Raccontava Alfredo Moreschi,
in base ai ricordi della mamma, la quale conobbe il futuro noto attore
di varietà, di teatro e del cinema, che Carlo Dapporto da bambino già
affascinava con la sua verve amici coetanei, anche nella portineria, cui
era addetta la madre, di un palazzo in fondo - verso la ferrovia ed il
Forte di Santa Tecla - dell'attuale Corso Mombello a Sanremo.
Ancora
Moreschi tramandava un curioso episodio che gli occorse appena finita la
guerra. Accompagnato al Casinò di Sanremo il fotografo dell'azienda di
famiglia, intento anche a scattare immagini di diverso genere in
occasione della prima commedia che si dava dopo il conflitto, una
commedia di carattere storico, i responsabili della compagnia si
accorsero che quel ragazzo di poco più di quattordici anni era adatto ad
interpretare un certo personaggio per il quale mancava un attore: lo
mandarono in scena, rivestito in fretta e furia di acconcio costume, ma
in sala c'erano diversi compagni di scuola dell'esordiente, che
proruppero in fragorose risate, anticipatrici dei continui disturbi poi
arrecati allo spettacolo.
Qualcosa
del genere, anzi, forse con il superamento di maggiori limiti, accadde a
Ventimiglia in un Teatro Comunale ancora lungi dall'essere
ristrutturato, a metà anni Sessanta, ad opera degli studenti delle
scuole superiori della zona che dovevano assistere ad una commedia del
Goldoni. I maschiacci in galleria non si lasciarono distrarre dal fare
baccano neppure dalle provocanti scollature delle procaci attrici.
Non poteva assistere a questo avvenimento Gianfranco Raimondo, già grandicello e con un suo lavoro, che per il tempo libero le esperienze di teatro, precedenti a quelle di presentatore, iniziò a farsele a Nervia. Gianfranco, nelle sue diverse rievocazioni di fatti e di persone, anche senza specifiche sottolineature ha come stabilito un accostamento virtuale non solo tra Dapporto e Cino Tortorella, il Mago Zurlì dello Zecchino d'Oro e di altre trasmissioni televisive, che non perse mai i suoi legami con Ventimiglia, ma pure con altri estrosi uomini della città di confine.
Ai tempi delle prime esibizioni di cantanti stranieri al Festival della Canzone di Sanremo a certi nottambuli poteva occorrere di incontrare e, se non conversare, scambiare amabilmente saluti al Bar Nadia di Bordighera, aperto sino all'alba, quando veniva chiuso solo per un breve lasso, con protagonisti della citata kermesse, i quali non avevano particolari accompagnatori: tra questi, in un'occasione, l'americano Pat Boone.
Pat Boone si esibiva una ventina d'anni dopo all'Ariston di Sanremo davanti a poche decine di spettatori, ma lo faceva, indifferente al vuoto, con grande professionalità.
Non poteva assistere a questo avvenimento Gianfranco Raimondo, già grandicello e con un suo lavoro, che per il tempo libero le esperienze di teatro, precedenti a quelle di presentatore, iniziò a farsele a Nervia. Gianfranco, nelle sue diverse rievocazioni di fatti e di persone, anche senza specifiche sottolineature ha come stabilito un accostamento virtuale non solo tra Dapporto e Cino Tortorella, il Mago Zurlì dello Zecchino d'Oro e di altre trasmissioni televisive, che non perse mai i suoi legami con Ventimiglia, ma pure con altri estrosi uomini della città di confine.
Ai tempi delle prime esibizioni di cantanti stranieri al Festival della Canzone di Sanremo a certi nottambuli poteva occorrere di incontrare e, se non conversare, scambiare amabilmente saluti al Bar Nadia di Bordighera, aperto sino all'alba, quando veniva chiuso solo per un breve lasso, con protagonisti della citata kermesse, i quali non avevano particolari accompagnatori: tra questi, in un'occasione, l'americano Pat Boone.
Pat Boone si esibiva una ventina d'anni dopo all'Ariston di Sanremo davanti a poche decine di spettatori, ma lo faceva, indifferente al vuoto, con grande professionalità.
In
un affermato stabilimento balneare a Marina San Giuseppe di Ventimiglia
un ragazzo di Milano, arrivato per le vacanze estive, intratteneva
amici e conoscenti con particolari parlata e atteggiamenti comici, che
qualche anno dopo sarebbero stati portati al successo sul grande schermo
da un altro immigrato nella metropoli lombarda, destinato presto,
tuttavia, ad assumere anche altri ruoli.
Portò le sue prime canzoni ad una modesta Festa de l'Unità
in frazione Roverino di Ventimiglia un Vasco Rossi, che non era proprio
agli esordi. Toccò anche a lui, per conferire con gli organizzatori,
camminare con i suoi mocassini quasi da ballerino sui grossi sassi che
ingombravano gli spiazzi ancora di cantiere per la costruenda scuola
media. Affluirono quella volta discretamente numerosi i giovani, mentre
rimasero alquanto perplesse le persone di una "clientela" più
tradizionale, che si aspettavano della musica per ballare il solito
liscio.
Riportava spesso questa circostanza a grandi linee, talora con qualche elemento di fantasia, anche in qualche intervista di carattere locale, il compianto Franco Paganelli, già consigliere comunale di Ventimiglia, storico presidente della Bocciofila di Roverino, il quale - pare - ebbe l'occasione di rivedere a Bordighera il buon Vasco e di riepilogare con lui qualche particolare di quella vecchia vicenda.
Riportava spesso questa circostanza a grandi linee, talora con qualche elemento di fantasia, anche in qualche intervista di carattere locale, il compianto Franco Paganelli, già consigliere comunale di Ventimiglia, storico presidente della Bocciofila di Roverino, il quale - pare - ebbe l'occasione di rivedere a Bordighera il buon Vasco e di riepilogare con lui qualche particolare di quella vecchia vicenda.
Adriano Maini