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giovedì 28 ottobre 2021

A fine settembre 1943, in una notte senza luna, un sommergibile britannico sbarcò sulle coste liguri la prima missione alleata nel Nord Italia

Prima pagina del rapporto finale di Fausto Bazzi - Fonte: Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia < ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007

Ultima pagina del rapporto finale di Fausto Bazzi

A fine settembre 1943, in una notte senza luna, un sommergibile britannico (probabilmente il Seraph) sbarcò sulle coste liguri, a San Michele di Pagana, la missione LAW, la prima missione alleata nel Nord Italia. La missione attuò il primo collegamento radio fra Genova e Algeri. Fino a novembre restò l’unica missione della N° 1SF in Italia.
Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale - Anno XXIX - 2015, Editore Ministero della Difesa

Riceviamo e pubblichiamo:
'Sabato 25 marzo, alle ore 16 presso la Biblioteca Internazionale “Città di Rapallo” (Villa Tigullio), presentazione del libro di Marco Steiner, “Mino Steiner, il dovere dell’antifascismo” (Ed. Unicopli). Relazione di Giacomo Ronzitti, presidente Ilsrec. Sarà presente l’autore. Presiederà Vittorio Civitella, ricercatore storico e saggista. L’evento è patrocinato dal Comune di Rapallo'.
[...] “Una notte uggiosa di inizio Ottobre del 1943, a qualche miglio dalla spiaggia di Cavi di Lavagna, la sagoma scura d’un sommergibile si erse lentamente dalla superficie del mare sino ad arrestarsi immobile e silenziosa. Uno sportello si aprì sulla tolda e da esso  comparvero alcune figure quatte e guardinghe. Un paio di esse misero in acqua un canotto tenendolo accostato allo scafo sino a quando altri due uomini vi scesero dentro e cominciarono a remare allontanandosi dallo scafo ormai in fase di immersione: un breve e sordo ribollire di schiuma e spruzzi, indi la notte si richiuse sulla fugace apparizione. I due si diressero verso la costa priva di luci. Essi indossavano un giubbotto scuro, erano armati e dentro una sacca impermeabile nascondevano un apparecchio radio…”.
Ha così inizio l’incredibile storia di Guglielmo “Mino” Steiner e del suo secondo, Fausto Bazzi, che, condotti in missione segreta sino a quell’approdo da un sommergibile inglese, avrebbero dato vita ad uno degli episodi più incredibili e avventurosi dell’epopea resistenziale. Quella notte la missione inter-alleata Law aveva avuto il suo battesimo e la articolata cospirazione antifascista sia clandestina che in armi ne avrebbe tratto corposi vantaggi strategici e tragiche conseguenze. [...]
Consuelo Pallavicini, Rapallo: presentazione del libro “Mino Steiner, il dovere dell’antifascismo”, Levante News. La voce del Tigullio, 14 marzo 2017 

