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Visualizzazione post con etichetta Sanremo (IM). Mostra tutti i post
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venerdì 14 marzo 2025

Ghepeu, l'uomo che faceva saltare i ponti

 

Sanremo (IM): un angolo di Via Romolo Moreno

"Ghepeu", al secolo Sergio Grignolio, nato a Vallecrosia (e già questa circostanza meriterebbe qualche approfondimento) il 2 luglio 1926, ma soprattutto fiero abitante di Sanremo, fu un partigiano che godette di una discreta letteratura, a cominciare dalla lunga intervista rilasciata a Mario Mascia per "L'epopea dell'esercito scalzo" (ed. ALIS, 1946), primo libro di storia sulla Resistenza Imperiese, e dalla coincidenza della sua figura - come ribadito in alcune occasioni con colorite sottolineature dallo stesso protagonista - con il personaggio di "Lupo Rosso" ne "Il sentiero dei nidi di ragno" di Italo Calvino. Del resto Calvino si era ritrovato incarcerato con Grignolio quando questi effettuò la prima delle sue due rocambolesche fughe da una prigione nazi-fascista. Mascia mise in evidenza "Ghepeu" come il “bridge blower”, cioè l'uomo che fa “saltare i ponti”, aspetto ripreso da diversi scrittori.
Non evoca, invece, nulla di avventuroso, a ben guardare, la denuncia presentata dallo stesso Grignolio a Liberazione avvenuta, precisamente il 28 agosto 1945, contro una ragazza di Sanremo, dove era nata il 28 marzo 1927, quindi, minorenne, la quale aveva, per timore - per sua ammissione - di essere ritenuta complice, aveva segnalato alle Brigate Nere che nell'abitazione di famiglia di Via Romolo Moreno (nel centro storico della Pigna), abbandonata dai componenti perché sinistrata a seguito dei bombardamenti, pernottavano saltuariamente, tra dicembre 1944 e gennaio 1945, alcuni partigiani, tra cui "Ghepeu". 
 
Copia della pagina qui citata del brogliaccio delle Brigate Nere di Sanremo

Le ispezioni dei militi repubblichini non avevano avuto esiti positivi, ma il loro brogliaccio individuava il comportamento dei garibaldini, che avrebbero utilizzato la casa quale base momentanea, senonché, questi saloini, da inguaribili guardoni, come si evince da altre pagine del loro diario, non potevano trattenersi da usare frasi pittoresche a loro care quali l'attribuire - aggiungendo solo "pare" - a questi patrioti - il "fare baldoria" in un appartamento della limitrofa Via Rivolte prima di passare al già citato rifugio.
Il documento qui richiamato, al pari di quelli quasi tutti menzionati qui di seguito, è una copia, frutto di una ricerca effettuata nell'Archivio di Stato di Genova da Paolo Bianchi di Sanremo.

A Vallecrosia avevano visto la luce anche alcuni collaborazionisti, dei quali si è già detto.

Tra le testimonianze che incrociano "Ghepeu" e Italo Calvino - Pietro Ferrua (in "Italo Calvino a San Remo", Famija Sanremasca, 1991): "Italo Calvino trascorre circa tre notti fra Villa Giulia o Villa Auberg e il carcere di Santa Tecla paventando una fucilazione che lo risparmierà ma mieterà altre vittime. Durante questa breve detenzione si imbatte in Sergio Grignolio..." -, ma anche i fratelli Sughi, Pietro (Pier delle Vigne o della Vigna) e Juares (Leone), partigiani che con il futuro scrittore e con Grignolio avevano condiviso diverse esperienze di vita alla macchia, compresa la breve permanenza nella grotta scavata dal padre di Calvino nella sua campagna di San Giovanni di Sanremo, ce ne sono, pertanto, alcune di Pietro Ferrua, notevole personalità del pacifismo, dell'anarchia libertaria e della cultura, che tuttavia a proposito di un certo O., a distanza di tanti anni dalla fine del conflitto, non si era ancora accorto che si era trattato di una spia fascista, come del resto messo in evidenza anche in un rapporto del 2 giugno 1947 redatto dall’OSS statunitense, contenente verbali degli interrogatori subiti da Ernest Schifferegger (altoatesino, interprete, ex sergente SS), ma quest'ultimo è un atto solo da poco desecretato, mentre altri avrebbero dovuto essere noti da tempo..

Da una fonte occasionale diversa si è di recente avuta la conferma dell'identità del commerciante di Ventimiglia - al quale si è già accennato in un precedente post - in forza con la sigla "VEN.38" - non è chiaro se come agente o se come confidente - all'U.P.I. (Ufficio Politico Investigativo) della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) del regime di Salò.

Aveva la residenza a Bordighera la donna traduttrice (ed interprete) per gli occupanti tedeschi, per i quali lavorò prima a Sanremo, poi ad Ospedaletti: da quest'ultima località avrebbe fornito utili informazioni ad un resistente della città delle palme.

Adriano Maini

lunedì 11 novembre 2024

Il macchinista francese venne espulso

Ventimiglia (IM): un treno regionale francese in partenza dalla stazione ferroviaria

Ventimiglia presenta - si può dire da sempre - una stazione ferroviaria internazionale, dalla quale a lungo presero servizio tanti "cheminots", i quali, pertanto, dimorarono anche nella città di frontiera. Poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale un cameriere, ancora ragazzo, venne interrogato dai militi fascisti per tentare di incastrare un ferroviere francese, presunto (a ragione!) autore o regista dei continui lanci di volantini antifascisti e pacifisti lungo i binari ed altrove, ma quegli sostenne, suscitando l'ilarità degli inquisitori in camicie nere, che in quella casa si recava perché amante della moglie del vero indagato: in ogni caso gli sgherri del regime riuscirono a fare espellere da Ventimiglia quel macchinista.

Racconta Sergio Marcenaro, all’epoca giovane (classe 1931) staffetta partigiana della SAP di Vallecrosia, della necessaria complicata procedura clandestina messa in piedi dal fratello Pietro Gerolamo (Gireu), importante protagonista del distaccamento Gruppo Sbarchi Vallecrosia e, logicamente, alla macchia con i garibaldini, prima per contattarlo di persona in una baracca al di là del torrente di fronte al cimitero della località in questione, successivamente, una volta debitamente ragguagliato sui pericoli che avrebbe corso e, quindi, "ingaggiato", per potersi spostare in zona da un contatto all'altro per recare messaggi ogni volta a lui recapitati da persona diversa e da lui distribuiti pedalando con passione su di una vecchia bicicletta nella cui canna celava, come tanti protagonisti (un nome per tutti, Gino Bartali, "Giusto tra le Nazioni") di simili missioni della Resistenza, i dispacci che gli erano stati affidati.

