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mercoledì 1 ottobre 2025

L'orologiaio di Olivetta San Michele aveva un viso aguzzo

 





Uno spazio attrezzato come quello della Piazza Erio Tripodi in Vallecrosia avrebbe fatto comodo anni fa per lo svolgimento di una Festa de l'Unità, che, in effetti, ebbe luogo tante volte in quell'area, dove non era ancora stato eretto il Memoriale dedicato ai detenuti del campo di transito per ebrei e prigionieri politici, aperto dalle autorità fasciste della Repubblica di Salò per diversi mesi del 1944, e dove il bar in concessione pubblica era situato in una posizione più defilata.

L'argomento "Feste de l'Unità", oggi molto rare, a prescindere da altri rivoli di possibili racconti, può essere un appiglio - ma ce ne sono altri - per rivisitare aspetti minuti e in larga misura diversi della politica di un tempo.

Ad Airole. Fonte: Lorenzo Rossi

Ancora ad Airole. Fonte: Salvatore Alfano

Non sarà inusuale che un sindaco, presente o futuro, o un assessore o un semplice consigliere comunale partecipi direttamente ad eventi sportivi, anzi, forse appariva più strano decenni fa.

Fioccavano, nella zona tra Bordighera e Ventimiglia e relativo entroterra, i soprannomi: i sindaci "Pippo" e "Miliu", il referente comunista "quello del bue" e così via, in un'allegra confusione di parole e suoni dialettali.

Olivetta San Michele (IM)

L'orologiaio di Olivetta San Michele aveva un viso aguzzo con baffi sottili, quasi un sosia di Sergio Tofano, quest'ultimo creatore per il Corriere dei Piccoli delle avventure del Signor Bonaventura, attore, uomo di teatro, regista, scrittore, che qualcuno ricorderà, dotato di barba e capelli bianchi fluenti, intrigante interprete dell'abate Faria nella molto datata riduzione televisiva de "Il Conte di Montecristo".
L'artigiano in questione, già anziano, provvedeva in loco al tesseramento del Partito comunista, concernente ben poche persone, alla presenza alle riunioni tenute nel bar trattoria del paese eponimo ed ai comizi, a poco altro ancora: una situazione diffusa, prima dei successi elettorali comunisti del 1975 e del 1976, in tanti borghi di valle, di collina e di bassa montagna, della zona di frontiera - con la grande eccezione di Perinaldo -, per non aggiungere di tutto l'Imperiese.
Tornando direttamente al personaggio, viene da supporre, ad usare un eufemismo, che, pur essendo conosciuto e stimato, come si vide in occasione del suo funerale, non avesse, appiedato com'era e data la discreta estensione territoriale di quel comune, soverchie occasioni di fare attività nelle frazioni di Fanghetto e di San Michele in Val Roia né in quella e nelle case sparse di Val Bevera. E, con ogni probabilità, date le citate premesse, neppure tanti clienti.

A Dolceacqua (IM). Archivio Moreschi

A Dolceacqua (IM). Archivio Moreschi

In sostanza, una situazione tipica, allora, di tanti paesi, in quanto negli anni Settanta erano retti tutti, con l'esclusione già vista di Perinaldo e della vicina Soldano, dove il sindaco era socialdemocratico, da primi cittadini democristiani, ancorché eletti in liste civiche, indubitabili protagonisti di svariate cerimonie, come quelle fotografate intorno al 1969 da un gruppo di amici di Sanremo, ricercatori di realismo e conservate da Alfredo Moreschi.

In quel periodo un assessore democristiano di Ventimiglia, quando si recava a Roma per compiti istituzionali, non mancava di procurarsi un appuntamento con il suo vecchio compagno di scuola Angelo Oliva, all'epoca vice responsabile della Sezione Esteri del Partito comunista, il quale fece conoscere all'amico tutti i migliori ristoranti della Suburra e diversi risvolti, anche confidenziali, ma non troppo, della sua attività in giro per il mondo.

Adriano Maini

lunedì 5 agosto 2024

Studenti di Ventimiglia e di Sanremo a cavallo della seconda guerra mondiale

Sanremo (IM): l'edificio (già Monastero delle Monache Turchine) che fu sede del Liceo Classico frequentato da Italo Calvino

Qualche anno prima dell'ultimo conflitto mondiale un giovane orfano di Ventimiglia per completare il curriculum scolastico antecedente l'Università, alla quale non sapeva ancora se sarebbe stato in grado di iscriversi, fu costretto a entrare in Seminario a Bordighera: era per lui lungi da venire una non facile esperienza - cattedra ricoperta come supplente di un titolare in distacco perché a lungo parlamentare - di insegnante di lettere alle superiori, di esperto di latino e di Pirandello, di preside - quest'ultimo un incarico in posizione infine stabile -.

