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venerdì 15 ottobre 2021

Questa mia singolarità doveva essere imbarazzante


Ionesco, in una conversazione con Edith Mora, apparsa nel 1960 e poi raccolta in Note e contronote, ad un certo punto ricorda le sue opere di prosa narrativa: Ho scritto tre racconti, comico-tragici, molto fantastici, come il mio teatro, che sono diventati tre commedie: Amedeo, poi Sicario senza paga e Il rinoceronte. Quando furono scritti, mi resi conto che erano, effettivamente, delle commedie in nuce. Ma un racconto è rimasto tale. Si tratta de Il solitario, 1973, dove il protagonista narra in prima persona la vita che gli capita di vivere, grazie ad un’eredità, dopo un precoce ritiro dal lavoro impiegatizio: dedito all’alcool, scettico sulla politica (“non è il pallone a contare, e quando quelle squadre più grandi che sono le nazioni si scagliano le une contro le altre o le classi sociali si fanno la guerra, non è per ragioni economiche né patriottiche né di giustizia o libertà, ma semplicemente per il conflitto in sé, per il bisogno di farsi la guerra”), ossessionato dal timore di cadere nella noia, l’uomo registra i piccoli avvenimenti della quotidianità, quasi insignificanti (“Attraversai il viale sulle strisce, una ragazza mi urtò con il gomito e si scusò, poi io urtai il gomito di un uomo e mi scusai”) e trascorre una vita oziosa, anonima, insignificante. È un everyman, e ad un certo punto ci mostra un suo autoritratto.

Mi passavo la mano sul viso. Sentivo i peli duri che cominciavano già a imbiancare, mi guardavo e non mi piacevo: il naso era troppo grande, gli occhi di un azzurro slavato, inespressivi, il viso un po’ gonfio, i capelli mal pettinati e troppo lunghi perchè non andavo abbastanza spesso dal barbiere, le orecchie troppo grandi, le rughe nel gonfiore, nessuno era come me, tutti senza dubbio avvertivano che non era come gli altri.

Nessuno è come lui? O tutti sono come lui?

Questa mia singolarità doveva essere imbarazzante. Non che il mio viso avesse qualcosa di anormale. Ero come gli altri e allo stesso tempo non ero come gli altri. Il carattere insolito della mia persona traspariva certo attraverso la pelle. È vero, per strada non mi fissavano, la gente non si voltava a guardarmi. Però, è vero, c’era la portinaia, la vicina con il suo cagnolino, Jeanine, la domestica, che scuoteva spesso il capo guardandomi, e la cameriera del ristorante che aveva nei miei confronti un atteggiamento decisamente particolare, in parte di amicizia, in parte di disprezzo.

ll paese, intanto, è attraversato da scontri violenti, incomprensibili:

«Entri in fretta» mi gridò la cameriera. «Forse domani saremo ancora aperti. Dopodomani è difficile.» Sedetti al mio solito posto. Nella vetrata c’erano fori e grosse incrinature. «Sì» disse «quelli di dentro hanno sparato a quelli di fuori e quelli di fuori ai nostri clienti. Oggi c’è testina di maiale all’aceto.» «Andate via?» «Il proprietario non ha voluto mettersi a fare il capofila della rivoluzione. Non ne ha più l’età. E poi non è sicuro di vincere. Allora, ce l’hanno con lui. »

«Se fossero rivoluzionari veri» disse il proprietario sopraggiunto in quel momento «forse andrei ad aiutarli. Ma in realtà sono reazionari.» «E i loro avversari?» «Sono reazionari anche quelli. Sono due bande di reazionari. Una pagata dai lapponi, l’altra dai turchi.»

Tutto verrà distrutto, e poi inizierà l’opera di ricostruzione (a cui seguirà, viene subito da pensare, un’ennesima opera di distruzione). In questa vita che procede in modo insensato non si intravede speranza di salvezza, se non in una sorta di visione celestiale, che conclude la narrazione:

Avrei potuto toccare il cespuglio, la scala. La luce era molto forte, ma non faceva male agli occhi. Gli scalini brillavano. Il giardino si avvicinava a me, mi circondava, ne facevo parte, ero al centro. Passarono anni, o secondi. La scala si avvicinò a me. Si fermò quando era quasi sopra la mia testa. Passarono anni, o secondi. Poi tutto si allontanò, sembrò dissolversi. La scala scomparve, poi il cespuglio, gli alberi. Poi le colonne con l’arco trionfale. Qualcosa di quella luce che era penetrata in me rimase. Pensai che era un segno.

