dimenticata, ma mai più rivista da quando era un bambino.
Se quel discorso al pubblico non avesse avuto delle caratteristiche particolari forse quegli incontri non sarebbero accaduti.
Era successo che da un'idea di un altro giovane consigliere comunista di Ventimiglia si era deciso di dotare il partito di una videocamera e di un televisore, messi a disposizione anche della zona, per realizzare interviste da fare poi vedere tramite l'apparecchio in occasione di presenze decentrate di propaganda o elettorali.
Alle Due Strade si stava facendo quella sera una di quelle esperienze, per le quali la fortuna volle che ci fosse sempre qualche esercizio pubblico o qualche privato disponibili per gli allacci alla corrente elettrica, di cui si poteva fare a meno solo per l'altoparlante, che funzionava collegando dei morsetti alla batteria di un'automobile.
A completare il bagaglio tecnico per quell'attività si era provveduto per proteggere e per i trasporti del caso del televisore - voluminoso, per via degli scopi, e, dunque, già di per sé pesante - alla dotazione di un cassone di legno, fatto su misura, una sorta di tombarello, chiuso (da un coperchio), senza ruote, ma con quattro stanghe decisamente più corte rispetto all'usuale.
A destinazione, se l'autovettura del trasloco rimaneva, come di solito, vicina, il trasbordo era semplice e quel bel lavoro di falegnameria poteva anche servire da supporto.
 

Apricale

Apricale

Apricale

Capitava, invece, che fare a piedi in Apricale la salita per la piazza del comizio, reggendo la citata specie di carretta, risultasse un po' faticoso anche per delle persone nel fiore dell'età: se lo ricorda molto bene Bruno di Nervia che in quel periodo fu molto attivo in quelle occasioni.
 

Rocchetta Nervina

Rocchetta Nervina

Di Rocchetta Nervina ci si può ricordare di due ragazze che si sottrassero velocemente al microfono della telecamera.
Rimasero a parlare persone anziane e ben disposte, come in quasi tutti i casi.
Retrospettivamente si capisce il grosso limite di quegli sforzi: ci volevano almeno due persone per fare domande in giro e, forse, di più, volendo agire in orari ed in giorni della settimana più acconci agli scopi.
In ogni caso si ottennero conversazioni registrate in cassette - che qualcuno conserva ancora e il cui contenuto potrebbe oggi essere riversato in digitale - significative, ancor più a distanza di tanti anni, ma tutta quella fatica non durò a lungo.
 

Ventimiglia: il cortile della vecchia sezione del Pci


Il televisore troneggiava nella vecchia sezione del Partito comunista di Via Sottoconvento a Ventimiglia, pratico per altri fini: lo era già stato, ad esempio, appena comprato, per consentire ad un gruppetto di compagni di esultare per la vittoria insperata dell'Italia sull'Argentina di Maradona ai mondiali di calcio in Spagna.
 
Adriano Maini

sabato 23 agosto 2025

Il battello francese ha urtato contro le rocce che si prolungano in mare da Capo Mortola

 




Viene proprio da affermare che per un lungo periodo, nel secondo dopoguerra, non avessero molta fortuna le imbarcazioni francesi che si fossero trovate a passare davanti al confine con la Liguria.
Si è qui già detto di almeno un affondamento davanti a Bordighera e di un arenamento di fine anni Ottanta contro un alta riva di Mortola di natanti transalpini.
Un articolo de "La Nuova Stampa" di giovedì 20 agosto 1953 ha tramandato a pagina 6 un singolare episodio con titolo "Un battello con 300 passeggeri s'incaglia davanti a Ventimiglia" e con catenaccio "Nessun danno alle persone. La nave liberata dopo lunghi sforzi".
Bisogna avviarsi subito nella lettura, però, per capire meglio quella pregressa situazione: "Mentre stava navigando lungo la costa diretto a Sanremo, il grosso battello a motore francese «Gallus I», che trisettimanalmente compie il percorso Nizza-Sanremo trasportando turisti, ha urtato contro le rocce che si prolungano in mare da Capo Mortola".
Balza subito agli occhi, in effetti, che la costa di Mortola non sia mai stata molto propizia agli accostamenti.
Il giornale, prima di addentrarsi nel resoconto dell'articolata sequela di soccorsi, fornisce almeno un'altra notizia di rilievo, quando rimarca che quel giorno a bordo c'erano oltre trecento persone, turisti che in tale veste e con tale mezzo solo con grandi sforzi di fantasia organizzativa e promozionale oggi si potrebbero assicurare alla Riviera dei Fiori.

Mentone vista da Ponte San Luigi

Nizza

Risultano anche un po' bizzarri altri dettagli riferiti in cronaca: il condizionale applicato alla probabile causa dell'incidente consistente in un avvicinamento a duecento metri dalla costa; i tentativi del comandante di procedere al disincaglio; l'arrivo da Mentone di panfili e di barche da pesca con cui, intanto, venivano trasbordati a terra i passeggeri, "mentre giungevano da Nizza, Monaco e Sanremo le vedette della dogana"; il timore di un colpo di vento che potesse far capovolgere il Gallus I; l'arrivo da Nizza, per concretare un organico disimpegno, dei battelli gemelli Gallus II e Gallus II; il fallimento di questa operazione, ma, infine, "solo stasera verso le 19 un grosso rimorchiatore partito da Savona, aiutato da un rimorchiatore minore sopraggiunto dalla Francia, è finalmente riuscito a disincagliare il Gallus I, che è stato ricondotto a Nizza [...] Una simile avventura era toccata in tempo di guerra a un bastimento tedesco, che non potè essere riportato in rotta e fu fatto saltare dalla marina da guerra germanica" (e quest'ultima parte sembra proprio presa da una tipica storia di Arturo Viale).





Quella di Capo Mortola è una zona marina con diversi aspetti di pregio e con qualche vincolo non ben precisato, se al profano sembra strano che tanti natanti, tutti di sicuro più fortunati e più attrezzati in senso moderno del Gallus I, abbiano per lungo tempo gettato le ancore o si siano ormeggiati a boe in quelle acque.

Ventimiglia (IM): Villa Hanbury

Pare, tuttavia, che l'area di tutela ai sensi della Legge Regionale 31/2000, che fa esplicito riferimento ai Giardini Hanbury, superba cornice del tratto di mare qui individuato, abbia finalmente trovato un rigoso regolamento attuativo, inteso a proteggere soprattutto la prateria di Posidonia oceanica. Tra i documenti significativi che si sono occupati di Capo Mortola si può, inoltre, menzionare "Biostratigrafia a macroforaminiferi della sezione stratigrafica di Capo Mortola (IM)", tesi di laurea magistrale (Università degli Studi di Genova) del 2022 di Simone Crobu.
 





E pensare che tra bagnanti, visitatori, persone che amano passeggiare, l'usanza più diffusa è sempre stata quella di ammirare da Punta Mortola non solo il mare, ma anche gli scorci circostanti di panorama.
Adriano Maini