Pagine

Visualizzazione post con etichetta Ennio Contini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ennio Contini. Mostra tutti i post

martedì 25 maggio 2021

Laurano era un allievo un po’ disattento

Un'immagine d'epoca di Sanremo (IM) - Fonte: Sanremo.it cit. infra

Sulla lunga strada che Contini dovrà ancora attraversare il primo punto di svolta per la sua carriera letteraria era stato l’incontro con il poeta Renzo Laurano, al secolo Luigi Asquasciati [di Sanremo (IM)]. Laurano faceva parte di quella schiera di ufficiali richiamati che Contini doveva istruire sulle nuove armi a disposizione: «Laurano era un allievo un po’ disattento, ma io lo incalzai. Poi gli recitai una delle sue poesie più belle, Chiara ride» <52. L’amicizia con il poeta sanremese aveva permesso al giovane Contini di mettersi in contatto con alcune tra le più importanti personalità letterarie del tempo (Salvatore Quasimodo, Bonaventura Tecchi e Adriano Grande solo per citarne alcuni) e di pubblicare racconti e poesie su diverse riviste di fama nazionale (tra le altre «Meridiano di Roma», «Circoli» e «Cynthia»). Il lungo carteggio tra Contini e Laurano <53 - nato ‘con la divisa’ nel 1937 e durato fino alla morte dell’autore di Chiara ride nel 1986 - rimane a testimonianza di una profonda e duratura intesa umana e letteraria.
Nel settembre 1937 - trasferito da Imperia ad Altare come responsabile della gestione del Forte - l’ormai tenente Contini scriveva all’amico Laurano una lettera dai toni cupi e malinconici, allegando una poesia inedita sulla fine dell’adolescenza:
"Altare 21-IX-37
Caro Renzo, per me sono tante ghirlande pallide d’ore abbandonate a macerie. Vi è un acre odore di terra ovunque, anche sui miei panni, e a volte mi credo anch’io un fossile appiccicato a questo vecchio relitto di fortezza […].
E la stagione è finita
E la carne
vanita è aldilà
della mia verde stagione.
Effimera adolescenza
in gelide nebbie
m’alita sul volto
pallido silenzio
" <54.
Grazie a Laurano, che aveva una fitta rete di conoscenze, in breve tempo Contini aveva iniziato a scrivere su «Meridiano di Roma», era entrato in contatto con Bonaventura Tecchi e con il poeta di origini cubane Armand Godoy. La collaborazione di Contini con la rivista «Meridiano di Roma», allora diretta da Cornelio Di Marzio <55 si apriva infatti nel 1938 con un articolo – Attualità di Laurano <56 - dedicato proprio al poeta sanremese (e causa, come abbiamo visto, della rottura con Aldo Capasso) per proseguire poi con un articolo dedicato ad Armad Godoy <57, sempre nello stesso anno <58. Lusingato da questo scritto Godoy aveva risposto a Contini con una lettera che evidenziava come Laurano fosse l’artefice della loro intesa letteraria:
"Mon cher Confrère,
votre charmante carte et vos beaux poemes, qui nous publierons volontiers dans «La Phalange», m’arrivent à l’istant de Paris […]. J’avais lu votre généreux et bel article du «Meridiano di Roma» et je me préparais à vous exprimer ma reconaissance par l’intermédiarie du poète Renzo Laurano. Cet article m’a fait un grand plaisir. Merci encore
" <59.
Qualche anno dopo Godoy inviterà Contini <60 a scrivere una brevissima nota su Francis Jammes <61 per il numero dedicato all’autore simbolista della rivista «La Phalange» e Contini, accettando di buon grado, apriva così le porte ad una pubblicazione d’oltralpe:
"J’ai pris avec doleur la perte de votre grand Francis Jammes. Nous, frères latins d’outre-Alpes, nous tenons à partager votre deuil. C’est avec humiltè que je m’agenouille dans l’enceinte sacrèe d’hasparren sur la tombe de celui qui, fils insigne de Virgile, fut aussi par sa serenité et son amour le neveu de Saint François" <62.
