Pagine

sabato 6 agosto 2011

Treni, ancora ...

 

In questa fotografia del gennaio 1963 non solo viene resa testimonianza di una rara nevicata sulla costa della Riviera dei Fiori, ma si può notare una vecchia locomotiva a vapore, destinata all'epoca alle manovre. Da quelle parti, nella zona Nervia di Ventimiglia per decenni si sono infatti formati i convogli. O sono stati ubicati altri servizi, oggi in genere spostati nell'immenso - e praticamente vuoto - parco merci del Roya, ennesima recente cattedrale nel deserto in attesa di riconversione. Sono tutti spazi, a Nervia, compresa l'area limitrofa in riva al torrente una volta destinata a rimessa locomotori, il Campasso, con pertinente ampio accesso, che coprono grandi risorse archeologiche, non solo di epoca romana. Come accade anche ben al di là del bastione su cui poggiano i binari. Va da sé che la materia é ampiamente trattata su Cultura-Barocca, sito cui ho già fatto riferimento altre volte. La stazione di Ventimiglia é più a ovest, a destra.


Prima di cadere nella tentazione di cimentarmi una volta di più nell'antica storia locale, cosa che tuttavia mi riservo di fare ancora, mi riporto, pubblicando invece uno scatto ripreso da casa, ad un discorso generico sui treni, cui ero già approdato una volta.


Mi viene da ripetere che ho fatto il pendolare per nove anni sulla tratta Bordighera-Sanremo. E la stazione matuziana é, dopo lo spostamento a monte della ferrovia, anch'essa in galleria. Tutto questo per dire che ho verificato di persona argomenti sempre di attualità, tipo pulizia del materiale rotabile, ritardi dei convogli, costi dei viaggi e via discorrendo.


Con un'immagine del marzo 1957 volevo iniziare ad accennare ad aneddoti curiosi che si possono verificare a viaggiare in treno.

Solo che vengo più attratto dal fatto che pochi giorni fa proprio il mio amico di Cultura-Barocca mi ha fatto  vedere una vecchia fotografia di un sopraluogo compiuto in vista dell'elettrificazione di competenza francese, presente suo padre che ne aveva curato progettazione e realizzazione.

In effetti, non é poi trascorso molto tempo da quando S.N.C.F., la società transalpina, ha pensato di rinunciare in modo definitivo alle vaporiere in Costa Azzurra, quindi, anche nel tratto dalla stazione di Ventimiglia al confine di cui qui sopra si vede uno scorcio. Una conseguenza curiosa é che, tralasciando i dettagli tecnici, la differenza di tensione elettrica tra sistema italiano e quello francese comporta l'obbligo di mantenere quest'ultimo ancora per qualche chilometro in Italia direzione Genova: un po' come capita, sempre se ho inteso giusto, in certi tratti in salita dell'Alta Velocità. Solo che nei convogli regionali liguri la specifica apparecchiatura può anche essere ubicata in un solo locomotore diverso da quello in quel momento di testa, per cui uno dei due macchinisti in prossimità di Bordighera o rientra dall'avere svolto o va a compiere quella particolare mansione: con grande curiosità degli utenti, soprattutto dei pendolari che li conoscono quasi tutti. 

Anzi, più ci penso, invece che avventure di viaggio, che possono sempre aspettare di essere raccontate, mi vengono maggiormente in mente altri aspetti materiali delle infrastrutture ferroviarie, dismesse e non, di questa zona già di frontiera.


martedì 2 agosto 2011

Alfredo

Baiardo (IM)

Tutte le fotografie che pubblico qui sono di Alfredo, come sue sono le più belle di cui ho potuto sinora usufruire sul blog, comprese quelle relative a pescatori di fine '800 di Bordighera. E di lui ho parlato, senza farne il nome, in varie occasioni perché la sua generosità ed i suoi consigli mi sono stati e mi sono, solo a limitarmi agli esempi di internet, di jacarande o di esperienze vissute in Costa Azzurra, sempre molto presenti.
Pongo subito qui il link alla sua azienda di famiglia, prima di incorrere una volta di più nell'errore di continuare a lasciare Alfredo nel più completo anonimato.

Abies alba
Acanthus spinosus
Cyperus glaber
Prunus brigantina

Prunus brigantina
In effetti, devo ringraziare oggettivamente chi, come @gturs, sul Web ha sempre sottolineato la sua collaborazione con Alfredo, se ho trovato lo spunto per decidermi a rompere gli indugi per dire qualcosa di più su di un caro amico come lui, che mi aveva chiesto di lasciarlo nell'anonimato. Spero, però, di qui in avanti di essere capace di colmare il tempo perso.
Intanto, però, per tema di sbagliarmi ho lasciato i nomi latini delle piante che ho selezionato nella vastissima gamma di cui mi ha dotato Alfredo ...
E si tratta di flora della Liguria di Ponente!



venerdì 29 luglio 2011

Piazza d'Armi


Oggi Piazza d'Armi di Camporosso, Camporosso Mare per la precisione, risulta occupata, a farla breve, da strade, case e da un bel giardino pubblico.


