Pagine

Visualizzazione post con etichetta ventimiglia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ventimiglia. Mostra tutti i post

martedì 24 dicembre 2013

Auguroni!

Villa Hortensia a Bordighera. Vi feci riferimento parlando del professore Monti. Un post letto anche da non blogger delle mie terre, sì che ancora in questi giorni apprendo a voce sviluppi di quella vicenda di intenso rilievo umano.
Uno scorcio di Nervia di Ventimiglia, ma anche di Camporosso Mare. A destra i binari che portavano al deposito locomotori sono stati rimossi: annunciando di averne visto una vecchia fotografia, più di un conoscente mi ripete l'aneddoto d'antan di una macchina a vapore da manovra che, lasciata momentaneamente incustodita dal ferroviere a noi noto, ripartiva da sola per entrare - lentamente - in stazione, ancorché dirottata all'ultimo su di un binario di mero servizio.
L'incrocio, sempre a Nervia, della Via Aurelia con la Provinciale di Val Nervia (Camporosso, Dolceacqua, Apricale...).
Vicino all'ingresso del castello di Dolceacqua.
Uno sguardo da Sasso di Bordighera. I monti sullo sfondo. Davanti, sulla sinistra, ma dietro le alture - corrose ormai, a mio avviso, da troppe case, come, del resto, un po' in tutto il nostro entroterra - in primo piano, la collina di Santa Croce, dalla forma a cappello frigio, carica di storia, la stessa che attraversa con diverse modalità gli altri luoghi citati in queste immagini ed altri ancora della mia zona.
Gli scatti in questione - tutti datati - mi riportano, altresì, al pari di altri nell'occasione da me non selezionati, a episodi emersi dalle mie relazioni sociali di questi ultimi mesi.
In altri termini, schizzo qualche appunto di quello che avrei potuto scrivere se avessi continuato ad operare su questo blog. Risiedono in lieti momenti della mia vita privata le cause dell'interruzione, che in seguito si sono alimentate, come tuttora si alimentano, per inerzia, ma di rinvio in rinvio, nella speranza anche di riprendere l'attività, ho trascurato sinora di dare adeguata informazione ai lettori e agli amici blogger circa questa stasi: gli auguri di Buon Natale e di Felice Anno Nuovo sono, a mio parere, una decisa occasione per procedere in tale senso.
Ho imparato molto in tre anni di appartenenza alla blogosfera: ho cercato di dimostrarlo nei miei commenti. Non sopperisce il fatto che discutere con amici, conoscenti e brave persone (ce ne sono ancora tante, per fortuna!), come mi accade nei ritagli di tempo o occasionalmente in questo ultimo periodo, a volte assomigli ad una sorta di inveramento di aspetti tipici dei blog.
Con qualcuno degli amici blogger mi sono sentito oppure ho proceduto ad uno scambio di email o messaggi. Altri mi hanno addirittura premurosamente preceduto per sapere dove mi fossi rintanato: se riesco, come spero, a tornare, cercherò di ringraziarli in modo altrettanto... spiritoso.
Tenterò, inoltre, - ma sono proprio giornate piene queste! - di passare per la formulazione dei miei più sinceri Auguri su quanti più blog mi sarà possibile.
Giungano, intanto, a tutti - vorrei sottolineare a tutte le persone di buona volontà, ma mi sembrebbe di essere presuntuoso - i miei più fervidi pensieri - idealmente accompagnati dalle note della famosa, bella, solidale e dolente canzone natalizia di John Lennon - di felicità e di ogni bene!


sabato 24 agosto 2013

S. Agostino a Ventimiglia


Il Chiostro di Sant'Agostino a Ventimiglia (IM).
Il Convento, come tale,  non c’è più da tanto tempo.


Una parte della costruzione, più strettamente istituzionale, sussiste ancora, adiacente a levante della Chiesa.

Succede che, quando si è adolescenti, ma anche già da giovani, le vicende storiche non appartengano ad un vissuto molto profondo. Per cui impressionano di più fatti contingenti. E questo mi è capitato.