Un altro anziano (era sui 16 anni il 25 aprile 1945), anch'egli già staffetta partigiana, ma a Sanremo, solo di recente si è concesso a rievocare con alcuni interlocutori momenti dell'epoca della Resistenza: in precedenza in pratica non lo aveva mai fatto, neppure nel suo recente libro di memorie relative ad intense vicende politiche e sindacali, dipanate nell'arco di oltre settant'anni. In queste occasioni non si è certo fatto guidare dal "politicamente corretto". Richiesto di parlare di un brigatista nero della città dei fiori, fucilato all'indomani della Liberazione, lo definisce un losco figuro già prima della guerra, un boss della zona di Sanremo dove la famiglia aveva il negozio di legna e di carbone da ardere, con familiari altri fascisti molto impegnati. Fu suo compagno di malefatte - ruberie di vario tipo - un emiliano, un "gobbo", che gestiva una pensione davanti alla Chiesa Russa e che si salvò fingendosi in extremis antifascista. Quel "figuro" aveva come complice anche una donna sorda (sembra a questo punto di entrare in una "Corte dei Miracoli") e manovrava a suo piacimento, sempre durante il periodo della Repubblica di Salò, altri colleghi miliziani. In ogni caso dalle richiamate conversazioni non sono emersi addebiti circa rastrellamenti e uccisioni di patrioti, il che è quanto sperava e spera tuttora un nipote del citato personaggio, anche se sarà sempre più difficile con il passare del tempo fare piena luce sui comportamenti del nonno materno.

Un documento - oggi desecretato - della CIA con data 6 dicembre 1951 è incentrato in sostanza sui rapporti tra i comunisti italiani e quelli francesi a cavallo della frontiera tra ponente ligure e Costa Azzurra. Tra gli altri aspetti in due pagine sottolinea attività di espatrio clandestino - ma non aggiunge di antifascisti spagnoli perseguitati dal regime franchista -, mette in rilievo il ruolo avuto in merito da Libero Alborno di Ventimiglia, indica altri collaboratori di quest'ultimo, delinea una presunta organizzazione paramilitare in provincia di Imperia di cui sarebbe stato a capo Nino Siccardi (Curto), già comandante della I^ Zona Operativa Liguria delle forze partigiane: se non che lo stesso rapporto appunta per i due anni precedenti continui imbarchi di Siccardi come macchinista su navi mercantili lasciando da ultimo un gustoso quadretto che suona più o meno come segue: "Siccardi porta con sé numerose copie della rivista comunista 'Vie Nuove" che distribuisce ai nativi nei porti africani".

Adriano Maini

sabato 2 novembre 2024

Marché aux fleurs

Nizza: Marché aux fleurs, Boulevard Jean Jaurès. Fonte: Rachel Koin

Un fotografo di Ventimiglia fu in quell'occasione molto fortunato. Dopo ore e ore di appostamento su di un albero al di fuori del muro di cinta di quella villa di Saint-Tropez, la famosa attrice, impietosita, lo ricevette e gli concesse un reportage che fece scalpore.

La nota che qui subito segue non può prescindere dalla fotografia che correda questo post, fotografia alla cui didascalia si rimanda per gli appropriati accrediti. La sosta a Nizza in prossimità di un mercato di fiori all'aperto - ma quella che si cercava era una fontanella - in quel lontano 1970 del pullman che, partito da Sanremo per raccogliere partecipanti anche nella zona più di confine, portava a Grasse l'allegra comitiva, fece rivivere ad alcuni la scena in cui Cary Grant nel film "Caccia al ladro" finisce tra ceste del variopinto prodotto e viene colpito alla testa da un innocuo mazzo, agitato da un'alterata anziana venditrice: rivisitazioni di immagini del film e confabulazioni di decenni dopo fanno proprio propendere per tale ambientazione (sempre che Alfred Hitchcock non fosse ricorso, con il semplice ausilio di qualche fondale, al classico studio hollywoodiano), anche perché la citazione fatta dell'episodio nel romanzo "54" dei Wu Ming non aiuta molto in proposito.

Un altro fotografo, in questo caso di Bordighera, bazzicava spesso in veste professionale il noto ritrovo "Le Pirate" di Cap Martin, indirizzo mitico degli anni '60 e '70, ma al momento non è ancora dato sapere dove reperire qualche suo relativo scatto.

Franco Giordano, ex partigiano, nel suo "Le historiae del Contahistoriae" ha dedicato un discreto spazio non solo alle sue attività imprenditoriali in Costa Azzurra, ma anche a episodi di vita brillante e mondana, che di tutta evidenza non aveva condotto solo nella sua natia Sanremo.

Da pochi mesi è stato pubblicato il nuovo libro di Arturo Viale, "I Sette Mari". Nell'ennesima fatica letteraria di questo autore del ponente ligure non potevano mancare pagine che spaziassero anche nel Nizzardo, per cui chi lo leggerà potrà, ad esempio, approfondire le sue conoscenze sulla leggenda di Santa Devota, patrona del principato di Monaco, sul capitano Bavastro, corsaro di Napoleone, sull'emigrazione di una famiglia siciliana di cui almeno una componente fece tappa anche nella città natale di Garibaldi, sulla nave che portò Grace Kelly in sposa al "suo principe".

Adriano Maini

venerdì 4 ottobre 2024

... il Gruppo Sbarchi Vallecrosia

Vallecrosia (IM): la zona del rio Rattaconigli, al confine con Bordighera, teatro di molte operazioni del Gruppo Sbarchi

La conferenza di venerdì 10 maggio 2024 a Sanremo, di presentazione del libro di Giorgio Caudano (con Paolo Veziano), Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945 (Regione Liguria - Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024), introdotta con un breve cenno alla figura del capitano Gino Punzi, ha focalizzato le complesse vicende - tristemente esemplari - di tre esponenti dei servizi segreti tedeschi di stanza nella città dei fiori, il Gruppo Sbarchi di Vallecrosia, i SIM (Servizio Informazioni Militare) dei partigiani del ponente ligure, l'avidità di spie e delatori, ma il lavoro in questione è di sicuro molto più esauriente.

Il milite della GNR G.B. Cotta, in permesso a Libri, Val Roia, aveva proceduto - come testimoniato in seguito dal maresciallo di finanza Efisio Loi e da due guardie, al fermo con sevizie di due ufficiali inglesi, arrivati da quelle parti perché fuggiti dal campo di concentramento di Fontanellato (PR) e trasferiti per tappe successive sino ad Imperia: con ogni probabilità i due britannici furono tra le tante persone scomparse nel nulla in quel tragico periodo, mentre al Cotta, imputato di altri reati, spettò un premio di 500 lire.

Alipio Amalberti era zio di Pietro Gerolamo Marcenaro, uno dei responsabili del Gruppo Sbarchi Vallecrosia, e fu in contatto con il gruppo di patrioti animato da Lina Meiffret e da Renato Brunati. A danno di Amalberti nel corso della perquisizione fattagli in casa a Vallecrosia il 24 maggio 1944 Giovanni Gallerini, altro milite della GNR, si impossessò "reato commesso con altri... di un marengo d'oro, di 2.950 lire in denaro, di una penna stilografica, di un orologio da tasca in metallo, marca Roscof, convertendo il frutto in proprio profitto". Gallerini partecipò a diversi altri misfatti compiuti dai fascisti repubblichini, ma qui adesso occorre sottolineare che condusse entro pochi giorni (il 5 giugno 1944) dal suo furto alla fucilazione in Badalucco Alipio Amalberti ed altri tre giovani partigiani, dopo averli seviziati, così come percosse brutalmente Meiffret (anzi, con lei fu particolarmente efferato) e Brunati in carcere ad Oneglia. Gallerini ebbe anche a che fare con il maggiore Enrico Rossi, arrestato dalla Guardia Nazionale Repubblicana il 5 giugno 1944 insieme al tenente Alfonso Testaverde ed al tenente Angelo Bellabarba perché tutti ritenuti complici di Meiffret e Brunati, mentre a quella data Brunati era già stato fucilato al Turchino. Il Gallerini risulta condannato all'ergastolo dalla Corte di Cassazione, ma non è dato sapere cosa gli successe dopo, se cioè, come quasi sempre, non vide ben presto ampiamente scontata la sua pena.