Il nome con cui é stata lungamente conosciuta l'area in questione riporta agli anni prima dell'ultima guerra ed alla finitima Vallecrosia, proprio lì affacciata come confine occidentale, Vallecrosia dove erano collocate molte caserme: ma questo é un lato della questione che porterebbe lontano, comunque, alla necessità di approfondimenti.
Per circa vent'anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, invece, quello spiazzo é stato occupato da quello che a lungo (quello di Bordighera sul Capo credo non fosse a caso destinato ai tornei giovanili) fu l'unico campo di calcio regolamentare della zona di confine.
Non sono poi in tanti, tra le persone che frequento, a ricordarsi di tutto questo: eppure qualche fotografia gira ancora, soprattutto su Facebook.
Tra il detto ed il vissuto - da bambino e da adolescente abitavo abbastanza vicino - emergono tanti ricordi di fatti curiosi, dai quali vado ad estrapolare un episodio che mi é stato raccontato da poco.
Alla svolta anni '60 guardava - in tribuna, mi viene da supporre - una partita in casa della Ventimigliese un signore ormai anziano, alto, robusto e dalla voce tonante, che ben avevo conosciuto per amicizie di famiglia. Gli si avvicinò un autista in livrea che gli disse che il suo titolare, assiso in autovettura, avrebbe desiderato parlargli: al che l'omone rispose che prima avrebbe guardato finire la gara. Fu grande il suo stupore di ritrovare infine ad attenderlo pazientemente l'ufficiale, al quale aveva salvato la vita durante la Grande Guerra, ancor di più nel riscontrare che era ormai un famoso magnate italiano dell'industria. La vicenda proseguì con aspetti qui ininfluenti, credo.
Non ho chiesto al mio interlocutore, genero di quella persona, come fosse stato possibile quell'avvistamento a distanza, ma me lo sono immaginato, come in parte ho ricostruito nella mia stesura, alla quale devo aggiungere il particolare di un muro basso, solo sormontato da un'alta rete per trattenere le pallonate.
E fuori dal foot-ball ne ha viste tante altre cose la vecchia Piazza d'Armi, luogo destinato ai circhi - ce n'erano ancora tanti in quegli anni e non arrivavano solo d'estate - e, sotto Natale, ai Luna Park. Tanto é vero che chi come me di tanto in tanto andava in settimana a scorazzare su quel brullo terreno, spesso lasciato incustodito dalla società, ne vedeva le pessime conseguenze. Insomma, da quelle parti tirava aria di pionierismo di ritorno, anche perché la Ventimigliese anteguerra aveva un bel campo negli attuali Giardini Pubblici della città di confine ...


lunedì 25 luglio 2011

Maltratos de los conquistadores



http://www.cultura-barocca.com/ABCZETA/ICONO7.jpg 


http://www.cultura-barocca.com/ABCZETA/ICONO6.jpg
 http://www.cultura-barocca.com/ABCZETA/ICONO10.jpg
 http://www.cultura-barocca.com/ABCZETA/ICONO5.jpg

Illustrazioni di Theodore de Bry pubblicate nella Brevissima relacion de la destruycion de las Indias de Bartolomé de las Casas, 1552

giovedì 21 luglio 2011

Da Parma


C. mi ha mandato da Parma un discreto numero di fotografie, anche improvvisandosi operatore. Ma io avevo parlato con lui più per scherzo ...




Ne pubblico ancora qualcuna. A parte il ponte romano di zona Ghiaia, il Battistero, come già prima il Duomo, é riconoscibile.


Il fatto é che sussiste un precedente dello scorso mese di marzo. Era stato da quelle parti F., comune amico, che é di Ventimiglia e che in quell'occasione si era incaricato lui di scattare immagini, anche di tipo goliardico. Solo che sono passati insieme anche nella zona di Monte Cimone, che mi ha ben documentato. Riprendendo in mano quelle fotografie di recente, mi é così capitato di voler approfondire argomenti connessi come Sestola, il Frignano e così via.


C., quando abitava a Ventimiglia, é stato a lungo nella zona di Via Dante, ritratta qui sopra, che, anche grazie a lui, merita un racconto a parte. Insomma, da Parma C. mi ha fatto riprendere o perfezionare contatti con tanti conoscenti, in genere "ex-ragazzi di quella strada". Per dire, con una sua telefonata mi ha spiegato che B. é collezionista di fumetti. Diversamente non sarei riuscito ad illustrare la vicenda del vecchio "intrepido".