Un aneddoto, ad esempio, che riferivo qualche sera fa ad un amico studioso, vero esperto dei temi più grandi che qui solo sfioro. Concerne una persona che abbiamo conosciuto a Nervia, perché aveva attività in quella frazione della città di confine. Secondo una certa vulgata, quell’uomo, pur di non pagare, per principio, una modesta ammenda aveva passato una notte nel carcere allora ubicato tra le mura dell’edificio in questione: sul serio, sotto diversi aspetti, altri tempi!

Potrei aggiungere altri episodi ed altre situazioni, tutti riferiti a pregresse attività tra quegli spazi: fugaci, ma significativi incontri, con religiosi dediti ad attività sociali, ricchi di umanità e di curiosità intellettuale, incontri cui mi ero prestato inizialmente, io tuttora rigorosamente laico, per compiacere alcuni cari compagni di scuola; aule decentrate di un Liceo Classico allora, prima del recente crollo verticale di iscrizioni, in piena espansione di frequenze; un istituto professionale; vari uffici a valenza pubblica.

C’é stato da non molto un discreto restauro dell’ala orientale, quella al fondo della quale Angelico Aprosio (1607-1681), frate agostiniano, ma, ancor più, grande erudito, avido di conoscenza, aveva collocato la sua prestigiosa Libraria, prima Biblioteca Pubblica in Liguria, in gran parte - più di 6000 volumi, alcuni dei quali rarissimi - oggi conservata in una palazzina del centro storico - o Città Alta - di Ventimiglia.

Tornando a quando ero ragazzo, devo specificare che non sapevo - anche se ne ho sempre sospettata l’antichità - fosse opera in qualche modo connessa al complesso del Convento di S. Agostino la torre a margine della stazione ferroviaria.

Ben distante - centinaia e centinaia di metri - dal nucleo del prisco insediamento di frati di Nostra Signora della Consolazione.

In quel raggio, potrebbero essere sepolti i resti dell'anfiteatro romano, che si suppone esistesse al tempo dell'antica Albintimilum.

Il fatto é che, come un link specifico spiega meglio, arrivati a Ventimiglia a fine XV secolo gli Agostiniani svolsero e condussero intense azioni, specie a carattere agricolo, dispiegate in quasi tutta l’area, all’epoca paludosa, ma in buona misura bonificata a loro cura, tra il fiume Roia, a ponente ed il torrente Nervia, presso cui sorgeva un tempo la città romana di Albintimilium, i cui resti cominciarono ad affiorare in età barocca proprio in costanza di sterri e di piantumazioni. Rimangono echi in denominazioni di stradine e di zone, Sottoconvento, Asse e così via. Sopravvivono ancora, in quello che attualmente è il centro urbano di Ventimiglia, ulteriori testimonianze di edifici - altre torri, magazzini, case coloniche -, voluti dai frati, ma ormai profondamente mimetizzati, per cui nulla, o quasi, eccezione sicura fatta per la Chiesa Conventuale, è possibile rinvenire dei dettagli di splendide stampe della prima metà del XIX secolo, che magari idealizzavano alquanto la Ventimiglia vivibile allora dalle pendici delle colline circostanti: lo stesso osservatorio naturale di Ugo Foscolo quando transitò da queste parti.

Resiste tuttora il luogo di culto, da tanto tempo sede della Parrocchia - di Sant'Agostino, appunto - più importante di Ventimiglia. Con quel tanto di restauri, non compromettenti, invero, dovuti non tanto per le incurie del tempo, quanto per i danni cagionati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, i quali, per triste associazione di idee, fanno pensare ad altre pesanti vicende belliche che, soprattutto nel 1700, coinvolsero questo sito, in ispecie la parte di Convento, in cui era ospitata la Libraria Aprosiana.

Ma la storia, si sa, anche nelle piccole località come Ventimiglia può assumere aspetti singolari…


domenica 18 agosto 2013

Al Castello di Roccabruna


Il Castello di Roquebrune, un tempo nota come Roccabruna.


Nel Comune di Roquebrune Cap-Martin, Alpi Marittime, Costa Azzurra, Francia.