Si è fatto sin qui ampio riferimento a dispositivi di sentenze della Corte d'Assise Straordinaria di Sanremo (presidente Vincenzo Montulli), nelle copie di Paolo Bianchi di Sanremo di documenti depositati presso l'Archivio di Stato di Genova: è d'uopo aggiungere che colpisce in queste carte il notevole spazio dedicato a risibili motivazioni giuridiche, veri e propri esercizi da azzeccagarbugli.

Finita la guerra il padre di Bellabarba si rivolse tra gli altri (Emilio Biancheri e Tommaso Frontero di Bordighera) anche a Pietro Marcenaro per ottenere la certificazione di patriota del figlio, deceduto a Monaco di Baviera appena liberato dal lager.

Il 21 luglio 1945 il Gruppo Sbarchi, invero, la SAP di Vallecrosia, ed il CLN, sempre di Vallecrosia, a firma rispettivamente di Achille Lamberti (Andrea) e di Annibale Vedovati - come da attestazione conservata da Arturo Viale - annoverava tra i suoi collaboratori anche il tenente Mario Pecollo, che in precedenza aveva militato tra i partigiani autonomi del maggiore Enrico Martini (Mauri).

Adriano Maini

domenica 29 settembre 2024

Calvino non poteva non essere riconosciuto

Ospedaletti (IM): Villa Cicalina

A Villa Cicalina a Capo Nero di Ospedaletti Elsa De Giorgi e Italo Calvino vissero, a metà anni Cinquanta, un intenso periodo estivo nell'arco di una relazione che non si alimentò solo di passione (Elsa De Giorgi, Ho visto partire il tuo treno: "Sono con te, tutto il resto mi è estraneo e indifferente... Il nostro amore scorre ancora accidentato e tutto rapide e anse come un torrente, e forse è in questa sua natura, nella natura accidentata e sassosa del terreno che attraversa la sua vera natura, la prova vera della sua forza: ma è di quei torrenti che si sa che diventeranno fiumi che traverseranno pianure e regioni che nutriranno mari"), ma anche corroborò la vena artistica dello scrittore nato a Cuba che prese ispirazione dall'amata per diverse figure femminili delle sue opere dell'epoca. 

Della signora, già famosa attrice del cinema, è d'uopo anticipare che era ormai vocata a intensi impegni in teatro, ma ancora lontana (come invece per lei sarà decenni dopo) ad essere se non musa, sodale di diversi intellettuali, tra cui, ad esempio, Carmelo Bene, ed a fare rifulgere la sua intelligenza in altri memoriali che non fossero "I Coetanei" (la cui pubblicazione fu occasione galeotta per farle conoscere Calvino), lavori nei quali tornerà sulle singolari vicende del marito, Sandro Contini Bonacossi, protagonista a pieno titolo della Resistenza, ma anche co-erede di uno straordinario patrimonio artistico, la cui dissoluzione venne indagata con occhio lucido, dopo la sua tragica scomparsa, dalla moglie. 

Per giunta spicca in quel lontano frangente un singolare aneddoto.

Un giovane fotografo di Sanremo, destinato di lì a breve a diventare apprezzato e famoso - seguendo le orme del padre e di un nonno - , era stato convocato in quella casetta per scattare immagini di manufatti artistici realizzati dall'ex diva dei "telefoni bianchi": fece brevemente capolino da dietro una tenda Calvino, vero ligure dal carattere schivo, sì, ma che non poteva non essere riconosciuto da un abitante della città dei fiori, oltrettutto amico di tanti amici dell'ex partigiano Santiago.

Adriano Maini

mercoledì 21 agosto 2024

Francesco Biamonti svolse la sua relazione in un'afosa serra a mezza collina in Ospedaletti

Ospedaletti (IM)

La sede del Partito comunista ad Imperia era in Via Repubblica quando segretario provinciale della F.G.C.I., la Federazione Giovanile Comunista, era Lorenzo Muratore. Lorenzo Trucchi ha ben vivo il ricordo di quando, nei primi anni Sessanta, da Ventimiglia si misero in auto, una scassata utilitaria, per una assemblea che si svolgeva nel capoluogo lui, l'altro Lorenzo, Angelo Oliva ed un quarto giovanotto, che fece poi carriera a Roma, allontanandosi forse dalla politica, ma rimanendo sempre in contatto con Giorgio Loreti.
Erano tutti - i ragazzi cui sin qui si è accennato - amici di Francesco Biamonti, che non era ancora lo scrittore oggi ben noto, anche se qualche suo breve scritto era già apparso. Così come era avvenuto per Angelo Oliva, il quale subito dopo si sarebbe cimentato in ben altro genere di carte e di esperienze, ma di cui - sottolineatura di quanto si è appena detto - è stato di recente pubblicato a cura dell'Unione Culturale di Bordighera il racconto "Una grossa porcheria" in un opuscolo corredato da affettuose memorie di persone che lo avevano conosciuto bene.
Il viaggio citato probabilmente coincise con il congresso in cui venne eletto segretario provinciale della F.G.C.I. Mauro Torelli, futuro segretario provinciale del PCI e deputato, che nel suo libro di memorie politiche avrebbe dedicato righe intense non solo ai compagni di partito Trucchi (il curriculum di questo Lorenzo vede in ordine di tempo le cariche di segretario della Camera del Lavoro di Ventimiglia, segretario provinciale della C.G.I.L., consigliere regionale) e Muratore (assente o quasi, stranamente, Angelo Oliva, ma il ruolo "agli esteri" di quest'ultimo lo tenne sempre per i rapporti ufficiali lontano da questa Riviera), ma anche - per gli impegni culturali e sociali degli anni Sessanta - ai socialisti Loreti e Biamonti.
 

Giorgio Loreti era attivamente impegnato nell'Unione Culturale Democratica di Bordighera, ma anche, in Sanremo nella Federazione Giovanile del PSI, con altri giovani, tutti incoraggiati da Adolfo Siffredi, patriota antifascista (Fifo), che era stato il primo sindaco di Sanremo alla Liberazione. Loreti era molto preso in particolare dal redigere bollettini di informazione, tutti rigorosamente stampati a ciclostile, così da poter anche stampare in un'occasione i complimenti e le esortazioni a proseguire sulla strada imboccata, ricevuti dall'ex comandante partigiano Vitò.
 

Francesco Biamonti fu brevemente segretario provinciale del Partito socialista, quando la sede del PSI era in via Foce ad Imperia. Il suo discorso di commiato dalla carica venne sviluppato in un congresso che si tenne in un'afosa serra a mezza collina in Ospedaletti: fece un discorso dall'ampio respiro, molto colto, pressoché inusuale per gli astanti, cui minimamente poté competere per qualità quello di un insegnante di musica di Pieve di Teco.
 

Poco prima, allo svolta degli anni Sessanta, giovani democristiani di Ventimiglia, tutti universitari, si attrezzavano per le loro carriere professionali e politiche a venire in... feste danzanti - a capodanno indossando in genere berretti da goliardi -, intrattenimenti vari, pranzi e cene da post-sciate, escursioni in campagna, cacce al tesoro e così via, non disdegnando di accompagnarsi a veri figli e figlie del popolo.  
 

