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domenica 19 settembre 2010

Il Casino Forcalquier

Mi preme tornare a scrivere qualcosa di Pierre Magnan, scrittore francese in primis di polizieschi, anche se alle sue opere ho fatto talora cenno in precedenti post, perché raramente ho trovato in un autore tanta passione e tanta precisione in riferimento alla vita sociale, al costume, ai poveracci, ai notabili, alle persone avide, temi, mi sembra, sempre di attualità. Nel suo caso per quasi duecento anni di storia francese, poi. E, in materia, mi urge riferire subito quanto mi disse tanti anni fa' un mio ex-compagno di scuola, di madre transalpina, circa il fatto che i francesi avessero sempre amato tenersi i risparmi (l'espressione puntuale erano "le monete d'oro") sotto i materassi.

La prima volta in cui lessi Magnan, restando magari perplesso sulla trama, non potei fare a meno di ritrovarmi per intero in una mia personale idea geo-fisica di Francia, quella dei viali di platani, delle piazzette alberate e di certe locande d'entroterra, per intenderci. E' uno dei miei autori preferiti.  Per un certo periodo, almeno, sono stato in buona compagnia, se é vero che Camilleri in un racconto della serie "gli esordi di Montalbano" fa' dire al suo personaggio che forse era il caso, nonostante vari impegni, di continuare la lettura del libro di Magnan, che aveva appena iniziato. Né ha fatto certo difetto a questo autore essere stato amico e discepolo di Jean Giono, suo conterraneo del dipartimento oggi denominato Alpi dell'Alta Provenza (con Digne capoluogo).

Sussistono varie testimonianze della pregressa civiltà materiale disseminate nei libri di questo autore, quali divise di portalettere modellate su quelle dei soldati di Napoleone, divise dei ferrovieri, tele cerate, cappellini antiquati, calendari delle Poste dalla ricca iconografia, tamburi sgargianti, polveri (di insetti) fortemente afrodisiache, attrezzi inconsueti (dei falegnami, dei maniscalchi, dei carbonai, dei tartufai, degli apicoltori), macchinari complicati tutti in legno per i molini ad acqua, tipiche costruzioni agricole provenzali dalle circoscritte destinazioni d'uso, arredamenti maestosi e severi degli studi dei notari, destinati a sfidare le guerre ed i decenni.

Su tutte le storie incombe la natura (e, qui, mi vado a ripetere) con il vento impetuoso che scende dalle montagne; cime (la Lure in primo luogo) per arrivare alle quali si passa dalle coltivazioni intensive specializzate alle boscaglie e a qualche foresta, per rinvenire pianori erbosi non di rado sprofondanti in doline (e rupi e sassi e burroni); cappelle e chiesette di campagna; reperti archeologici romani; piante rare, piante endemiche, piante officinali, profusione di fiori a primavera; maestosi castelli diroccati; lo scrosciare, talora pauroso, specie nella brutta stagione, delle acque della Durance e della Bleone e di tanti torrenti, spesso con accompagnamento di diluvi di pioggia e di spaventosi fulmini; ed anche il sole e la neve, certamente. E tanti giardini, tanti orti, tanti alberi che, più che coltivati, sembrano ormai crescere da soli e sfidare le intemperie, perché messi a dimora da qualche antenato più avveduto, il tutto a completare la parte di paesaggio che dovrebbe essere precipua cura dell'uomo. Ci sono i paesi, i villaggi, le città, di cui il lettore, grazie alle descrizioni, può quasi direttamente vedere stazioni, ville, terme, palazzi, monumenti come la fortezza di Sisteron.  E a Sisteron una grande pianta di glicine, abbarbicata per tutta l'altezza di una bella casa borghese, in un episodio memorabile narrato da Magnan.

