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venerdì 18 marzo 2022

Un esempio eclatante di come Thomas Mann sia stato usato e strumentalizzato a scopi razziali e fascisti


Se prima si affermava che tra il 1938 e il 1945 le opere di Mann non furono tradotte, vi è almeno una eccezione. Proprio nel 1938, l’anno in cui venivano promulgate in Italia le leggi razziali, si poteva leggere un breve estratto del racconto "Wälsungenblut" nella rivista “La difesa della razza”. <175
In questo caso la sede di pubblicazione è da prendere in considerazione con particolare attenzione. La rivista si dichiarava apertamente razzista e aveva lo scopo di promuovere la propaganda fascista, soprattutto quella di
impostazione antisemita. Basti pensare che nell’agosto dello stesso anno, cioè solo un mese prima che uscisse l’estratto di Mann, vi era stato pubblicato un testo, redatto da diversi scienziati italiani, conosciuto con il titolo "Il Manifesto della razza" che costituisce un documento di base dal quale prendono direttamente spunto le leggi razziali promulgate da Mussolini.
Dunque, cosa narra Thomas Mann in questa novella per finire sulle pagine di una rivista razzista? In poche parole si tratta di una "Skandalgeschichte" in cui una ragazza ebrea che sta per sposare un uomo non-ebreo commette incesto con suo fratello. Steso già nel 1906, cioè poco dopo il suo matrimonio con Katia Pringsheim, che era di origine ebrea, il testo, è bene chiarirlo subito, contiene in effetti alcuni luoghi comuni sugli ebrei come p.e. la descrizione di alcuni tratti somatici tipici, considerati brutti. In una lettera al fratello Heinrich dello stesso periodo Mann confessava che il suo vero interesse per questa storia era dovuto soprattutto alla “Milieu-Schilderung”, la descrizione dell’ambiente. <176 Lo sarebbe stato anche se si fosse trattato di persone appartenenti ad altri gruppi etnici o religiosi. Il testo nel suo insieme non è né antiebreo né scritto con una tale intenzione. Ciò non toglie che Mann non sia stato in grado di liberarsi dagli stereotipi diffusi nei primi anni del Novecento. Come modello letterario è stato individuato piuttosto la "Walküre" (Valchiria) di Richard Wagner da dove Mann ha potuto prendere l’ispirazione della scena dell’incesto, alla quale allude in modo molto diretto già con il titolo "Wälsungenblut" - sangue di velsungo, riferito a quella stirpe germanica, molto probabilmente solo leggendaria. A conferma di questa fonte vi è il fatto che fratello e sorella ad un certo punto vanno ad assistere proprio ad una rappresentazione di quest’opera, alla quale anch’essi si “ispirano” per l’incesto che ne segue subito dopo.
Per l’estratto nella rivista, lungo appena una pagina, la redazione ha scelto la fine della narrazione, cioè la parte in cui avviene l’incesto. Al momento stesso della loro unione però Mann, secondo il suo stile consueto, vi allude soltanto, lasciando che le azioni dei due sfocino in due trattini, e così lasciando tutto il resto all’immaginazione del lettore.
[...] Il testo di Mann però è legato in modo ancora più stretto ad un altro aspetto della legislazione razziale, ovvero il divieto di matrimonio tra italiani e ebrei.
Si ha il forte sospetto che qui si sia davanti al tentativo di giustificare questo divieto con il far vedere che gli stessi ebrei osservano in merito delle leggi ancora più severe. Tanto più che il brano di Mann esce nella rubrica intitolata “Documentazione”. <180 La nostra ipotesi trova sostegno anche nella nota introduttiva che accompagnò l’estratto. Ad affiancarla ci sono anche due immagini di una ragazza e di un ragazzo ebreo, con i tratti fisionomici ritenuti tipici per gli ebrei, p.e. il naso adunco della ragazza e il labbro inferiore fortemente sporgente del ragazzo.
[...] Nella seconda parte dell’introduzione questo rovesciamento diventa ancora più chiaro, quando si parla di “ostilità ereditaria dell’ebreo per il cristiano”. La possibile lettura dell’incesto come vendetta contro il non ebreo, qui è chiamata direttamente “vendetta di razza” e trova espressione nel titolo dato al testo di Mann, "Sangue riservato", falsificando non poco quello originale. Come già visto in altro ambito la traduzione dei titoli di Mann ha più di qualche volta indotto a scegliere un titolo così detto interpretativo, dove il titolo sta a indicare già da solo l’interpretazione del testo per la quale si è optato. Per la sua triste esemplarità di interpretazione razzista si cita qui anche la seconda parte dell’introduzione per esteso:
<Thomas Mann, ebreo e fuoruscito tedesco, e grande scrittore, ha una novella dove l’ostilità ereditaria dell’ebreo per il cristiano è descritta attraverso la storia di una fanciulla d’alto lignaggio ebraico che alla vigilia delle nozze con un funzionario prussiano, si concede al fratello e consuma nell’incesto una vendetta di razza, contro un matrimonio ch’essa considera come una forma di schiavitù. Ecco la chiusa della novella, lui cui morale è già tutta nel titolo: “Sangue riservato.”> <182
Come si vede, il titolo non è l’unico aspetto falsificato. Qui addirittura Mann è dichiarato di essere ebreo. Diventa così ancora più difficile entrare nella logica, se mai ce ne fosse una, di chi ha pubblicato l’estratto in questa sede: Mann ebreo avrebbe quindi scritto un testo anti-ebreo?
