Quel bar di Ventimiglia (IM) torna spesso nei miei discorsi con tante persone, specie se amici cari. Mi riferisco al Bar Irene, di cui parlai qui in modo parziale, come mi fecero già allora notare commenti di altri che l'avevano conosciuto e frequentato. Il tema affiora quasi sempre in modo inaspettato. Perché non sono io che vado a sollevarlo. Mi é capitato spesso da quando, guardacaso, avevo buttato giù quelle quattro righe. Non con Nello, tuttavia, che almeno su questo aspetto prima di ripartire per Milano aveva contribuito a chiarire alla mia scarsa memoria un punto: nel secondo quarto anni '70 - e oltre - quell'esercizio era ancora una fucina di confronto culturale e civile, ma quella che brillava era la mia assenza dovuta ai miei nuovi - non importanti da sottolineare alla data odierna - impegni assunti all'epoca.
Forse, per proseguire nella questione, contano di più degli esempi.
Forse, per proseguire nella questione, contano di più degli esempi.
In un'occasione di questi giorni, in parte passati con G., come avevo preannunciato nell'ultimo mio post, un simpatico veneto, tecnico delle ferrovie ormai a riposo, ci postula a freddo anche lui l'esigenza di scriverla la storia di quel bar ai tempi - comunemente intesi - migliori. E postula come metodo di base quello di intervistare un congruo numero di passati avventori. Un passaggio di mano del cerino acceso, insomma!
Con Gianfranco Raimondo, incontrato sempre quando sono con G., mi si appalesa che il Bar Irene era anche un aperto ed estemporaneo punto di ritrovo. Tanto é vero che, mentre tutti e tre, io G., Gianfranco, in compagnia di B., deambuliamo per il centro città, sentiamo sostenere da altro conoscente che si aggrega la bellezza di poter avere dei similari centri di riferimento. Siamo tutti d'accordo che ce ne sono stati altri in zona, anche di recente, anche se meno fascinosi. Certe magie sono, invero, misteriose. Ma a nostra conoscenza oggi non sussistono neppure dei piccoli palliativi.
Ed allora Gianfranco, che conosco da quando ero bambino e che ha in serbo tante formidabili storie da raccontare, passa a svelare altri momenti più brillanti della vita - seconda metà anni '70 - del nostro vecchio bar, allorché il compianto secondo proprietario di quell'esercizio organizzava pure attività complementari: come la festa hawaiana su una spiaggia di Latte, alla quale si presentarono, per via di un tam-tam davvero straordinario, avventori direttamente da Torino.
Ci siamo rivisti ieri, io per salutare G. E ho trasmesso a tutti i saluti, come da telefonata a me pervenuta la sera prima, di un altro vecchio sodale dei primi tempi del Bar Irene, l'amico ormai eremita sulla collina di Seborga, che non si era più riusciti a rintracciare nei giorni precedenti...
Sì. il Bar Irene era in una strada della soprastante fotografia...