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sabato 3 agosto 2013

"intrepido", ormai più che una passione

Certo che se anche un regista importante come Gianni Amelio compie riferimenti a "intrepido", giornalino a fumetti, di cui diverse volte ho scritto qualcosa, trovo il nuovo spunto irresistibile per tornare di nuovo sull'argomento.
L'autore titola addirittura "L'intrepido" il nuovo film che sta completando per presentarlo al prossimo Festival di Venezia, con interprete principale Antonio Albanese. Dall'intervista (a "la Repubblica") che ho letto ieri mi sembra di capire che il soggetto sia il lavoro precario. In proposito Amelio, dopo aver sostenuto che "intrepido" é il protagonista, afferma: "un film con l'anelito al lieto fine, come nei fumetti dell'Intrepido, dove c'erano tante storie ambientate in tutti i mondi e le epoche possibili, ogni settimana si restava con il fiato sospeso, ma sapevi che 15 settimane dopo con la parola fine arrivava la felicità.". 
Avessi aspettato a scrivere di "intrepido", mi sarei risparmiato tanti giri di parole non chiare, perché, a mio avviso, meglio del regista non si poteva dire in proposito. Anche se forse - a essere pignoli - ha confuso qualche tipologia di avventure con quella più tipica del gemello "Albo dell'Intrepido". Un'altra cosa, simpatica e di storia del costume che Amelio racconta é che nella natia Calabria insisteva per compiere commissioni di casa, in modo di realizzare un po' di cresta sulle spese e, così, avere le trenta lire necessarie per comprare il martedì mattina l'agognata rivistina: anche se non esplicitato, si deduce che questi frammenti di memoria riguardano - come, immodestamente, nei miei precedenti post in materia - la metà circa degli anni '50.
Ecco, allora, nell'ordine, la copertina del numero 37 di "intrepido", dell'11 settembre 1956, e, sempre dal medesimo, l'inizio della puntata di "Liberty Kid".

Azzardo qualche considerazione sulle parole di Amelio. Mi sembra di capire, una volta di più, che questo fumetto fosse allora molto diffuso tra adulti di estrazione operaia e che non fosse semplice per bambini, la cui educazione era tenuta in rigida osservazione dalle famiglie, procurarsene delle copie.
La copertina del numero 47 di "intrepido", del 19 novembre 1957.

Nell'occasione devo menzionare ancora l'amico Bruno Calatroni di Vallecrosia, che mi ha fornito, come per altri miei articoletti, l'opportunità di questo corredo iconografico.
Concludo con la quarta di copertina di "intrepido" dell'11 settembre 1956, già citato, perché mi sembra, invero, ironico il fatto che avevo cominciato a trattare di questo giornalino, proprio rammentando il personaggio Roland Eagle, ma sprovvisto di immagini adeguate.


martedì 9 aprile 2013

Se viene scritto un libro sui fumetti d'antan


I fumetti comparsi in Italia dalla fine della seconda guerra, come mi sembra di capire da una recensione, sono sotto il riflettore del recente "La storia dei miei fumetti" di Antonio Faeti, edito per Donzelli - pagg. 425 -.
Dall'articolo emerge che la passione dello scrittore - che pur costella di ponderose note critiche il suo lavoro - rimane intatta per le letture, in tema, dell'adolescenza e degli anni in cui é stato maestro di scuola elementare, prima di diventare titolare di cattedra di Letteratura per l'infanzia all'Università di Bologna. 
Avendo io in precedenti post compiuto qualche asserzione sui fumetti, sostanzialmente su quelli degli anni '50 o primi anni '60, di quando ero piccolo, cioé, ho trovato nel giornale qualche conferma di mie pregresse impressioni e qualche coincidenza.
Questo libro presenta un ricco corredo di immagini originali: la copertina - se ho visto bene - riproduce quella di un Pecos Bill, su cui mi sono già espresso e di cui posso qui esibire, come si vede, un'altra copia.
Riprendendo in mano le vecchie riviste il Faeti avrebbe avuto l'impressione di rileggerle come se fosse passato solo qualche giorno: curiosamente la stessa cosa é capitata, per le poche occasioni che ho avuto, anche a me, pur riscontrando - come ho già qui affermato - l'inesorabile - oggi, alla mia età! - ingenuità di fumetti ampiamente datati. 
Oso, poi, io, aggiungere, fumetti - quelli di matrice italiana, non quelli tradotti dall'estero! - cadenzati più sui contemporanei modesti film d'avventura italiani, che - eccezione fatta per i primi Tex, che in conseguenza di una certa ristampa di qualche anno addietro ho riletto, apprezzandoli ancora - sui grandi western americani.


