Nell'agosto del 1944 furono paracadutate alcune squadre che dovevano operare nella zona di Rovereto (guidate dal maggiore Ferrazza), sull'altopiano di Asiago (guidate dal maggiore John Prentice Wilkinson “Freccia”, che venne paracadutato proprio nella notte tra l'11 e il 12 agosto nella zona di Granezza), sul Grappa (capitano Brietsche), nel bellunese (maggiore Tilman).
Il maggiore Wilkinson, che venne poi ucciso, <17 fungeva da collegamento diretto tra le truppe alleate e le forze della Resistenza nel Veneto.
Dalle parole di “Colombo” <18: “Quando la Missione fu lasciata vicino a Monte Paù nella notte del 12/13 agosto, era formata da tre persone: Maggiore John Wilkinson (“Freccia”), io (allora Tenente, ma più tardi Capitano “Colombo”), Caporale (più tardi Sergente) Douglas Archiblad (“Arci”)...Lo scopo principale di missioni come la nostra, che erano mandate a lavorare con le principali formazioni partigiane italiane nelle zone montane del nord e centro Italia, era di cercare per quanto possibile di coordinare le attività con quelle delle maggiori forze alleate.” <19
[...] A Venezia, dopo le prime figure antifasciste di rilievo (Trentin, Borin, Luzzato) la Resistenza sembrò acquisire nuova forza dopo il 25 luglio del 1943. La città lagunare era animata da socialisti (Emilio Scarpa, Tonetti, Lombroso, Rossi, Giancarlo Matteotti) e comunisti (Pizzinato, Trevisan, Turcato), ma anche dagli azionisti organizzati da Egidio Meneghetti (rettore all'università di Padova). Molti insegnanti dell'università Ca' Foscari (Trentin, Luzzato, Longobardi, Rigobon, Armanni) aderirono al manifesto di Benedetto Croce.
Gli antifascisti erano particolarmente attivi, se si pensa che alcuni gappisti, capeggiati da Giuseppe Turcato, riuscirono a impadronirsi per alcuni minuti del teatro Goldoni, interrompendo lo spettacolo e lanciando dal palco la loro critica al fascismo (12 marzo 1945). “Se in teatro c'è qualche spia o traditore fascista venga fuori, che avrà piombo patriottico...” <20 diceva Ivano Chinello “Cesco” al pubblico sorpreso del teatro.
Grande rilevanza ebbe la bomba che i partigiani misero a Ca' Giustinian (26 luglio 1944). In tale attentato rimase ucciso un soldato, dato che il palazzo era sede del comando provinciale della Gnr (Guardia nazionale repubblicana). La reazione fu durissima e tredici persone verranno fucilate per rappresaglia dai fascisti sulle macerie dello stesso palazzo.
La resa tedesca venne firmata a Venezia il 29 aprile 1945; gli alleati arriveranno solamente il 2 maggio in città.
Grosso contributo alla Resistenza venne anche dai centri della terraferma; a Mirano, Portogruaro, Cavarzere si formano Cln locali. Importanti furono anche le azioni di sabotaggio alla ferrovia di Mestre.
Nel Polesine e in provincia di Rovigo l'organizzazione resistenziale assume alcuni tratti caratteristici, legati soprattutto alla conformazione del territorio (pianeggiante, scarse protezioni naturali, molte vie d'acqua).
Un aiuto consistente alla Resistenza viene dunque dai contadini e da tutte quelle persone legate al lavoro nei campi. Anche qui, però, come nelle altre province, i partigiani si organizzarono con la brigata “Silvio Trentin“, la brigata “Maurizio Martello” e alcuni gruppi di Gap e Sap. Anche qui, puntualmente, il tributo di sangue fu pagato in modo particolarmente brutale il 15 ottobre del 1944, quando vennero uccisi nell'eccidio di Villamarzana 42 persone, tra partigiani e civili, come vendetta in seguito al ritrovamento dei cadaveri di 4 fascisti.
La città di Treviso fu decorata con la medaglia d'oro al valore militare. In città il 12 settembre, quattro giorni dopo il proclama di Badoglio, veniva riaperta la Federazione provinciale fascista. Le zone montuose sopra la città vedranno la concentrazione dei primi partigiani.