Concludo con ancora due fotografie di Parma. Però, ... siccome ho qualche ascendenza parmense, C. mi chiama Il Maio, soprannome cui anche altri della già detta cerchia hanno iniziato a fare riferimento ...



lunedì 18 luglio 2011

Non era il Tour!

 
Per un curioso equivoco, non del tutto mio, perché riportavo quanto si diceva in merito in famiglia, ma dovuto al fatto che talora nel tramandare le cose si compiono illecite deduzioni, avevo fatto riferimento in un mio vecchio post alla fotografia (che allora non avevo ancora rinvenuto) messa qui sopra, attribuendola al Tour de France. Parlando con amici, che ricordavano l'aria di festa e di kermesse che aveva accompagnato una corsa ciclistica passata per Ventimiglia proprio l'anno in questione, mi sono deciso ad esaminare quella vecchia immagine. Il fatto che nel retro ci sia scritto 16 maggio 1955 mi ha portato al classico riscontro su Internet: si trattava invero della terza tappa del Giro d'Italia, la Cannes-Sanremo, vinta da Defilippis, comunque già in fuga, come più che vedere si può indovinare dallo scatto alquanto sciupato - proprio vintage -, all'altezza del centro storico della città di confine.  


La Parigi-Roma, invece, di cui di nuovo avevo parlato a memoria, c'era stata e qui sopra si può notare il gruppo appena ripartito da Ventimiglia, dove si era compiuto un arrivo il giorno prima, che avevo visto tra il pubblico. Non rammentavo questa fotografia. Si trattava, comunque, della Parigi-Nizza, che nel 1959, in via straordinaria si era allungata sino alla Città Eterna. Wikipedia parla, invece, più tecnicamente di una Mentone-Roma ad inviti, prolungamento una tantum della classica corsa francese a tappe di marzo.


Questa é la Nizza-Genova del 1 marzo 1964 mentre il gruppo attraversa il ponte sul torrente Nervia tra Ventimiglia e Camporosso.


Qui invece la Genova-Nizza a Bordighera il 16 marzo 1961.


Il Giro d'Italia a Diano Marina.


Discesa del cavalcavia di Nervia per il Giro d'Italia, tappa Torino-Sanremo del 21 maggio 1961, vinta dal velocista spagnolo Poblet. 


venerdì 15 luglio 2011

Cabeza de Vaca

Monumento di Cabeza de Vaca a Houston

Già il nome, Cabeza de Vaca (1507-1559), é tutto un programma. E proprio a questo personaggio dovevano capitare in sorte avventure straordinarie.


Vittima di un naufragio più o meno all'altezza dell'attuale Florida, impiegò otto anni, dal 1528 al 1536, di volta in volta incontrando in un turbine di varie vicende altri dispersi o altri conquistadores, prima di riuscire a mettere piede a Città del Messico.
Mi sono imbattuto in Álvar Núñez, come si chiamava al secolo, leggendo un relativamente vecchio romanzo storico, dedicato - va da sè - al Texas. Qualche tempo fa ho poi rinvenuto una recensione su un libro dedicato all'argomento.



Fu il primo europeo ad incontrare nativi indiani dislocati lungo il tragitto delle sue peripezie. Già dall'inciso dedicatogli da quell'opera che ho citato poc'anzi emerge un'implicita presa d'atto dell'umanità e della curiosità di tante popolazioni che aiutarono il nostro eroe. Cabeza, in una sua relazione alla casa Reale Spagnola, la quale - in tutta coerenza con la ferocia praticata nelle Americhe - non ne tenne conto, suggerì velatamente rispetto per gli indigeni.

Ma questi ultimi aspetti li ho scoperti sul Web, sul quale ho anche appreso che in Messico hanno realizzato un film sul suo "periplo". E tante altre notizie.
Targa commemorativa dedicata a Cabeza de Vaca per la scoperta delle cascate del fiume Iguazú
Anche nelle sue successive spedizioni fu coerente con i suoi assunti umanitari. Imprigionato una prima volta per le sue proteste contro lo schiavismo praticato dai suoi connazionali, dal Paraguay venne infine fatto ritornare in Spagna, per vedersi (nel 1545) assegnato ad un esilio di otto anni in Algeria. Potè morire nella sua terra natale. Mi sono reso conto che nei territori dove é passato oggi però esiste giusta memoria delle sue azioni.

Cabeza de Vaca é il titolo che meritò un suo antenato, Pedro de Vera, che utilizzò il teschio di una mucca per segnalare un passaggio alle truppe spagnole nella guerra contro i Mori.