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venerdì 29 luglio 2011

Piazza d'Armi


Oggi Piazza d'Armi di Camporosso, Camporosso Mare per la precisione, risulta occupata, a farla breve, da strade, case e da un bel giardino pubblico.


Il nome con cui é stata lungamente conosciuta l'area in questione riporta agli anni prima dell'ultima guerra ed alla finitima Vallecrosia, proprio lì affacciata come confine occidentale, Vallecrosia dove erano collocate molte caserme: ma questo é un lato della questione che porterebbe lontano, comunque, alla necessità di approfondimenti.
Per circa vent'anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, invece, quello spiazzo é stato occupato da quello che a lungo (quello di Bordighera sul Capo credo non fosse a caso destinato ai tornei giovanili) fu l'unico campo di calcio regolamentare della zona di confine.
Non sono poi in tanti, tra le persone che frequento, a ricordarsi di tutto questo: eppure qualche fotografia gira ancora, soprattutto su Facebook.
Tra il detto ed il vissuto - da bambino e da adolescente abitavo abbastanza vicino - emergono tanti ricordi di fatti curiosi, dai quali vado ad estrapolare un episodio che mi é stato raccontato da poco.
Alla svolta anni '60 guardava - in tribuna, mi viene da supporre - una partita in casa della Ventimigliese un signore ormai anziano, alto, robusto e dalla voce tonante, che ben avevo conosciuto per amicizie di famiglia. Gli si avvicinò un autista in livrea che gli disse che il suo titolare, assiso in autovettura, avrebbe desiderato parlargli: al che l'omone rispose che prima avrebbe guardato finire la gara. Fu grande il suo stupore di ritrovare infine ad attenderlo pazientemente l'ufficiale, al quale aveva salvato la vita durante la Grande Guerra, ancor di più nel riscontrare che era ormai un famoso magnate italiano dell'industria. La vicenda proseguì con aspetti qui ininfluenti, credo.
Non ho chiesto al mio interlocutore, genero di quella persona, come fosse stato possibile quell'avvistamento a distanza, ma me lo sono immaginato, come in parte ho ricostruito nella mia stesura, alla quale devo aggiungere il particolare di un muro basso, solo sormontato da un'alta rete per trattenere le pallonate.
E fuori dal foot-ball ne ha viste tante altre cose la vecchia Piazza d'Armi, luogo destinato ai circhi - ce n'erano ancora tanti in quegli anni e non arrivavano solo d'estate - e, sotto Natale, ai Luna Park. Tanto é vero che chi come me di tanto in tanto andava in settimana a scorazzare su quel brullo terreno, spesso lasciato incustodito dalla società, ne vedeva le pessime conseguenze. Insomma, da quelle parti tirava aria di pionierismo di ritorno, anche perché la Ventimigliese anteguerra aveva un bel campo negli attuali Giardini Pubblici della città di confine ...


lunedì 25 luglio 2011

Maltratos de los conquistadores



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Illustrazioni di Theodore de Bry pubblicate nella Brevissima relacion de la destruycion de las Indias de Bartolomé de las Casas, 1552

giovedì 21 luglio 2011

Da Parma


C. mi ha mandato da Parma un discreto numero di fotografie, anche improvvisandosi operatore. Ma io avevo parlato con lui più per scherzo ...




Ne pubblico ancora qualcuna. A parte il ponte romano di zona Ghiaia, il Battistero, come già prima il Duomo, é riconoscibile.


Il fatto é che sussiste un precedente dello scorso mese di marzo. Era stato da quelle parti F., comune amico, che é di Ventimiglia e che in quell'occasione si era incaricato lui di scattare immagini, anche di tipo goliardico. Solo che sono passati insieme anche nella zona di Monte Cimone, che mi ha ben documentato. Riprendendo in mano quelle fotografie di recente, mi é così capitato di voler approfondire argomenti connessi come Sestola, il Frignano e così via.


C., quando abitava a Ventimiglia, é stato a lungo nella zona di Via Dante, ritratta qui sopra, che, anche grazie a lui, merita un racconto a parte. Insomma, da Parma C. mi ha fatto riprendere o perfezionare contatti con tanti conoscenti, in genere "ex-ragazzi di quella strada". Per dire, con una sua telefonata mi ha spiegato che B. é collezionista di fumetti. Diversamente non sarei riuscito ad illustrare la vicenda del vecchio "intrepido".


Concludo con ancora due fotografie di Parma. Però, ... siccome ho qualche ascendenza parmense, C. mi chiama Il Maio, soprannome cui anche altri della già detta cerchia hanno iniziato a fare riferimento ...



lunedì 18 luglio 2011

Non era il Tour!

 
Per un curioso equivoco, non del tutto mio, perché riportavo quanto si diceva in merito in famiglia, ma dovuto al fatto che talora nel tramandare le cose si compiono illecite deduzioni, avevo fatto riferimento in un mio vecchio post alla fotografia (che allora non avevo ancora rinvenuto) messa qui sopra, attribuendola al Tour de France. Parlando con amici, che ricordavano l'aria di festa e di kermesse che aveva accompagnato una corsa ciclistica passata per Ventimiglia proprio l'anno in questione, mi sono deciso ad esaminare quella vecchia immagine. Il fatto che nel retro ci sia scritto 16 maggio 1955 mi ha portato al classico riscontro su Internet: si trattava invero della terza tappa del Giro d'Italia, la Cannes-Sanremo, vinta da Defilippis, comunque già in fuga, come più che vedere si può indovinare dallo scatto alquanto sciupato - proprio vintage -, all'altezza del centro storico della città di confine.  