In effetti, nel blog avevo iniziato ad occuparmi di fumetti, partendo da "intrepido", di cui qui sopra la riproduzione di una copertina del 1952.
Trovo "intrepido", ad esempio, tra le riviste più citate nelle discussioni con amici e conoscenti, se si sfiora l'argomento fumetti d'antan. 
I fumetti - come avevo già messo in evidenza - sono stati, tuttavia, a lungo ufficialmente criticati perché considerati diseducativi: anche Faeti riporta quella nomea, ma la ritiene sbagliata, come, immodestamente, penso - e ripeto - anch'io.
Sono incorso, fidandomi della mia memoria, in alcuni errori ed omissioni. Se scrivo ancora di fumetti, altri probabilmente ne farò. Ricordo solo ora  - ma altre persone mi hanno raccontato qualcosa di analogo - che nella mia esperienza "intrepido" (e "Tex" per chi se lo poteva permettere) veniva acquistato da genitori operai, che oggi considero lungimiranti, per essere letto da tutti in famiglia; capitava che i loro figli lo imprestassero, dopo, ad amici, fattispecie in cui mi sono spesso ritrovato, atteso che in casa mia entravano altre pubblicazioni, ritenute più formative. Ribadisco, infatti, che in quell'epoca, invece, la maggior parte dei giornalini d'avventura, oltre che essere un'occasione di svago ed anche di stimolo per la fantasia, svolgeva una buona funzione divulgativa, sia per adulti, che la scuola l'avevano dovuta abbandonare presto, che per bambini e ragazzi, che la scuola la stavano frequentando.



C'erano, inoltre - e ci sono in parte tuttora, credo - fumetti che si possono definire comici. "Tiramolla", ancor più che il famoso "Topolino", al pari con il gemello "Cucciolo", era nel genere il più quotato nei "circoli" della mia infanzia. Un genere, comunque, che meriterebbe una rivisitazione, che sarebbe anch'essa indicativa di una storia del costume, ma che, per quel che mi concerne, presuppone una ricerca di fonti, perché rammento qualche figura, ma ben pochi nomi.

Nell'occasione, ringrazio una volta di più per le immagini l'amico Bruno Calatroni, collezionista di Vallecrosia.


venerdì 15 giugno 2012

Sfogliando qualche vecchio "Albo dell'Intrepido"


Non credo, visto che é riportata sulla copertina, che sia necessario trascriva la data di questo "Albo dell'Intrepido".


Il medesimo nella quarta riporta esempi di comicità dell'epoca. Di "Pedrito El Drito" ho trovato qualche tempo fa una sorta di antologia in ristampa anastatica. "Arturo e Zoe" comparivano negli anni '50 anche su "Il Monello". Forse - ma la mia memoria in merito difetta - queste vignette, ed altre dello stesso tenore - penso a "Tarzanetto" - si alternavano anche sul fumetto gemello più famoso, "intrepido", cui altre volte ho fatto cenno.


Riporto a titolo di esempio qualche illustrazione di un'avventura nei Caraibi, comparsa nel numero del 14 aprile 1953 del periodico in questione.