Grazie a Laurano gli orizzonti del giovane poeta si erano allargati e il suo nome iniziava a circolare negli ambienti letterari. Al poeta sanremese Contini aveva confidato i segreti travagli d’amore («Mi sono innamorato. Che intenzioni ho? Sposare? Sono un tipo da sposarmi?» <63) e inviato le proprie riflessioni sul procedere della sua carriera letteraria («poi ci tengo a che la mia attività letteraria vada con passo guardingo seguendo quel vecchio adagio: “poco ma buono”» <64) allegando alle missive, talvolta, anche alcune poesie che poi confluiranno nella prima raccolta data alle stampe nel 1939. Nell’autunno 1938 - trasferito a Triora presso la Guardia di Frontiera <65 - Contini poteva in questo modo frequentare Laurano in maniera più assidua e con lui la fervente e briosa riviera sanremese. Negli anni Trenta Sanremo era tra le mete privilegiate di scrittori ed artisti che trovavano «una città pronta ad offrirsi in tutto il suo disarmante splendore» <66. Govoni, Comisso e Bontempelli, tra gli altri, avevano dedicato pagine memorabili a Sanremo ricordando il loro soggiorno rivierasco. Contini si era così inserito in quel vivace contesto letterario e culturale che gli aveva permesso di stringere amicizia con la scrittrice Giana Anguissola <67 e con suo marito Rinaldo Küfferle <68, disquisendo di letteratura mentre passeggiava per il maestoso Corso Imperatrice. A questo periodo risale la poesia pubblicata su «Meridiano di Roma» intitolata Ballata della guardia di frontiera <69, dagli evidenti toni patriottici:
Io sono un fante che guarda
la Patria ai confini. Che guarda
altre terre senza sospiri.
Buon soldato in pace e in guerra
se questa venisse, io combatto
Ho lasciato la mia casa, la
mia terra a mio padre, ho
lasciato la vanga, con i compagni
ci siamo dispersi come uno sciame
di rondini alla fine d’autunno.
Ma ho pianto? Anche questi
monti ch’io guardo sono mia casa
e gli altri fanti sono compagni.
Ho pianto? Non ho tempo
per i vani sospiri e quattro
fagioli mi bastano nella gavetta.
Come mio padre come tutti gli
altri farò il servizio, senza peso.
Si sa ch’è meglio la casa rossa
sul poggio e le viti davanti
e chiare e polverose bottiglie.»
E la morosa sospira, si sa. Ma pure
è bello quassù ed è un debito
di figlio alla madre. La pace
o la guerra, io sono lo stesso. La
casa la rivedrò, anche la morosa;
ma questi fratelli che Italia m’ha dato oggi – e domani
non ci rivedremo più… Non hai
più pane? Prendi. Dell’acqua?
un sorso. Siamo numerosi ragazzi…
Io sono un fante che guarda
la Patria ai confini. Che guarda
altre terre senza sospiri.
Buon soldato in pace e in guerra,
se questa venisse è la nostra
guerra e per giusti confini combattere
.
Sotto la spinta amorevole di Laurano Contini in questi anni era riuscito a pubblicare alcune sue liriche su diverse riviste: su «Olimpo» <70, tradotto in greco da Stelianos Xéfludas; su «Termini» <71 diretto da Giuseppe Gerini e tradotto in ungherese da Ollah Gabor; su «Poeti d’Oggi» <72 di Fidia Gambetti. Il nome di Ennio Contini iniziava a circolare nell’ambiente letterario e Nicola Moscardelli aveva scelto di inserire una sua poesia nell’antologia Le più belle liriche italiane dell’anno 1938 <73, dal titolo Fine d’estate (ripresa successivamente, con qualche modifica, in Magnolia).
Agli anni sanremesi risaliva anche l’amicizia di Contini con Bonaventura Tecchi, il famoso germanista di Bagnoregio, con il quale il poeta di Magnolia aveva instaurato uno dei suoi rapporti più duraturi <74; così in una pagina dei suoi quaderni inediti riferibili alla fine degli anni ’60: " La nostra amicizia è durata trentanni e in questo tempo ci siamo visti soltanto due volte, e di sfuggita. La prima a San Remo, nel 1938, e l’incontro fu più di due uomini piuttosto che di due letterati. Mi colpì quel suo fare dimesso, il sorriso pieno di bontà. Io ero un giovane inedito e lui lo scrittore pubblicato da Bompiani: mi trattò da pari a pari. La seconda ed ultima volta che ci vedemmo fu nel 1954, alla stazione Termini di Roma. Ero di passaggio da un treno all’altro e lui venne a salutarmi e a dirmi che mi avrebbe dedicato uno dei capitoli di Officina Segreta. In fondo ci completavamo: lui amava la mia vita, io il suo mezzo espressivo» <75.