In quel torno di tempo scendevano a piedi a Ventimiglia per le richiamate esigenze di frequenza scolastica due ragazzi di paeselli vicini di Val Roia, uno destinato a diventare avvocato di nome e sindaco della città di confine, l'altro vocato, prima di accedere all'insegnamento, ad essere capitano di mare.

Si trovava nella stessa classe liceale di Italo Calvino a Sanremo la futura insegnante, la quale, appena finita la guerra, impartiva ripetizioni al ragazzo destinato a ripercorrere con onore una strada di famiglia diventando un celebre fotografo. La ragazza non poteva vaticinare che avrebbe insegnato alle medie inferiori di Ventimiglia né che tornata nella sua vecchia scuola anche lì avrebbe svolto il suo ruolo, ma in una sede che ormai fisicamente era di Ragioneria: meno che mai che in tempi ancora più recenti certi suoi metodi autoritari sarebbero stati aspramente criticati su libello dal colto e brillante divulgatore, ma anche severo fustigatore di costumi, che si chiama Marco Innocenti.

Con Calvino e la non avvenente fanciulla - ed Eugenio Scalfari ed altri nomi risonanti nella storia della Sanremo bene, certo - c'era anche, come attesta una non del tutto nota fotografia, il futuro ingegnere - con radici in Bordighera - di Ventimiglia, che ben prima di poter esercitare dovette, arrestato quale patriota antifascista, passare per le forche caudine di un campo di concentramento nazista.

Appena finiti gli eventi bellici, per affrontare al meglio il liceo classico a Sanremo, dopo la forzata interruzione degli studi, prendeva lezioni da un personaggio qui già citato, che all'epoca era appena entrato nella vita politica, un giovanotto destinato a diventare un illustre giurista e poi, anche lui, un reggitore a livello centrale della cosa pubblica.
Tra i tanti meriti del suo mentore, tuttavia, si è ritrovata - per via di uno strano caso di quelli che a volte capitano - almeno una nota stonata: la copia di una lettera con cui nel 1958 aveva cercato - invano, si può aggiungere, con il senno di poi - di impedire l'assegnazione di una casa popolare ad un attivista comunista, già partigiano, come sottolineava proprio lo scrivente, a quel punto del tutto dimentico di aver fatto parte di un C.L.N. locale. 

Rimane indeterminato il periodo nel quale un maestro di Ventimiglia, sposata una collega di Apricale - un borgo natio di intellettuali, nonostante vecchie dicerie - venne convinto dalla moglie a perfezionare gli studi, così da diventare, da laureato e da docente, anche un esperto della lingua dell'antica Roma e, successivamente, preside del latinista già menzionato.

Ed altri passi ancora si sono incrociati, anche se non per tutti, tra politica, docenze, relazioni sociali.

Adriano Maini

sabato 21 novembre 2020

Ricordi singolari in proposito del deputato contadino Abbo e del figlio Libero

Borgomaro (IM) - Fonte: Wikipedia

[...] "Petren" Abbo * il primo deputato contadino socialista del Ponente ligure che entrò in Parlamento nel 1919 e successivamente aveva aderito al Pci. Coloro che hanno conosciuto Petren lo ricordano anche per la sua voce decisa e robusta.
Posso testimoniarlo avendolo conosciuto negli ultimi anni di vita e vissuto con lui un episodio oratorio a Borgomaro. Correva la primavera del 1965 e il Pci aveva organizzato una serie di comizi per ricordare il ventennale della Liberazione.
Anche quel tardo pomeriggio festivo avevo approntato microfono e altoparlanti collegati a una batteria supplementare sulla Fiat 1100 di proprietà della Federazione del Pci. Il comizio era stato preparato sulla piazzetta oltre il ponte sul torrente. Avevamo convenuto che cominciasse Petren Abbo. Il pubblico era intervenuto in un numero rispettabile. Avevo sistemato il microfono di fronte all'anziano oratore, ma Petren, con un gesto studiato del braccio, lo aveva allontanato: non sia che il comizio venga "dopato" dal mezzo tecnico! La voce denunciava pur sempre le origini volitive, ma gli anni c'erano tutti e la fatica incominciava a pesare: Petren concluse il comizio con fatica, ma con le caratteristiche con cui l'aveva iniziato, senza strumentazione in appoggio. È stato l'ultimo comizio di Abbo, il deputato contadino che aveva segnato un'epoca.

