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Ventimiglia (IM): una vista parziale della Piana di Latte |
Persiste un gran scrivere - per non
dire un gran pontificare - sulle ville storiche di Latte, Frazione di
ponente di Ventimiglia. E non solo su quelle - per lo più situate nella
Piana -, ma anche su altre, non molto lontane.
Spiace
solo che un bel dibattito non ci sia mai stato sui rischi corsi -
ancora nel recente passato - di ulteriore cementificazione, né su
ristrutturazioni, che almeno in un caso si dice sia consistita in uno
sventramento completo con successiva ricostruzione. Come aveva paventato
ne "Gli spiccioli di Montale" Nico Orengo, di cui non si sa se si sia
mai rallegrato di qualche relativa salvaguardia pur conquistata in zona.
Conviene rifugiarsi nell'aneddotica.
C'è
una Torre - una delle cinque, se non aggiuntiva, delle superstiti
strutture di avvistamento, come da elenco stilato da competente persona
del posto - adagiata al muro di cinta - lato di ponente, affacciato
sulla foce del torrente Latte - del parco di una vestusta magione del
novero di quelle già menzionate, una Torre che in una stanzetta al
pianterreno negli anni - quelli Ottanta - di fulgore di sagre popolari e
Feste de l'Unità - ma anche dell'Amicizia (Democrazia Cristiana) -
ospitava materiali utili a tali accadimenti: a fianco, talora,
all'aperto, si tenevano incontri conviviali, qualche volta rallegrati
dal passaggio di qualche vispo porcospino. L'edificio oggi dovrebbe
essere di proprietà diversa da quella dell'intero complesso padronale,
ma, invero, questo aspetto risulta poco interessante.
La
stretta Via Romana, infrastuttura di accesso a molte delle già dette
dimore, attraversa la località da una parte parallela al mare,
dall'altra alla ferrovia, prima in un senso, poi, in un altro, mediante
un cavalcavia pedonale, sì da congegnare un'arteria carrozzabile
strozzata quasi a metà. Allo stato attuale ci sono discreti parcheggi a
ponente. All'epoca di tante feste popolari era uno spettacolo vedere
invaso di automobili e di motocicli l'ampio greto del rio, compresi
tratti del corso - asciutto d'estate! -. Per chi arrivava - ma anche
adesso - sussisteva l'obbligo di prestare sempre attenzione al fatto che
non ci sono quasi mai due sensi di marcia.
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Ventimiglia (IM): un classico tratto di levante della Via Romana a Latte |
Una situazione che probabilmente disegna da sola tante storie.
Ad
esempio, diversi anni fa Nico Orengo scrisse - dopo averne letto
"Quaranta e mezzo" - un biglietto di congratulazioni ad Arturo Viale
(che lo ha pubblicato nel suo ultimo "Punti Cardinali: da capo Mortola a
capo Sant'Ampelio", Edizioni Zem, 2022), in cui, tra l'altro,
menzionava l'albero di giuggiola presente prima del cavalcavia della Via
Romana, aggiungendo: "Caro Viale, il suo raccontare mi ha tenuto una
affettuosa e sincera compagnia per una sera, tempo fa...".
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Ventimiglia (IM): il cavalcavia della Via Romana a Latte |
Neanche a farlo apposta appena
attraversata quella passerella - o poco prima, se si arriva da un'altra
direzione - sorge Villa San Gaetano. Dalla fitta ringhiera sovrastante
la ferrovia si intravvede a malapena l'abside della Chiesetta dallo
stesso nome, che sorge di fronte: i colori sono belli ed intensi, mentre
la facciata è grigia e smorta. A quella Cappella a cavallo tra gli anni
Ottanta e gli anni Novanta erano usi recarsi per depositare fiori due
ferrovieri in pensione, lieti di rendere in tale modo felice una signora
più anziana di loro, impossibilitata a muoversi. A Villa San Gaetano
Maria Pia Urso, di recente purtroppo scomparsa, ha dedicato un bel libro
di memorie - sue e di famiglia -, uno spaccato di grande livello
sociale e morale. "... l'intensa esperienza di vita, la gioventù
spensierata al mare, gli ideali, i gusti culturali, le curiosità e le
molteplici iniziative nella comunità", sottolineava una presentazione
dell'opera (Maria Pia Urso, Villa San Gaetano, youcanprint, 2015).
Spostandosi
verso ponente si possono scorgere la casa a lungo abitata ed i resti
delle campagne per pari periodo coltivate a fiori - rose, soprattutto -
con passione e competenza - il tutto rigorosamente in affitto - da
Libero Alborno, il Libero de "La curva del Latte" e di altri romanzi di
Nico Orengo.
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Ventimiglia (IM): uno spazio verde a complemento di un parcheggio nella zona di ponente della Via Romana a Latte |
Si narra, inoltre, di episodi - accaduti in qualche punto della Piana -
di pura goliardia ai quali lo scrittore si sarebbe lasciato andare con
compagni sì di modesta statura intellettuale, ma che si beavano
contraccambiati della sua presenza e che non si sono mai sognati di
dedicargli pensieri scritti.
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Ventimiglia (IM): la zona di Latte, vista dalle vicinanze di Villa San Gaetano |
Da quelle parti ha abitato a lungo un
floricoltore, per nulla vanesio, ma del quale ancora oggi si raccontano
da terze persone grandi avventure di pesca, vissute negli anni, da
quella - ripetuta - al pescespada, affrontata sempre con un piccolo
guscio, non con mezzi professionali, a quella - che si tramanda ancora -
di una mirabolante imbarcata di bianchetti, che, forse, non era già del
tutto lecita, stanti i divieti in materia. Il fratello, forse sodale,
forse più pronto ad uscire in mare con altri, ridimensionava, invece, in
una datata conversazione gli esiti di una ricerca di branzini, di cui
si era, invece, tramandata una bella storia, storia, inoltre, costellata
di riferimenti a inconsueti, di solito rocciosi, rialzi del fondale, al
massimo a pelo
d'acqua, teatri a volte, per i conoscitori di quegli arcani, di cospicui
risultati e talora muti conservatori di relitti misteriosi, spesso
piratescamente trafugati. Non sempre i gozzi sono partiti o tornati
dalle spiagge della Piana di Latte, ma spesso, per un risvolto o
l'altro, lì si torna.
D'altronde,
i racconti di pesca - a fare inizio dallo stesso Nico Orengo -
abbondano per tutto il ponente di Ventimiglia, da Punta della Rocca al
confine con la Francia.
Adriano Maini