Tecchi si era fatto lettore appassionato delle liriche continiane e negli anni a venire dimostrerà più volte la sua sincera ammirazione per i versi dell’amico <76. Scriveva a Contini nel 1939: "Caro Contini, come Le avrà detto Laurano le sue poesie mi sono piaciute molto. Non creda che questa sia una delle frasi solite. Ho trovato le Sue poesie migliori di quelle dei coetanei suoi, che in questi ultimi tempi ho conosciuto" <77.
Il giovane Contini aveva trovato la sua strada seguendo la sua vocazione. Le esperienze come giornalista musicale, i suoi viaggi in Inghilterra, Francia e Ungheria, la Scuola Allievi Ufficiali e l’apprendistato letterario con Manlio Sticco sembravano quasi un ricordo lontano, e a breve lo diventerà anche l’esperienza alla Guardia di Frontiera di Triora: "A Triora, dopo un alterco per questioni di regolamento col comandante del Sottosettore, diedi le dimissioni. L’alterco non era stata che una scusa, ma ero stufo di vette, di aquile e di signorsì. Volevo godermi in tutta tranquillità il tempo dell’agonia, assaporare il tempo trascorso con gli amici e aspirare a pieni polmoni il profumo degli eucalipti" <78.
Il periodo di formazione era finito. Ennio Contini si preparava a consegnare alle stampe il suo primo libro di versi, Magnolia. Ungarettiano, ricco di echi e rimandi poetici ma anche già, e profondamente, continiano.

52 AC, brano tratto dai quaderni inediti del poeta.
53 La numerosa corrispondenza di Ennio Contini a Renzo Laurano (conservata presso la Biblioteca civica ‘Francesco Corradi’ di Sanremo) va dal 1937 al 1986 ed è composta da 235 lettere, 43 cartoline e 6 biglietti. Le missive di Laurano a Contini, invece, sono soltanto 22 e tutte risalenti agli anni ’70. Questo fatto può essere imputato al fatto che una parte dell’archivio Contini è andata persa.
54 Lettera autografa, scritta solo sul recto, datata 21 settembre 1937 e inviata da Contini a Laurano da Altare (SV). Il documento è conservato nel Fondo Renzo Laurano della Biblioteca civica ‘Francesco Corradi’ di Sanremo, Epistolario b. 9, fascicolo 124.
55 Cornelio Di Marzio era diventato il direttore del «Meridiano di Roma» a partire dal gennaio 1938. Nell’archivio Contini sono presenti tre lettere inviate da Di Marzio al poeta savonese e datate rispettivamente 28 aprile 1939, 16 gennaio 1939 e 26 novembre 1939. Di quest’ultima, su carta intestata «Meridiano di Roma», riportiamo l’intero testo: «Egregio Contini, il vostro scritto su Schaub è stato pubblicato da tempo nel numero 12 di «Meridiano». Attendo qualche altra cosa, di cui vi sarò gratissimo. Cordiali saluti e auguri di buon lavoro. Cornelio Di Marzio».
56 Ennio Contini, Attualità di Laurano, in «Meridiano di Roma», III, 7 agosto 1938, p. IV.
57 Armand Godoy (La Havana,1880-Parigi,1964) è stato un poeta di forte impronta simbolista. Trasferitosi a Parigi nel 1919 diventa il finanziatore della rivista «La Phalange», fondata da Jean Royère. Tra le sue opere possiamo ricordare Triste et tendre, Parigi, Emile-Paul Frères, 1927, Le Drame de la Passion, Parigi, Grasset, 1929 e La poème de l’Atlantique, Parigi, Grasset, 1938.