Sotto l’aspetto ideologico, il referente innovatore e riformista della composita cospirazione antifascista che aveva accolto a suo tempo le ansie promotrici di Antonio Zolesio era rappresentato dal Partito d’azione di cui Giustizia e libertà (movimento formatosi a Parigi nel 1929 dopo la fuga di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Fausto Nitti dalla colonia penale di Lipari) costituiva all’epoca dei fatti narrati il vero braccio armato su tutto il territorio nazionale ove il conflitto era ancora in corso: quasi una milizia di partito così come lo erano per antonomasia le brigate garibaldine per il Pci.
Antesignano di questo concettualmente avanzato movimento nella nostra regione era stato Lino Marchisio; con lui, oltre agli azionisti capifila Eros Lanfranco, Cristoforo Astengo, Luciano Bolis e Marcello Cirenei, l’azionismo ligure poteva contare su altri nomi di riconosciuto ed elevato prestigio quali Mario Cassiani Ingoni, Leonida Balestreri, Mario Zino, Pino Levi Cavaglione, Annibale Ghibellini.
In tale congiuntura ad Antonio Zolesio, già prima del fatidico 1943 che aveva decretato la diversa scelta di campo del Paese nella persona del re e del suo plenipotenziario maresciallo Badoglio, erano stati assegnati preventivi ancorché precisi compiti di intelligence ch’egli, in qualità di segretario militare del Pda per la Liguria (incarico conferitogli per volontà di Ferruccio Parri in persona il quale annetteva ai servizi d’informazione un’importanza preponderante), avrebbe mandato ad effetto, congiuntamente al capitano Dante Novaro (referente della missione Zucca del 2677° reggimento Oss-Apo/512, poi ucciso a Mauthausen-Gusen 2) e ad altri, nel covo clandestino di via San Giorgio, alle spalle del porto di Genova, sotto la copertura d’un innocuo ufficio commerciale.
Tanta tempestiva alacrità avrebbe prodotto a breve la prima (in assoluto) operazione congiunta di intelligence tra le forze alleate e il movimento partigiano dell’Italia del nord: quella missione Law che avrebbe consentito a due ardimentosi, Guglielmo Steiner (Mino) e Fausto Bazzi, entrambi addestrati frettolosamente ad Algeri dal Soe britannico (Special operations executive) e dall’Oss americano (Office of strategic services, precursore dell’odierna Cia), di sbarcare dal sommergibile britannico Hms Sykle sulla spiaggia di Cavi di Lavagna ai primi di ottobre del ’43 muniti d’un apparecchio ricetrasmittente consegnato infine, dopo rocambolesche avventure, al referente ligure della missione, il genovese Piero Caleffi, a sua volta a stretto contatto sia con l’organizzazione Otto di Ottorino Balduzzi sia con gli esponenti milanesi della cospirazione di matrice azionista e giellista facente capo a Ferruccio Parri. Vittorio Civitella, Zolesio e l’opera di intelligence di Fellner e Unger di Löwenberg, in STORIA E MEMORIA, I.L.S.R.E.C., anno XXV, N. 2/2016


Guglielmo Steiner (Mino), fatto prigioniero dagli Alleati mentre era militare in Sicilia, venne recluso ad Algeri, ma si offrì di guidare la prima missione alleata di infiltrazione (missione Law), cercando collegamenti con la Resistenza. Nel 1943 sbarcò da un sottomarino inglese vicino a Cavi di Lavagna e poi raggiunse a piedi S. Michele di Pagana, dove la sorella lo aiutò a recuperare la radio ricetrasmittente, nascosta dopo lo sbarco. Giunto a Milano fu tradito da un delatore e arrestato. I tedeschi lo deportano prima a Mauthausen e poi ad Ebensee.
Ricorda Steiner e la sua impresa anche una targa nel Parco delle Rimembranze a S. Michele di Pagana (Rapallo).
Redazione, Guglielmo Steiner (Mino)...ANPI Sezione "Poldo Gasparotto", Milano, 2011 


Mino STEINER - nato a Milano il 10/5/1909 - arrestato a Milano il 16/3/1944 - assassinato ad Ebensee il 28/2/1945.
Pietra d’Inciampo in Viale Bianca Maria, 7.
Guglielmo “Mino” Steiner nasce a Milano il 10 maggio 1909 da Emerico Steiner e Fosca Titta, primogenito di quattro fratelli. La madre, Fosca, è sorella del baritono Titta Ruffo e della moglie di Giacomo Matteotti: i legami familiari sono molto stretti. Al funerale di Giacomo Matteotti a Fratta Polesine il 21 agosto 1924, Mino, con il padre e gli zii, ne porta a spalle la bara. Laureato in giurisprudenza, inizia l’attività lavorativa nello studio dell’avvocato antifascista Lelio Basso. Nel giugno 1939 è arrestato e tradotto a S. Vittore per una settimana dalla polizia politica fascista in occasione di un ennesimo fermo di Lelio Basso. Nell’ottobre 1942 è richiamato alle armi ed è a Palermo il 5 luglio 1943, sbarco degli alleati in Sicilia. In contatto con i servizi segreti anglo-americani gli viene affi dato il comando della prima missione segreta inviata oltre la linea del fronte in Nord-Italia: la missione “Law” ed il 3 ottobre 1943 sbarca da un sommergibile inglese davanti alla spiaggia di Lavagna (GE). A Milano, progetta con Mario Paggi un giornale di cultura politica aperto a tutte le idee antifasciste: “Lo Stato Moderno”. Arrestato dalla polizia politica, il 16 marzo 1944, viene rinchiuso a S. Vittore, reparto SS; dopo sei settimane è trasferito a Fossoli e da qui, il 21 giugno 1944 a Mauthausen.
Muore nel sotto-campo di Ebensee (Cement) il 28 febbraio 1945.
Redazione, Pietre di inciampo Milano 2017/2021, Cartella Stampa Gennaio 2021