[...]
Se a Tovo eri certo di trovare un pubblico numeroso e attento, al comizio in altre località dell'entroterra in diverse occasioni molti di noi avevano parlato di fronte a pochissime persone e non consolava sentirsi dire che molti non erano di fronte all'oratore ma, stessimo pur certi, avevano ascoltato l'orazione da dietro le persiane!
È anche accaduto di trovare una folla insperata che viene fatta "evaporare": è il caso di un comizio programmato a Lucinasco in occasione delle elezioni politiche del 1968.
L'appuntamento era per una domenica pomeriggio. Eravamo preparati a un risultato non esaltante perché il Pci nella località prendeva pochi voti, anche se era il borgo natale di Petren Abbo il quale per giustificare la nostra debolezza a Lucinasco soleva recitare il proverbio latino "nemo propheta in patria". Quando dalla statale, dopo Chiusavecchia avevamo deviato per la provinciale che conduceva a Lucinasco in cima alla collina, avevamo osservato che ci sopravanzava una colonna di almeno una dozzina di auto che "scortava" il candidato democristiano Emidio Revelli **, un avvocato di Taggia che si apprestava a conquistare un seggio in Parlamento.
Giunti a casa di Libero Abbo, il figlio di Petren, che fungeva da nostro referente, avevamo appreso che il comizio democristiano era stato programmato mezz'ora prima di quello del Pci. Eravamo giunti sotto il porticato, in piazza del comune e avevamo trovato una folla straripante per le dimensioni del paese, sicuramente superavano il centinaio. L'oratore Dc senza porre indugi aveva iniziato a parlare sapendo "di giocare in casa" per usare il gergo sportivo. La presenza del prete al comizio era eloquente e quella di molta gente era un fatto fuori della normalità, sicuramente lo era per Libero che non aveva saputo contenersi e aveva cominciato a subissare di improperi l'oratore dello scudo crociato in merito agli scandali del tempo. Nonostante la moglie cercasse di fermarlo, con il procedere del comizio Libero si esaltava e non ascoltava nessuno e le mie pressioni per farlo zittire non sortivano risultati e io paventavo che l'oratore, che si avviava a concludere il suo intervento, avrebbe saputo cogliere l'opportunità che gli era stata offerta per appiopparci l'appellativo di antidemocratici. E così era avvenuto: con gesto plateale, l'avvocato democristiano aveva invitato i presenti ad andar via. Per la verità non tutti avevano accolto l'invito, si erano fermati una trentina, una presenza su cui un comizio del Pci, senza l'iniziativa anticipatrice della Democrazia cristiana, non avrebbe potuto contare, ma è pur vero che l'effetto sgombero tra i più avvertiti aveva lasciato il segno.
[...]

* Pietro Abbo era nato a Lucinasco (Porto Maurizio) il 20 febbraio 1884 ed era deceduto in Lucinasco (Imperia) il 12 maggio 1974. l'Unità del 13 maggio 1974 lo ricordava come "un oratore poderoso". Quanto sopra è riportato da Danilo Bruno "Pietro Abbo il deputato contadino" ed.  Dominici Imperia - dicembre 1986.

** Emidio Revelli, avvocato nato a Taggia il 31 gennaio 1930, deceduto nel giugno del 2006. Era stato parlamentare dalla V all'VIII legislatura

Giuseppe Mauro Torelli (1), Viaggio tra generazioni e politica, 2017

(1) Giuseppe Torelli [Nato a Imperia il 13 marzo 1940]. Figlio di artigiani, ha conseguito la maturità scientifica nel liceo Vieusseux di Imperia. Eletto parlamentare nel 1983, ha partecipato ai lavori della Camera dei deputati nell'ambito del gruppo del Pci nella IX e X Legislatura. In Parlamento è stato componente della Commissione Interni e successivamente della Commissione Esteri. In tale contesto ha avuto l'incarico di responsabile dei problemi dell'ordine pubblico e delle forze di polizia e dei Vigili del fuoco, con particolare riferimento alla problematica della Protezione civile. In precedenza, a partire dal 1965, è stato per venti anni consigliere comunale di Imperia, svolgendovi lungamente la funzione di capogruppo. È stato Sindaco del capoluogo nel 1975. Eletto consigliere provinciale nel 1990, nell'ambito della legislatura ha svolto la funzione di Presidente della Commissione Affari istituzionali. Membro dell'Unione regionale province liguri, è stato eletto altresì nell'assemblea nazionale dell'Upi. Nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (Fgci) ha ricoperto l'incarico di segretario provinciale e componente del Comitato Centrale. Nel Pci, dal 1972 al 1983 e quindi nel 1991, ha svolto le funzioni di Segretario provinciale e dirigente in organismi provinciali, regionali e nazionali, come altresì successivamente nel Partito Democratico della Sinistra e nei Democratici di Sinistra. Nel 1989 aderì alla mozione, voluta tra gli altri da Pietro Ingrao e Alessandro Natta, contraria alla svolta della Bolognina, operata dal segretario del Pci Occhetto. Tale mozione si affermò in provincia di Imperia nel congresso del 1990. È stato componente della Presidenza del Consiglio nazionale dei Garanti dei Ds a partire dal congresso di Pesaro del 2001. Al congresso Ds di Firenze del 2007 non aderiva alla proposta di dar vita al Partito Democratico. Dal 1998 era componente del Coordinamento nazionale dell'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra (Ars), di cui è stato tra i promotori e Presidente dell'Ars di Imperia intitolata ad Alessandro Natta. [Deceduto il 12 agosto 2019]. da Wikipedia