58 Ennio Contini, Armand Godoy, in «Meridiano di Roma», III, 25 settembre 1938, p. IX.
59 AC, lettera dattiloscritta, autografa con firma apposta in calce, su un foglio, impiegato solo sul recto, datata «7 ottobre 1938».
60 Ennio Contini dedicherà ad Armand Godoy anche una poesia, È notturna foresta il tuo divenire, publicata su «Olimpo», anno IV, n. 21, gennaio 1939, p. 43: « È notturna foresta il tuo divenire. / Ebbro delle tue stesse passioni tu cerchi / vanamente l’orlo dell’abisso, l’estasi / tacita ove s’appaci il tuo delirarre. / Ed il tremore dei bianchi ruscelli, le voci / le mille voci sonore – o vita o vita – / ti peseranno, gelide, quasi / fiera predata dall’onda dei tuoi stessi rimorsi. / Invano riposerai, vagabondo dei tuoi ruvidi sangui. / Invano cercherai nell’oblio delle cose passate / un sollievo alla presente amarezza, invano / – effimera argilla – ti cullerai alla brezza / stupefacente delle rosee, delle dolci illusioni // E scenderà la sera. La tua squallida sera. / Mio Dio hai sofferto ed io t’ho fatto soffrire. / Mio Dio, è la sera, anch’io ho sofferto».
61 Francis Jammes (Tournay, 1868 - Hasparren, 1938) è stato un poeta d’ispirazione simbolista, amico di Paul Claudel. Dopo la sua morte la rivista «La Phalange» gli aveva dedicato un numero monografico.
62 Ennio Contini, Hommage, in «La Phalange», Anno 12, n.36-38, numero speciale dedicato a Francis Jammes, 15 novembre 1938-15 gennaio 1939, p. 59.
63 Lettera autografa, su un foglio impiegato solo sul recto, datata 19 ottobre 1937 e inviata da Contini a Laurano da Altare (SV). Il documento è conservato nel Fondo Renzo Laurano della Biblioteca civica ‘Francesco Corradi’ di Sanremo, Epistolario b. 9, fascicolo 124.
64 Lettera autografa, su un foglio impiegato solo sul recto, datata 24 febbraio 1937 e inviata da Contini a Laurano da Triora. Il documento è conservato nel Fondo Renzo Laurano della Biblioteca civica ‘Francesco Corradi’ di Sanremo, Epistolario b. 9, fascicolo 125.
65 Così nel romanzo No haya cuartel! alla pagina 116: «Tutto un altro paesaggio fiorì dinanzi agli occhi del sottotenente, ampio e puro, aereo ed eleusino: su in alto, nella sonante Valle Argentina, ai confini con la Francia. Aveva fissato la sua dimora nella gloriosa Guardia alla Frontiera, comandante al 13o Caposaldo: duecentosessantaquattro uomini, cinque sottufficiali, altrettanti del Genio Radiotelegrafisti, più una gabbia di piccioni viaggiatori».
66 Domenico Astengo, Sanremo anni Trenta tra scrittori e giornalisti, in: Marinaresca la mia favola – Renzo Laurano e Sanremo dagli anni Venti al club Tenco, a cura di Marco Innocenti-Loretta Marchi-Stefano Verdino, Genova, De Ferrari, 2006, p. 45.
67 Giana Anguissola (Piacenza,1906-Milano, 1966) ha collaborato con diverse testate italiane tra cui «Il Corriere della Sera» e «Il Corriere dei Piccoli». Dopo aver ottenuto un discreto successo con Il romanzo di molta gente (Milano, Mondadori, 1931) si era dedicata alla letteratura per ragazzi, raggiungendo la notorietà con Violetta la timida (Milano, Mursia, 1963).
68 Rinaldo Küfferle (San Pietroburgo,1903-Milano, 1955) poeta e traduttore di origine russa sposò Giana Anguissola nel 1933. Aveva tradotto svariati libretti d’opera dal russo e anche dal tedesco ma scrisse in italiano le sue opere poetiche tra cui ricordiamo Le ospiti solari (Milano, La Prora, 1932), Disgelo: poesie (Milano, I.T.E., 1936) e Canti spirituali (Milano, Bocca, 1946). La sua opera di traduttore non riguardò solamente i libretti d’opera ma anche la grande letteratura: sua la traduzione de I demoni di Dostoevskij per i tipi di Mondadori nel 1931 e quella di Padri e figli di Turgenev, sempre per Mondadori nel 1936. Si interessò anche di antroposofia e fondò la rivista «Antroposofia-Rivista di scienza dello spirito» dedicata a studi steineriani.