Ed ecco come si ammira la punta di Cap Martin, che da Ventimiglia e da Bordighera sembra a portata di mano, da lassù, dai 300 metri sul mare. Mentone, a sinistra, vale a dire a levante, non è lontana.

Dietro una grata, una balestra ed una cassapanca, credo, d'epoca: né i pannelli illustrativi né il depliant, allegato al biglietto d'ingresso, sono chiari in proposito. Appena inquadrata, la silhouette di un armigero: ce ne sono altre. Dall'ultima mia visita, ricordavo una sorta di archibugio, che non ho più notato: ma era già malandato...

Sono salito a Roquebrune ieri a tardo pomeriggio con N., con cui ero stato l'anno scorso a Ferragosto nella vicina La Turbie. 

A vent'anni eravamo più interessati, ad usare un eufemismo, alla storia del mondo contemporaneo, piuttosto che a quella remota dei luoghi a noi circostanti. Tra parentesi, N. mi ha richiamato alla memoria che l'abitudine di discutere con accanimento di massimi sistemi a quei tempi veniva da noi esercitata con altre persone anche in viaggi in automobile verso il capoluogo francese delle Alpi Marittime, per cui spesso la sera si andava non solo a Montecarlo, ma pure a... Nizza (espressione alquanto contorta che fa riferimento a certi miei vecchi post). 
Del resto quella fortezza, sinché non venne usuale recarsi in Costa Azzurra per autostrada, dalla quale non si scorge, era una visione obbligata, in particolare al ritorno in Italia.
La sua vita lavorativa N. l'ha in pratica trascorsa a Milano, nei cui dintorni opera ancora, per cui gli è sembrata cosa logica pormi qualche domanda sul maniero. L'unico dato certo che avevo in mente concerneva un lungo possesso da parte dei Grimaldi di Monaco, ma, attingendo ad una mia più recente rivisitazione di momenti locali, improvvisavo in risposta una costruzione del castello nel X° secolo per volontà dei Conti di Ventimiglia. Ed un breve dominio della Repubblica di Genova.

Senonché, entrati in un vicolo per iniziare un giro del paese, fermati da una domanda di una gentile signora anziana in vena di socializzare, venivamo intrattenuti da un sopraggiunto artista del legno (bravo, in verità), il quale sciorinava a modo suo le vicende del villaggio, ma senza sbagliare nulla - come poi ho verificato -, anzi, aggiungendo che Roquebrune era stata venduta ai Grimaldi direttamente dal Conte di Provenza. Particolare, quest'ultimo, non riportato neppure dal citato foglietto ufficiale. Il brav'uomo in questione ci aveva prima proclamato che i suoi nonni erano arrivati in zona da Umbertide, Umbria; al che mi sono sentito in obbligo morale di esternare a tutti che sapevo di una vecchia, forte emigrazione (che in qualche misura ho frequentato) da Città di Castello (sempre in Umbria, beninteso!) nel locale dipartimento.

Noto ora su Cultura-Barocca, che il baluardo era stato eretto su un precedente Castellaro Ligure. E che la Chiesa di Santa Margherita era in origine una "Cappella di via",  eretta per i pellegrini di fede, poi, più volte modificata per impulso dei Grimaldi, con un grande concorso di popolo nel 1776.  
Avrò occasione, credo, di tornare su questi aspetti. Ed altri, correlati. Con altri documenti.

Non resisto al gusto della celia. Nella fantasia di Salgàri, come è noto e come accennai in altri post, il Corsaro Nero era Conte di Ventimiglia, di Roccabruna e di Roccasparviera: ma, mentre nella mia natale città di confine si abbonda di riferimenti, anche in chiave turistica, all'avventuroso personaggio, a Roquebrune pensano a tenere lindo ed ordinato il centro storico, tanto, come sosteneva sempre il vecchio artigiano, sono già fin troppi i visitatori indotti dalla vicina Montecarlo...


