Ogni tanto qualcuno mi parla del Bar Irene di Ventimiglia (IM), che si trovava, inizialmente come locale molto piccolo, nella strada in fondo nella fotografia riportata qui sopra. Qualche tempo fa, parlando con uno dei primi proprietari, il medesimo mi fece scivolare nel discorso che qualcuno voleva scriverne la storia: ignorando, come il sottoscritto, in quel momento che qualcosa, anzi, ben più di qualcosa, come poi specificherò, era già stato in proposito realizzato.
Il fascino di quel locale, irradiato dal 1968 a metà anni '70, prima di cambiare anche nome, stava nel fatto, per dirla in estrema sintesi, che fu luogo, pur essendo fisicamente un semplice ritrovo come potevano essere tanti altri, di confronto civile e culturale per molti giovani e molti adulti. Mi riesce difficile spiegarne le ragioni: di sicuro giovò la presenza di un cinema, poi chiuso come tanti altri, e della Camera del Lavoro, oggi in una sede più grande a poche decine di metri di distanza.
Molte persone di cui ho già parlato o le ho conosciute o le ho frequentate anche in quell'esercizio.
Vi passarono in quegli anni uomini molto significativi. Di Francesco Biamonti, non ancora famoso e sempre disponibile a discutere, ho già in altra occasione accennato. Rimarco, ma avrei già dovuto farlo in precedenza, nell'occasione, come per altri di cui ancora dirò, il link che ho qui prima evidenziato.
Di Elio Lanteri, emerso come scrittore originale di questo entroterra solo poco prima della sua recente morte, voglio ricordare la carica umana non usuale, mentre rimando ad Imperia Parla, perché chi volesse, come mi auguro, saperne di più, con pazienza, di collegamento in collegamento può scoprirne il fascino d'autore, così come messo in evidenza da più commentatori. Ad ogni buon conto qui si può rinvenire una significativa recensione, di cui ringrazio virtualmente gli estensori.
Di Guido Seborga non sono del tutto sicuro di una sua qualche presenza al Bar Irene, ma la fugace conoscenza che ne potei personalmente avere l'ho ricavata di sicuro per occasioni maturate tra quelle mura.
Infine, arrivando al punto cui ho già accennato in premessa, una testimonianza già pubblicata del Maestro Scultore Elio Lentini, raccolta con usuale competenza da Bartolomeo Durante, che pur frequentò in quegli anni quel locale, fa vibrare ben altre intense corde di quelle che son capace di toccare io. Ne stralcio qualche passo qui di seguito: "La Ventimiglia che non c'è più: anni '60 - '70 l' "Accademia" estemporanea del bar Irene ... Aniante, Comisso, Laurano, Morlotti, Biamonti e tanti altri intellettuali nel ricordo di un protagonista: il Maestro Scultore Elio Lentini ... Eran altri tempi, di ideologie e di passioni, tempi anche controversi intrisi comunque di sogni. L'autografo del Maestro Elio Lentini, che fu testimone di quella stagione, permette di riviverla assieme a personaggi divenuti celebri e con altre persone dimenticate anche contro la ragionevolezza. E' uno spaccato di storia intemelia ma non di una storia ordinaria ... in un modo o nell'altro i protagonisti di quella stagione, sempre sospesa sugli equilibrismi di quell'epoca controversa che corre dal '68 ai primi anni '70, hanno lasciato in molti un ricordo profondo ... e anche degli insegnamenti."
Aggiungo, infine, che qui si trova la continuazione di questa testimonianza, in una pagina molto intensa, ancorché dettagliata.