Pagine

venerdì 27 agosto 2010

Quando giocava Kopa

Ritorna il campionato di calcio, con il suo pesante carico di problemi e di tensioni, ben noto anche a chi non segue questo sport. Non sempre è stato così o, per lo meno, non compiutamente così.

Nel 1960, credo, ci recammo io, papà, fratellino e zio materno a vedere una partita Monaco-Reims nel vicino Principato, nel vecchio stadio a dimensione quasi familiare. Eravamo vicini ad una linea laterale prossima ad una porta, ma un gruppo di spettatori sulla nostra sinistra era ancora più affacciato di noi sul rettangolo (come si suol dire) di gioco. Anzi, ad un certo momento, si consentì agli stessi di avanzare ancora, sino a portarsi a ridosso del portiere: in questo movimento rivedo ancora la fulminea mossa di una signora a riprendersi trafelata il fiaschetto di vino scordato indietro per potersi poi finire beata il suo bel picnic nella nuova agognata posizione.

Finita la partita, dobbiamo avere indugiato un po' da qualche parte, perché altrimenti non mi spiego la scena seguente. Su due sedie malandate, davanti ad un baretto qualsiasi (come oggi a Montecarlo non ce ne sono più), lo zio riconobbe per primo un calciatore, io un attimo dopo il secondo. Si trattava rispettivamente di Kopa, migliore giocatore europeo del 1958, e di Fontaine, tuttora recordman con 13 reti (1958, in Svezia) di un singolo mondiale, quella volta con una gamba ingessata (e, quindi, non era sceso in campo, ma aveva accompagnato la squadra) come avevo già letto in uno dei miei prediletti giornalini dell'epoca: entrambi del Reims e nazionali (i galletti) di Francia, il primo oriundo polacco, il secondo a suo tempo esordiente in Marocco. Si avviò un'amabile conversazione tra adulti, di cui ora io ricordo solo i continui complimenti fatti anche in spagnolo (aveva appena finito di militare nel Real Madrid), rivolti da Kopa al mio fratellino.

Lo stesso anno alla riapertura si andò a Marassi di Genova per un Genoa in serie B. Anche lì all'epoca si poteva stare molto vicini al campo, tanto é vero che in occasione di rimesse laterali o altre pause tecniche di gioco Pesaola (O' Petisso) contraccambiava spesso i saluti dei tifosi rossoblu e Bean (allora il mio adorato Bean, come ne spiegherò un'altra volta la motivazione, se ne troverò lo spunto) mi parve rivolgesse addirittura un amichevole cenno diretto a me che lo chiamavo.

Potrei riferire altri episodi similari, attinti sia alla memoria che alle letture, molti degni di un libro "Cuore", alcuni anche emblematici del mio amato ciclismo di una volta. Non che tutto fosse perfetto, anzi, ma si rinvenivano almeno un maggior numero di storie esemplari. Spero di trovare prima o poi l'occasione opportuna per parlarne.

24 commenti:

Sandra M. ha detto...

E' davvero cambato tutto. A volte in meglio, qualcosina, a volte in peggio, tante cose.
Io non sono una tifosa di calcio; nessuno lo è in famiglia.
Ma ricordo il meraviglioso spettacolo dello stadio di San Siro in notturna ,qualcosa come 40 anni fa più o meno.Il mio "moroso" , ora marito, abitava a Milano... Giocavano il Milan ed un'altra squadra mi sembra olandese per un turno di Coppa dei Campioni...o un'amichevole...ora non saprei dire.
Vedi , ho dimenticato molti particolari. Ma quello che ricordo nettamente sono i suoni festosi, le bandiere, i colori, i canti, il tifo "sano" (non trovo altro aggettivo)...una vera festa dello sport.Passai la maggior parte dei 90 minuti di gioco ad osservare la gente...

il monticiano ha detto...

Sandra ha scritto un azzeccatissimo commento.
Fino a 35 anni fa ero un tifoso di calcio praticante e con me moglie e figlio, si andava persino in trasferta.
Poi io ho dovuto smetterla per motivi di "cuore".

upupa ha detto...

E' cambiato tutto...purtroppo...ma non credo che la tessera del tifoso possa in qualche modo salvare il calcio....

Adriano Maini ha detto...

@Sandra Maccaferri: Hai reso con parole molto belle le tue impressioni, ma anche, senza che tu lo potessi sapere, analoghe emozioni che provai da bambino: la prima volta di un vero stadio fu per me proprio S. Siro. Un caro saluto!

@il monticiano: Caro Aldo, ora come ora aspettiamo con ansia i tuoi personali ricordi del calcio d'antan, che sappiano già essere magici! Ci vediamo (in italiano; in "romanesco" non ci provo certo!)!

@upupa: Ti ringrazio per l'attenzione. Che dire: temo proprio che per salvare in Italia "lo spettacolo più bello del mondo" non ci sia più niente da fare! See you later!

DIANA. BRUNA ha detto...

