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venerdì 19 agosto 2022

I coniugi Sverzut si prestano al recapito della corrispondenza a sovversivi

Parigi: nell'XI arrondissement. Fonte: Wikipedia

Altro membro della Milice du XI arr. di cui mi è stato possibile ritrovare un certo numero di informazioni è Fausto Sverzut, che dopo la liberazione di Parigi fece parte del CILN, sezione dell'XI arr. come tesoriere aggiunto. Lo Sverzut fu una persona che assunse un atteggiamento ostile al regime fascista e militò attivamente per il partito comunista in Italia. Espatriato poi in Francia continuò a professare le sue idee politiche senza però aderire ad un movimento politico né sindacale negli anni precedenti la II guerra mondiale. Durante il periodo dell'occupazione prestò aiuto alla resistenza ma senza compiere in prima persona azioni armate contro l'occupante fino al mese della Liberazione.
Fausto Sverzut era nato nel 1909 a Cervignano del Friuli in provincia di Udine. Figlio di una famiglia di sentimenti antifascisti, il padre professava idee comuniste mentre il fratello Giovanni era iscritto al partito socialista unitario, emigrò insieme al padre in Romania. Tornato in seguito a vivere in Italia, fu responsabile della ricostituzione del gruppo clandestino comunista di Monfalcone e fu anche il coordinatore delle attività delle varie cellule della zona. In seguito a denuncia <522 venne condannato al carcere per avere ricostituito la disciolta cellula comunista. Tuttavia nell'agosto del 1928 il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, ne ordinò la scarcerazione, dichiarando “non luogo a procedere”. <523
Richiamato alle armi nel 1929, prestò servizio militare in qualità di allievo fuochista artificiere nella Regia Marina. Imbarcato a bordo della R.N. Trento, di ritorno da un viaggio a Buenos Aires fu trovato dal comandante in possesso di manifestini sovversivi stampati alla macchia. Venne così trasferito sul Regio Posamine Fasana, ancorato nel porto di La Spezia, e “anche su questa nave lo Sverzut manifestò facendo quasi esplicita professione, di nutrire idee comuniste e sentimenti di avversione pel Regime e pel Governo nazionale.”. <524 Sottoposto quindi ad una più attenta vigilanza, la polizia si riservava di prendere provvedimenti contro di lui non appena avesse finito gli obblighi di leva, ma durante una breve licenza, lo Sverzut espatriò clandestinamente e raggiunse la Francia. Pertanto con sentenza contumaciale del 5 dicembre 1930 del Tribunale militare Marittimo di La Spezia, venne condannato a 5 anni di reclusione militare ed alla perdita di ogni diritto in quanto uomo di marina verso lo Stato. Su disposizioni del Prefetto di Udine, venne iscritto nel bollettino delle ricerche e nella rubrica di frontiera nel 1931 col la dicitura: “Comunista colpito da mandato di cattura per diserzione”.
Nel gennaio 1933 in un lettera indirizzata alla famiglia, e intercettata dall'UPI del Comando della 58 legione della M.V.S.N., lo Sverzut, dopo aver parlato dei suoi problemi di salute, descrisse le sue idee politiche di militante comunista fiducioso nella futura «rivoluzione proletaria» e nel declino del mondo capitalista. “(...) Per il momento non posso lamentarmi che di un malessere generale pur non condannandomi a letto. Faccio di tutto per curarmi e così prolungare la mia salute tanto contaminata che forse io non ne comprendo la gravità. Una sola cosa mi dà fiducia e speranza aiutandomi così a sopportare tutto, la rivoluzione proletaria in tutto il mondo e il comunismo vincitore. Avendo fiducia nella rivoluzione penso pure che curarmi potrò un giorno in qualche angolo d'Italia al sole e all'aria pura. Penso che non lontano sarà il giorno in cui si realizzerà quello che come le cento e cinquanta milioni di senza lavoro e operai occupati con salari di fame pensano e non invano guardando la realizzazione del socialismo in U.R.S.S. e il declino del mondo capitalista. <525 Non posso fare a meno di dirti il soggetto delle mie idee pur non sapendo che ti possono urtare i sentimenti che certo non corrispondono ai miei. Saluti.”. <526
Il 25 giugno 1933 venne arrestato a Parigi mentre incitava alle porte di una fabbrica gli operai a mettersi in sciopero. Nell'informativa della fonte fiduciaria si legge che “(...) Al momento dell'arresto si è dichiarato anarchico e fuggito dall'Italia perché disertore.”. In seguito a questo avvenimento, la polizia francese ne dispose quindi l'allontanamento dalla Francia facendolo accompagnare alla frontiera del Belgio.