giovedì 1 agosto 2013

Cose serie e semiserie, d'antan e di oggi


Un dancing anni '50, dove era d'obbligo entrare eleganti (che io soprattutto rammento, per sentito dire, quale sede elettiva, causa l'ampio spazio disponibile, e compreso un tavolo da biliardo, di diversi studenti delle superiori che ai miei più tardi tempi marinavano la scuola).
Il giovanotto ventimigliese, che, già cliente abituale del citato locale, ebbe l'onore di ballare con Kim Novak;  non dice dove; forse a "Il Pirata" di Roquebrune Cap-Martin; puntuale, compare sul noto social media la fotografia che attesta l'episodio
Scene di vita mondana nella vicina Costa Azzurra con partecipazione "straordinaria" di cittadini del Ponente Ligure. 
Fantasiose e strepitose animazioni d'antan di uno stabilimento balneare. 
Cacce al tesoro, non poi così lontane nel tempo, estrose, difficili, partecipate, dai ricchi premi. 
Sono solo alcuni esempi di momenti di storia del costume, che si riferiscono a Ventimiglia, divulgati dal mio amico Gianfranco Raimondo, sui cui racconti più impegnativi, come quelli di guerra, continuo a rinviare debite note informative.
Su un aneddoto, invero, arriva, al momento, per ultimo, ma vi aggiunge certamente più di un contributo originale.

Eccola, come raffigurata addirittura in una tavola - del celebre Walter Molino - della un tempo molto diffusa "La Domenica del Corriere", edizione - si noterà - del 27 aprile 1958 (e non sono in grado di riconoscere i giusti crediti, fatti salvi, forse, quelli, di un'altra persona, già mio collega - mi perdonerà, se non ne cito il nome! -, relativi al ritocco dell'immagine).
In sintesi, la didascalia riferisce di due giovanotti che da Ventimiglia si sarebbero avventurati - chi per donare a Soraya un proprio quadro, chi una propria poesia - in barca per incrociare al largo un transatlantico, dove era imbarcata, per l'appunto, la principessa triste, come dicevano i rotocalchi, perché ripudiata dallo Scià di Persia: senza riuscirci, causa ondate, anzi, costretti a tornare verso la riva a nuoto.

Gianfranco ci informa nell'ordine: che era nella "cabina di regia" dove nacque l'ipotesi dell'avventura; che il merito principale fu di un giornalista di Ventimiglia, Angelo Maccario, decano, finché rimase in vita, dei cronisti accreditati al Festival Cinematografico di Cannes; che il pittore era Mario Raimondo, più noto come Barbadirame, valente artista e uomo di straordinaria simpatia, che ho avuto la fortuna di conoscere; che il poeta era Giorgio Carbone, il futuro Principe di... Seborga (una rivendicazione per il ridente villaggio alle spalle di Bordighera, che persiste tuttora, creando, comunque, notorietà e flussi turistici); che, redatto dagli allegri compagnoni un comunicato-stampa, questo, rilanciato dall'ANSA, fece passare - non essendo (già allora!) mai state compiute verifiche di sorta - per vero un episodio mai avvenuto su diversi giornali, compresi alcuni francesi...

A concludere una simile carrellata, io e Gianfranco insieme, finalmente: gli avevo promesso da mesi che avrei pubblicato una sua fotografia, ma "ad abundantiam" mi ci sono messo anch'io. Io a destra, perplesso, neanche immaginassi la fulminante battuta con cui lui ha commentato su Facebook uno scatto gemello di questo. Ci sarà occasione, reputo, di tornare su diversi argomenti...
E Gianfranco, a sinistra, buon esempio del fatto che nella botte piccola c'é il vino buono...


venerdì 14 giugno 2013

Ventimiglia, non solo città di frontiera

Non ho ancora compiuto ricerche in proposito, né ho chiesto lumi all'amico che me l'ha consegnata, ma ho proprio difficoltà a collocare in qualche punto di Ventimiglia (IM) questa vecchia immagine: forse, nell'atrio della precedente stazione ferroviaria.







Questa.










Perché in oggi - ma da ben prima dell'ultima guerra - l'edificio in questione appare così.

