Fonte: www.soudan.it |
A Soldano, in Val Verbone, immediato retroterra dell'estremo ponente ligure, era soprannominato Miliu. Non ricordo se lo appellavano con lo stesso esatto termine - non ho molto orecchio per il dialetto: forse cambia una vocale! - anche a Perinaldo (IM), a pochi chilometri alle spalle di Soldano, dove era nato nel 1912 e dove morì nel 1986.
Parlo di Emilio Croesi, contrassegnato con il numero "2" nella soprastante fotografia, che lo ritrae a Soldano, Soudan in dialetto, per l'appunto.
Più ci penso e più mi viene in mente che ci sarebbe tanto da scrivere di questo personaggio.
In questa occasione io mi limiterò ad un breve, molto soggettivo e parziale, ritratto.
Cercavo sul Web immagini e documentazione relative alla vita pubblica di Croesi. Ho trovato soprattutto altro.
Emilio Croesi, infatti, è stato sindaco comunista di Perinaldo per oltre
quarant'anni, in pratica dalla Liberazione sino al suo decesso.
Fonte: vivino.com |
Il
giorno in cui l'ho personalmente conosciuto era già stato, se non
sbaglio, preventivamente organizzato il mio invito a pranzo a casa sua.
Gli feci subito, forte di una certa mia passione contratta già da
bambino, una domanda relativa ad una fotografia, incorniciata
nell'ingresso, che lo ritraeva giovane ciclista. La sua risposta fu che
aveva fatto all'epoca qualche gara in Costa Azzurra. E questa sua
esperienza spiega la sua presenza a Soldano in occasione del cimento di
cui alla fotografia di partenza di questo articolo. Io ho pensato a
lungo ad una sua attività da dilettante. Prima del secondo conflitto
mondiale. Era stato qualcosa di più: un vero vanto, per una zona piccola
come la nostra, per giunta di frontiera.
L'ho saputo dopo, molto dopo. Al pari di altre sue attività e caratteristiche.
Ripeto, tuttavia, che, in questa occasione, reputo meglio tentare un mero abbozzo della figura di Emilio Croesi.
Se mi reggono ispirazione, memoria e capacità di ricerca, cercherò di aggiungere qualcosa con trafiletti successivi a questo.
Qualche anno fa, non fidandomi di quanto rammentassi, mi feci confermare in paese che Miliu aveva introdotto abbastanza presto l'utilizzo, evidenziatomi di recente proprio da altri vecchi ospiti di Perinaldo, di una sirena del Municipio per annunciare il mezzogiorno a chi lavorava nei campi: una risposta... laica alle campane della Chiesa.
Sentii altri aneddoti.
Uno in particolare mi é rimasto ben impresso. Forse era una visita a sorpresa, ma una volta Miliu fece attendere senza tanti riguardi Mario Soldati e Luigi "Gino" Veronelli, che avevano sentito parlare del suo vino: il Rossese, da tempo Rossese di Dolceacqua, dal 1972 a Denominazione di Origine Controllata. Un vino di qualità, insomma. Quello di Croesi, ancora di più, come cercherò di attestare tra breve. Quella volta Emilio era impegnato a travasare il suo pregevole prodotto, facendolo passare attraverso una semplice, ma efficace attrezzatura, nella quale il filtraggio era assicurato dalla saggina. I due personaggi davanti a quell'operazione rimasero incantati. Iniziò una loro feconda collaborazione e frequentazione con Croesi. Ed io colpevolmente non conoscevo - o avevo largamente scortato - questi risvolti, pensando che Emilio, come quasi tutti, ancora alla svolta degli anni 1980, a Perinaldo, coltivasse fiori, rose soprattutto.
Doc
primaria per la Liguria, dal 1972, ebbe notorietà e rilievo grazie alla
lungimiranza di Gino Veronelli, che si innamorò di questo vino negli
anni 70, e nel dettaglio , della micro produzione di Emilio Croesi da
Perinaldo, mitico sindaco per quarantenni del comune che diede i natali
all’astronomo Cassini, che riuscì a produrre un vino talmente
convincente da forzare il sentimento di Veronelli, fino a paragoni
lusinghieri con le produzioni più nobili di Borgogna... Paragone che ho
avuto modo di verificare quest’anno, ritrovando quei vini di Croesi, e
bevendoli con enorme piacere. La longevità del Rossese, per alcuni un
vinello da bere giovane, è un ulteriore aspetto su cui ragionare, in
rapporto alle recenti degustazioni di vini prodotti negli anni 70-80.
