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sabato 3 maggio 2025

Quel bambino si tagliò un piede nell'acqua del Nervia

 




Al di qua ed al di là della foce del Nervia - in sponda orografica sinistra si situa Camporosso, dall'altra parte Ventimiglia - si sono susseguiti, come, più o meno, in tanti luoghi abitati, spezzoni di storia e frammenti di vite vissute. Questi ultimi qualche volta qui già menzionati, altri ancora da riferire, ma sempre con il rischio di ridondanti ripetizioni.
Non esistono nomi mitici per questi luoghi, come è, ad esempio, per la costa di Ventimiglia più di confine con la Francia. Fatti salvi, forse, certi rimandi iniziatici a trinceramenti della guerra di successione austriaca, il che fa anche cogitare di tracce scomparse di un bunker dell'ultima guerra posizionato in spiaggia un po' più a levante.
 




Si riporta in autorevoli testi ufficiali di resti di epoca romana antica in fondo al mare poco al largo dello sbocco del citato torrente. Viene da pensare che anni fa un Piano Regolatore di Ventimiglia prevedeva, al posto dei binari del deposito locomotori, un sito archeologico riferito alla vicina Albintimilium, mentre all'atto pratico è stata sinora realizzata una fascinosa infrastruttura, incrocio di nuove piste ciclopedonali e retaggio della pregressa presenza ferroviaria: un bel risultato di sicuro, ma tutt'altra cosa rispetto alle suscitate aspettative di tipo culturale, destinate, sembra, a rimanere tali.
Chi scrive in ogni caso preferisce cimentarsi in aspetti più banali, per lo più connessi ad estati della fine degli anni Cinquanta e della prima metà di quelli Sessanta.
I bikini erano all'inizio merce rara, forse solo esibiti da ragazze e donne tedesche, magari in compagnia di un quarantenne privo di un braccio, tutti ospiti di un campeggio a tende, che fece da apripista per altre similari e vicine strutture. Rispetto a quel mutilato, invece, i bambini, pur essendo curiosi, non si posero per niente domande sulle vicissitudini di un conflitto armato, la seconda, immane guerra mondiale, bensì pensarono alle conseguenze di un qualche incidente.
 



Crescendo, alcuni di loro si fecero sfacciati e si misero a raccontare con aria di spavalda superiorità di coppiette infrattate tra i canneti a ridosso del muraglione della rimessa ferroviaria e di quanto di piccante poteva accadere tra i teli di quel campo.
Si esibivano, intanto, anche procaci bellezze locali: si conservano alcune fotografie dove si possono notare ormai maturi capifamiglia che nelle riprese di gruppo non sanno dove posare lo sguardo.
 


Nel periodo caldo la foce del Nervia si interrava ad unire i due tratti di litorale. Sulla risultante nuova striscia sassosa si accalcavano i bagnanti. Accadde una volta che un piccolo, sordo agli avvertimenti degli adulti, sguazzando nell'acqua del torrente, si procurasse con un vetro rotto colà celato - al pari di altri rifiuti: la mancanza di civismo è uno sport tuttora ampiamente praticato - un profondo taglio ad un piede: prontamente fasciato con un fazzolettone bianco, venne poi portato all'ospedale per le cure del caso. Ormai pensionato, quell'incauto protagonista avrebbe testimoniato di essere stato trasportato al nosocomio in sella al motorino guidato dallo stesso ferroviere che aveva rimediato il bendaggio di fortuna: davvero previdente quell'uomo in quella sua giornata di riposo, perché non è da ipotizzare che prima del soccorso fosse tornato a casa per inforcare le sue due ruote!
Operavano d'estate anche i pescatori, più su Ventimiglia, invero. Meriterebbero riscontri specifici, ma occorrono competenze adeguate: non mancano, tuttavia, nei loro confronti singolari aneddoti, alcuni qui già riverberati.
Resterebbe da dire in modo più originale del personaggio Pesce Rosso, di cui pochi ormai a Nervia, intesa come località di Ventimiglia, si ricordano ancora, ancora meno dei suoi trascorsi di pescatore.
Adriano Maini

mercoledì 17 aprile 2024

Collasgarba, semplicemente





Circa sessant'anni fa gli scorci di panorama ripresi dalla collina di Collasgarba - e gli stessi aspetti particolari della zona - apparivano come in alcune fotografie qui pubblicate.


Collasgarba è una collina che sovrasta Nervia, la zona orientale di Ventimiglia (IM) e la foce dell'omonimo torrente, il quale traccia il confine con Camporosso, il cui territorio, del resto, cinge alla spalle la richiamata altura.