Scomparsa, invece, la fontana, bella, a prescindere dalla simbologia di infausto regime: forse sarebbe bastato rimuovere quei segni, sempre che il monumento - supposizione non riportata neppure da altro amico, ad opera del quale   avevo già visto copia di questa cartolina e che ne ha messo in rilievo la pregevole fattura - non sia andato distrutto nei bombardamenti del detto conflitto, che gravarono pesantemente su quella zona di Ventimiglia, che aveva presentato una serie di eleganti esercizi pubblici, eretti, soprattutto, penso, in rapporto alle modalità - comportanti lunghe fermate a terra (come evocato specificamente da "Il conformista" di Bertolucci, tratto dall'omonimo romanzo di Moravia) una volta discesi necessariamente a terra da un treno da o per la Francia per controlli passaporti e dogana - di viaggio di quei tempi, connesse a quella che era a pieno titolo una stazione ferroviaria internazionale.

Una fotografia singolare di Marina S. Giuseppe.










La frontiera con Mentone.













Il raffronto con lo stato attuale lo compio, attingendo con improvvisazione a quanto avevo già in archivio, in modo parziale, tentando, altresì, di significare che, mentre in oggi la strada per la Francia, per Mentone in prima istanza, detta di Ponte S. Lodovico, scorre pressoché litoranea per chilometri, sino ai primi anni '60 si accedeva alla Francia solo per il soprastante Ponte S. Luigi, da cui si scendeva, come tuttora si scende, al mare. In fondo al secondo scorcio qui pubblicato, iniziano i Balzi Rossi, sopra i quali per secoli la Repubblica di Genova tenne il suo rastrello confinario.

 
Il Caffé Ligure mi è sempre, benché scomparso da tempo, rimasto indelebile nella memoria, ma questo è un aspetto di storia del costume che, per il taglio che ha assunto questo post, preferisco eventualmente rinviare ad altra occasione. In proposito, comunque, Gianfranco Raimondo, appena vista questa fotografia, è andato subito a rievocare, attingendo a sue fonti, i fasti pressoché da Belle Epoque del Caffé Ligure.

Qui sopra uno spicchio (a destra del torrente), molto orientale, di Nervia, quartiere est di Ventimiglia.

In modo approssimativo lo si può comparare con questo scatto d'antan, la cui datazione, nonostante la nota di accompagnamento, mi appare incerta: reputo di portarla a ben prima dell'ultima guerra, sia per la tipologia delle automobili, sia per il fatto che sul finire degli anni '50 erano ancora visibili macerie lasciate dai bombardamenti aerei.

Ringrazio per queste immagini d'epoca Adriano M., che conosco da quando si era bambini a Nervia, appunto, al quale sono tributario di altre cartoline del genere e a cui, come gli avevo preannunciato, volevo dedicare un ritrattino scherzoso, che avrebbe accomunato anche Gianfranco: il rilievo dei documenti che mi ha consegnato mi impone di andare sul brillante un'altra volta...


mercoledì 5 giugno 2013

Reggimenti di Fanteria

Fonte: Archivio Ligure della Scrittura Popolare (storia.dafist.unige.it)
Sul retro dell'originale di questa fotografia venne riportato che si trattava della 9^ Compagnia del III° Battaglione dell'89° Reggimento Fanteria - Divisione Cosseria -. In partenza per la Russia. L'anno, il 1941. La Caserma, la "Gallardi" di Ventimiglia, cui altra volta ho fatto cenno.



Si tratta di un documento che, al pari di quelli che qui seguono, la famiglia dell'ufficiale che li raccolse ha lasciato all'Archivio in parola.
Fonte: Archivio Ligure della Scrittura Popolare (storia.dafist.unige.it)

In questo caso la dicitura parla di ufficiali del Reggimento ad un campo in una località non altrimenti specificata dell'entroterra di Ventimiglia.








Fonte: Archivio Ligure della Scrittura Popolare (storia.dafist.unige.it)

In questa immagine una cerimonia in una piazza di Ventimiglia.