Ho parlato più volte di fumetti, sostanzialmente di quel periodo, che coincide con la mia infanzia. Specie di "intrepido", come ricordavo prima. Mi arrivano in proposito ancora commenti, a volte via email. L'argomento, dunque, interessa. Personalmente, mi capita di riscontrarlo anche in conversazioni con amici e conoscenti.



Da ultimo, come possono attestare le immagini da me selezionate in "Albo dell'Intrepido" del 9 luglio 1963, la rivista, arricchendosi oltrettutto - al pari di "intrepido" e "Il Monello" - di altre rubriche, aveva abbandonato il criterio dell'avventura, iniziata e conclusa nel singolo numero. Giova anche ricordare che l'uso del colore era l'eccezione e non la regola.

Anche l'"Albo dell'Intrepido" faceva parte di quella schiera di fumetti anni '50, che rimandano alla storia del costume, per via dei contenuti interessanti e spesso di rilievo informativo, nonché dei bei disegni, ma anche perché per tante famiglie rappresentavano un costo non sostenibile, per altre fattori diseducativi. Ne conseguiva, del resto, la diffusa pratica di prestiti e scambi, tutti aspetti, insieme ad altri, che talora tornano alla memoria di chi ha vissuto quei periodi.

Le immagini sopra pubblicate derivano dalla collezione dell'amico Bruno Calatroni di Vallecrosia (IM).

martedì 3 aprile 2012

L'"intrepido", l'avventura continua ...


Qualche settimana fa N. vede che su questo blog avevo scritto di quel vecchio fumetto, "intrepido", e mi manda qualche immagine (qui sopra la copertina del numero 15 dell'11 aprile 1961) da copie di quel giornalino.
Insomma, rinverdisco, di fatto, anche a lui, sopite passioni dell'infanzia, di cui per la detta coincidenza parliamo solo ora (tra l'altro mi capita anche con altre persone). Mi corregge anche - nella email di accompagnamento - le date di sparizione dei mitici personaggi di quando eravamo bambini.


Mi aggiunge anche qualche pagina del n° 1 del lontano 1935, quando "intrepido" aveva protagonisti diversi da quelli che appassionarono la mia generazione.


Ecco qui la copertina di "intrepido" del 10 ottobre 1963. Ce l'avevo in casa da tempo, ma me ne sono ricordato da poco. Eppure avevo già dedicato almeno due puntate a quel fumetto.


Qui la puntata di "Buffalo Bill" di quell'ottobre 1963. E c'é ancora "Chiomadoro". Non rinvengo più "Liberty Kid" e "Roland Eagle". Sul termine anticipato delle avventure de "Il cavaliere ideale" sussiste tra i miei interlocutori, invece, pacifico consenso. Insomma, devo avere fatto - le altre volte in cui ne ho scritto - confusione di date sulle modalità di cambiamento di contenuti di "intrepido".


Sempre nel 1963 é già presente un nuovo protagonista, Junior. Di questo ho ricevuto mesi addietro direttamente per email un nostalgico ritratto compiuto da un lettore. Così come, sempre sul tema "intrepido", mi sono pervenuti nel frattempo altri commenti. Mi ero ripromesso di pubblicarli in un nuovo post...


venerdì 11 novembre 2011

Fumetti... ancora


Il modello originale del periodico qui sopra riprodotto era l'americano "Cino e Franco", ripreso come tale nel nostro Paese al termine della guerra. Il fascismo aveva imposto allo scoppio del secondo conflitto mondiale  l'italianizzazione sempre più accentuata, con esiti anche grotteschi, dei fumetti stranieri. Per quanto attiene il razzismo, questo era già antecedente il Regime, ma con il Regime dilagò sui giornalini.

Grottesco anche il caso del Dick Fulmine, di matita italiana, personaggio italo-americano operante dapprima negli USA, ma che nel luglio 1942 si trova nella fantasia di queste pubblicazioni non si sa come a combattere a fianco delle Forze dell'Asse.