Anch'io come Upupa sono del parere che la tessera possa salvare il calcio.
Non amo il calcio in particolare, però, quando ci sono i campionati mondiali...esco dal "letargo" e divento una tifosa sfegatata che potrei stare con quelli delle varie curve!!!!
E' passato il tempo in cui si leggevano gli striscioni simpaticissimi, come quello srotolato dai tifosi del napoli, a Verona, in cui c'era scritto GIULIETTA E' UNA ZOCCOLA ahahahah
Ciao buon fine settimana
Bruna

filo ha detto...

Ciao Adriano, non è passato neanche un mese e ti ritrovo lanciatissimo nel web! Molto bene, continua,hai tante cose da dire, cioè scrivere.
Un caro saluto.

Adriano Maini ha detto...

@DIANA.BRUNA: Certi striscioni sono davvero capolavori di ironia e di sarcasmo. Se i tifosi si limitassero a questo, gli stadi tornerebbero ad essere contenitori di sana gioia popolare. Un caro saluto

@filo: E ben tornata a te! Grazie per la tua confermata stima. Buona domenica!

Trippi ha detto...

Per quanto non ami il calcio, i viaggi a Cagliari per vedere la partita hanno segnato i momenti più belli della mia infanzia con mio padre. Tifoso sfegatato si portava il binocolo e mi sciorinava le imprese di Riva e l'anno magico della nazionale di calcio cagliaritana. Completava la giornata con l'immangabile hot dog ai baracchini di fronte al Sant'Elia (non so se si scriva così perchè non è dedicato al santo, ma all'architetto). Per una bambina era l'equivalente del luna park e che orgoglio a scuola far vedere il biglietto a chi aveva ascoltato la partita alla radio. Ecco perchè penso che i bambini dovrebbero tornare allo stadio. Ma la rieducazione coinvolge tifoserie e le squadre. Se sono riusciti a ripopolare gli spalti inglesi perchè non farlo anche con gli italiani?

Adriano Maini ha detto...

Gigirriva, Rombo di Tuono, vero esempio di atleta e di uomo! Aggiungo solo questa spontanea convinta esclamazione a quanto con delicati ricordi e ponderata saggezza hai scritto tu. Grazie, Trippi! Spero a presto! Un caro saluto!

Unknown ha detto...

Ciao Adriano, volevo ringraziarti per le bellissime parole che mi hai lasciato nel commentare la mia foto del lampione.
In quanto al calcio, io non me ne intendo affatto, ma ho anche io dei ricordi piacevoli di quando, da bambina, tifavo per la Juventus, squadra tanto amata dal mio babbo, che mi raccontava delle imprease del grande Sivori. Ricordi lontani, ma sempre vivi dentro me, anche perchè sono lì, in un cantuccino del cuore e non andranno mai via.

Un abbraccio affettuoso
Cri

Adriano Maini ha detto...

@cristina: A volte mi chiedo se tu non sia una fatina! Un abbraccio forte forte. Adriano

Unknown ha detto...

Una fatina? Magari, caro Adriano, mi piacerebbe avere una bacchettina magica per usarla come dico io......farei sparire qualcuno( non faccio nomi^_^) e dare gioia a molti che vivono con fatica la loro vita....Ma purtroppo, sono solo una comunissima donna di mezza età...pazienza...!

Ti abbraccio di nuovo con affetto
Cri

franz ha detto...

ah, giggirriva :)

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Sulla tessera del tifoso ci sarebbe da aprire un dibattito lunghissimo ma la ritengo sterile ed inutile. Pensa soltanto, ed é una delle tante incongruenze, che senza tessera del tifoso puoi lo stesso andare in trasferta ma non puoi acquistare i biglietti del settore ospiti. Il che significa che ad un Milan- Genoa un tifoso rossoblu senza quella tessera, salvo divieto ad hoc, potrebbe andare nel settore distinti o tribuna o altro dello stadio di San Siro tranne quello di sua appartenenza. Davvero comico, anzi tragicomico...

Per il resto..... parli di Genoa e mi si iluminano gli occhi ed il cuore vola.

Adriano Maini ha detto...

@franz: Ribadisco la mia emozione verso Gigi Riva, così come condivido la tua implicita correzione di "gigirriva" in "giggirriva", errore in cui sono incorso perché mentre scrivevo pensavo con emozione anche al compianto Gianni Brera, che questo termine, insieme a quello certamente suo, Rombo di tuono, aveva, in onore del nostro ex-atleta dal sinistro micidiale, quanto meno contribuito a diffondere. Grazie!

@Carmen: Grazie! Anche il tuo é un contributo al confronto sereno e pacato, di cui il mondo del calcio ha veramente bisogno. E a te, un cordiale augurio per una buona settimana ed un più ancora caro saluto, anche se un po' in ritardo, da una Bordighera che questa sera ha visto due arcobaleni in cielo!