A scorrere la storia ci si imbatterebbe in tante vicende.


Sarà sufficiente sottolineare che Collasgarba domina un antico insediamento dei Liguri, poi città - Albintimilium - nella classica età romana ed una postazione militare medievale.

La zona Nervia di Ventimiglia, Camporosso Mare e Vallecrosia, fotografate dalla collina di Collasgarba qualche giorno dopo il bombardamento del 10 dicembre 1943 - Fonte: Silvana Maccario


La collina fu attonita spettatrice dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale: il più tragico fu quello del 10 dicembre 1943, che fece 67 vittime.



In quel periodo in posizione molto arretrata lassù c'era anche una postazione tedesca, talora affiancati da bersaglieri repubblichini, i quali in gran parte, tuttavia, agirono clandestinamente per la Resistenza.


Subì per l'evento bellico citato notevoli danni - le immagini ne sono perfetta testimonianza a circa vent'anni di distanza - l'azienda Vivai Corte di Collasgarba, una bella azienda agricola, che pubblicava anche una pregiata rivista tecnica di settore, un'esperienza che andrebbe rivisitata e tramandata in modo adeguato, il che oggi non è.




La riproduzione delle fotografie datate anni Sessanta è stata gentilmente concessa da Diego Pannoni.

Adriano Maini

sabato 20 luglio 2013

Divagazioni estive


Il torrente Nervia scorre verso la foce tra gli alberi sfiorando in tangente Via Gradisca, nella zona di Ventimiglia (IM) che prende il nome da questo corso d'acqua, ma risulta visibile in pratica solo attraverso una griglia che sbarra il fondo - lato levante - di questa stradina. Tanti, tanti anni addietro, nonostante fosse già passata anche da quelle parti - novembre 1966 - una disastrosa piena, che meriterebbe un capitolo a parte, in quel punto era stato realizzato un notevole accumulo di terra e di ghiaia, accesso per uno sterrato, che diventava presto nulla di più di un sentiero, che terminava su una spiaggia pressoché selvaggia, nelle cui adiacenze spiccava in pratica come costruzione solo il deposito dei locomotori delle Ferrovie.

Per combinazione, mi è stata recapitata di recente una fotografia di famiglia, che non ricordavo, che riprende grosso modo quest'ultimo tratto com'era cinquant'anni fa. Oltre a me, compaiono il nonno e...

Non doveva passare molto tempo prima che l'assetto di quell'angolo di territorio mutasse radicalmente, soprattutto con l'edificazione di palazzoni che hanno anche elettrizzato a lungo la vita amministrativa di Ventimiglia.

Mi viene sin troppo naturale quest'estate - in quanto mi sono deciso ad approfittare più spesso di spiagge così vicine a casa - pensare a scorci di mare di un tempo. A Bordighera, storicamente dotata di una lunga passeggiata, prolungata a stralci verso ponente solo a partire dagli anni '70.

Quando ancora adolescente, come settimane addietro rammentavo con un'amica di quella specie di avventura, per le prime volte potei andare al mare senza essere accompagnato da adulti, questo mi capitava a Bordighera  (IM), in un punto, accessibile solo attraverso il greto - non ancora cementificato, dunque - del torrente Borghetto, dove una striminzita striscia di sassi si appoggiava alla massicciata della ferrovia.

Poco oltre - in direzione Francia - il centro di Ventimiglia (IM), il maestoso arenile delle Calandre si é nel tempo drasticamente ridotto. Si dice in conseguenza della realizzazione - in particolare più a ponente - di opere a difesa del bastione della linea ferroviaria.

Calandre. Un sito caro a tutti nella città di confine e in prossimità. A tanti villeggianti. Un luogo di memorie, inoltre. Come tale lo segnalo, perché indirettamente mi é stato chiesto. Al pari di qualche altro in zona, forse.

Via Gradisca, ancora. Ci sono stato qualche giorno addietro con un amico, che vi ha abitato a lungo e che intendeva rivedere con me quel piccolo rione di case di ferrovieri, al quale ha dedicato righe intrise di nostalgia, in ispecie per la pregressa solidarietà popolare, ben presente anche a me.

Frammenti di discussione e incontri del frangente, invero, suscettibili di altre, numerose divagazioni, hanno contribuito a portare certe mie riflessioni, infine qui approdate, ad un taglio - spero! - da approccio alla storia del costume e della civiltà materiale.