Ma difficili da replicare proprio per l’esiguità delle bottiglie
prodotte, e spesso consumate giornalmente in loco, in famiglia o per la
ristorazione. I lotti di vini di qualità, ricavati dalle migliori
annate, sono pressoché confidenziali. Quantità irrisorie, che possono
far la felicità di qualche attento conoscitore, che con pazienza e
umiltà, si recasse in zona alla ricerca di un vino affascinante , che
non è neppure costoso.
ancora Guardiano del Faro, 10 dicembre 2008, su Sorgente del Vino
Il ricordo che alimento con più devozione è stato un invito a
pranzo a Bergamo, a casa sua, nel 1997. In quell’occasione Veronelli
stappò generosamente una bottiglia di Rossese di Dolceacqua vigneto
Curli 1978 di Emilio Croesi. Un rosso unico, di particolare finezza
aromatica e dal tocco al palato soffuso, impalpabile, delicatissimo: un
soffio. Un rosso che Veronelli definiva “la Romanée Conti d’Italia” [ Romanée Conti, in Borgogna, è il vino più raro e pregiato del pianeta Terra]. E
in effetti la qualità del vino di quella vigna, Curli, è
sorprendente... Alterne e avverse vicende hanno portato a un progressivo
abbandono del prezioso pezzo di terra, ridotto per molto tempo a una
superficie incolta, invasa dalle erbacce. Da qualche anno Giovanna
Maccario, ispirata produttrice del posto, ha ripreso pazientemente in
mano le sorti dello storico appezzamento. E oggi è per fortuna in grado
di riproporne agli appassionati nuove versioni. Nuove e scintillanti,
direi: il 2013, da poco in commercio, è buonissimo, mentre il 2014,
assaggiato poche settimane fa, è - senza mezzi termini - prodigioso per
maturità del frutto, purezza dei profumi, sottigliezza puntiforme dei
tannini. Poche bottiglie, purtroppo, che valgono la pena della
ricerca.
di Fabio Rizzari, 17 novembre 2015
L'ho saputo dopo, molto dopo. Al pari di altre sue attività e caratteristiche.
Ripeto, tuttavia, che, in questa occasione, reputo meglio tentare un mero abbozzo della figura di Emilio Croesi.
Se mi reggono ispirazione, memoria e capacità di ricerca, cercherò di aggiungere qualcosa con trafiletti successivi a questo.
Qualche anno fa, non fidandomi di quanto rammentassi, mi feci confermare in paese che Miliu aveva introdotto abbastanza presto l'utilizzo, evidenziatomi di recente proprio da altri vecchi ospiti di Perinaldo, di una sirena del Municipio per annunciare il mezzogiorno a chi lavorava nei campi: una risposta... laica alle campane della Chiesa.
Sentii altri aneddoti.
Uno in particolare mi é rimasto ben impresso. Forse era una visita a sorpresa, ma una volta Miliu fece attendere senza tanti riguardi Mario Soldati e Luigi "Gino" Veronelli, che avevano sentito parlare del suo vino: il Rossese, da tempo Rossese di Dolceacqua, dal 1972 a Denominazione di Origine Controllata. Un vino di qualità, insomma. Quello di Croesi, ancora di più, come cercherò di attestare tra breve. Quella volta Emilio era impegnato a travasare il suo pregevole prodotto, facendolo passare attraverso una semplice, ma efficace attrezzatura, nella quale il filtraggio era assicurato dalla saggina. I due personaggi davanti a quell'operazione rimasero incantati. Iniziò una loro feconda collaborazione e frequentazione con Croesi. Ed io colpevolmente non conoscevo - o avevo largamente scortato - questi risvolti, pensando che Emilio, come quasi tutti, ancora alla svolta degli anni 1980, a Perinaldo, coltivasse fiori, rose soprattutto.
Non mi rimane che aggiungere qualche citazione, da me di recente rinvenuta, sulla qualità del Rossese di Emilio Croesi:
Siamo dalla parte di Soldano, dalla parte di Perinaldo, non da quella
di Dolceacqua, siamo dalla parte dove Gino Veronelli individuò la
Romanèe Conti Italiana, quella piccola vigna di Rossese che negli anni
70-80 raggiunse fama internazionale per le riuscitissime vinificazioni
confidenziali del vulcanico sindaco di Perinaldo, Emilio Croesi.
Durante un intervista in video di qualche anno fa, Gino Veronelli tirò
in piedi una bottiglia di vino rosso e la definì: “uno dei più grandi
vini della mia vita” e ancora “vino nato da una parcella di vigna che è
la Romanèe Italiana... Leggo altrove una definizione: “Il colore è
rubino carico con netti sentori di selvatico, spezie e frutti di macchia
mediterranea. Il corpo è pieno con sensazioni aromatiche prolungate. E
vino di impensabile longevità... Si tratta del Rossese Vigneto Curli
1978 di Emilio Croesi, leggendario sindaco di Perinaldo. Non so il 1978,
ancora esistente in cantine private degli eredi Croesi, ma il 1982 l’ho
provato un paio di volte, la seconda da lacrime.
Guardiano del Faro, ottobre 2008, su Luciano Pignataro
ancora Guardiano del Faro, 10 dicembre 2008, su Sorgente del Vino
di Fabio Rizzari, 17 novembre 2015
Adriano Maini