Che Ionesco sia un miscredente nei confronti della storia lo sappiamo da sempre: “Esiste un mito della storia che sarebbe ora di«demitizzare», per usare una parola alla moda. Infatti sono sempre state alcune coscienze isolate a rappresentare, contro tutti, la coscienza universale”, dice in un’altra pagina delle Note, conversando con Claude Sarraute. Ed è proprio all’inizio di questo dialogo che Ionesco esprime una sua visione dei conflitti umani, che sembra un commento - anticipato, perché siamo qui nel gennaio 1960 - alle descrizione dei disordini politici nel Solitario:

Ricordo d’essere sempre stato colpito nel corso della mia vita da quelli che si potrebbero chiamare movimenti d’opinione, dalla loro rapida evoluzione, a cui forza di contagio uguaglia quella di una vera e propria epidemia. Improvvisamente la gente si lascia sopraffare da una religione, una dottrina, un fanatismo nuovi, insomma da ciò che i professori di filosofia e i giornalisti con pretese filosofiche chiamano «l’esigenza del momento storico». Assistiamo allora ad una vera mutazione mentale. Non so se l’ha notato, ma quando le persone non condividono più la nostra opinione, quando non possiamo più interderci con loro abbiamo l’impressione di aver a che fare con dei mostri.

E in Chi osa non odiare diventa un traditore, sempre nelle Note, infine:

Mi sembra che oggi come sempre le religioni e le ideologie non siano e non siano mai state altro che alibi, maschere, pretesti di questa volontà di assassinio. Dell’istinto di distruzione, di un’aggressività fondamentale, dell’odio profondo che l’uomo nutre verso l’uomo […] I guardiani della società hanno isti-tuito i bagni penali, i nemici della società assassinano: credo persino che i bagni penali siano apparsi prima ancora dei delitti. Non dico nulla di nuovo se dichiaro di temere coloro che desiderano ardentemente la salvezza o la felicità dell’umanità. Quando vedo un missionario, fuggo come quando vedo un criminale demente armato di pugnale. Si dirà che oggi «bisogna scegliere». «Bisogna scegliere il male minore. Ha più valore ciò che va nel senso della storia»: ma dov’è il senso della storia? Io credo che questo sia un nuovo inganno, una nuova giustificazione ideologica dello stesso impulso all’assassinio: poiché in questo modo si è «impegnati», e si ha una ragione più sottile di patteggiare o di iscriversi nell’uno o nell’altro partito di massacratori.

Si può essere d’accordo in tutto, in parte o per nulla con le posizioni di Ionesco. Ma il suo anarchismo disperato è puro e sincero. In questo cupo inizio millennio dove ci si continua a uccidere in nome dei “grandi ideali”, dove l’ipocrita slogan della fine delle ideologie si accompagna ad eccidi e tirannie motivati da forti e folli e torve e ridicole giustificazioni ideologiche (costruite con associazioni concettuali arbitrarie e falsi sillogismi e apposizioni acritiche di pochi elementi rigidi, pseudo-esplicativi), dove, in molti casi, si è astanti di una degenerazione dell’intelligenza in rigidità e stupidità, dove ancora gli stati nazionali sono retti da retorici discorsi sull’amor di patria e sui sacri valori, ec., bene, non possiamo non amare Ionesco. I nichilisti ci aiutano a mantenerci sempre in dubbio, a cercare altrove, a non cadere nei dogmatismi. Non è poco, anzi, è moltissimo.

Marco Innocenti, Ionesco il solitario in IL REGESTO (Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna - Piccola Biblioteca di Piazza del Capitolo), Sanremo (IM), anno X, N° 4 (40), ottobre-dicembre 2019

[Marco Innocenti è autore di diverse opere, tra le quali: articoli in Mellophonium; Verdi prati erbosi, lepómene editore, 2021; Libro degli Haikai inadeguati, lepómene editore, 2020; Elogio del Sgt. Tibbs, Edizioni del Rondolino, 2020; Flugblätter (#3. 54 pezzi dispersi e dispersivi), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2019; articoli in Sanremo e l'Europa. L'immagine della città tra Otto e Novecento. Catalogo della mostra (Sanremo, 19 luglio-9 settembre 2018), Scalpendi, 2018; Flugblätter (#2. 39 pezzi più o meno d'occasione), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2018; Sandro Bajini, Andare alla ventura (con prefazione di Marco Innocenti e con una nota di Maurizio Meschia), Lo Studiolo, Sanremo, 2017; La lotta di classe nei comic books, i quaderni del pesce luna, 2017; Sanguineti didatta e conversatore, Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2016; Sandro Bajini, Libera Uscita epigrammi e altro (postfazione di Fabio Barricalla, con supervisione editoriale di Marco Innocenti e progetto grafico di Freddy Colt), Lo Studiolo, Sanremo, marzo 2015; Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, Ventimiglia, Philobiblon, 2014; Sandro Bajini, Del modo di trascorrere le ore. Intervista a cura di Marco Innocenti, Ventimiglia, Philobiblon, 2012; Sull'arte retorica di Silvio Berlusconi (con uno scritto di Sandro Bajini), Editore Casabianca, Sanremo (IM), 2010; articolo in I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended N. 10 - 11/2013; Prosopografie, lepómene editore, 2009; Flugblätter (#1. 49 pezzi facili), lepómene editore, 2008; C’è un libro su Marcel Duchamp, lepómene editore, Sanremo 2008; con Loretta Marchi e Stefano Verdino, Marinaresca la mia favola. Renzo Laurano e Sanremo dagli anni Venti al Club Tenco. Saggi, documenti, immagini, De Ferrari, 2006]