Se si considera che la versione proposta nella rivista non è mai stata pubblicata in via ufficiale può risultare curioso il fatto che sia arrivata, anche se soltanto come estratto, in Italia. Curiosa anche un’altra contraddizione perché l’autore Mann era vietato dallo stesso regime.
[...] Per quali vie è arrivato il racconto alla redazione della rivista non possiamo sapere. Possiamo però ripercorrere velocemente la sua singolare "Druckgeschichte": quando Mann decise di cambiare il finale, il testo era già in stampa. Pare che un giovane tipografo abbia sottratto di nascosto le pagine del manoscritto originale per poi copiarle segretamente. Inoltre vi fu un’edizione nel 1921, molto limitata e mai entrata in commercio della casa editrice monacense “Phantasus”. <183 Un dato certo è che nel 1931 era già uscita in Francia una versione integrale proprio con il titolo "Sang réservé". <184 In Italia invece il testo, oltre quel breve estratto, non è stato molto considerato in seguito. Lo troviamo solo nell’edizione "Tutte le opere" e poi nella già citata traduzione con testo a fronte di Anna Maria Carpi, uscita nel 1989 presso Marsilio a Venezia.
La pubblicazione dell’estratto di "Wälsungenblut", in questo luogo, in questa traduzione e con questa introduzione costituisce un esempio eclatante di come Thomas Mann sia stato usato e strumentalizzato a scopi razziali e fascisti. Come già accennato, questa è anche l’ultima traduzione di Mann che fu pubblicata in Italia prima e durante la Seconda guerra mondiale.
[...] L’asse Berlino - Roma, concluso in via ufficiale nel 1939, ma di fatto creatosi già molto prima, portava con sé la conseguenza dell’equiparazione tra Germania e Italia a diversi livelli, anche a quello giudiziario, e perciò introdusse il divieto dei libri di Thomas Mann anche in Italia.
Contemporaneamente c’era chi tentava di istituire un altro asse, più tardi chiamato "Gegenachse", con l’intento di continuare anche quei rapporti culturali tra Italia e Germania non graditi e proibiti dai regimi. Questo asse esisteva non come espressione di un gruppo organizzato, esisteva invece grazie all’impegno individuale di alcuni, pochi, che erano in contatto tra di loro e creavano così, una rete, per quanto a maglie larghe.
Quando Hitler e Mussolini si incontrarono per la prima volta nel 1934 sulla Riviera del Brenta, nella più imponente delle ville venete, la Pisani, Mann era in contatto diretto con Benedetto Croce. Il breve ma intenso scambio epistolare, sottolineato da diverse dediche da entrambe le parti, non ultima quella di Croce a Thomas Mann della "Storia d’Europa nel secolo decimonono", testimonia un comune impegno contro i totalitarismi e irrazionalismi e a favore di una storia europea basata sul principio della libertà.
Parallelamente vi fu un altro scambio molto importante, quello tra Mann e Lavinia Mazzucchetti, più consistente e protrattosi fino alla morte dello scrittore. Da quando Mann fu vietato in Italia, la Mazzucchetti si assunse l’incarico di informare i pochi iniziati delle ultime novità sullo scrittore: lettere, discorsi e qualche pagina di testo. Nel suo libro "Die andere Achse" Mazzucchetti ricorda questa attività, chiamando Mann addirittura “merce di contrabbando spirituale”: "Die wichtigste geistige Schmuggelware blieb aber immer Thomas Mann. Ich weiß noch gut, wie begierig sich Benedetto Croce bei jedem seiner Besuche in Mailand von mir über den großen Weggenossen berichten und seine Briefe mitteilen ließ". <185
A causa del divieto di importazione dal 1938 al 1945 non viene pubblicata nessuna opera di Thomas Mann in Italia. Questo non voleva dire che non si potesse leggere lo scrittore tedesco anche in questi anni. Non abbiamo però trovato conferme concrete per edizioni non ufficiali, copie illegali o simili di cui invece si sente parlare spesso, ma quasi mai senza indicare alcuna fonte, cosa che ci costringe a considerare tali affermazioni non affidabili.
Nonostante l’oppressione e il costante pericolo di altre violenze, questo tempo non fu del tutto "wortlos". Il dialogo culturale, quello non a servizio dei regimi e delle ideologie, era molto ridotto, ma non del tutto interrotto. Nuovamente, come all’inizio della ricezione di Mann in Italia, si mostra in questi anni l’importanza dell’agire di singoli personaggi, in prima fila, ancora una volta, Croce e Mazzucchetti.
Bisogna però prendere atto che oltre le circostanze difficili per la ricezione di un autore straniero, per di più tedesco, si è verificato anche un brusco rallentamento dell’interesse effettivo nei confronti di Mann, quasi come se la lontananza geografica dovuta all’esilio di Mann in America aumentasse anche quella spirituale.
[NOTE]
175 Thomas Mann, Sangue riservato, in “La difesa della razza”, anno I, 5 settembre 1938, p. 39. D’ora in poi cit. Mann, Sangue riservato.
176 Lettera di Thomas Mann a Heinrich Mann, 17 gennaio 1906, in Thomas Mann - Heinrich Mann, Briefwechsel 1900-1949, Fankfurt a.M., Fischer, 1975, p. 45.
180 Thomas Mann, Mario e l’incantatore. Una tragica avventura di viaggio, trad. di Anna Bovero, illustrazioni di B. Badia, Torino, Libreria Editrice Eclettica, 1945.
182 Ibidem.
183 Thomas Mann, Wälsungenblut, einmalig limitierte Sonderausgabe, München, Phantasus-Verlag, 1921.
184 Thomas Mann, Sang réservé, traduit de l’allmand, Paris, Grasset, 1931.
185 Lavinia Mazzucchetti, Die andere Achse, p. 20.
Arno Schneider, La prima fortuna di Thomas Mann in Italia, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Padova, 2008
 