Le formazioni che qui nascono saranno impegnate negli scontri violentissimi sul Monte Grappa e sull'Altopiano del Cansiglio. Operano a Treviso e provincia formazioni garibaldine; nell'aprile 1945 c'era la divisione “Nannetti”, al confine tra Belluno e Udine, la divisione “Sabatucci”, la divisione “Monte Grappa” al confine con Vicenza e Padova. Una figura di grande rilievo per la Resistenza nel Trevigiano fu inoltre quella di Primo Visentin “Masaccio”, che diceva: “Forse è mio destino cadere prima di raggiungere la vetta, e cadere da solo; ma nella mia caduta mi si troverà con gli occhi rivolti al sole, con nella mano stretti tenacemente i fiori dei miei ideali.” <21
La Resistenza padovana fu invece incentrata e organizzata soprattutto all'interno dell'università della città, o comunque da personalità legate al mondo accademico, tanto che all'università di Padova, unica in Italia, venne assegnata nel dopoguerra la medaglia d'oro al valore militare. Nei giorni seguenti l'armistizio Silvio Trentin, (già professore a Ca' Foscari), Concetto Marchesi e Egidio Meneghetti, rispettivamente rettore e prorettore dell'università patavina, organizzano il Cln Veneto (dotato anche di una sua propria pubblicazione, ”Fratelli d' Italia”) che aveva la sua sede a Padova nel palazzo Papafava.
Oltre all'università operano anche altri protagonisti. Il partito comunista aveva insediato a Padova la delegazione triveneta delle brigate “Garibaldi”; squadre di Giustizia e Libertà, guidate dall'ingegnere Otello Pighin, si dedicavano ad attentati e sabotaggi a fabbriche e mezzi di comunicazione. Arrivarono anche ad incendiare la sede, in uno studio dell'università, del giornale studentesco fascista “Il bò”.
A Padova operava anche la banda fascista chiamata “Carità“ (dal nome di Mario Carità). Dopo un trascorso in Toscana, la banda scelse come sua sede il Palazzo Giusti, continuando nel tentativo di indebolire la Resistenza, tramite frequenti torture e uccisioni.
Padova insorge il 28 aprile; il giorno dopo l'esercito nazista in fuga darà prova della sua ferocia uccidendo 127 persone tra S. Giorgio in Bosco, S. Martino di Lupari e Villa del Conte.
La provincia di Verona fu una zona verso la quale le truppe naziste e fasciste nutrirono sempre un grosso interesse. A Salò e dintorni avevano trovato sede i principali uffici della Rsi.”Verona diventa la città più nazistizzata d'Italia. Alberghi, ospedali, uffici diventano sedi dell'attività repressiva tedesca, i vecchi forti austriaci sulle colline diventano carceri dove saranno rinchiusi i patrioti” <22
Il 14 novembre 1943 veniva emanato il manifesto di Verona che in 18 punti dettava le linee guida della neonata Repubblica sociale italiana. Sempre a Verona si insediò il comando di tutte le forze di polizia naziste in Italia (Gestapo, Ss) al comando di Wilhelm Harster.
Nella città si alternano, a causa delle defezioni provocate dalla repressione, tre Cln. Nella Lessinia orientale opera la divisione “Pasubio”, guidata da Giuseppe Marozin “Vero”, figura discussa della Resistenza veneta. Sul monte Baldo è poi molto attiva la divisione garibaldina “Vittorio Avesani”.
L'azione forse più temeraria della resistenza veronese è da attribuirsi ai Gap, che il 17 luglio 1944 riuscirono a liberare dal carcere degli Scalzi un loro compagno, Giovanni Roveda, che diventerà primo sindaco di Torino del dopoguerra.
Vicenza e la nascita delle brigate garibaldine “Ateo Garemi”
La zona di Vicenza è quella su cui, per ovvi motivi, mi sono soffermato maggiormente. Bruno Viola, nato a Vicenza il 6 settembre 1924, faceva parte delle formazioni garibaldine “Ateo Garemi”.
Si può correttamente affermare che la Resistenza vicentina fu “egemonizzata” dalle formazioni garibaldine, senza con ciò voler sottovalutare l'importanza delle altre formazioni.