Così mi sono deciso a rivisitare da solo quella piccola arteria per fare quelle fotografie che non avevo ancora. Non c'é più da poco, come faceva notare la volta precedente Angelo P., l'alto traliccio, oggetto - cosa che E. non ricorda - di spericolate arrampicate di Piero G.: io non ero in grado di risalirlo che per pochi metri. Accadeva sempre d'estate. Come per altri episodi da "ragazzi della Via Pal" a Bordighera, intorno alla Zona Bigarella, con me sempre più da spettatore che da protagonista. Ero già tenuto, probabilmente, a quell'alone di sicurezza con cui le famiglie oggi - per oggettiva necessità - circondano i bambini, aspetto che mi sottolineava giusto due sere fa, proprio qui a Bordighera, una compagna di alcuni di quei lontani giochi in periferia della Città delle Palme...




venerdì 18 febbraio 2011

Passeggiando lungo il mare

Passeggiando lungo il mare, mi guardo ben bene intorno, ma incontro anche diverse persone con cui scambiare le tradizionali quattro parole. Il panorama verso la parte di confine di Ventimiglia e la Costa Azzurra é notevole ed invero anche in tutt'altra direzione le colline e le montagne, così come dal basso - non certo a dimensione intera - possono essere scorte,  conservano un certo loro fascino. Il tutto rappresenta un po' i miei luoghi, che cerco di vivere scevro da enfasi particolare, pur sapendo che molti artisti, grandi o minori non importa, li hanno a più riprese immortalati. Del resto, una volta di più mi viene da ripetere che ogni posto, se osservato attentamente, può suscitare trasporto verso la storia e la cultura.

Con buona visibilità, non però quella degli ultimi giorni, forieri di una pioggia poi infine arrivata, si possono infatti intravvedere alte cime delle Alpi Marittime che scorrono in lontananza. Il nuovo raccordo di pista pedonale tra Bordighera e, ad ovest, Vallecrosia, offre la possibilità di nuovi, ancorché striminziti scorci, a chi, come il sottoscritto, in oggi preferisce non staccarsi troppo da dove battono le onde.
La nuova passeggiata a mare Bordighera-Vallecrosia

La nuova strada (non ancora ben nota e, per una curiosa coincidenza, proprio l'altra sera ho salutato per telefono un vecchio "commilitone" di Ventimiglia dei tempi della vendemmia in Francia, in quel momento in visita ad un comune amico di Parma, dandogli nell'occasione ragguagli in merito) induce invero nuovi visitatori da tutta la zona, compresi gli abitanti di Bordighera, che hanno da tempo ed in genere ampiamente trascurato la loro vecchia bella passeggiata, quasi riservandola a quel certo congruo numero di turisti, i "foresti", per lo più pensionati, normalmente registrabile tutto l'anno. Di qui la possibilità, specie di domenica, di tanti scambi, non solo di saluti, ma anche di racconti che, inevitabilmente, traggono spunto e dal mare e dal panorama.

Mi risulta, poi, più congeniale seguire questo nuovo tragitto per sbrigare, se così si può dire, faccende di vario tipo. Ad esempio passare a salutare nel vicino comune amici nel circolo dove giocano a carte, prestazione cui da tempo mi sottraggo, perché pur amando lo scopone, la mia inveterata distrazione mi dissuade dal portare a sconfitta certa persone a me care o simpatiche. Ma può capitare che, di affabulazione in affabulazione, faccia perdere a qualcuno il turno al tavolo o ad altri di ritardarne il preventivato ritorno a casa.

Mentre me ne guadagno, io indigeno con abitudini pervicacemente da cittadino, tra le altre, nuove informazioni su quel paesaggio collinare e montuoso che mi sono riguardato colà pervenendo, ivi comprese nuove tacite indicazioni su limitrofi, ma impervi punti panoramici, che so già difficilmente andrò a salire.

O ne riporto altre notizie, che mi confermano quanto già sentito putacaso da altro conoscente proprio deambulando su quel pezzo di litoranea, circa i danni che la proliferazione dei cinghiali provoca nel nostro immediato entroterra, anche con la devastazione di vigne del pregiato vino Rossese e con il crollo di tanti secolari muri a secco, che forse nessuno é più in grado di ricostruire.

Ed ora, passeggiando comodamente lungo il mare, in poco più di mezz'ora mi ritrovo da casa alla  foce del torrente Nervia, confine orientale di Ventimiglia, ma soprattutto in quel punto oasi naturale che merita ben altra penna della mia per una degna descrizione. Nella zona circostante il sottoscritto, ed ancor più la famiglia, ha abitato a lungo, ma, fattore ancora più importante, si sono svolte vicende di rilievo storico, di cui la più nota, ma non l'unica, é attestata dagli scavi archeologici e dal teatro della Ventimiglia (IM) di epoca romana.

Foce del torrente Nervia