E' necessario, ora, che io venga a specificare che la maggior parte dei romanzi di Magnan hanno come protagonista il commissario Laviolette, che qualcuno ha voluto definire il Maigret delle Basse Alpi (come più o meno si chiamava una volta quel dipartimento con capoluogo Digne), ma che, a mio avviso, differisce molto dal commissario parigino, non solo perché é uno scapolo che si concede qualche rara avventura sentimentale, bensì per il suo profondo radicamento nel territorio in cui é nato ed opera (e troviamo lì già suo nonno e suo padre entrambi graduati, il secondo di sicuro brigadiere, della Gendarmeria) e per un accentuato senso di tolleranza per le debolezze umane. Non poteva, forse, essere diversamente, poiché é stato partigiano su quelle montagne come il suo autore. Da un lato, tutto questo aiuta a capire la larga visione del protagonista a fronte di tante (anche se spesso pittoresche) miserie umane, dall'altro contribuisce ad inquadrare l'arco temporale (principalmente gli anni '80) della sua azione, che lo vede ad un certo punto coinvolto in indagini, ancorché ormai pensionato.

Il riferimento alla Resistenza é importante, anche per il contributo sotto veste romanzesca a dissipare luci ed ombre umane di quell'eroico periodo, che non poteva essere esente da micidiali provocazioni del nemico e da tradimenti.

Con l'artificio, poi, di antefatti che risalgono nel tempo o dei racconti del nonno o della narrazione di vicende del padre vissute o viste da bambino, Laviolette porta talora il lettore anche oltre gli inizi del '900, con pagine in cui sembra proprio di respirare la storia, proprio perché, essendo storia minore, emergono personaggi, riferimenti, vicende, fatti, veri o verisimili, largamente misconosciuti, io credo anche in Francia: non per niente Magnan ha conseguito diverse attestazioni ministeriali transalpine per il suo meritorio impegno di divulgazione storica.

Non posso non delineare brevemente le figure femminili di Magnan. Il primo termine che mi viene in mente é sensualità, una sensualità sana, mi viene da aggiungere, anche nelle donne che delinquono. Altro aspetto é che, talvolta vittime, ci sono donne criminali e, ripeto, non tutte le donne sono delle vittime, questo forse alla luce di uno storico, non dichiarato matriarcato di quelle zone. E le donne sono in genere belle e formose, anche nella maturità!

"Il Casino Forcalquier" é un romanzo storico, a sè stante, per così dire, al pari de "La casa assassinata" e de "Il periplo del capodoglio". Ricorrono in tutti le peculiarità di cui ho detto già largamente. E i primi due sono anche dei noir. Accenno solo ad alcune particolarità. Il primo, ambientato intorno al 1870, ha l'andamento di un grande romanzo d'avventura, con tanto di briganti e di tesori; de "La casa assassinata" va almeno detto che porta il lettore a non dimenticare, anche se inquadra marginalmente reduci e mutilati, la tragedia della Prima Guerra Mondiale; ne "Il periplo del capodoglio", che ha anche qualche decisa venatura comica, l'unico che si svolge fuori contesto, lungo un fiume idealizzato che si può identificare con il Rodano, dopo aver avuto la soddisfazione di incontrare per qualche attimo significativo Stendhal in persona, si rimane estasiati da delle splendide figure di donne.

Lascio da ultimo "Guernica", dove appare un Laviolette ancora giovane e in vacanza in Spagna, nella Spagna franchista, ma coinvolto in un episodio veritiero (mi sono documentato!) di feroce stampo medievale, si sarebbe detto una volta, che lo perseguiterà a lungo, anche in Italia. E' un libretto agile, dove la penna del maestro rifulge veramente grande, ma per il quale ho voluto annunciare all'eventuale lettore un'atroce crudeltà ivi descritta, forse non a caso ambientata a Guernica, città martire immortalata da Picasso.

14 commenti:

Alligatore ha detto...

Interessante, per certi aspetti mi richiama alla memoria il mio grande Carlotto, ma non voglio dilungarmi e uscire dal tema ... cercherò di sicuro in libreria i suoi libri a partire da "Guernica" ... ma, una domanda, che incuriosisce me e gli ospiti del mio blog: che vuol dire Cip?

filo ha detto...

Sono una appassionata del genere Giallo/noir, ma questo Magnan me lo sono perso. Spero non sia troppo difficile reperire qualcosa in libreria o in biblioteca.
Grazie Adriano. Ciao :)

Tina ha detto...

