Irene Brin
- nel ricordo dell'allora bambina - scendeva bella, elegante ed
altera. Si accompagnava alla zia della testimone, altrettanto dotata di
fascino, nel vialetto della casa dei nonni, dalle parti della curva del
Giro d'Argento della Via dei Colli di Bordighera: il secondo conflitto mondiale era appena
terminato, la vita - soprattutto quella brillante - riprendeva, gli
ufficiali alleati a quel ricevimento intendevano divertirsi.
In
quel periodo, e poco lontano, invece, si
trascinava stanca per spirito di servizio, forse perché glielo l'aveva
chiesto l'amico Beppe Porcheddu, Lina Meiffret,
a fare da segretaria a Garigue, governatore britannico della zona.
L'eroica patriota, già seviziata dai nazifascisti e scampata quasi per
miracolo alla prigionia in Germania, di sicuro ancora sconvolta per la
morte del fidanzato Renato Brunati,
suo sodale di lotta, fucilato come ostaggio al Turchino, certo non immaginava
che pochi mesi dopo un altro partigiano avrebbe in un suo memoriale - presente nell'archivio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia
- cercato in modo maldestro di incrinarne l'immagine ("La stessa dichiarò un giorno ad un suo intimo confidente di essere stata in contatto con elementi segreti del Comintern"), con il risultato, sul piano storico, di accrescerne caso mai la figura di combattente antifascista. In ogni caso, Lina Meiffret di lì a breve avrebbe trovato il secondo - ed ultimo - grande amore della sua vita, lasciando per Roma questa Riviera, dove negli anni a venire sarebbe tornata sporadicamente per minimi contatti con la famiglia.
La figlia del professore Raffaello Monti fu, invece, l'ultima persona a vedere in Bordighera Giuseppe Porcheddu poco prima che scomparisse nel nulla.
Esiste una fotografia, scattata da Beppe Maiolino e che Giorgio Loreti sta cercando di rinvenire nella versione originale, che, pubblicata indubbiamente rimaneggiata in una vecchia rivista, attesta - più che altro per via di un misterioso (in quanto di mano ignota) appunto in qualche maniera da collegarsi a quell'immagine - la presenza a quella che sembra la giornata conclusiva del Premio "Cinque Bettole" di Bordighera del 1957 (quello vinto dallo scrittore Fulvio Tomizza) di un trio formidabile di donne, Elsa De Giorgi, a quella data ancora molto legata a Italo Calvino, Marise Ferro, scrittrice e moglie di Carlo Bo, Emilia De Palma, moglie del poeta Carlo Betocchi.
Nel 1958 Maria Pia Pazielli trasferiva da Bordighera a Sanremo la sua "Piccola Libreria": di sicuro non mancarono di frequentarla nella nuova sede Francesco Biamonti, Luciano De Giovanni, Carlo Betocchi.
Nel 1958 Maria Pia Pazielli trasferiva da Bordighera a Sanremo la sua "Piccola Libreria": di sicuro non mancarono di frequentarla nella nuova sede Francesco Biamonti, Luciano De Giovanni, Carlo Betocchi.
Adriano Maini