Il Cln vicentino nacque il 20 settembre, formato da rappresentanti di tutti i partiti: Domenico Marchioro e Emilio Lievore per il P.C.I, Segala per il P.S.I.U.P, Ettore Gallo, Mario Dal Prà per il partito d'azione, Andrea Rigoni. Dipendeva dal Cln il Comitato militare provinciale (Cmp) ed entrambi riferivano la loro azione al Clnai (Comitato di liberazione nazionale alta Italia).
Questo primo Cln durò per tutto il 1944, fino a dicembre quando i suoi membri furono quasi tutti arrestati.
Si tenga comunque presente che i primi Cln, locali e provinciali, nascevano come aggregazione di quei gruppi e comitati antifascisti che per primi si erano mossi, in qualche caso già prima del 25 luglio, per dare un'organizzazione all'opposizione al fascismo.
La situazione era, come facilmente comprensibile, in continua evoluzione; pur apparendo semplicistico e riduttivo mi sembra importante offrire un riassunto delle forze resistenziali e delle relative zone d'operazione.
Le prime formazioni partigiane operavano e si erano sapientemente divise il territorio già ad inizio 1944.
A fine guerra si contano 3 divisioni partigiane.
Sono la “Vicenza”, la “Monte Ortigara” e la “Garemi”. <23
[NOTE]
17 Egidio Ceccato, “Freccia, una missione impossibile. La strana morte del maggiore inglese J.P. Wilkinson e l'irresistibile ascesa del col. Galli (Pizzoni) al vertice militare della Resistenza veneta, Cierre EdizioniIstresco, Verona 2004
18 Christopher Woods
19 Lettera agli autori di Christopher Woods “Colombo”, in Sergio Fortuna, Gianni Refosco, Tempo di guerra. Castelgomberto: avvenimenti e protagonisti del secondo conflitto mondiale e della Resistenza, Odeonlibri Ismos, Schio, 2001, pag. 177-178
20 Giuseppe Gaddi, I comunisti nella Resistenza veneta,Vangelista Editore, Milano, 1977, pag. 182
21 Umberto Dinelli, La guerra partigiana nel Veneto, Marsilio Editori, Venezia, 1976, pag. 147
22 Ivi pag. 149
23 Alcune formazioni della “Garemi” vennero in seguito elevate a divisioni
Francesco Corniani, Un marinaio in montagna. Storia di Bruno Viola e dell’eccidio di Malga Zonta, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari, Venezia, Anno accademico 2009-2010
Il maggiore Wilkinson, che venne poi ucciso, <17 fungeva da collegamento diretto tra le truppe alleate e le forze della Resistenza nel Veneto.
Dalle parole di “Colombo” <18: “Quando la Missione fu lasciata vicino a Monte Paù nella notte del 12/13 agosto, era formata da tre persone: Maggiore John Wilkinson (“Freccia”), io (allora Tenente, ma più tardi Capitano “Colombo”), Caporale (più tardi Sergente) Douglas Archiblad (“Arci”)...Lo scopo principale di missioni come la nostra, che erano mandate a lavorare con le principali formazioni partigiane italiane nelle zone montane del nord e centro Italia, era di cercare per quanto possibile di coordinare le attività con quelle delle maggiori forze alleate.” <19
[...] A Venezia, dopo le prime figure antifasciste di rilievo (Trentin, Borin, Luzzato) la Resistenza sembrò acquisire nuova forza dopo il 25 luglio del 1943. La città lagunare era animata da socialisti (Emilio Scarpa, Tonetti, Lombroso, Rossi, Giancarlo Matteotti) e comunisti (Pizzinato, Trevisan, Turcato), ma anche dagli azionisti organizzati da Egidio Meneghetti (rettore all'università di Padova). Molti insegnanti dell'università Ca' Foscari (Trentin, Luzzato, Longobardi, Rigobon, Armanni) aderirono al manifesto di Benedetto Croce.
Gli antifascisti erano particolarmente attivi, se si pensa che alcuni gappisti, capeggiati da Giuseppe Turcato, riuscirono a impadronirsi per alcuni minuti del teatro Goldoni, interrompendo lo spettacolo e lanciando dal palco la loro critica al fascismo (12 marzo 1945). “Se in teatro c'è qualche spia o traditore fascista venga fuori, che avrà piombo patriottico...” <20 diceva Ivano Chinello “Cesco” al pubblico sorpreso del teatro.