Alla svolta successiva, quella degli anni Settanta, usciva da una tipografia un periodico progressista, alla cui redazione partecipava almeno un dirigente locale democristiano, un altro amico di Francesco Biamonti, lo stesso che a gennaio 1973 insieme al Presidente Provinciale ACLI - anche questi abitante nella città di confine - si sarebbe dato molto da fare - insieme ad attivisti comunisti, socialisti ed indipendenti - per la buona riuscita della Marcia per la Pace in Vietnam, da Ventimiglia a Bordighera. Quella pubblicazione portava il nome di "La Goccia" e vedeva tra i suoi redattori anche il parroco di Airole: forse, risentiva di un clima particolare, contrassegnato anche un po' prima dalla presenza attiva tra Ventimiglia e Vallecrosia di preti e diaconi, nonché di una sorta di missionari laici, tutti impegnati nel sociale e tutti (o quasi) venuti da fuori, a titolo di paradigma chi dalla Lombardia, chi dalla Toscana, dei quali pochi ricordano qualcosa, se non una certa definizione riferita ad alcuni di loro, non si sa più se amichevole o irriverente, di "preti comunisti".
 

Adriano Maini

lunedì 5 agosto 2024

Studenti di Ventimiglia e di Sanremo a cavallo della seconda guerra mondiale

Sanremo (IM): l'edificio (già Monastero delle Monache Turchine) che fu sede del Liceo Classico frequentato da Italo Calvino

Qualche anno prima dell'ultimo conflitto mondiale un giovane orfano di Ventimiglia per completare il curriculum scolastico antecedente l'Università, alla quale non sapeva ancora se sarebbe stato in grado di iscriversi, fu costretto a entrare in Seminario a Bordighera: era per lui lungi da venire una non facile esperienza - cattedra ricoperta come supplente di un titolare in distacco perché a lungo parlamentare - di insegnante di lettere alle superiori, di esperto di latino e di Pirandello, di preside - quest'ultimo un incarico in posizione infine stabile -.

In quel torno di tempo scendevano a piedi a Ventimiglia per le richiamate esigenze di frequenza scolastica due ragazzi di paeselli vicini di Val Roia, uno destinato a diventare avvocato di nome e sindaco della città di confine, l'altro vocato, prima di accedere all'insegnamento, ad essere capitano di mare.

Si trovava nella stessa classe liceale di Italo Calvino a Sanremo la futura insegnante, la quale, appena finita la guerra, impartiva ripetizioni al ragazzo destinato a ripercorrere con onore una strada di famiglia diventando un celebre fotografo. La ragazza non poteva vaticinare che avrebbe insegnato alle medie inferiori di Ventimiglia né che tornata nella sua vecchia scuola anche lì avrebbe svolto il suo ruolo, ma in una sede che ormai fisicamente era di Ragioneria: meno che mai che in tempi ancora più recenti certi suoi metodi autoritari sarebbero stati aspramente criticati su libello dal colto e brillante divulgatore, ma anche severo fustigatore di costumi, che si chiama Marco Innocenti.

Con Calvino e la non avvenente fanciulla - ed Eugenio Scalfari ed altri nomi risonanti nella storia della Sanremo bene, certo - c'era anche, come attesta una non del tutto nota fotografia, il futuro ingegnere - con radici in Bordighera - di Ventimiglia, che ben prima di poter esercitare dovette, arrestato quale patriota antifascista, passare per le forche caudine di un campo di concentramento nazista.

Appena finiti gli eventi bellici, per affrontare al meglio il liceo classico a Sanremo, dopo la forzata interruzione degli studi, prendeva lezioni da un personaggio qui già citato, che all'epoca era appena entrato nella vita politica, un giovanotto destinato a diventare un illustre giurista e poi, anche lui, un reggitore a livello centrale della cosa pubblica.
Tra i tanti meriti del suo mentore, tuttavia, si è ritrovata - per via di uno strano caso di quelli che a volte capitano - almeno una nota stonata: la copia di una lettera con cui nel 1958 aveva cercato - invano, si può aggiungere, con il senno di poi - di impedire l'assegnazione di una casa popolare ad un attivista comunista, già partigiano, come sottolineava proprio lo scrivente, a quel punto del tutto dimentico di aver fatto parte di un C.L.N. locale. 

Rimane indeterminato il periodo nel quale un maestro di Ventimiglia, sposata una collega di Apricale - un borgo natio di intellettuali, nonostante vecchie dicerie - venne convinto dalla moglie a perfezionare gli studi, così da diventare, da laureato e da docente, anche un esperto della lingua dell'antica Roma e, successivamente, preside del latinista già menzionato.

Ed altri passi ancora si sono incrociati, anche se non per tutti, tra politica, docenze, relazioni sociali.

Adriano Maini

domenica 28 luglio 2024

Quelle linee elettriche senza filobus


Ventimiglia (IM): uno scorcio del "Borgo"

Arrivando per caso nella zona di Ventimiglia detta "Borgo" tornano in mente pregresse vicende e situazioni. A rammentare i filobus sono rimaste - stranamente - solo le linee elettriche aeree. Il raddoppio - con tanto di curve - del finitimo ponte stradale sul fiume Roia ne ha impedito - sembra - la continuazione del servizio, del resto in oggi abrogato su tutto il resto del tragitto sino a Sanremo. Non erano i mezzi pubblici più frequentati dai tanti studenti dell'Istituto Professionale per il Commercio ai tempi allocato nel vicino centro storico di Ventimiglia Alta, i quali, invece di affrontare la discesa, preferivano attendere lassù gli autobus provenienti dalla frontiera di Ponte San Luigi. Ma se l'orario giornaliero era di quattro ore - uscita alle 12.30 - molti loro colleghi delle scuole del centro gradivano fare quattro passi sino al piazzale capolinea di quel sito. Magari fermandosi anche a degustare le deliziose limonate servite nel bar oggi occupato da una tabaccheria.
 
Viene giocoforza ripensare al fatto che i citati cavi, non più utilizzati per i filobus, sono tuttavia rimasti al loro posto da Ventimiglia a Sanremo.
 
Qualche esempio.

Ventimiglia (IM): Chiesa di Sant'Agostino

A Ventimiglia, davanti alla Chiesa di Sant'Agostino. 



A Vallecrosia.  


A Bordighera.

Bordighera (IM): Chiesa della Madonna della Ruota

Davanti alla Chiesa (privata) della Madonna della Ruota a Bordighera.

Ospedaletti (IM): Villa Cicalina

Ci si imbatte in quei fili anche a Capo Nero, tra Ospedaletti e Sanremo, sempre che si voglia guardare bene Villa Cicalina che ospitò Elsa De Giorgi ed Italo Calvino in una calda estate di quasi settant'anni fa.

Sanremo (IM): rotonda all'incrocio di Corso Matuzia con Corso Inglesi

Sanremo (IM): all'inizio di Corso Imperatrice

Sanremo (IM): la statua della Primavera in Corso Imperatrice

Si possono vedere a Sanremo in vari punti di Corso Imperatrice.

Sanremo (IM: Villa Mi Sol

Accarezzano - per così dire - anche Villa Mi Sol.

E, se qualche mese fa potevo scrivere che forse si poteva ancora sperare per l'estremo ponente della provincia di Imperia nel ripristino dei filobus, oggi che è iniziato lo smantellamento dei relativi residui impianti stradali bisogna proprio abbandonare ogni speranza!

