Ancora da adolescente, perché, per ormai perse ragioni, anche le tante mie scampagnate in bicicletta lungo la Val Nervia non ebbero mai una deviazione verso quel borgo, Rocchetta Nervina (IM), situata nella laterale del rio Barbaira - poco sopra Dolceacqua -, rappresentava per me un arcano mistero, nonostante la conoscenza di tante persone del posto, che visitavano spesso casa nostra, distante solo una dozzina di chilometri, o che ebbi per compagni, se non di classe, quantomeno di istituto.
Alle piccole cose spesso si ritorna. Infatti. Chiedevo ieri sera al mio amico, autore del sito Cultura-Barocca, qualche delucidazione su un affresco del locale Oratorio. Ho avuto conferma che tramanda un importante episodio di storia medievale di Rocchetta Nervina. La conversazione, come quasi sempre accade, scivola sullo scambio di qualche aneddoto. A me, per associazione di idee, allora torna in mente che mi sono avvicinato a quel borgo per la prima volta in occasione di un personale esperimento di viaggio in motorino: senonché, ormai vicino a quell'abitato, rimasi in panne, da cui non avrei proprio saputo trarmi, se l'autista - pietoso - dell'autobus di linea, parcheggiato vicino a dove ero stato costretto a fermarmi, non mi avesse spiegato che avevo inavvertitamente interrotto... l'alimentazione dell'olio e non avesse, poi, direttamente provveduto a rimediare all'inconveniente. Dopo di che mi affrettai a tornare indietro ancora senza visitare Rocchetta Nervina.
Già vedendo questa porta, che nella mia memoria era quella anni fa di una stalla, mi sono ricordato di un aspetto di pregressa civiltà materiale. La mia famiglia si rifornì a lungo da un contadino del luogo di un delizioso olio d'oliva. Ed anche, per un primo periodo, di legna da ardere, perché quelli erano i tempi. Alle provviste della stufa della nonna materna in Bordighera (IM), quel signore contribuì, invero, più a lungo. Solo che, ancora alla svolta degli anni '60 del secolo scorso, prima di dotarsi di furgoncino, quel signore, con cui poi tante volte scambiai saluti e impressioni in paese, faceva i suoi trasporti con un carretto trainato da un mulo.
Uno scorcio della Chiesa Parrocchiale e di una piazzetta mi riportano alla storia di Rocchetta Nervina. E al pallone elastico, sport tipico - se non erro - del Basso Piemonte e delle Valli dell'Imperiese, di cui spesso avevo sentito parlare con toni da saga arcaica, ma che là avevo visto infine praticare se non altro a titolo amatoriale.
E sul torrente Barbaira ci sono a monte altri ponti antichi, come quello di Pau', dove inizia il tratto consigliato di canyoning, attività che infine ha preso piede da quelle parti.
Ma questo é solo un accenno di un discorso che merita a mio avviso di essere ripreso, perché, tra angoli di natura circostante e tipico abitato medievale, Rocchetta Nervina, al netto di sempre opinabili ricordi personali, presenta molte altre cose di cui scrivere.