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domenica 20 agosto 2023

Gli analisti americani erano convinti che gli jugoslavi volessero invadere i territori italiani al confine


I documenti dell'intelligence statunitense desecretati nel 2002 mostrano come a giudizio di Angleton esistessero due fronti, di importanza vitale, su cui lavorare in Italia: mentre il primo era formato dai confini con i Balcani, il secondo era costituito dai luoghi in cui la forza elettorale dei comunisti cresceva eccessivamente, cosa che accadeva soprattutto in Sicilia. Nell'isola infatti il forte movimento contadino e i successi che la pratica delle occupazioni delle terre andava accumulando avevano fatto sì che il movimento fosse arrivato con tutta la sua forza all'attenzione dei media. Tutti i braccianti e i contadini poveri della penisola guardavano alle vicende delle campagne siciliane con partecipazione e speranza. La Sicilia avrebbe potuto quindi attivare un effetto domino nazionale: innescare cioè un'ondata favorevole alle sinistre in tutta la penisola, analogamente a come avrebbe fatto l'Italia con gli altri paesi europei se fosse caduta in mano ai comunisti - pericolo di cui aveva avvertito Kennan nel suo celebre lungo telegramma. Angleton aveva puntato interamente l'attenzione su questi punti caldi: il 12 febbraio del 1946 inviò al War Department dell'SSU e al direttore stesso del servizio un cablogramma cifrato, nel quale richiedeva immediatamente almeno 10 ufficiali, necessari per una "fase militare": "Oltre agli ufficiali in sostituzione del personale che deve andare in congedo, ho bisogno immediatamente di almeno 10 ufficiali che vanno assegnati come agenti di emergenza, e per aprire e far funzionare stazioni a Napoli, in Sicilia, a Bari e a Trieste. Tutti gli ufficiali che saranno inviati per questi scopi devono essere sottoposti ad un periodo di intenso addestramento a Roma prima di assumere i futuri incarichi. Il personale richiesto serve per una fase militare". <394
Gli agenti di cui Angleton faceva richiesta agli uffici dell'SSU di Washington non dovevano quindi essere agenti normali, personale militare di tipo impiegatizio: dovevano operare concretamente sul campo. Il direttore dell'X-2 non aveva bisogno di "novellini" da ufficio, e cercò di fare intendere fra le righe questa esigenza ai suoi superiori scrivendo nelle conclusioni del cablogramma: "Spendere una grande percentuale del nostro tempo per riscrivere e rivedere i rapporti, quando invece c'è urgenza di operazioni di lungo termine, non sarebbe il caso: per questo è impossibile nella presente fase sovraccaricarci di personale militare che si occupi più che altro di leggere e scrivere", un modo elegante, nel linguaggio necessariamente formale usato per scrivere ai superiori di Washington, per far capire che aveva bisogno di gente pronta a tutto.
Nel documento, come si è visto, il capo dell'X-2 parla esplicitamente di una inquietante "fase militare". Il contesto di pace in cui operava, considerato che il conflitto era finito in tutto il mondo già da diversi mesi, fa presumere che lo scenario bellico per il quale erano destinati i nuovi agenti fosse in realtà una guerra coperta, condotta mediante operazioni clandestine. Tali operazioni clandestine del resto erano la modalità con cui il controspionaggio affrontava i compiti più importanti, in un momento storico in cui il primo obiettivo era il mantenimento dell'Italia nello schieramento occidentale. Sul confine orientale proprio in quei mesi le tensioni si facevano crescenti, e gli analisti americani erano convinti che gli jugoslavi volessero invadere i territori italiani al confine e da lì provocare un'insurrezione comunista nel paese, per poi invaderlo direttamente, con una manovra che avrebbe avuto il coinvolgimento del Partito comunista, garante del sostegno dall'interno <395.
Alla luce di questi documenti la fase militare, per la quale Angleton aveva un bisogno così urgente di agenti, sembra dunque da intendersi come una fase di operazioni paramilitari, volte a contenere l'avanzata di quello che, agli occhi dell'intelligence statunitense, appariva come un unico fronte comunista articolato in due diverse minacce: la possibile invasione jugoslava sui confini orientali della penisola e l'ascesa dei partiti di sinistra.
Le elezioni amministrative svoltesi nel marzo del '46 indicarono poi come la forza dei due partiti della sinistra - il Pci ed il Psi - fosse ulteriormente in piena ascesa. I vertici del controspionaggio statunitense a Washington temevano, sulla base dei rapporti che ricevevano dall'Italia, una manovra a tenaglia da parte dei comunisti: se la pressione delle truppe jugoslave sul versante nord-orientale si fosse fatta insostenibile, nello stesso momento in cui sul versante meridionale gli equilibri politici si fossero spostati in favore del partito guidato da Togliatti - come sembrava che stesse accadendo soprattutto in Sicilia vista la crescente forza del movimento contadino - non sarebbe rimasto alcuno spazio di manovra per frenare la caduta dell'Italia nell'orbita comunista, catastrofica eventualità che rendeva pertanto necessaria un'attività coperta e paramilitare preventiva.
Il 15 febbraio Angleton scrive a Washington riportando l'informazione che "l'ambasciata sovietica stava forzando" i comunisti italiani a "provocare una crisi di governo per scatenare una guerra civile" <396. Fu proprio in previsione di questi scenari dunque che il capo dell'intelligence statunitense fece richiesta ai suoi superiori di agenti che fossero pronti ad operare sul campo, per quella che aveva appunto definito una "fase militare" <397.
[NOTE]
394 NARA, RG 226, Entry 210, Box 457, Folder "In Rome 1/8/46 - 9/30/46", cablogramma cifrato classificato con il grado di segretezza "confidenziale" del 12 febbraio 1946, inviato da Angleton al War Department- Strategic Services Unit.
395 Secondo Angleton ed i suoi agenti inoltre c'era la possibilità, giudicata concreta, che qualora il clima internazionale fosse diventato ancora più teso, il Pci stesso avrebbe potuto "richiedere l'intervento delle truppe  russo-jugoslave schierate sulla frontiera orientale italiana" per prendere il potere in Italia. Rapporto a firma di George C. Zappalà, uno degli agenti di Angleton, riprodotto nell’antologia a cura di N. Tranfaglia, Come nasce la Repubblica, cit., pp. 415-420.
396 NARA, RG 226, Entry 216, Box 6 (Original Box 3), Folder 27, cablogramma inviato da Angleton al War Department dell'SSU di Washington, il 15 febbraio 1946.
397 Il primo maggio 1947, su una delle alture che circondano la spianata di Portella della Ginestra, di fronte a quella dove si trovava Giuliano, prima della sparatoria alcuni testimoni videro proprio un reparto di uomini della Decima Mas in assetto militare, appostati fra le rocce, fare il saluto e il grido della formazione, come testimoniarono durante il processo. Portella della Ginestra potrebbe forse prospettarsi dunque come la prima applicazione di queste operazioni paramilitari per le quali si stava preparando Angleton. Cfr. R. Mecarolo e A. La Bella, Portella della Ginestra, Milano, Teti editore, 2003; cfr. a questo proposito anche A. Giannuli, Turiddu e la trama nera, Roma, Nuova Iniziativa Editoriale (l’Unità), 2005.
Siria Guerrieri, Obiettivo Mediterraneo. La politica americana in Europa Meridionale e le origini della guerra fredda. 1944-1946, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Roma "Tor Vegata", Anno accademico 2009-2010