Adriano Maini

 

sabato 18 maggio 2024

Rosso, bianco e...

Sanremo (IM): la ormai dismessa vecchia stazione ferroviaria

A metà anni Cinquanta per i conduttori della linea ferroviaria Ventimiglia-Genova era normale scambiare qualche parola quando verificavano i documenti permanenti di viaggio di deputati e di senatori, tutte persone affabili, tutte vestite modestamente: era particolarmente cordiale un parlamentare democristiano di Savona che talvolta indossava un abito che presentava il rammendo di qualche strappo.

Sempre in quel torno di tempo - ma ancora dopo -, era illegare distribuire volantini politici sui treni. Ma non solo in tali casi. Ancor più si affrontavano i rischi di sanzioni se tali operazioni le facevano italiani in territorio francese. Capitava a militanti comunisti della zona di Ventimiglia (come di altre zone di frontiera, specie quelle con la Svizzera) correre di tali alee in occasione del rientro in patria (quella vera! quella del cuore e degli affetti umani!) su strada ferrata di migliaia e migliaia di connazionali emigrati per le elezioni politiche, che, invero, usufruivano degli sconti - riduzione a metà - sui prezzi dei biglietti, ma indubbiamente affrontavano spese non indifferenti - ancorché motivate anche dalle visite ai loro cari rimasti nel Paese e/o ai loro luoghi - per i magri bilanci familiari dell'epoca. Ad attendere i citati attivisti "rossi" alla stazione di Sanremo in tante occasioni era Libero Alborno, il Libero de "La curva del Latte" di Nico Orengo, che, quale personaggio reale, probabilmente sapeva di essere schedato dalla CIA perché organizzatore di attraversamenti clandestini oltre confine di repubblicani spagnoli e di altri profughi politici, come già prima, insieme a Luigi Lorenzi, detto "Luigiò", di quelli di ebrei, stranieri e non, in fuga per le leggi razziali di Mussolini. Ma di Libero manca tuttora una storia per così dire ufficiale, dalla sua attività - già avviata dal padre - di ibridazione di rose alla sua presenza nel primo e nel terzo - l'ultimo - CLN di Ventimiglia e tanto altro ancora, mentre nella tradizione popolare il ricordo che si tramanda di lui è quello di generoso benefattore.

I giovani della Federazione Giovanile Comunista di Roma attorniavano attenti - in quella primavera del 1971, all'indomani di quella imprevista, straordinaria e storica nevicata, in quel giardino della scuola di Partito delle Frattocchie - un sorridente Angelo Oliva con l'eterna sigaretta Gitanes Maïs in bocca.

Il funzionario comunista imperiese - alla svolta degli anni Ottanta - sosteneva con il suo accompagnatore che il deputato comunista di Nizza, già segretario di quella Federazione, gli ricordava molto un bandito corso.

Ai tempi dello scandalo sessuale di Gary Hart - del quale ancor oggi si scrive che senza le citate attenzioni mediatiche sulla sua vita privata avrebbe tranquillamente vinto nel 1988 le elezioni a Presidente degli Stati Uniti - il futuro deputato, poi senatore, democristiano, professore universitario, affermava bonariamente in amabile conversare per una via della cittadina intemelia che in Italia Hart non solo avrebbe potuto candidarsi, ma avrebbe anche riscosso un grande successo.

Il funzionario della Chambre de Métiers et de l'Artisanat delle Alpi Marittime teneva nel suo ufficio di Saint Laurent du Var un vecchio calendario de "Le Patriote", periodico dei comunisti locali, tuttora edito online. Il visitatore italiano lo riconobbe come tale, ma il collega francese fece mostra di non avere inteso. Mesi dopo quel documento non appariva già più. Di sicuro l'ambiente dei dirigenti dell'Artigianato del Nizzardo non era - e non è - dei più progressisti.

Si potevano - se di ritorno dalla capitale - incontrare al bar dell'aeroporto di Fiumicino il deputato di Imperia ed il senatore della zona, leghisti, eletti nella tornata del 1994: esempi di uomini politici scomparsi da tempo dalla scena.

Adriano Maini

domenica 12 maggio 2024

Partire da Sanremo per degustare a Ventimiglia baguette farcite con acciughe e cipollotti

Ventimiglia (IM): la zona Borgo

Sul finire degli anni '40 in un rinomato bar del centro di Ventimiglia molti clienti pretendevano di bere il caffé solo se fatto dal cameriere più giovane.

In quegli anni si diffondevano in tutta la zona alcune contaminazioni tra cucina locale ed altre regionali, tutte usanze all'insegna del necessitato risparmio: singolare il fatto che nelle arbanelle di pomodori secchi sott'olio venissero sempre più spesso aggiunti aglio e basilico.

A Bordighera era ancora su piazza una caratteristica venditrice ambulante di farinata, ancora oggi ricordata con tanta nostalgia.

Ad un altro esercizio di Ventimiglia al primo quarto degli anni '50 affluivano anche da Sanremo gruppi di giovanotti della piccola borghesia per degustare baguette - rigorosamente acquistate in giornata dal titolare a Mentone - farcite con acciughe e cipollotti nostrani ed intrise di burro ed aceto.

E diversi erano i siti per quelle che si potrebbero definire "merende fuori porta", in genere ubicati in campagna o in collina.

Sempre sul piano della memoria, si rincorrono e si accavallono tuttora le voci sulle migliori "pisciadele" della città di confine, tutte realizzate - altri tempi! - in condizioni di igiene che lasciavano molto a desiderare.

I locali in linea con la decenza gareggiavano giocoforza per attirare i ghiottoni non con la singola specialità, ma con l'offerta complessiva di prodotti da forno: l'eccellenza di uno di questi viene tramandata di generazione in generazione.

Un'insidia era, tuttavia, in agguato, perché, soprattutto a Bordighera, i piccoli forni annessi alle panetterie offrivano la possibilità di cottura a buon prezzo a frotte di massaie dalle mani d'oro, per un tripudio di verdure ripiene, di torte verdi e di dolci.

Ancora nei primi anni Sessanta per tante persone, non solo immigrate di recente, che non si potevano permettere che molto raramente di comprarli, le ricette concernenti le castagnole di Ventimiglia e i biscottelli di Bordighera - per non dire di altre prelibatezze del posto! - apparivano, invero, misteri esoterici, così come è ancora alla data odierna per le "bane" di Camporosso.

Indimenticabili, inoltre, le limonate fatte rigorosamente "con olio di gomito" in uno (oggi allocato un po' più a sud) dei due storici bar della zona Borgo - ponte sul fiume Roia a Ventimiglia.

Al fianco di ristoranti prestigiosi, meta di personaggi famosi, erano ancora diffuse, soprattutto nell'entroterra, locande e trattorie dai piatti caratteristici - coniglio, capra e fagioli, ecc - ma con l'apertura del primo esercizio che vendeva pizza al taglio (si potrebbe, tuttavia, pure scegliere un altro esempio) - forse si può intravvedere simbolicamente un deciso cambio di assetto strutturale, quale si prolunga in età contemporanea, non solo connotato di raffinatezze o di novità, d'ambiente e di portate, o di veloce consumo, ma anche di diffusione di manuali di cucina dalla più o meno facile consultazione, di negozi di gastronomia varia e di altro ancora.