La Parigi-Roma, invece, di cui di nuovo avevo parlato a memoria, c'era stata e qui sopra si può notare il gruppo appena ripartito da Ventimiglia, dove si era compiuto un arrivo il giorno prima, che avevo visto tra il pubblico. Non rammentavo questa fotografia. Si trattava, comunque, della Parigi-Nizza, che nel 1959, in via straordinaria si era allungata sino alla Città Eterna. Wikipedia parla, invece, più tecnicamente di una Mentone-Roma ad inviti, prolungamento una tantum della classica corsa francese a tappe di marzo.


Questa é la Nizza-Genova del 1 marzo 1964 mentre il gruppo attraversa il ponte sul torrente Nervia tra Ventimiglia e Camporosso.


Qui invece la Genova-Nizza a Bordighera il 16 marzo 1961.


Il Giro d'Italia a Diano Marina.


Discesa del cavalcavia di Nervia per il Giro d'Italia, tappa Torino-Sanremo del 21 maggio 1961, vinta dal velocista spagnolo Poblet. 


venerdì 15 luglio 2011

Cabeza de Vaca

Monumento di Cabeza de Vaca a Houston

Già il nome, Cabeza de Vaca (1507-1559), é tutto un programma. E proprio a questo personaggio dovevano capitare in sorte avventure straordinarie.


Vittima di un naufragio più o meno all'altezza dell'attuale Florida, impiegò otto anni, dal 1528 al 1536, di volta in volta incontrando in un turbine di varie vicende altri dispersi o altri conquistadores, prima di riuscire a mettere piede a Città del Messico.
Mi sono imbattuto in Álvar Núñez, come si chiamava al secolo, leggendo un relativamente vecchio romanzo storico, dedicato - va da sè - al Texas. Qualche tempo fa ho poi rinvenuto una recensione su un libro dedicato all'argomento.



Fu il primo europeo ad incontrare nativi indiani dislocati lungo il tragitto delle sue peripezie. Già dall'inciso dedicatogli da quell'opera che ho citato poc'anzi emerge un'implicita presa d'atto dell'umanità e della curiosità di tante popolazioni che aiutarono il nostro eroe. Cabeza, in una sua relazione alla casa Reale Spagnola, la quale - in tutta coerenza con la ferocia praticata nelle Americhe - non ne tenne conto, suggerì velatamente rispetto per gli indigeni.

Ma questi ultimi aspetti li ho scoperti sul Web, sul quale ho anche appreso che in Messico hanno realizzato un film sul suo "periplo". E tante altre notizie.
Targa commemorativa dedicata a Cabeza de Vaca per la scoperta delle cascate del fiume Iguazú
Anche nelle sue successive spedizioni fu coerente con i suoi assunti umanitari. Imprigionato una prima volta per le sue proteste contro lo schiavismo praticato dai suoi connazionali, dal Paraguay venne infine fatto ritornare in Spagna, per vedersi (nel 1545) assegnato ad un esilio di otto anni in Algeria. Potè morire nella sua terra natale. Mi sono reso conto che nei territori dove é passato oggi però esiste giusta memoria delle sue azioni.

Cabeza de Vaca é il titolo che meritò un suo antenato, Pedro de Vera, che utilizzò il teschio di una mucca per segnalare un passaggio alle truppe spagnole nella guerra contro i Mori.

martedì 12 luglio 2011

Miscellanea


Siccome spesso ritardo a rispondere ai commenti, spero, pubblicando adesso, ripresa da Cultura- Barocca, una stampa di Billmark (da litografia del 1857) su Borgo Marina di Bordighera, di fare ancora cosa utile, specie nei confronti di @Tina, informando in questa occasione che le mappe di Saorgio e di Dolceacqua da me evidenziate qui, derivano da incisioni del "Theatrum Sabaudiae", Amsterdam, 1682.


Mi sono anche dimenticato di dire subito a @Sileno che avevo visto il suo bell'articolo su l'"intrepido", passione pregressa a quanto pare comune a tanti della nostra generazione: anzi, probabilmente aveva rappresentato per me un ennesimo stimolo a tornare sull'argomento.


A Bordighera, intanto, si va avanti nell'installare riproduzioni di quadri di Monet dipinti nella città delle Palme.


E a Seborga ci sono tornato più di una volta. Il bosco é bello anche con il caldo di questi giorni. Stando più attento, ho notato anche un vetusto piccolo borgo ...


venerdì 8 luglio 2011

Soldano


Soldano é un piccolo comune tra Vallecrosia e Perinaldo, che fonti scritte del 1200 definiscono centro fortificato. E il nome potrebbe derivare dalla prigionia colà avvenuta di pirati saraceni (Saraceni, uomini del Sultano, alias Soldano).



Verso il 1500 diventa, per le definizioni dell'epoca, castrum. Nel 1686 fa parte della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi, che ottiene autonomia da Ventimiglia.


La chiesa é barocca. Una più antica é stata da tempo assorbita da abitazioni.


 Esiste anche un antico oratorio.


Da tempo il paese si espande ad est dall'altra parte del torrente Verbone. Gli abitanti sono particolarmente fieri del loro vino Rossese (Soldano é in specifica zona DOC, definita di Dolceacqua, ma comprensiva di diversi territori): e in questo caso garbate polemiche sulla migliore qualità locale del prodotto sono sempre attuali.