Lo scambio epistolare tra Lavinia Mazzucchetti e Thomas Mann rappresenta un unicum nei rapporti dello scrittore con gli italiani non soltanto per l’estensione temporale, l’intensità, la simpatia e l’attualità degli argomenti trattati, ma anche perché ha costituito un contatto più che autentico dello scrittore con l’Italia.
Elisabetta Mazzetti, I carteggi di Lavinia Mazzucchetti con Thomas Mann, Hans Carossa e Gerhart Hauptmann. La soddisfazione «di servire la causa della libertà e bollare la barbarie» e la fuga dalla realtà in (a cura di) Anna Antonello e Michele Sisto, Lavinia Mazzucchetti. Impegno civile e mediazione culturale nell’Europa del Novecento, Istituto Italiano di Studi Germanici, Roma, 2017
 

domenica 13 dicembre 2020

I Bassi di ebrei ne hanno fatti sconfinare molti verso Francia

Ventimiglia (IM), Largo Ettore e Marco Bassi,  a fianco del negozio che era stato della famiglia

Con gli anni si dorme di meno e Pierin ne ha ottantasette e la sera da un po’ di tempo fa fatica a prendere sonno.
E poi c’è quella scena che gli viene in mente tutte le sere.
Sono a cena da Tornaghi, il commissario Pavone è passato con la scusa di bere una volta; ha avvertito Marco Bassi che il giorno dopo passerà a prenderlo, arrestarlo, lui e suo padre Ettore.
Li avvisa per dar loro l’ultima occasione per fuggire, in un certo senso sono tutti amici, compagni di ribotte.

I Bassi di ebrei ne hanno fatti sconfinare molti verso Francia e stavolta dovrebbero scappare loro.

Pierin ha capito al volo ed ha subito pensato alle valli di Cuneo, già in mano ai partigiani ed ai contrabbandieri, alla possibile salvezza a Caraglio, a Castelmagno dove conosce molti amici.
E’ pronto col tassista Cavallotti per portarli via, padre e figlio.
Anche Marco ha capito, ma il padre è già anziano e non vuole lasciarlo solo; la mamma l’hanno già sistemata con l’aiuto dei Notari alla clinica Moro, sulla via Romana.
Sono lì e si guardano indecisi; Marco si toglie dal polso l’orologio d’oro di marca e lo offre in ricordo a Pierin che tentenna, vuole ancora convincerlo a scappare.
Così l’orologio lo prende la Giretto, che gestiva il negozio dei Bassi.
Quell’orologio gli manca da più di sessant’anni e quel gesto è l’ultimo che gli viene in mente ogni sera prima di addormentarsi. E prendere sonno è sempre più difficile.

Arturo Viale (3), ViteParallele, 2009

(1)  [ristorante in Ventimiglia (IM), vicino alla stazione ferroviaria]

(2) [I commercianti ebrei Bassi, Ettore, il padre, e Marco, il figlio, benefattori non solo degli ebrei stranieri in fuga, a causa delle Leggi Razziali del 1938, tramite Ventimiglia e zona verso la Francia nel periodo 1938-1939, ma anche benemeriti della città e del comprensorio, i Bassi, arrestati a Ventimiglia il 26 novembre 1943, incarcerati a Milano e deportati ad Auschwitz, da dove non fecero più ritorno. In proposito degli ebrei stranieri: Paolo Veziano, Ombre al confine. L’espatrio clandestino degli Ebrei dalla Riviera dei Fiori alla Costa Azzurra 1938-1940, ed. Fusta, 2014].

(3) [  Arturo Viale, La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Arturo Viale, Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2019; Arturo Viale, L'ombra di mio padre, 2017; Arturo Viale, Quaranta e mezzo; Arturo Viale, Viaggi; Arturo Viale, Mezz'agosto; Arturo Viale, Storie&fandonie; Arturo Viale, Ho radici e ali  ]