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lunedì 21 novembre 2011

India ...

Da greatestbattles.iblogger.org
Nel Sultanato di Delhi nel 1450: Rustam uccide con la sua lancia l'eroe turaniano Alkus.

Da tempo, invero, desideravo pubblicare riproduzioni di iconografie originali di qualche secolo fa, pertinenti scene di vita quotidiana delle classi alte ed autori del sub-continente indiano. Una recente lettura, di cui darò breve conto più avanti, mi ha riportato con prepotenza la memoria ai misfatti coloniali compiuti dagli europei anche laggiù. La ricerca di immagini mi ha alquanto e di nuovo deviato l'attenzione, perché ne ho rinvenute di veramente notevoli per illustrare, almeno per sommi capi, momenti storici, soprattutto dell'India dei Moghul.

Da greatestbattles.iblogger.org
La morte del Sultano Hindu, Bahadur, che doveva incontrarsi con il governatore lusitano su di una nave, davanti a Diu nel 1603: i Portoghesi dissero che era caduto fuori bordo, gli accompagnatori del principe sostennero, invece, che era stato spinto.

Da Wikimedia
I Moghul (o Mogol) erano già arrivati da tempo in India. Precisamente nel 1526. Babur, qui ritratto da un artista della sua gente, fu il sovrano della conquista, destinata, prima di spegnersi, tra alterne vicende ad allargarsi. Il primo Gran Moghul, appunto. 
Da greatestbattles.iblogger.org
Ma ecco Akbar, forse il più famoso di quegli imperatori: Adham Khan gli rende omaggio a Sarangpur nel 1561.

Da Wikimedia
Nel 1636 il Principe Khurram di ritorno dal Deccan si presenta a Jahangir.

Da Wikimedia
Nel 1656 gli Olandesi videro questa ambasceria del Moghul a Pechino.

Di Nadir, scià persiano, al sacco di Delhi nel 1739, esiste una bella immagine, purtroppo, non più reperibile sul Web. Anche i vicini, non solo gli europei, infierivano sull'India in quel periodo.

Da Wikimedia
Con la battaglia di Pondichéry (Pondicherry in inglese), del 1761, durante la guerra dei Sette Anni, gli inglesi, se ricordo bene, estromettendo i francesi, sconfitti, iniziarono ad assumere il dominio completo dell'India. Con grande crudeltà, come da triste consuetudine.

Il romanzo cui accennavo in premessa, "Mare di papaveri", prende le mosse settant'anni dopo, quando l'Inghilterra sta ormai preparando la guerra dell'oppio contro la Cina. Un aspetto terribile, in cui non mi ero mai imbattuto, é che questa droga veniva preparata nel e vicino al Bengala - di salgariana memoria per molti italiani - con popolazioni in pratica schiavizzate in questa filiera, se così si può definire, produttiva. L'autore é Amitav Ghosh, del quale vado, per esigenze di sintesi, anche rispetto a tante lodevoli critiche, a riportare una sola frase: "Credo che un romanzo dovrebbe sempre avere una certa dose di rumore di fondo, che può non essere immediatemente comprensibile ma serve ad altri scopi". Sì, perché questo romanziere nato a Calcutta usa l'inglese, ma in bocca ai suoi personaggi lo fa spesso contaminare in modo plastico ora da uno ora dall'altro degli idiomi locali. Potrei mettere in evidenza altro ancora, ma mi fermo sottolineando, tuttavia, che mi pare che Ghosh, pur all'interno di un inquadramento storico e di cifre culturali specifici, conosca bene anche i canoni occidentali dell'avventura.