[...] Si chiama Marco Steiner ed è il figlio di Mino Steiner, antifascista milanese arrestato per le sue attività in favore degli alleati nel 1944 e morto in un campo di concentramento nel 1945. Marco è il presidente del comitato Pietre d'inciampo a Milano, o "stolpersteine", blocchi di pietra ideati dall'artista tedesco Gunter Demnig da incastrare in strada per ricordare le vittime delle persecuzioni nazifasciste. Nel capoluogo lombardo Marco da anni si occupa di trovare e ripercorrere proprio le storie dei tanti milanesi deportati nei campi di sterminio e mai più tornati a casa: "Purtroppo i milanesi morti nei campi di concentramento sono troppi, parliamo di quasi un paio migliaio di persone: ricordarne solo 90 è come minimo riduttivo - ha raccontato in una lunga intervista a Fanpage.it in occasione della Giornata della Memoria di oggi 27 gennaio - per questo il nostro lavoro deve andare avanti".
I passanti inciampano, senza saperlo, in qualcosa di importante.
Le pietre d'inciampo, incastrate nel selciato stradale, permettono alle persone di inciampare su questo blocchetto che dà loro la possibilità di leggere qualcosa di importante, come il nome di una persona morta in uno dei campi di concentramento, di cui altrimenti non avrebbero probabilmente mai letto.
[...] "Mio padre Mino si dedicava a reperire informazioni sulle forze militari tedesche e repubblichine da trasmettere agli Alleati, si occupò molto del recupero di militari alleati sbandati o fuggiti dai campi di internamento, favorendone il recupero e l'invio in Svizzera", ha raccontato a Fanpage.it Marco Steiner parlando del padre che ha ricevuto come altri 89 milanesi una Pietra d'Inciampo a Milano. [...]
(a cura di) Chiara Ammendola, Giorno della Memoria, Marco Steiner: “Restituiamo l’identità ai milanesi morti nei lager”, Fanpage.it, 27 gennaio 2020