Fonte: Archivio Ligure della Scrittura Popolare (storia.dafist.unige.it)


Ufficiali del Reggimento ad un campo, sempre in un punto imprecisato dell'entroterra di Ventimiglia. 
Le annotazioni qui utilmente sottolineano che la partenza per il fronte russo avvenne nel 1942: il Reggimento, come viene ricordato ancora oggi con dolore a Ventimiglia - tanti i giovani della città partiti, tanti i soldati provenienti da altre province, conosciuti dalla popolazione -, ebbe, come tutto il Corpo di spedizione italiano, in quelle lontane terre ingenti perdite.
Fonte: Archivio Ligure della Scrittura Popolare (storia.dafist.unige.it)

Grande contrasto tra la serenità di un gruppo di fanti, di graduati e di ufficiali, al termine di un'esercitazione ancora in territorio ligure, con le tragedie consumate in Ucraina.








Fonte: Archivio Ligure della Scrittura Popolare (storia.dafist.unige.it)


All'ultimo, l'ufficiale, cui si deve questa raccolta, fu destinato all'Albania. E poi alla Grecia. In un altro Reggimento, il 42°.

















Fonte: Archivio Ligure della Scrittura Popolare (storia.dafist.unige.it)

Le ultime due fotografie, in effetti, fanno riferimento ai Balcani, dove la guerra, come noto, fu disastrosa per le truppe italiane, che là, una volta saldate le posizioni dai tedeschi, vennero anche largamente impegnate in repressioni contro le popolazioni civili, condotte all'insegna del contrasto contro i partigiani: mi sembra di avere colto qualche segno di questa brutta pagina di storia in alcune parole - rastrellamento, ad esempio - apposte a commento di uno scatto dalla famiglia in questione.

Il conflitto nei Balcani mi fa venire in mente quanti soldati italiani - tanti! - tornarono - quasi tutti previa prigionia nei campi tedeschi - afflitti da perniciosa malaria. E la condanna della guerra in generale - in particolare della scellerata scelta di belligeranza, imposta al nostro Paese dal fascismo - mi appare implicitamente rafforzata da immagini come queste - ed altre similari del repertorio cui ho attinto - cercate di tutta evidenza da quel capitano allo scopo di tranquillizzare i propri cari lontani.

Mi sembra importante, infine, lo sforzo di valorizzazione della cultura popolare che compie, come altri in Italia, il richiamato Istituto genovese. 



domenica 26 maggio 2013

Capita...


Capita - anzi, mi era già capitato in occasione dell'ultimo mio post - che per la Festa di S. Ampelio, anche momento di famiglia per me, nel Paese Alto di Bordighera, sotto l'imponente sorveglianza del campanile della Parrocchia della Maddalena, dalla medesima ben separato, perché già torre d'avvistamento, mi si vadano - mi si andavano - ad annodare fili vecchi e nuovi di storie che per inveterata abitudine vado a raccontare soprattutto a me stesso.


Emerge - emergeva - una volta di più Borghetto San Nicolò, ma si sono deciso ora a mostrare un altro bastione, ben adibito ad abitazione, della finitima Vallebona, incantevole borgo cui altre volte ho solo accennato - e il campanile della Chiesa di San Lorenzo -, tanto per variare immagini, quanto per una certa connessione con la serie dei "capita", variante, se si vuole, del già da me sfruttato "fuori sacco".


Non era proprio soleggiata così, come in questa fotografia, ieri pomeriggio, la nuova passeggiata a mare tra Bordighera e Vallecrosia. Se si fosse avverata l'incombente minaccia di pioggia, non ci sarei probabilmente passato e non avrei ritrovato, quasi a continuare un discorso iniziato qualche giorno prima a Vallebona, un amico forse anche più curioso di me circa tante vicende locali.
Nel nostro girovagare oltre questo punto, una domanda non proprio banale fatta da passanti circa il Gramondo - cima in alto a destra nel soprastante scatto -, rivolta a noi perché - come emerso nel mezzo dell'episodio in parola - il mio interlocutore era dotato di uno zainetto, mi portava a rivedere l'unica compagna di scuola delle elementari mai più incontrata nel corso di tutti questi anni.