@Daniele Verzetti il Rockpoeta®: Questa sera sto talmente dialogando con te (vedi i due precedenti post) da volermene adesso andare un po' fuori tema. Confesso che sin da piccolo piccolo ho la mia squadra del cuore, ma anche che da allora mi sono sempre appassionato a vicende e storie belle del calcio. Faccio degli esempi: Nordhal che butta fuori la palla, che era già praticamente in rete, perché si accorge che il difensore che lo voleva falciare si era fatto male, per cui lo vuole soccorrere; mitici calciatori degli anni '20 e '30 (non c'erano le sostituzioni) che continuavano a giocare con la testa fasciata; l'epopea del Grande Torino; la Grande Ungheria. Ecco, allora che solidarizzo umanamente con te per il Genoa, soprattutto per il suo leggendario passato, alle cui fonti, appena ne ho la possibilità, mi vado ad abbeverare. E mi emoziono (nei limiti di cui sopra) per le notizie e le foto dei primi campi (non stadi) del Genoa ai primi del Novecento, tra cui, se non erro, uno ben più in su dell'attuale Marassi ed un altro vicinissimo alla Stazione Brignole. Ciao, Daniele!

bussola ha detto...

io penso che i problemi attuali del calcio attuali, sono i troppi soldi che girano intorno a questo sport....i calciatori vengono considerati dei principini, sposano le più belle decelebrate, usano i loro corpi scolpiti per pubblicità e trasmissioni di vario genere.....e poi in campo si dimenticano che vengono pagati per giocare.... come nei recenti mondiali

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Si ci sono stati stadi diversi e diversi ampliamenti in passato. Al riguardo il museo del Genoa é una bella galleria di ricordi anche sotto questo aspetto ed é davvero un luogo colmo di storia (calcistica ovviamente) che non lascia indifferenti.

Alessandra ha detto...

che bei ricordi Adriano!!! ora questa atmosfera la ritrovo seguendo mio figlio che gioca a rugby. C'è ancora quel clima familiare che leggo nei tuoi ricordi.
con affetto
Ale

Adriano Maini ha detto...

@bussola: Grazie infinite per il tuo commento, perché hai toccato i temi che mi più venivano im mente, ma che, come da mia abitudine (inconscia? scopiazzatura di stili letterari?), ho lasciato sottesi mentre scrivevo il mio post.

@Daniele Verzetti il Rockpoeta®: Una volta di più concordo con te, anche se sinora il museo del Genoa l'ho visto in una trasmissione di tivu locale: devo colmare al più presto questa mia lacuna!

@Alessandra: Sono felice di apprendere dell'atmosfera festosa che circonda l'ambiente del rugby, giovanile, immagino. Io ho dovuto riscontrare, purtroppo, per notizie apprese e per esperienza diretta che, dalle mie parti almeno, non solo nel calcio, ma anche in altri sport praticati da bambini e da ragazzini girano arie, che per comoda sintesi, definisco professionistiche. Grazie!!

Simo ha detto...

Non amo il calcio per com'è oggi. Gli interessi economici hanno rovinato tutto, come quasi in ogni settore. In una cosa si sta tornando al passato: si vanno a vedere le partite al bar, come tanti anni fa, quando nelle case non c'erano le televisioni. Ora le abbiamo tutti, anche 2 o 3, ma hanno trovato il modo per farci pagare lo stesso...che schifo.
Il buon sapore di cui tu parli sembra scomparso, da questo mondo.
Che cosa ricorderà mio figlio, del suo amato Inter? Partite guardate in uno squallido bar tra insulti e birre?

Licia Titania ha detto...

Che bel post, e che bei ricordi. Io amo il calcio, potrei dire, per riflesso; perché quasi tutti coloro che amo non possono farne a meno...allora, a forza di andare alle partite mi ci sono un po' appassionata anch'io...intuisco, però, che una volta fosse molto più bello, più spontaneo e più "vero". Comunque, per fortuna, anche ora esistono ambienti moralmente sani (consentimi l'espressione da "libro Cuore" come diresti tu) che hanno a cuore il benessere dei ragazzi oltre al proprio successo personale. Ti parlo ovviamente del calcio giovanile, perché è l'ambiente che conosco meglio. Ciao e complimenti ancora per il tuo blog così "vivo".

Adriano Maini ha detto...

Però, che bel dibattito! Avete fatto tutto voi!

@Simo: Grazie! Speriamo nello sviluppo di quei germi di cui parla Licia Titania!

@Licia Titania: Grazie per le speranze concrete che ci illustri! Ripeto, credo proprio che nel mio blog quello che funziona sia proprio la qualità degli interventi di commento! E' una fortuna spero non solo per me ma anche per chi legge o unisce qui la sua voce!

giacy.nta ha detto...

E' qui la festa? Che bello entrare in questa casa animata da voci, sorrisi, ricordi, mi sembra di stare in famiglia. Grande Adriano!
Un caro saluto

Adriano Maini ha detto...

@giacynta: Con i tuoi complimenti mi confondi! Ti dedico, allora, le considerazioni che già più volte mi sono venute dal cuore: sono fortunato ad avere incontrato dei lettori attenti e dei commentatori ancora più sensibili. Spero, da parte mia, di essere all'altezza della situazione! Un abbraccio