Tuttavia nel 1935 era ancora a Parigi, e come annotava un informatore del Ministero degli Interni continuava a professare i suoi sentimenti comunisti ed antifascisti, senza esplicare attività politica degna di particolar rilievo. Per un periodo la residenza dello Sverzut era in Passage du Genie presso l'hotel-ristorante Mazzocchi, luogo di ritrovo per gli antifascisti italiani dell'XII arr. e della Parigi nord-est, in seguito ad accertamenti fatti eseguire dalla polizia italiana, risultò che si faceva recapitare la posta presso il Mazzocchi ma che non abitava in quell'hotel.
Dalla lettura di un'altra lettera che lo Sverzut spedì al padre nel 1937 alla quale la polizia fascista non dette corso, si apprende che era riuscito a regolarizzare la sua posizione in Francia ottenendo i documenti per il soggiorno “(…) incomincio per dirti che la vita per me qui in Francia è divenuta un poco migliore di quella che era qualche anno fa. Sono riuscito a regolarizzarmi con le carte», che si era sposato con la cittadina francese Margherita Baumer, nata a Parigi il 2.08.1909, che risiedeva insieme a lei nell'XI arr., al n. 96 del Boulevard Charonne, e che avevano un bambino di nome Michel nato nel 1936. La Baumer, per aver frequentazioni con il 'disertore' Sverzut fu seguita e interrogata a Parigi già nel 1933, <527 così si legge in un Telegramma della regia ambasciata d'Italia al Ministero dell'Interno, del 5 maggio 1933, essa dichiarò di non avere nessuna informazione sul suo conto, al Casellario venne anche aperto un fascicolo a suo nome per gli anni 1933-1938.
In una nota del Ministero degli Esteri, del 31.10.1938, è comunicato al Ministero degli Interni che i coniugi Sverzut si prestano al recapito della corrispondenza a sovversivi ed esplicano attività antifascista. Queste considerazioni del Ministero degli esteri nascono in seguito al sequestro di una lettera di Bacchi Giovanni, emigrato a Parigi, e indirizzata a Domenica Trieste, nella quale viene messo come indirizzo del mittente quello di Margherita Baumer. In questa lettera, il Bacchi, schedato come comunista presso il CPC, parla della condizione degli stranieri dopo i provvedimenti adottati nel 1938 dal Governo Daladier e delle sue difficoltà a Parigi, in quanto espulso, privo di documenti in regola, senza lavoro e costretto a vivere nell'illegalità. <528
Dopo il 1938, le ultime informazioni che si ricavano dal fascicolo personale del CPC sullo Sverzut riguardano l'anno 1943, quando lo stesso richiese il rilascio del passaporto con visto per espatrio poiché doveva recarsi in Italia per urgenti motivi familiari. Il Ministero degli Interni si espresse favorevolmente il 24 agosto “Si prega di disporre la rettifica del provvedimento d'iscrizione del predetto nel Bollettino delle Ricerche analogamente a quella ora richiesta da questo Ministero per la rubrica di frontiera e cioè col provvedimento da 'segnalare e vigilare'”, tuttavia fu il Ministero degli Esteri ad esprimere parere contrario, il 20 settembre, poiché il mandato di cattura per diserzione a carico dello Sverzut era ancora eseguibile. Inoltre nel 1943 è data notizia della sua presenza a Parigi dove risiede al n. 27 della rue Alexandre Dumas, nell'XI arr.
Riguardo al periodo dell'occupazione nazista di Parigi, le uniche informazioni che ho potuto trovare sono quelle contenute nelle attestazioni sulla sua attività di resistenza presenti nel Fondo Maffini. All'archivio della Préfecture de Police hanno un fascicolo a suo nome, in quanto venne arrestato il 20 maggio del 1944 a Parigi, tuttavia non m'è stato possibile consultare il fascicolo: mi è stato solo comunicato la data di arresto dello Sverzut, il 22.04.1944 e il numero del fascicolo (7737). Dalle due attestazioni, rilasciate da Maffini, nel 1968 e nel 1977, risulta che lo Sverzut, che è nella lista dei Garibaldini dell'XI arr., era entrato nella resistenza, Front National, nel maggio del 1942 ed
era incaricato, dall'organizzazione clandestina MOI, di occuparsi del reclutamento di resistenti, della propaganda e della distribuzione della stampa clandestina; distribuì i giornali "Italie Libre" e "Front National" e volantini che incitavano al sollevamento e alle azioni armate contro l'occupante.