Aggiungo, tra parentesi, che proprio gli americani in quel periodo nel campo del fumetto fecero in modo a dir poco impressionante la stessa cosa per la loro propaganda bellica.

Ho potuto toccare con mano, come ben si capirà, giornalini d'epoca, grazie all'amico Bruno Calatroni di Vallecrosia (IM), collezionista.

Il mio vuol essere un modesto omaggio alla storia del fumetto.
Chi intende approfondire saprà di sicuro che ci sono in materia esaurienti e valide pubblicazioni.


Anche questo "Corsaro Nero", di una sua bellezza, secondo me, intrinseca - la penna di Salgàri, le illustrazioni di Albertarelli -, è della fine degli anni '30.


Finisco con questo "Albo dell'Intrepido" del 23 maggio 1942, perché nella nuova versione degli anni '50 era uno dei miei giornalini preferiti.

Alcuni fumetti continuarono ad essere pubblicati, altri vennero recuperati dopo le censure del fascismo, nuovi ne emersero, più di sessant'anni fa...




martedì 12 luglio 2011

Miscellanea


Siccome spesso ritardo a rispondere ai commenti, spero, pubblicando adesso, ripresa da Cultura- Barocca, una stampa di Billmark (da litografia del 1857) su Borgo Marina di Bordighera, di fare ancora cosa utile, specie nei confronti di @Tina, informando in questa occasione che le mappe di Saorgio e di Dolceacqua da me evidenziate qui, derivano da incisioni del "Theatrum Sabaudiae", Amsterdam, 1682.


Mi sono anche dimenticato di dire subito a @Sileno che avevo visto il suo bell'articolo su l'"intrepido", passione pregressa a quanto pare comune a tanti della nostra generazione: anzi, probabilmente aveva rappresentato per me un ennesimo stimolo a tornare sull'argomento.


A Bordighera, intanto, si va avanti nell'installare riproduzioni di quadri di Monet dipinti nella città delle Palme.


E a Seborga ci sono tornato più di una volta. Il bosco é bello anche con il caldo di questi giorni. Stando più attento, ho notato anche un vetusto piccolo borgo ...


giovedì 23 giugno 2011

Quel vecchio caro "intrepido"

Quando qualche mese fa buttai giù qualche riga qui sul blog per parlare di fumetti di tanti anni fa, ma soprattutto di certe annate del vecchio "intrepido", dovetti ammettere che ormai ne parlavo a memoria, perché era da troppo che non ne vedevo più una copia. Solo che ci fu subito una sorta di tam tam che mi fece identificare in persona che già conoscevo un collezionista, grazie al quale adesso sono in grado di pubblicare qualche immagine di quelle avventure di metà anni '50.
Quella volta mi ero soffermato in modo particolare su Roland Eagle, citando la vicenda "Bragadin". Ed ecco che mi ritrovo tra le mani uno spezzone proprio di quella storia.
 
Ma su quel settimanale c'erano pure altri personaggi. Per esempio, Buffalo Bill, che qui sopra s'avanza a cavallo.
 
 Poi, Liberty Kid.
 
E il Cavaliere Ideale, di cui non ricordavo più il nome.

Chiomadoro.
Una quarta di copertina del novembre 1955.
Il frontespizio di quel numero, qui sopra. 
La terza di copertina (questa dell'aprile 1956) vedeva parentesi di buonumore come questa con "Arturo e Zoe".

Insomma, lavori  a scanner - alcuni approssimativi, ma l'imperativo in casi come questo é conservare al meglio gli opuscoli - che ricordano "intrepido" tra il 1955 e i primi del 1958. Emerge come curiosità, che non rammentavo, quel titolo in minuscolo e senza articolo. E si conferma l'ingenuità di quei fumetti. Mi verrebbe da dire altro, ma forse, come era allora su quel giornaletto, si potrebbe pensare ad una ... prossima puntata!