Oh, oh...un perfetto sconosciuto, ne hai fatto una recensione tale che mi sta sorgendo la curiosità, non sono una lettrice costante di gialli, ma se ne trovo uno che vale non mi tiro indietro, diciamo che mi piace la fantascienza, in testa Asimov e per il resto sono onnivora, vedo se trovo qualcosa di quanto hai citato.
Buona serata Adriano.

giacy.nta ha detto...

Non lo conoscevo e, da ciò che ho letto nel tuo strepitoso post, potrebbe piacermi seriamente, vista l'attenzione per l'ambiente storico e geografico. Unica incertezza: da quale inizio? Un pò mi conosci e vorrei me lo suggerissi tu! Buona giornata,
Giacinta

Ernest ha detto...

Davvero davvero interessante!

Adriano Maini ha detto...

@Alligatore: Su "cip", voce del famigerato poker, ti ho già risposto "dalle tue parti". E magari ci scherzeremo su qualche altra volta ancora. Su Carlotto, e la mafia del Brenta, prima o poi ti vengo a stuzzicare con un mio post. See you later (alligator)!

@filo: In libreria (anche nelle grandi città del Nord) non é purtroppo tanto facile trovare Magnan (ho penato a lungo per farmene la collezione completa di quanto uscito in italiano), Magnan che é interessante anche per la sua attenzione a costumi e tradizioni della sua zona, che non ho accennato nel post per non appesantire oltre il discorso. Un caro saluto!

@Tina: La presentazione di Magnan a questo punto l'ho fatta e l'ho anche appena integrata. Se ti piace il genere ...! Salutoni!

@Giacynta: Dal primo che ti capita, perché l'atmosfera in tutti é quella che io ho riportato. Faccio eccezione per "Guernica": é una grande storia, fuori dal solito contesto, ma é una storia veramente crudele. Un abbraccio!

@Ernest: Mi fa' piacere il tuo commento, perché, a mio avviso, ci sono degli autori (Magnan é uno di questi) che, presentandoli, consentono di spaziare su molti temi: il che é un po' la mia passione. Ciao!

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Ammetto che anch'io non conoscevo questo autore proprio come Tina. E' stato quindi ancor pià piacevole e stimolante leggere il tuo post

Trippi ha detto...

non l'ho letto, farò un assaggio dei titoli che suggerisci non appena finisco la scorta accanto al comodino

il monticiano ha detto...

Vabbe' ho capito, se non leggo qualcosa di Magnan che lettore di libri gialli sarei?

Valentina ha detto...

Mi metterò in pari anch'io!

Alligatore ha detto...

Il Cip è stato molto curioso e divertente... su Carlotto e la mafietta del Brenta, attendo impaziente. Grazie.

Unknown ha detto...

Buongiorno Adriano. Ho letto con interesse il tuo post su questo autore che non conosco, ma il modo affascinante con cui ce lo hai presentato mi invita a leggere qualche suo lavoro.
Volevo anche ringraziarti per le belle parole con le quali hai commentato la mia ultima foto, sei sempre gentilissimo.

Ti auguro una buona fine settimana e ti abbraccio con affetto
Cri

Unknown ha detto...

Caro Adriano
la rabbia è di tutte le giovani donne indifese ...come dice Marcus questa macchinetta farà da parafulmine a chi tenta lo stupro come è accaduto alla Storta .
Ti auguro una splendita giornata ...Marianna

Adriano Maini ha detto...

@Daniele Verzetti: Grazie! Però, ormai sai che scrivo delle cose per provocare commenti impegnati.

@trippi: Buona lettura, allora!

@il monticiano: Questa volta ti ho fregato, allora? Ciao, Aldo!

@Carmen: Dunque, non ho detto grandi fesserie. Ciao!

@VD: Spero di essermi spiegato bene!

@Alligatore: E io faccio "cip" anche su Carlotto. Poi, arrivo, però.

@cristina: Sorvola sulle pagine criminali, non leggere "Guernica", concentrati su natura e case, però, se lo fai. Non voglio .... responsabilità! Un caldo saluto!

@Marianna: Peccato che io non sia un eroe di certi altri romanzi che ho citato altrove: verrei sul posto direttamente a fare il giustiziere! Buon week-end!