Dopo il 9 settembre 1943 il suo domicilio servì ad ospitare alcuni soldati italiani della IV armata che si erano rifiutati di servire sotto il comando tedesco, e i resistenti che dovevano compiere una missione. Inoltre la sua casa servì da nascondiglio per armi e munizioni. Venne arrestato e internato alla prigione della Santé il 14 aprile 1944 e venne liberato dai resistenti delle F.F.I. il 17 agosto 1944. Purtroppo non è specificato nelle due attestazioni il motivo dell'arresto, né mi è stato specificato presso l'Archivio della Prefettura. Una volta rilasciato, fece parte, in qualità di sergente, della Milice du XI e collaborò alla confezione di bombe Molotov alla Mairie dell'XI, prese parte a dei combattimenti, costruì le barricate della rue des Immeubles e della rue Montreuil il 22 e 23 agosto, come al recupero di armi. Il 25 agosto prese parte alla cattura dei soldati tedeschi che occupavano la Caserma Prince Eugène. In seguito fece parte del Comité local du XI “Italie Libre”, in rue de Montreil, sezione del Movimento Italie Libre” ex Comité italien de Liberation national, in rue de Babylon. <529 Dopo la II guerra mondiale in Francia, è rimasto a lungo a vivere a Parigi per poi tornare a vivere in Italia.
[NOTE]
522 La Regia Prefettura di Trieste con lettera in data 1 giugno 1929, trasmette copia della denunzia inoltrata l'8 settembre 1927 al Tribunale Militare di Trieste contro il Quarantotto Mario ed altri otto giovani comunisti. “Da detto
rapporto si rileva quanto segue: che la mattina del 7 ottobre 1927 circa alle ore 9,00 un contadino si accorse che in una boscaglia sita presso la Bargellina scoperse un gruppo di giovani comunisti che si riunivano colà
clandestinamente. Subito il contadino Colsutti Giuseppe denunziò il fatto a quel Comando della SVSS il quale subito dispose per accerchiare gli adunati e procedere al loro fermo. Fu così possibile fermare i comunisti sotto elencati e
identificati. Silvestri Giovanni, Belbianco Eugenio, Marega Ferdinando, Sverzut Fausto, Buttignon Volmaro, Sellan Egidio, Budicin Antonio, Quarantotto Mario, Buttignon Bruno. Gli arrestati sono stati portati alle carceri mandamentali dove sono stati denunziati a quell'autorità giudiziaria.” in CPC; fascicolo ad nomen Sverzut Fausto, b. 4991.
523 Cfr. L. Patat, Fra carcere e confino: gli antifascisti dell'isontino e della Bassa Friulana davanti al Tribunale speciale, Centro isontino di ricerca e documentazione storica e sociale Leopoldo Gasparini, Gradisca d'Isonzo, 2006,
pp. 158-160.
524 Informativa della Prefettura di Udine al Consolato di Parigi, del 20 febbraio 1931 in ACS, CPC, fascicolo Fausto Sverzut, b. 4991.
525 Lettera datata 24 gennaio 1933. Ivi.
526 Ivi, Lettera del 24.01.1933.
527 Telegramma Regia Ambasciata d'Italia al Ministero Interno (CPC), del 5 maggio 1933; ACS, CPC, f. Sverzut Fausto, b. 4991.
528 Dalla lettera “(…) Felicissimo nel sentire che state tutti bene, in quanto a me si può dire le stesse da un solo atto e cioè salute tutto il resto abbastanza male. Credo sarete a conoscenza attraverso i giornali quali sono le nuove leggi emanate dal governo Daladier concernenti gli stranieri, e in special modo contro gli espulsi. Ora io in qualità di espulso mi trovo in condizioni di dover vivere illegalmente, perché l'art. 11 di detta legge dice che gli espulsi che verranno presi verranno condotti alla frontiera d'origine e che solamente se il colpito potrà dimostrare che si trova impossibilitato di essere rimpatriato gli verrà assegnato un domicilio forzato e cioè (domicilio coatto). Allora pensate un po' voi in quale condizione poco piacevole mi trovo, così pure detto governo ha creato la legge della percentuale degli stranieri sul lavoro e cioè il 10% così la possibilità di lavorare è difficile per coloro che sono in regola con le carte, immaginate quali sono le difficoltà per me. Con questo non è il caso di disperare, tanto lo sapete bene che io sono temprato a tutte le temperature, ma però non avrei mai pensato che un governo che si dice di Fronte Popolare non tollerasse i veri amici della democrazia. In questa mia vi prego tanto di voler spedirmi quel documento che vi ho lasciato il giorno della mia partenza, perché detto libretto solamente potrà salvarmi in più prego parlare con mia sorella e domandargli tutti gli altri documenti concernenti la mia politicità. (…) ”. Citazione da copia di lettera proveniente dalla Francia, Parigi, XI, rue Merceaur, diretta alla Sig.ra Domenica Sbisà, Trieste, 11/06/1938; Ivi.
529 APP, dossier Darno Maffini, n. 466081/77W184, Documento del 20 novembre 1945.
Eva Pavone, Gli emigrati antifascisti italiani a Parigi, tra lotta di Liberazione e memoria della Resistenza, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2013