Queste immagini continuavano a interrogarmi: non mi piace l’anonimato, non amo vedere le persone ridotte a simboli, senza sapere delle loro vite, delle loro scelte, dei loro sentimenti. Mi chiedevo cosa provasse la bambina con la testa reclinata sulla spalla, intimidita forse dalla folla vociante, dai militari armanti, dalla macchina da presa dell’operatore che riprende la scena (le istantanee sono fotogrammi di un film girato dal Luce). Che ci faceva ad una sfilata di partigiani? Volevo conoscere l’identità delle due partigiane, le loro storie, ma nessuno dei veneziani da me interpellati le riconosceva: “saranno di fuori”. Andando nella sede dell’Anpi di Mestre, qualche anno, fa seppi invece i loro nomi.
La partigiana col fucile è la Elisa Campion (Lisetta), staffetta della “Ferretto”, sempre presente ai raduni dell’Anpi. Era originaria della zona del Montello dove, dopo l’8 settembre 1943, organizzò un gruppo di donne per assistere i soldati sbandati: li conducevano in case private da dove ripartivano con abiti borghesi. Si mise quindi in contatto con i partigiani della zona del Piave e le vennero affidati i servizi di collegamento del Comando militare provinciale, tra il Piave e Treviso. Poi la formazione si spostò verso Casale sul Sile e Bonisolo. Ricercata si nascose in Cansiglio. Dopo il rastrellamento dell’ottobre ’44 ridiscese in pianura ed entrò nella Brigata “Ferretto”, che operava tra Mestre e Quarto D’Altino. Partecipò con “Volpe” (Martino Ferretto che aveva assunto il comando dopo l’uccisione del fratello Erminio) all’azione che portò alla liberazione di Vincenzo Fonti (Alì), prigioniero nella caserma della Gnr di Treviso e condannato a morte. Fu lei che distrasse la guardia e la immobilizzò sotto il tiro della sua pistola. Arrestata a Mestre e portata a S. Maria Maggiore, partecipò alla liberazione del carcere e all’insurrezione in città.
Della donna che sfila sorridente con la bambina per mano - Maria, figlia di Giovanni Fornaro, assassinato dalle Brigate nere a Ca’ Littoria - non ho saputo niente fino a quando, intervistando ex tabacchine per una ricerca sulla Manifattura tabacchi, qualcuna mi ha parlato della giudecchina Maria Scarpa (Mima) che “era andata con i partigiani”. Ho rintracciato la sorella novantenne che ancora abita alla Giudecca e così ho saputo che Maria, tra le organizzatrici delle proteste che alla Manifattura si verificarono anche durante l’occupazione tedesca, temendo di essere denunciata e catturata se ne andò in montagna, anche lei in Cansiglio. Tornata a Venezia dopo il rastrellamento, rimase nascosta a casa di amici, continuando l’attività clandestina. Era in contatto con Anita Mezzalira e Pina Boldrin, sue compagne di lavoro (l’Anita era stata licenziata nel ’27 ed era sorvegliata speciale, la Pina era anche lei in clandestinità); si incontravano in barca in laguna e organizzavano gli “scioperi del sale” all’interno della Manifattura (il più importante nel dicembre del ’44). Dopo la guerra, rientrata in fabbrica, assieme alla Mezzalira, alla Boldrin e a Tosca Siviero, operaia della Junghans, si impegnò nell’Unione donne italiane, che si occupava di assistenza ai bambini, ai profughi, ai reduci ed entrò nel Partito comunista. Con Renato Rizzo, anch’egli partigiano, organizzò alla Giudecca una manifestazione per chiedere che fossero riassunti gli antifascisti come Bibi Fagherazzi, marito della Tosca e operaio della Junghans, che aveva combattuto nella guerra di Spagna e, dopo essere ritornato dalla Francia, dove era prigioniero, era entrato nella Resistenza. È lui l’uomo che le sta accanto nella foto, l’altro è colui che diventerà suo marito, Aldo Cucco, che aveva conosciuto in Cansiglio.
Allo stato attuale delle mie ricerche le informazioni sulle due partigiane si fermano qui, ma conto di continuare a seguire piste, a verificare indizi e ascoltare testimoni; sono certa che altri nomi e altre vicende affioreranno da memorie un po’ sbiadite ma rivitalizzate da opportune domande, altre immagini riemergeranno dai fondi dei cassetti.
La Resistenza veneziana ha ancora storie da raccontare. Di uomini, di donne e di bambine.
Maria Teresa Sega, Le due partigiane simbolo della Liberazione ora hanno un nome, Notizie dall'Isever, Isever, Anno V - n. 1, 13 aprile 2007
Elisa Campion |
Il premio è destinato a una tesi di laurea magistrale o di dottorato di ricerca in storia contemporanea, discussa presso l’università di Venezia o di Padova tra l’01/09/2021 e il 19/12/2022 e inedita alla data di scadenza della domanda di partecipazione.
La tesi di laurea magistrale o di dottorato deve affrontare, riservando particolare attenzione al ruolo delle donne, uno dei seguenti filoni di ricerca relativi alla storia del Veneto:
- Antifascismo
- Resistenza
- Partiti, organizzazioni e movimenti politici nell’immediato secondo dopoguerra
Il premio di € 1000 sarà assegnato entro i primi mesi del 2023 a giudizio insindacabile della commissione nominata da ANPI Mestre in collaborazione con le Università Ca' Foscari Venezia e Università di Padova.
Scadenza per l'invio delle candidature: 20 dicembre 2022 ore 12
Dettagli e informazioni nel bando in allegato.
Redazione, Premio Elisa Campion, per una tesi di laurea in storia contemporanea, prima edizione, cfNews Università Ca' Foscari Venezia, 20 dicembre 2022
Erano in 25 e, armati di gessetti rosa e bianco, stesi a terra sui masegni della Corte del Teatro Goldoni, hanno colorato il ritratto della partigiana Maria Scarpa che il 28 aprile 1945 entrò in Piazza San Marco, tenendo a mano la piccola Maria Fornaro, per festeggiare la liberazione di Venezia dal nazifascismo a cui aveva partecipato in prima persona. Sono i bambini della scuola dell'Infanzia "B. Capitanio", nota a Venezia per una serie di iniziative didattiche innovative e coinvolgenti per gli alunni. L'iniziativa, ideata dagli artisti Frediano Bortolotti e Vladimir Isailovi, ha trovato piena approvazione da parte del Comune, dell'Anpi e di Iveser, che hanno condiviso con gli autori le finalità: rendere omaggio a tutte le donne partigiane che vengono ricordate poco, e coinvolgere, attraverso il gioco, i bambini in un'attività di sensibilizzazione. Presenti oltre alle insegnanti e ai genitori, anche il commissario straordinario del Comune di Venezia, Vittorio Zappalorto, il direttore della Direzione Affari Istituzionali, Luigi Bassetto, i rappresentanti dell'Anpi (Serena Ragno, Gabrielle Poci detto 'bocia', Bruno Stocchetto detto 'Venezia') il direttore dell'Iveser, Marco Borghi, il nipote di Maria Scarpa, Renzo Giuponi.
Redazione, Erano in 25 e, armati di gessetti rosa e bianco, stesi a terra sui masegni della Corte del Teatro Goldoni, Il Gazzettino.it, 27 aprile 2015