La signora ha vissuto a lungo a Riva Ligure, di cui ecco la Chiesa di San Maurizio.


E ha lavorato nella confinante Arma di Taggia. Dove io ho compiuto tante puntate professionali, ma senza incrociarla mai. E dove, come su tutta la Riviera dei Fiori, era già esplosa qualche settimana fa' quell'estate, che adesso é tornata quasi a farsi attendere.

Il fatto é che sono stato riconosciuto - e non il contrario! - da S., semplice fruitrice - mi ha detto! - del Web, per via delle fotografie che pubblico, forse proprio quelle di Blogger.

E solo che adesso che ne racconto mi torna in mente che S. era di sicuro con me - forse anche altri compagni! - a rappresentare la nostra IV elementare di Nervia all'evento di Radio Squadra, di cui qui ho già scritto. Chissà quali congetture ci faremo in proposito, quando ci rivedremo!

Capita... appunto!
Un passatempo, poi, questo mio, che, ad esempio, colto casualmente di recente anche da cari cugini di Milano, mi ha portato ad intrecciare con loro un revival di memorie, sia prossime che lontane geograficamente, che meritano un mio intervento a parte.


Questa piazza di Vallecrosia, dove si affaccia una piccola fermata - non più stazione! - ferroviaria, attualmente interessata da non più di due treni per direzione da e per Ventimiglia, lascia scorgere in fondo, al centro, l'ex-Piazza d'Armi di Camporosso Mare, una zona, nel suo complesso, riemersa ieri nella mia memoria per via di un amico che pure da poco mi aveva dato notizie di S., notizie che mi hanno consentito di vivacizzare la conversazione con lei. 
Una zona, che spesso agisce sotto traccia nelle trame dei miei post. 
Una zona dove l'altro giorno ho incontrato chi per caso mi ha parlato di Perinaldo, dimostrando l'entusiasmo della persona semplice che introduce qualche elemento di fantasia nella rivisitazione della storia della sua località natale.


Ma di Perinaldo - qui sopra la Chiesa Parrocchiale del paese - é abbastanza ferrato, per sue frequentazioni, il mio compagno di ieri che incidentalmente mi ha fatto notare che qualche elemento... creativo l'ho introdotto io nel riprendere da Gianfranco Raimondo - che continua a scrivere interessanti aneddoti su persone di Ventimiglia, aspetto che dovrò pur ricominciare ad affrontare prima o poi - episodi di ciclisti indipendenti d'antan. C'era a correre in anni lontani, infatti, anche un Croesi di Pigna, come indicato, appunto, correttamente all'inizio da Gianfranco, fatto, poi, convinto, come me, da certi commenti che si dovesse intendere il Croesi di Perinaldo. Ci sono stati due Croesi della nostra zona, più o meno nello stesso periodo, bravi e onesti pedalatori, insomma: ma questo a Gianfranco devo ancora comunicarlo...

Capita...



lunedì 6 maggio 2013

Insistendo con le cartoline d'antan

Facendo seguito ad un mio recente post, posso affermare di avere ritrovato, significativa sul piano della cultura materiale, un'altra cartolina di Torino, più precisamente di Superga, con la tranvia che lascia respirare aria d'antan, continuazione virtuale - come leggo nel Web - di un trenino a funicolare inaugurato nel 1884.





Insistendo su immagini "viaggiate", ne presento una di Boves, proprio spedita da me a metà anni '70, per un sintetico pensiero dedicato ad una  Città Martire della Resistenza, con il che mi trattengo, in questa occasione, da riferire aneddoti a me colà capitati.








La cartolina di Sarajevo, spedita a mia nonna materna da care ed affabili persone, a prescindere dal fatto che i saluti ivi contenuti allargassero alquanto il concetto di Slovenia, zona d'origine di quel lato della mia famiglia, riporta, dopo tanti anni, tristemente con il pensiero alle ultime criminali guerre dei Balcani.






Con la spiaggia di Ventimiglia, che oggi presenta in quel punto - prossimo a dove ho anche abitato - alcune rotonde, chiudo il mio breve argomentare con l'auspicio di una prossima, serena estate.