Adriano Maini

venerdì 12 gennaio 2024

Maria Pia Pazielli trasferiva da Bordighera a Sanremo la sua "Piccola Libreria"

Bordighera (IM): una vista dalla Via dei Colli

Irene Brin - nel ricordo della nipote della sua amica, allora bambina - scendeva bella, elegante ed altera. Si accompagnava alla zia della testimone, altrettanto dotata di fascino, nel vialetto della casa dei nonni, dalle parti della curva del Giro d'Argento della Via dei Colli di Bordighera: il secondo conflitto mondiale era appena terminato, la vita - soprattutto quella brillante - riprendeva, gli ufficiali alleati a quel ricevimento intendevano divertirsi. 

In quel periodo, e poco lontano, invece, si trascinava stanca per spirito di servizio, forse perché glielo l'aveva chiesto l'amico Beppe Porcheddu, Lina Meiffret, a fare da segretaria a Garigue, governatore britannico della zona. L'eroica patriota, già seviziata dai nazifascisti e scampata quasi per miracolo alla prigionia in Germania, di sicuro ancora sconvolta per la morte del fidanzato Renato Brunati, suo sodale di lotta, fucilato come ostaggio al Turchino, certo non immaginava che pochi mesi dopo un altro partigiano avrebbe in un suo memoriale - presente nell'archivio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia - cercato in modo maldestro di incrinarne l'immagine ("La stessa dichiarò un giorno ad un suo intimo confidente di essere stata in contatto con elementi segreti del Comintern"), con il risultato, sul piano storico, di accrescerne caso mai la figura di combattente antifascista. In ogni caso, Lina Meiffret di lì a breve avrebbe trovato il secondo - ed ultimo - grande amore della sua vita, lasciando per Roma questa Riviera, dove negli anni a venire sarebbe tornata sporadicamente per minimi contatti con la famiglia.

La figlia del professore Raffaello Monti fu, invece, l'ultima persona a vedere in Bordighera Giuseppe Porcheddu poco prima che scomparisse nel nulla.



Esiste una fotografia, scattata da Beppe Maiolino e che Giorgio Loreti sta cercando di rinvenire nella versione originale, che, pubblicata indubbiamente rimaneggiata in una vecchia rivista, attesta - più che altro per via di un misterioso (in quanto di mano ignota) appunto in qualche maniera da collegarsi a quell'immagine - la presenza a quella che sembra la giornata conclusiva del Premio "Cinque Bettole" di Bordighera del 1957 (quello vinto dallo scrittore Fulvio Tomizza) di un trio formidabile di donne, Elsa De Giorgi, a quella data ancora molto legata a Italo Calvino, Marise Ferro, scrittrice e moglie di Carlo Bo, Emilia De Palma, moglie del poeta Carlo Betocchi.

Nel 1958 Maria Pia Pazielli trasferiva da Bordighera a Sanremo la sua "Piccola Libreria": di sicuro non mancarono di frequentarla nella nuova sede Francesco Biamonti, Luciano De Giovanni, Carlo Betocchi.

Adriano Maini

domenica 31 dicembre 2023

Rosa Genoni e Sanremo

Rosa Genoni - Fonte: Giusi Sartoris in pagina ufficiale Rosa Genoni

Su  Rai 3 e su Rai Storia venne presentata un po' più di due anni fa l'affascinante storia di Rosa Genoni

Una donna che aveva fatto importanti prove professionali nella vicina Nizza. 

Eraldo Bigi, con studio da avvocato e abitante in Sanremo, aveva saputo cogliere la presenza della Genoni nella città dei fiori.

Pubblicando il suo articolo su SANREMO, Storia e Tradizioni, Gruppo Pubblico di Facebook, Bigi aveva, altresì, intercettato l'interesse della signora Fabiana Podreider Lenzi, bisnipote della Genoni.

Qui di seguito una parte dei dialoghi che si sono intrecciati su quel gruppo intorno alla figura di Rosa Genoni.

R. M.
solo queste 2 righe, trovate in questo ampio articolo sulla sua vita: " Negli anni successivi alla guerra, Rosa si dedicò ancora all’insegnamento (smise nel 1933 per non giurare fedeltà al fascismo) e allo studio degli scritti antroposofici di Rudolf Steiner. La famiglia si trasferì a Nervi e poi a Sanremo, dove Alfredo morirà nel 1936. "https://www.elle.com/.../a20.../rosa-genoni-stilista-storia/

Fabiana Podreider Lenzi
Buongiorno io sono la bisnipote di Rosa Genoni , @D. G. che fa parte di questo bellissimo gruppo mi ha segnalato le vostre domande e sono felice di poter dare alcune risposte:
Alfredo Podreider marito di Rosa soffriva di un qualche tipo di malattia polmonare e la famiglia si trasferì a Nervi per un periodo poi a San Remo, dove lui poi morí nel 1936.
Rosa e la figlia Fanny trascorsero gli anni della guerra a Sanremo nella Villa in Corso degli Inglesi 100.
La casa fu poi venduta alla fine degli anni ‘50, crediamo sia stata demolita per costruirvi un condomino.
Rosa si spostò a Sanremo anche per sfuggire dalla troppa attenzione della questura di Milano che le faceva perquisizioni frequenti per la sua attività femminista e socialista.
[...]  Era [la casa della dimora Genoni] al numero 100 di Corso degli Inglesi, non so se può essere un indizio sufficiente per recuperare il nome.
[...] Mia madre si ricorda con nostalgia la sua infanzia trascorsa a Sanremo
[...] Casa Haart&fils era inizialmente un negozio di biancheria francese per la casa in Corso Vittorio Emanuele, quando Rosa ne diviene direttrice. L' attività si espande prima aggiungono il primo piano superiore con la sartoria , ma il lavoro cresce e apriranno quattro piani di esposizione e laboratori e impiegheranno 100 lavoranti , ampliando le attività al disegno di abiti da sera , da cerimonia , pellicceria .
Rosa aprì diverse boutique, una a San Remo, una a St. Moritz, le località meglio frequentate dall’aristocrazia del tempo .
Rosa dirigerà la casa di moda fino al 1914 quando allo scoppiare della prima guerra mondiale il richiamo per il pacifismo la coinvolge totalmente facendole decidere di licenziarsi e dedicarsi alla Wilpf. Viaggerà con una delegazione per le maggiori capitali europee per cercare di fermare lo scoppio della guerra.
Era proprio a Londra a colloquio col Primo Ministro quando l'Italia decide di entrare in guerra.

M. F.
@Eraldo Bigi grazie per aver condiviso con a storia di questa signora “pioniera” di modernità! Quale era il negozio con cui collaborava? All’epoca Sanremo aveva parecchie Boutique di moda

Fabiana Podreider Lenzi
@M.F. casa Haardt&fils
[...] rosagenoni, colei che inventò il Made in Italy: è la pagina ufficiale gestita dalla famiglia, se vi piacciono le foto d’epoca e per saperne di più vi invito a seguirla

Eraldo Bigi
@Fabiana Podreider Lenzi fatto. Grazie.

Dino Taulaigo [amministratore del gruppo] Ringrazio Eraldo Bigi e Fabiana Podreider Lenzi per averci fatto conoscere questa importante personaggio delle nostra citta' e per tutte le notizie su di lei che Fabiana ci ha fornito!!! Infinitamente Grazie!!!

