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martedì 22 maggio 2012

Curiosando nel Web e... dintorni

Nell'arco di poco tempo, direi di poco più di una giornata, sul Web ho visto, invero, cose interessanti, ma anche, per alcuni aspetti, singolari.

Da un suo commento, apprendo che un mio conoscente é pro-nipote della persona che in Ventimiglia aiutò il patriota e romanziere Giovanni Ruffini nella sua fuga verso la salvezza in Francia: sull'inquadramento della vicenda qualcosa io avevo appena accennato qui.

Capito per caso su una sorta di dibattito su Twitter tra quelli che presumo siano dei giovanotti di Nizza. O, comunque, a modo loro interessati al capoluogo delle Alpi Marittime. Se riesco minimamente a rendere le forme dirette del "dialogo", i punti toccati che mi rammento sono i seguenti: I Nizzardi non sono né francesi né italiani. No, i nizzardi sono di origine italiana. Nizza si é liberata della Provenza già nel 1388. La Provenza si ferma al fiume Varo (ad ovest di Nizza: n.d.r.). Garibaldi era nizzardo. Sì, ma ha fatto l'Italia. Pepin (sarebbe Garibaldi: n.d.r.) ... 
A modo loro, appunto...

Rinvengo di continuo fotografie e cartoline d'antan, concernenti un po' tutto l'arco del Ponente Ligure. Nella pubblicazione di immagini di questo tipo mi sono ripromesso, per ovvii motivi, una pausa. Ma se non fosse sufficiente il Web, la realtà circostante sembra congiurare anch'essa. Non più tardi di questo pomeriggio in un pubblico esercizio scorgo istantanee storiche che, per la nostra zona, sono di assoluto rilievo: e magari queste, che meritano più di altre, sarà difficile che possa averle in formato digitale. Uscendo, incontro un amico che dice di avere visto scatti d'epoca postati da me ...

Sbircio un locale portale on line e vengo a sapere che le richieste di collaborazione per le ricognizioni da effettuare in loco da parte del cartografo (il colonnello!) Matteo Vinzoni fecero conflagrare la sommossa di Sanremo del 1753, subito duramente repressa dalla Serenissima Repubblica di Genova. Chiedo lumi all'autore di Cultura-Barocca. Ne ottengo in risposta che la menzione dell'episodio in questione me la sono smarrita io nel mare magnum della documentazione di quel sito.

E, ancora, su Cultura-Barocca vado a conoscere la, sinora inedita per me, straordinaria figura di un gesuita portoghese, molto celebre nel suo tempo, il Seicento, già confessore di Maria Cristina di Svezia: difensore di ebrei e di indios. Si tratta di Antonio Vieira. Forse vale la pena che mi diffonda un po' altra volta sul suo operato. Intanto, a questo link sussiste una bibliografia molto completa di questo personaggio.



sabato 12 maggio 2012

Leggendo per caso del Risorgimento ...


Vado via dalla provincia per qualche giorno e trovo anche il tempo di leggere in prestito un libro sul Risorgimento che, oltre che alla storia, mi riporta in alcuni passi ad un'altra passione, quella per i miei luoghi. Anche se, credo, il senso del tempo che é passato si afferra comunque ovunque, se non si va con troppa fretta.

Nell'inquadratura di cui sopra si potrà notare la statua dedicata alla madre dei patrioti fratelli Ruffini, posta in Taggia (IM).

Risulta pressoché d'angolo rispetto all'Oratorio dei Santi Sebastiano e Fabiano per la Confraternita I Bianchi. Ma sul capoluogo della Valle Argentina compio in questa occasione solo questa digressione. Già ce ne sarebbero tante da effettuare, evocate dalla trama che qui mi si é profilata.

Torno brevemente a quella donna, dei Curlo di Taggia, appunto. Eleonora nell'incisione del monumento. Lenora nel nome, penso aulico, riportato nell'opera che mi ha fornito il presente spunto. Forse avevo dimenticato, forse non conoscevo l'episodio, ma accompagnò - dopo la scoperta dei moti, repressi spietatamente sul nascere, della Giovine Italia nel 1833, a causa della quale morì suicida, come più comunente si ritiene, senza tradire i sodali nel carcere di Palazzo Ducale a Genova il figlio Jacopo - a Marsiglia da Mazzini l'altro, Agostino. 
Già influente sul grande patriota, ne accettò l'invito a rientrare nel Regno di Sardegna. Morì a Taggia, come poi accadrà al figlio Giovanni, già arrestato con il fratello Jacopo, ma avventurosamente salvatosi. Giovanni Ruffini ripercorse nel romanzo "Lorenzo Benoni" molti momenti topici, anche autobiografici, di quegli anni tormentati e densi di pericoli. Fece soprattutto conoscere agli inglesi - determinandone un flusso turistico d'elite - il Ponente Ligure con "Il dottor Antonio", pubblicato nel 1855. Per saperne di più su tutti questi ultimi aspetti, si potrebbe anche vedere qui su Cultura Barocca.

Sempre dal libro di cui all'inizio apprendo che la fuga - similare per molti versi a quella di Giovanni Ruffini - nel già citato torno di tempo da Genova del giovane Garibaldi, infiltrato come recluta nella Marina Sarda per ordine di Mazzini, avvenne via terra dapprima verso la natia Nizza. L'espatrio definitivo verso la salvezza in Francia gli fu agevolata dalla perfetta conoscenza delle colline su cui da ragazzo seguiva uno zio bracconiere a caccia di beccacce. E mi piace immaginare, allora, che l'altura qui ritratta, abbastanza vicina al porto locale, sia stata anch'essa teatro di quelle escursioni.

Ma almeno un'altra personale sorpresa da quella lettura voglio ancora mettere in evidenza. L'onegliese G. B. Cuneo - della cui biografia si può trovare traccia su Cultura Barocca -, difensore anch'egli delle - presunte - cause dei popoli del Sud America, ma soprattutto l'uomo che fu determinante per la piena adesione alla causa patriottica da parte di Garibaldi, con cui rimase sempre in contatto, conobbe il futuro Eroe dei Due Mondi sul ... Mar Nero. Tra uomini di mare, quali erano in una prima fase, poteva ben capitare! Ma il titolo di Santone lo ebbe solo il Cuneo.