Grande rilevanza ebbe la bomba che i partigiani misero a Ca' Giustinian (26 luglio 1944). In tale attentato rimase ucciso un soldato, dato che il palazzo era sede del comando provinciale della Gnr (Guardia nazionale repubblicana). La reazione fu durissima e tredici persone verranno fucilate per rappresaglia dai fascisti sulle macerie dello stesso palazzo.
La resa tedesca venne firmata a Venezia il 29 aprile 1945; gli alleati arriveranno solamente il 2 maggio in città.
Grosso contributo alla Resistenza venne anche dai centri della terraferma; a Mirano, Portogruaro, Cavarzere si formano Cln locali. Importanti furono anche le azioni di sabotaggio alla ferrovia di Mestre.
Nel Polesine e in provincia di Rovigo l'organizzazione resistenziale assume alcuni tratti caratteristici, legati soprattutto alla conformazione del territorio (pianeggiante, scarse protezioni naturali, molte vie d'acqua).
Un aiuto consistente alla Resistenza viene dunque dai contadini e da tutte quelle persone legate al lavoro nei campi. Anche qui, però, come nelle altre province, i partigiani si organizzarono con la brigata “Silvio Trentin“, la brigata “Maurizio Martello” e alcuni gruppi di Gap e Sap. Anche qui, puntualmente, il tributo di sangue fu pagato in modo particolarmente brutale il 15 ottobre del 1944, quando vennero uccisi nell'eccidio di Villamarzana 42 persone, tra partigiani e civili, come vendetta in seguito al ritrovamento dei cadaveri di 4 fascisti.
La città di Treviso fu decorata con la medaglia d'oro al valore militare. In città il 12 settembre, quattro giorni dopo il proclama di Badoglio, veniva riaperta la Federazione provinciale fascista. Le zone montuose sopra la città vedranno la concentrazione dei primi partigiani.
Le formazioni che qui nascono saranno impegnate negli scontri violentissimi sul Monte Grappa e sull'Altopiano del Cansiglio. Operano a Treviso e provincia formazioni garibaldine; nell'aprile 1945 c'era la divisione “Nannetti”, al confine tra Belluno e Udine, la divisione “Sabatucci”, la divisione “Monte Grappa” al confine con Vicenza e Padova. Una figura di grande rilievo per la Resistenza nel Trevigiano fu inoltre quella di Primo Visentin “Masaccio”, che diceva: “Forse è mio destino cadere prima di raggiungere la vetta, e cadere da solo; ma nella mia caduta mi si troverà con gli occhi rivolti al sole, con nella mano stretti tenacemente i fiori dei miei ideali.” <21
La Resistenza padovana fu invece incentrata e organizzata soprattutto all'interno dell'università della città, o comunque da personalità legate al mondo accademico, tanto che all'università di Padova, unica in Italia, venne assegnata nel dopoguerra la medaglia d'oro al valore militare. Nei giorni seguenti l'armistizio Silvio Trentin, (già professore a Ca' Foscari), Concetto Marchesi e Egidio Meneghetti, rispettivamente rettore e prorettore dell'università patavina, organizzano il Cln Veneto (dotato anche di una sua propria pubblicazione, ”Fratelli d' Italia”) che aveva la sua sede a Padova nel palazzo Papafava.
Oltre all'università operano anche altri protagonisti. Il partito comunista aveva insediato a Padova la delegazione triveneta delle brigate “Garibaldi”; squadre di Giustizia e Libertà, guidate dall'ingegnere Otello Pighin, si dedicavano ad attentati e sabotaggi a fabbriche e mezzi di comunicazione. Arrivarono anche ad incendiare la sede, in uno studio dell'università, del giornale studentesco fascista “Il bò”.
A Padova operava anche la banda fascista chiamata “Carità“ (dal nome di Mario Carità). Dopo un trascorso in Toscana, la banda scelse come sua sede il Palazzo Giusti, continuando nel tentativo di indebolire la Resistenza, tramite frequenti torture e uccisioni.
Padova insorge il 28 aprile; il giorno dopo l'esercito nazista in fuga darà prova della sua ferocia uccidendo 127 persone tra S. Giorgio in Bosco, S. Martino di Lupari e Villa del Conte.