Fabiana Podreider Lenzi
@Dino Taulaigo grazie a voi! Spero di non essere stata troppo prolissa, il fatto di scoprire la casa è stata una novità anche per me!

Dino Taulaigo
Tutte le notizie che ci ha fornito sono un piacere per noi!!! Siamo onorati di averci fatto conoscere tante notizie su Rosa Genoni e di averle pubblicate sul nostro Gruppo!!!
 

Adriano Maini

martedì 12 dicembre 2023

Sbiaditi racconti ed altri inediti di guerra

Richiesta alla Corte di Assise Straordinaria di Imperia da parte del governatore alleato Garigue per un rinvio di presenza in processo della teste Lina Meiffret. Documento in Archivio di Stato di Genova. Ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo (IM)

Il giovane, inibito dall'Ovra rispetto allo sfollamento di tutta la popolazione locale, al terzo giorno di guerra riusciva ad eclissarsi su uno dei pochi treni in partenza da Ventimiglia (IM) in direzione - logicamente! - levante.

Sopra Bolzano in quell'estate del 1940 passavano anche aerei italiani diretti a nord: a bombardare l'Inghilterra?

L'ex coscritto della Regia Marina narrava da anziano di una deriva per mare di giorni e giorni, prima che egli e lo sparuto gruppo di compagni superstiti all'affondamento venissero tratti in salvo.

Nel viaggio in treno, che lo riportava alla nave di ritorno dalla breve licenza in Nervia di Ventimiglia, il furiere vedeva le fumanti rovine di una Genova appena colpita da uno dei terribili bombardamenti di quel conflitto. Forse doveva ancora assistere dalla plancia di comando della corazzata alla prima battaglia navale della Sirte, che non fece, invero, grandi danni.

Il futuro maresciallo di polizia, scampato alla ritirata di Russia, prima di andare ancora una volta in partenza, questa volta per cercare di unirsi agli Alleati in Costa Azzurra, ebbe la casa distrutta da ordigni  scagliati dall'alto.

Un semplice fante, neppure ferito, dal nord Africa in Italia rientrò misteriosamente in aereo poco prima che avvenisse la resa delle forze dell'Asse su quel teatro.

Non si commuoveva al ricordo della campagna di Russia, forse tenendo ben presente la fotografia che lo ritraeva in quelle lontane lande atletico ufficiale eretto superbamente a cavallo, ma nel rievocare il suo viaggio a piedi, iniziato ad Alessandria al momento dell'armistizio, per rientrare in famiglia in Irpinia, qualche luccicone agli occhi ad un Luigi ormai anziano veniva sul serio.

Dalla corazzata che prendeva il largo i marinai vedevano arrivare sulla banchina del porto di Pola i primi mezzi tedeschi: non potevano immaginare che di lì a breve gli stukas avrebbero tentato, senza riuscirci, di colpirli. In una certa saga familiare si vociferava di un ammutinamento di ufficiali affinché quella flotta dell'Adriatico andasse sul serio a consegnarsi agli inglesi a Malta.

Dopo l'8 settembre 1943 l'addetto, nei recessi dell'incrociatore Raimondo Montecuccoli, continuava imperterrito a sfornare pane, adesso mentre la superba nave faceva trasporti per conto degli Alleati.

Anche in Magauda di Bordighera era stato realizzato un rifugio artigianale antiaereo.

La seta dei paracadute dei bengala era un provvidenziale dono del cielo per i civili che riuscivano ad impossessarsene.

Alcune amanti dei gerarchetti nazisti di Sanremo in quel torno di tempo abitavano a Bordighera: per questo via vai si produceva un grande impegno di autisti, anche italiani, delle SS.

E sempre da Sanremo una spia dell'Abwehr da privato riusciva anche ad occuparsi della tentata vendita di un quadro del Tintoretto, attirando su di sé e sui suoi complici l'attenzione delle autorità doganali, ancora sussistenti, perché il dipinto in questione era transitato dal Principato di Monaco attraverso la frontiera francese con l'Italia.

D. del suo partigianato raccontava solo che una volta, dovendo raccogliere con un compagno del materiale, si erano divertiti a scivolare sulla neve sino a finire dentro ad un cumulo di letame, da loro erroneamente scambiato per un covone ammantato di bianco.

Una scena accaduta innumerevoli volte, ma era sempre della zona intemelia la madre che stringeva la figlioletta al seno, dove aveva nascosto documenti compromettenti, dinanzi a nazisti che cercavano il marito.

Padre e figli, proprietari di noto garage in Bordighera, collaboratori del capitano Gino, accorrevano allarmati per verificare a poche decine di metri dal loro luogo di lavoro come stessero le donne e la bambina dell'appartamento colpito dal mare, non sapendo che erano già sfollate.

Lina Meiffret, trattenuta da impegni di lavoro al governatorato alleato provinciale, doveva più volte giustificare alla corte d'assise straordinaria di Imperia i suoi impedimenti a poter testimoniare contro la persona, un tempo amica, che aveva contribuito a scatenare l'inferno contro di lei e contro il martire della Resistenza Renato Brunati.

La similare istanza giudiziaria di Sanremo condannava a pena blanda, solo per "furti" e non per partecipazione a rastrellamenti, un milite del Distaccamento di Bordighera della XXXII^ Brigata Nera Padoan, nato a Ventimiglia, ivi residente.

Il professore Mario Calvino, padre del più illustre Italo, attestava, finito il secondo conflitto mondiale, che un dattilografo della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana della R.S.I.) di Imperia, costretto a tale mansione dagli eventi, in realtà aveva passato clandestinamente svariate utili informazioni ai patrioti.

La polizia partigiana di Ventimiglia doveva inoltre registrare molte denunce di persone che intendevano riottenere certi loro beni affidati a dei vicini o a dei conoscenti nelle occasioni delle loro precedenti fughe, più o meno precipitose.