69 Ennio Contini, Ballata della guardia di frontiera, in «Meridiano di Roma», 10 settembre 1939, p. VII.
70 Le poesie di Contini, tradotte in greco con testo a fronte, sono riportate su tre diversi numeri della rivista «Olimpo», Società Nazionale Dante Alighieri, Salonicco: Lago dell’Alpe (dedicata a Renzo Laurano) anno III, n. 1-2, gennaio-febbraio 1938, pp. 59-60; Malinconia della mia riviera (dedicata a Renzo Laurano), anno III, n. 11, novembre 1938, p. 91, È notturna foresta il tuo divenire (dedicata ad Armand Godoy), anno IV, n.1, gennaio 1939, pp.13-14; Io sono fiumana tra rive beate di genti, anno IV, n.3, marzo 1939, pp.167-168.
71 La poesia Calda estate è stata inserita nel fascicolo straordinario di «Termini» (Fiume, Istituto di Cultura fascista del Carnaro, 1938, p. 1183) tradotta in ungherese da Ollah Gabor.
72 Su «Poeti d’Oggi» (Asti, Tipografia Paglieri e Raspi, n. 8, febbraio 1938) Contini pubblica Fine d’estate.
73 Nicola Moscardelli, Le più belle liriche dell’anno 1938, Roma, Edizioni Modernissima, 1938. La lirica di Contini, Fine d’estate, è a pagina 120, ripresa dalla precedente pubblicazione su «Poeti d’Oggi».
74 Le lettere di Bonaventura Tecchi ritrovate nell’archivio Contini sono 55 e vanno dal 1939 al 1965. Le lettere di Contini a Tecchi, rinvenute nell’archivio di Bagnoregio, sono invece 21 relative agli anni dal 1949 al 1954. La lacuna evidente è dovuta all’incompleta catalogazione delle lettere di Contini a Tecchi, ancora in fase di realizzazione.
75 AC, brano tratto da un foglio scritto solo sul recto, manoscritto non autografo, ma di sicura mano di Contini. Il breve testo è stato redatto con molta probabilità dopo la morte dello scrittore di Bagnoregio, avvenuta nel 1968: «Sapevo che da tempo Tecchi non stava bene, ma mai avrei creduto ch’egli potesse lasciarci, così, su due piedi, come di fatto avvenne».

Francesca Bergadano, «Il gioco irresistibile della vita». Ricerche su Ennio Contini (1914-2006): poeta, scrittore, pittore, Tesi di laurea, Università degli Studi Genova, Anno Accademico 2017-2018 

[...] Il giovane Luigi Asquasciati cresce senza problemi, studia interessato alle materie più consoni alla sua sensibilità e si diverte, tantissimo, in una città internazionale piena di occasioni, un vero paradiso del divertimento. Anche l’affermazione del Fascismo è da lui vissuta in rapporto alla dimensione vitalistica dell’affermazione di sé piuttosto che nel contesto politico. Si laurea in Giurisprudenza nel 1928 e poi, seguendo l’istinto letterario, in Lettere nel 1934, sempre a Genova. La poesia riflette ormai il suo mondo interiore attraverso le molteplici ispirazioni dettate dalla vita e dagli incontri amichevoli ed affettivi. Proprio nel 1934 il testo Chiara ride viene premiato alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Premio ambito, in una città di mare, quel mare tanto amato e vissuto. Il richiamo ai contemporanei “Premi Sanremo”, in cui cultura e mondanità si collegavano facilmente, è immediato. E intanto il gioco del travestimento aveva coinvolto la stessa identità, che cambia dal difficile “Luigi Asquasciati” al musicale e poetico “Renzo Laurano”, lo pseudonimo di una vita. In quegli anni diventa fittissima la corrispondenza con tanti esponenti del mondo letterario italiano. È rimasto celebre lo scambio di lettere con Eugenio Montale. Alcuni rapporti epistolari resteranno vivi per tantissimi anni, come quelli con Giorgio Caproni o Ennio Contini.