La provincia di Verona fu una zona verso la quale le truppe naziste e fasciste nutrirono sempre un grosso interesse. A Salò e dintorni avevano trovato sede i principali uffici della Rsi.”Verona diventa la città più nazistizzata d'Italia. Alberghi, ospedali, uffici diventano sedi dell'attività repressiva tedesca, i vecchi forti austriaci sulle colline diventano carceri dove saranno rinchiusi i patrioti” <22
Il 14 novembre 1943 veniva emanato il manifesto di Verona che in 18 punti dettava le linee guida della neonata Repubblica sociale italiana. Sempre a Verona si insediò il comando di tutte le forze di polizia naziste in Italia (Gestapo, Ss) al comando di Wilhelm Harster.
Nella città si alternano, a causa delle defezioni provocate dalla repressione, tre Cln. Nella Lessinia orientale opera la divisione “Pasubio”, guidata da Giuseppe Marozin “Vero”, figura discussa della Resistenza veneta. Sul monte Baldo è poi molto attiva la divisione garibaldina “Vittorio Avesani”.
L'azione forse più temeraria della resistenza veronese è da attribuirsi ai Gap, che il 17 luglio 1944 riuscirono a liberare dal carcere degli Scalzi un loro compagno, Giovanni Roveda, che diventerà primo sindaco di Torino del dopoguerra.
Vicenza e la nascita delle brigate garibaldine “Ateo Garemi”
La zona di Vicenza è quella su cui, per ovvi motivi, mi sono soffermato maggiormente. Bruno Viola, nato a Vicenza il 6 settembre 1924, faceva parte delle formazioni garibaldine “Ateo Garemi”.
Si può correttamente affermare che la Resistenza vicentina fu “egemonizzata” dalle formazioni garibaldine, senza con ciò voler sottovalutare l'importanza delle altre formazioni.
Il Cln vicentino nacque il 20 settembre, formato da rappresentanti di tutti i partiti: Domenico Marchioro e Emilio Lievore per il P.C.I, Segala per il P.S.I.U.P, Ettore Gallo, Mario Dal Prà per il partito d'azione, Andrea Rigoni. Dipendeva dal Cln il Comitato militare provinciale (Cmp) ed entrambi riferivano la loro azione al Clnai (Comitato di liberazione nazionale alta Italia).
Questo primo Cln durò per tutto il 1944, fino a dicembre quando i suoi membri furono quasi tutti arrestati.
Si tenga comunque presente che i primi Cln, locali e provinciali, nascevano come aggregazione di quei gruppi e comitati antifascisti che per primi si erano mossi, in qualche caso già prima del 25 luglio, per dare un'organizzazione all'opposizione al fascismo.
La situazione era, come facilmente comprensibile, in continua evoluzione; pur apparendo semplicistico e riduttivo mi sembra importante offrire un riassunto delle forze resistenziali e delle relative zone d'operazione.
Le prime formazioni partigiane operavano e si erano sapientemente divise il territorio già ad inizio 1944.
A fine guerra si contano 3 divisioni partigiane.
Sono la “Vicenza”, la “Monte Ortigara” e la “Garemi”. <23
[NOTE]
17 Egidio Ceccato, “Freccia, una missione impossibile. La strana morte del maggiore inglese J.P. Wilkinson e l'irresistibile ascesa del col. Galli (Pizzoni) al vertice militare della Resistenza veneta, Cierre EdizioniIstresco, Verona 2004
18 Christopher Woods
19 Lettera agli autori di Christopher Woods “Colombo”, in Sergio Fortuna, Gianni Refosco, Tempo di guerra. Castelgomberto: avvenimenti e protagonisti del secondo conflitto mondiale e della Resistenza, Odeonlibri Ismos, Schio, 2001, pag. 177-178
20 Giuseppe Gaddi, I comunisti nella Resistenza veneta,Vangelista Editore, Milano, 1977, pag. 182
21 Umberto Dinelli, La guerra partigiana nel Veneto, Marsilio Editori, Venezia, 1976, pag. 147
22 Ivi pag. 149
23 Alcune formazioni della “Garemi” vennero in seguito elevate a divisioni
Francesco Corniani, Un marinaio in montagna. Storia di Bruno Viola e dell’eccidio di Malga Zonta, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari, Venezia, Anno accademico 2009-2010