Ventimiglia (IM): l'abitazione un tempo dei custodi del passaggio a livello di Nervia |
Storie più nervine che ventimigliesi degli anni Cinquanta del secolo scorso, una o due più recenti.
A quanto pare verso il 1954 il cavalcavia di Nervia non era ancora stato ricostruito se è vero che le studentesse e gli studenti diretti a Ventimiglia centro si rallegravano dei congrui ritardi procurati alle loro corriere dagli abbassamenti delle sbarre del passaggio a livello.
Capitava che in Chiesa - la Parrocchiale di Cristo Re - a Nervia -
levante di Ventimiglia - entrasse talora a fare le sue devozioni
un'anziana donna che viveva in una casa diroccata dai bombardamenti
dell'ultima guerra, ubicata tra l'ormai dismesso deposito locomotori -
detto Campasso - e l'Officina del Gas, anche questa reperto di
archeologia industriale: inopinatamente il termine per designare la
signora era quello di "barbona".
Per associazione di idee
verrebbero in mente sussurri e grida su prelati - e ambienti
democristiani, compreso un autorevole ministro - noti ormai solo a pochi
eletti.
Al piano di calpestio di ogni pianerottolo della palazzina (deposito personale viaggiante) dove capitreno e conduttori di Ventimiglia si recano a prendere gli ordini di servizio e a consegnare le note dei loro viaggi si poteva anche inciampare in strani oggetti, sorta di larghi piatti di metallo dipinti di bianco sporco e pieni di sabbiolina di pari colore, definiti sputacchiere, a tutti gli effetti ben capaci posacenere.
La matura signora si autoconvinse di avere risolto taluni suoi malanni fisici col bere un po' di acqua di Lourdes, che aveva mal pensato di chiedere ad un ferroviere, vicino di casa di sua figlia a Nervia, sperando che l'uomo potesse intercettare alla bisogna qualche ben disposto pellegrino di ritorno in convoglio speciale dal Santuario dei Pirenei, ma il birbante si era tolto l'impaccio attingendo a qualche rubinetto di servizio della stazione ferroviaria.
Troppo risaputa per rivisitarla appieno - anche perché non unica nel suo
genere - la vicenda della locomotiva a vapore di manovra che, uscita
dal citato Campasso e lasciata poco dopo la partenza momentaneamente
incustodita dai suoi due addetti scesi a terra per chiacchierare con
altri colleghi, arrivò lentamente sbuffando in stazione, all'ultimo
dirottata su binario morto.
Adriano Maini