Partecipa quindi alla Seconda Guerra Mondiale in Fanteria.
La divisa è per lui motivo di orgoglio patriottico e di ricerca d’avventura. Partirà per la Russia, non volontario. Lo si crederà disperso e caduto. La città piange per lui, ma riesce a ritornare, con un vero e proprio colpo di scena in piena relazione con tutto il suo modo di intendere la vita. Sarà poi insegnante, a lungo, nel dopoguerra. E continuerà a scrivere: poche raccolte di poesia, molto meditate, molti articoli, recensioni, traduzioni degli amati trovatori provenzali, lettere. E amore, amore per le tante ispiratrici della ua poesia, del suo sentimento, per la sua città e gli amici con cui ha condiviso una vita piena di trasformazioni, colpi di scena ed avventure anche letterarie.
[...] Gli studi e l’esposizione sulla figura di Renzo Laurano si identificano in una sua frase riassuntiva di una vita: “marinaresca la mia favola”. Vita vissuta come una fiaba, simile a quelle in cui era attore in giovane età nelle ville più belle di Sanremo. Vita a contatto con il mare, mai dimenticato, sempre tenuto vicino anche se lontano per le vicende, anche drammatiche, dell’esistenza e dell’esperienza. Mare poi come luogo in cui fin da ragazzo ha esasperato l’allora imperante culto del corpo in modo giocoso. Iniziano così, in un’occhiata, in un travestimento, dalla spiaggia alla festa, i tanti rapporti con amiche e poi ispiratrici.
Sanremo anni Trenta: città di cultura e città spensierata, ricca e internazionale. La “corte” del giovane Laurano è fatto di giovani nobildonne di ogni provenienza o da splendide ospiti nordeuropee che imitano le pose dei grandi atleti di fronte alla macchina fotografica. Da qui sarà facile poi passare ai rapporti più intensi e complessi, con regine della cultura e dello spettacolo molto note al pubblico e invitate da Laurano a Sanremo.
Città che fa da palcoscenico solare e piacevole per figure come la coreografa Wally Ficini, come Isa Miranda o Assia Noris… Laurano non finirà mai di sorprenderci.
[...] Nel secondo Novecento Renzo Laurano rimane apparentemente defilato dalla dimensione culturale della Provincia di Imperia. In realtà partecipa attivamente ad un clima molto vivace, basato sulla realtà internazionale della Riviera.
Il poeta coltiva la dimensione letteraria ai margini dell’insegnamento e porta sulla Riviera il messaggio dei tanti amici, tra i quali Salvatore Quasimodo. La Liguria occidentale si impegna nell’indire premi letterari con evidenti finalità anche turistiche, come il Premio De Amicis a Imperia o quello che lo stesso Laurano battezza, dedicato al grande illustratore Antonio Rubino (prima edizione 1965). Qui si incontrano in giuria personaggi del calibro di Ignazio Silone, Bonaventura Tecchi, Sergio Tofano e Carlo Triberti, quest’ultimo direttore del “Corriere dei Piccoli”, in un momento di assoluto valore qualitativo. Fra i premiati e i segnalati si notano Gianni Rodari ed Emanuele Luzzati. Inoltre, al di là di Sanremo, si definisce un fervido clima di attività con il concorso artistico-letterario come il “Cinque Bettole”. Qui si ritrovano in giuria notevoli personaggio dell’orizzonte letterario del momento, accanto a Renzo, il quale scambia molte lettere con l’organizzatore, il pittore Giuseppe Balbo, che è stato protagonista della pittura italiana già prima della seconda guerra mondiale. Ed è così che in Riviera ci si ritrova a fianco di figure artistiche internazionali come Jean Cocteau, mentre al Cinque Bettole compare il giovane Francesco Biamonti. Un uomo di cultura che ha trovato tutte le parole per descrivere la Liguria occidentale.
Alessandro Giacobbe, “Renzo Laurano, pseudonimo di Luigi (Gigetto) Asquasciati (1905-1986)” (Testo originale: “Progetto Laurano.” ©Sanremo Promotion), Sanremo.it