Questi primi esperimenti di volontariato nati nel Mezzogiorno, questo tentativo di partigiani armati nel Sud come scriveva Bodini, è ingeneroso definirli velleitari, questi tentativi erano stati fatti da uomini in carne ed ossa, di volontari che pagarono talvolta con la vita (40) come Giaime Pintor o Paolo Petrucci ucciso alle Fosse Ardeatine (41). In tanti altri casi si andò ben oltre l'essere addetto alle salmerie, o a zappare trincee e o guidare un mulo: basta ricordare per esempio l’iniziativa di Raimondo Craveri (42), che costituì l’Organizzazione per la Resistenza Italiana (O.R.I.) (43) che diede un contributo prezioso alla Resistenza [...]
[NOTE]
40. Claudio Pavone, I Gruppi Combattenti Italia, Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955
41. Paolo Petrucci. Nato a Trieste il 1° agosto 1917, fucilato alle Fosse Ardeatine (Roma) il 24 marzo 1944, professore. Al momento dell’armistizio si trovava a Roma. Partecipò così ai combattimenti contro i tedeschi a Palidoro. Quando i nazisti occuparono la Capitale, il giovane granatiere decise di passare in clandestinità. Con gli amici Paolo Buffa e Aldo Sanna, “Pietro Paolucci” - questo il nome di copertura - partì verso il Sud con lo scopo di promuovere la costituzione di un corpo di “Volontari per la libertà”. Non fu possibile realizzare il progetto, per cui Petrucci, con Buffa e Giaime Pintor (che avevano incontrato nell’Italia già liberata), decisero di tornare a Roma per organizzare gruppi di partigiani nel Lazio. Nel tentativo di ripassare le linee lungo il Garigliano, i giovani antifascisti finirono su un campo minato. Pintor saltò in aria su una mina e gli altri decisero di tornare indietro. Addestrati dagli Alleati, dopo due settimane “Paolucci” e Buffa furono paracadutati su Monte Rotondo, di dove poi raggiunsero, a Roma, la casa della comunista Enrica Filippini che li ospitò, consentendogli di organizzare azioni di propaganda antinazista, che raggiunsero il culmine con le manifestazioni degli studenti romani. L’attività di Petrucci e dei suoi durò giusto un mese. Il 14 febbraio 1944 le SS irruppero nell’abitazione della Filippini e vi arrestarono la padrona di casa, Cornelio e Vera Michelin-Salomon, Paolo Buffa e “Pietro Paolucci”. Per tutti la solita trafila in via Tasso e poi il processo, nel corso del quale Petrucci, forse grazie al suo nome di copertura, fu assolto. Ciò non impedì ai tedeschi di farlo rinchiudere nel terzo braccio di Regina Coeli, dal quale uscì soltanto per essere trucidato alle Fosse Ardeatine.
42. Raimondo Craveri (Napoli, 1912 - Roma, 16 ottobre 1992) è stato un intellettuale antifascista, cognato di Croce, fu tra i fondatori del Partito d'Azione. Dopo l'8 settembre 1943, è a Salerno, dove, con Alberto Tarchiani e Alberto Cianca, e con l'avallo morale dello stesso Croce lanciarono l'idea di una formazione di volontari che avrebbe dovuto prender parte, combattendo in prima linea, al fianco degli eserciti anglo-americani, nella guerra per la liberazione dell'Italia soggiogata dai nazisti. Dopo avervi consentito, gli anglo-americani, al momento della sua realizzazione, non ne vollero più sapere. Il loro rifiuto era dovuto al desiderio di Churchill di non consentire che degli italiani, e soprattutto non degli italiani tendenzialmente repubblicani, acquistassero troppi meriti. Craveri non si rassegnò, tuttavia. Propose agli americani la creazione di un servizio di contatti ed aiuti ai partigiani dell'Italia settentrionale. Questa volta trovò ascolto durevole. Il servizio, diretto da Craveri, con la denominazione di ORI, si costituì ed operò molto efficacemente. Procurò parecchi avio-lanci di armi ai partigiani.
43. ... una parte degli uomini che erano stati raccolti da Pavone, furono rilevati da Craveri per l’ORI (Organizzazione per la Resistenza Italiana), che egli reclutò per l’OSS ( Office of Strategic Services) dopo essere stato avvicinato a Capri nel settembre 1944 dal generale Donovan. Lo aiutava nell’impresa uno scienziato napoletano, il dottor Enzo Boeri, le cui simpatie politiche (come quelle di Craveri) oscillavano fra il PDA e il PLI. Coordinata dall'OSS, l'ORI operava spesso in più stretti rapporti con i CLN e i partiti politici che non le SF (Special Force) britanniche. Fin dal settembre l’ORI collaborò alla spedizione della prima missione alleata (Law) nel Nord. Trasportata da un sottomarino e diretta a Lavagna in Liguria, essa era guidata da un nipote di Matteotti, Guglielmo (Mino) Steiner, e comprendeva Fausto Bazzi e Guido De Ferrari. Alla missione si aggiunsero poi Piero Caleffi del PDA di Genova ed altri, tra cui il radiotelegrafista Giuseppe Cirillo, che più tardi proseguì la sua attività presso la direzione milanese della Resistenza. Nell’ottobre l’ORI di Craveri stabilì un contatto radio con il servizio informazioni clandestino della Otto, appena organizzato a Genova da Ottorino Balduzzi, sostenitore a quell’epoca del PDA ... Parri fu in grado di servirsi frequentemente dei servizi della Otto e di comunicare grazie a essa con gli Alleati. Sia l’ORI che le SF si servirono in seguito regolarmente del servizio informazioni della Franchi che le succedette, istituito da Edgardo Sogno e da altri autonomi (da Charles F. Delzell, I Nemici di Mussolini. Storia della resistenza armata al regime fascista, Castelvecchi Roma 2014)
Donato Peccerillo, I partigiani mancati del Sud, ANPI Brindisi