Adriano Maini

martedì 5 dicembre 2023

Gli amici partigiani di Italo Calvino

San Giovanni, Frazione di Sanremo (IM): campagne abbandonate

Si presta a qualche considerazione di carattere locale la recensione di Marco Belpoliti a "Lettere a Chichita (1962-1963)" a cura di Giovanna Calvino, volume dato in uscita presso Mondadori e recensione apparsa sabato 7 ottobre scorso su "la Repubblica" con il titolo «Italo Calvino: “Perché credo negli angeli”» - e sommario «In un suo manoscritto il grande autore svela gli incontri con alcune figure che hanno avuto su di lui un’influenza benefica o salvifica. E su Robinson l’intervista alla figlia e un racconto in esclusiva» -. Dalla scheda di presentazione del citato libro, come già pubblicata, invece, dalla casa editrice milanese sul Web, si possono estrapolare queste parole: "Il primo appuntamento con Chichita, a Parigi nell'aprile 1962, è uno dei momenti che Calvino identificava come cruciali nella propria parabola esistenziale, insieme alla partecipazione alla Resistenza e all'ingresso nella casa editrice Einaudi [...] Ritrovate dalla figlia Giovanna, quelle missive del 1962-1963 sono qui pubblicate per la prima volta assieme a un testo inedito coevo, 'Sulla natura degli angeli', e a una delle risposte di Chichita. Se ne ricava l'affresco di una quotidianità ricca e sfaccettata: oltre alle immancabili incomprensioni della comunicazione a distanza, l'attesa degli incontri con la donna amata, le complicazioni logistiche degli spostamenti (Sanremo-Torino-Roma-Parigi), le luci e le ombre del lavoro editoriale, l'irresistibile richiamo della vocazione letteraria".
Il giornalista concentra la sua attenzione sul manoscritto, di cui riporta anche la data: primo ottobre 1963.
Da Belpoliti vengono citati tre ex partigiani di Sanremo,  ricordati con particolare intensità ("«in sodalizio fraterno» legato a «un'allegria che mai nessuna compagnia d'amici mi ridarà così piena»") da Italo Calvino nel predetto documento, Adriano S., Pier delle Vigne (Pietro Sughi) e Jaurès Sughi (Leone), "altri angeli dei suoi [dello scrittore] inizi: i compagni della Resistenza, quelli che l'hanno introdotto nella lotta partigiana [...] ex-boxeur, futuro gangster [il primo] [...] avanzo della legione Straniera [il secondo], l'altro avanzo di galera [il terzo]". Probabilmente si tratta del primo documento in cui Calvino abbia scritto in modo esplicito di questi suoi vecchi sodali, con i loro nomi e cognomi veri o con i loro nomi di battaglia: Calvino, uso del resto a scrivere in terza persona, nei suoi lavori celava sotto nomi di fantasia personaggi reali, come è stato in diverse pagine per i fratelli Sughi.
Adriano S. è da identificare con Adriano (Riccardo) Siffredi, non fosse altro per il fatto che si riporta la notizia della sua morte come avvenuta a Dien Bien Phu, come noto luogo della sconfitta subita nel 1954 dall'esercito francese contro i Việt Minh guidati dal generale Giap, sconfitta che portò alla fine di quella guerra, con i conseguenti accordi di pace di Ginevra, i quali sancirono l'indipendenza - anche se poi la storia vide altri tragici eventi, come la guerra in Vietnam che coinvolse gli Stati Uniti - dell'Indocina. Questa deduzione attinente la figura di Siffredi può essere fatta alla luce di una tradizione orale che, in quanto tale, si lascia in queste righe in un alone di indeterminatezza. Sarà sufficiente aggiungere qualche frase desunta da un articolo, senza titolo, se non quello della rubrica, "Corriere di Sanremo", della "Cronaca di Imperia" de "Il Lavoro Nuovo" (all'epoca quotidiano, con sede a Genova, del Partito Socialista) di domenica 2 ottobre 1955, in una copia conservata da Giorgio Loreti, infaticabile animatore delle iniziative dell'Unione Culturale di Bordighera: "E' tornato dopo la lunga assenza, attraverso diecimila miglia di quel mare che amò con passione quasi morbosa, è tornato ai fiori e agli olivi della sua terra cui donò nei giorni dell'ira e del riscatto l'indomito ardore della giovinezza Adriano Siffredi, il «Riccardo» della nostra lotta [...] Non altrimenti vogliamo ricordarlo questo ventenne comandante partigiano, terrore ai nemici, esempio ai compagni, sprone agli ignavi: tutto il resto si spegne dinanzi alla luce che promana dalla sue gesta: Bignone, San Romolo, Borello, Via Privata, Piazza Colombo, Villa Impero... ovunque vi era un'azione da compiere, un amico da salvare, un nemico da snidare Adriano Siffredi ed i ragazzi-eroi della Matteotti furono sul posto, senza nulla chiedere se non di marciare alla testa dell'Esercito di Liberazione [...]". Il padre, Adolfo Siffredi, patriota antifascista (Fifo), fu il primo sindaco di Sanremo alla Liberazione. La figlia, Eleonora Siffredi, è una valente artista. Riferimenti ad Adriano Siffredi, poi, risultano in modo confuso in dichiarazioni contorte ed evasive contenute nel Diario (brogliaccio) del distaccamento di Sanremo della Brigata Nera "A. Padoan", documento di cui si dirà meglio dopo.

Una pagina del brogliaccio della Brigata Nera di Sanremo in cui appare più volte il nome di Adriano Siffredi

A differenza di Adriano Siffredi, che non viene mai evidenziato nelle recensioni critiche - quantomeno quelle più note - dei lavori di Italo Calvino (il cui nome di battaglia da partigiano era "Santiago"), sui fratelli Sughi esiste una discreta letteratura, dalla quale si può attingere qualche citazione. Premesso che anche Pier delle Vigne e Leone furono valorosi partigiani, si può rammentare - andando in ordine sparso - che Calvino e Jaures Sughi militarono insieme nell'estate del 1944 nella SAP "Matteotti" di Sanremo; che Pietro Sughi aveva raccontato a Pietro Ferrua (che lo riferisce nel suo "Italo Calvino a Sanremo", Famija Sanremasca, 1991) della grotta nella campagna di San Giovanni, Frazione di Sanremo, attrezzata dal padre Mario Calvino, dove in talune circostanze si nascosero Italo, il fratello Floriano - anch'egli partigiano - ed altri patrioti; che quando, nel corso del rastrellamento del 15 novembre 1944, che investì anche San Giovanni, Italo venne catturato - e si salvò dalla fucilazione perché potè esibire un surrettizio foglio di licenza - insieme a lui cadde prigioniero Jaures Sughi, destinato a salvarsi per altre vie, mentre Pietro Sughi e Floriano Calvino erano riusciti a fuggire prima dell'accerchiamento; che sempre Pietro Sughi, "Pier delle Vigne", spiegò a Pietro Ferrua il retroscena reale dell'episodio dell'incendio nel casone riportato ne "Il sentiero dei nidi di ragno": «Cosa era successo in realtà? I partigiani erano pieni di pidocchi e spidocchiandosi sulla fiamma ad uno prese fuoco la camicia, che appiccicò fuoco al canniccio sul quale c’erano delle munizioni». Si aggiunga che "Pier delle Vigne" Sughi era attivamente ricercato dalle Brigate Nere di Sanremo; alcune note del brogliaccio di questa milizia fascista, lette a distanza di tempo, assumono il tono del picaresco, se non del grottesco, specie quella del 1 febbraio 1945 (il che lascia intendere che dalle parti di San Giovanni i partigiani erano ben tornati):"... informa che la concubina di Pier de la Vigna (Sughi Pietro) parte sempre alle ore 9 e 1/4 antim. e ritorna alla sera alle 19 circa (o alle 18 3/4) per andare da Pier de la Vigna (suo concubino) a portargli da mangiare. Fa il seguente itinerario [...] Di lì va alla Madonna del Borgo. Prende la mulattiera. Va al golf e di lì a S. Giovanni. Ci dev'essere un casolare di campagna, isolato, vecchio, dove non abita nessuno, a destra della strada mulattiera, una mezz'oretta - o venti minuti - dopo la Chiesa di S. Giovanni. Sotto c'è la stalla e sopra ci sono due camere [...] Pier de la Vigna e la concubina stanno insieme e mangiano insieme. Generalmente vi sono altri due ribelli [...]". 

Lo schizzo della zona di San Giovanni a Sanremo fatto da un brigatista nero

La copia del documento di identità di Pietro Sughi nel brogliaccio della Brigata Nera di Sanremo

La pagina in questione riporta anche uno schizzo della zona; la stesura del brogliaccio viene interrotta pochi giorni dopo, per lo meno nella copia in dotazione a Paolo Bianchi di Sanremo, da cui qui si attinge; a gennaio 1945 in questo diario viene, altresì, allegata la carta d'identità di Pietro Sughi o una sua riproduzione.
 
Adriano Maini