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lunedì 29 aprile 2024

Simulare con una mano la presenza di una pistola

Soldano (IM): una vista su Perinaldo

"Verso le ore 18 del 20 andante, in regione collinosa nei pressi di Camporosso, un agricoltore del luogo, notava la discesa di un piccolo pallone di gomma colore marrone, attaccato ad un paracadute di tela bianca. Individuato il posto della caduta, rinveniva, impigliato su di una pianta di olivo, il pallone predetto, constatando che a questo era attaccato un piccolo apparecchio costituente parte di radio trasmittente, contenuto in una scatola di celluloide trasparente di circa 17 centimetri di lunghezza, dieci di larghezza e cinque di spessore. La scatola porta impresso su una targhetta di alluminio il numero 37955 e la sigla R.S.7.H. I militi del Distaccamento di Ventimiglia provvedevano per le indagini del caso..." così recita una specifica comunicazione fatta nell'ambito della sua relazione settimanale dal questore di Imperia il 22 maggio 1944 al capo della polizia della Repubblica di Salò. Qualche storico locale insinua oggi che si sia trattato di millantato credito da parte del gerarchetto fascista locale per acquisire meriti agli occhi dei superiori a fronte dei pericoli corsi. Di sicuro all'epoca nel ponente ligure erano ben al di là da venire gli aviolanci destinati ai patrioti, mentre in linea teorica risulta compatibile ogni ipotesi di errore tecnico relativa a qualche missione destinata, invece, al Piemonte.

Racconta Sergio Marcenaro, all’epoca giovane (classe 1931) staffetta partigiana della SAP di Vallecrosia e fratello di Pietro Girò Gerolamo, importante protagonista del distaccamento Gruppo Sbarchi Vallecrosia, che nella zona tra Soldano, Perinaldo e Baiardo imperversava nella prima metà del 1944 anche un bandito, forse subito non riconosciuto come tale dai comandi garibaldini; e che in una certa occasione suo fratello si liberò delle pessime intenzioni di quel figuro, nel quale si era imbattuto quando era solo e disarmato, con l’abile stratagemma di simulare con una mano la presenza di una pistola in una tasca dei pantaloni.

Il recente libro di Giorgio Caudano (con Paolo Veziano, Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945, Regione Liguria - Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024) affronta aspetti inediti, richiamati con chiarezza dal titolo di questo lavoro: si tratta anche di un'ulteriore occasione per ricordare, dopo decenni di oblio, la coraggiosa figura del capitano Gino Punzi, al quale il colpo di grazia venne dato su ordine di un graduato dei servizi segreti della Marina tedesca.

Irene Brin - nel ricordo dell'allora bambina - scendeva bella, elegante ed altera. Si accompagnava alla zia della testimone, altrettanto dotata di fascino, nel vialetto della casa dei nonni, dalle parti della curva del Giro d'Argento di Bordighera: il secondo conflitto mondiale era appena terminato, la vita - soprattutto quella brillante - riprendeva, gli ufficiali alleati a quel ricevimento intendevano divertirsi. 

In quei giorni, e nelle stesse località, si trascinava stanca per spirito di servizio, forse perché glielo l'aveva chiesto l'amico Beppe Porcheddu, Lina Meiffret, a fare da segretaria a Garigue, governatore britannico della zona. L'eroica patriota, già seviziata dai nazifascisti e scampata quasi per miracolo alla prigionia in Germania, di sicuro ancora sconvolta per la morte del fidanzato Renato Brunati, suo sodale di lotta, fucilato come ostaggio al Turchino, non immaginava che subito sarebbe stata investita da qualche polemica, proprio fatta da altri uomini della Resistenza.
 
Adriano Maini