mercoledì 19 maggio 2021

Insiemi galoppanti di gag


Pubblicato da Rizzoli Lizard (casa editrice fondata come Lizard da Hugo Pratt nel 1993, e poi assorbita nel 2008 dal gruppo RCS) è uscito qualche tempo fa un volume che raccoglie tutte le strisce di Topolino apparse dal gennaio 1930 ai primi del 1932. È una pubblicazione integrale del materiale dell’epoca, comprese quindi le strisce di raccordo, che non costituiscono una vera e propria storia ma intessono una serie di gag fra una vicenda e l’altra. Ogni striscia infatti è costituita da una serie di vignette - di norma quattro - destinata alla pubblicazione sulla pagina di un quotidiano. Costituisce lo snodo di una storia, l’elemento di una sequenza, ma tende ad essere autoconclusiva, a risolversi in un finale divertente - o, talvolta, di sospensione e di tensione. Nell’insieme formano un’avventura, che ha un suo esordio, un suo sviluppo e una sua fine ma che talvolta è portata a sfilacciarsi in una sorta di coda fatta appunto da un accumulo di trovate, come tante varianti inerenti un certo soggetto o un certo personaggio (come, per citare un paio di esempi presenti in questo volume, le strisce dal 5 gennaio al 10 gennaio 1931 su Topolino autista o quelle dal 30 aprile al 30 maggio, sempre del 1931, sui tentativi dell’ex criminale Sgozza di diventare un membro dell’alta società). Non si tratta, in questi casi, insomma, di storie ma di insiemi galoppanti di gag, come d’altronde capita con molti film muti (pensiamo ad Harold Lloyd, a Laurel & Hardy) e con molte storielle degli albi a fumetti.
Leggendo queste prime avventure di Mickey Mouse ci troviamo immersi in un’America rurale, appena subito dopo il grande crollo del 1929. E del New Deal, della voglia di reagire e di vivere con ottimismo, Topolino, insieme ai Tre Porcellini, sarà un simbolo e un protagonista.
È un’America semplice, povera, proletaria e contadina.
Topolino è simpatico e onesto ma anche monellesco, con singolari (ma non casuali) analogie con il Chaplin di quegli stessi anni, con cui condivide persino certe scelte tematiche, dalla vita nel circo all’incontro di boxe.
Il dover procedere striscia per striscia porta naturalmente all’invenzione di nuovi ritmi e di particolari tecniche narrative (bellissimi i sunti delle vicende precedenti, naturalmente immessi nella vignetta per facilitare la comprensione al lettore del giornale, e che ora, leggendo la storia nel suo insieme, mantengono un loro valore di commento fuori campo, quasi un effetto eco).
L’autore principe di queste storie a fumetti è Floyd Gottfredson, nato nello Utah nel 1905: feritosi gravemente ad un braccio in un incidente di caccia all’età di undici anni, è costretto ad una lunga convalescenza.
Racconta: “Ero iscritto ai Lone Scouts. Avevano una rivista a tiratura nazionale, e mio zio scrisse loro raccontando del mio incidente, e chiedendo agli altri membri di scrivermi. Bambini di tutto lo stato presero a spedirmi lettere e regali, tra cui 42 libri di Horatio Alger. Da allora gravitai tra libri d’avventura e storie poliziesche”.
Gottfredson sarà coadiuvato da vari collaboratori, fra cui Al Taliaferro. Ma è lui il grande artefice di questa saga topolinesca. Non subito, però. Per i primi mesi l’autore delle sceneggiature è Walt Disney: e qui, come in una sorta di appendice, verso la fine del volume, viene ripubblicato quello che è il primo fumetto disneyano in assoluto, noto come Topolino nell’isola misteriosa, scritto appunto da Disney e con i disegni di Ub Iwerks prima, di Win Smith poi. Disney sarà ancora l’autore (sino al 17 maggio del 1930) delle prime strisce di Topolino nella valle infernale, l’avventura in cui, ad un certo punto, fa il suo esordio Gottfredson. Una storia, questa, dove si fondono i toni del melodramma e dell’epica, dove si miscelano i generi del western e dell’horror, con felici commistioni a cui il fumetto e il cinema ci avrebbero poi abituati.
Ma in tutte queste prime pagine, ed è una delle emozioni che si possono provare leggendole, assistiamo alla genesi del mondo disneyano, con il suo realismo ironico, la fusione fra comico e drammatico, le invenzioni fantastiche. E certi personaggi veri, palpabili: dal boxeur Ruffo Ratto a Felice detto il bel gagà.
Il tutto è corredato da schede introduttive per ogni storia, divagazioni critiche, documenti d’epoca (copertine, disegni promozionali, strisce apocrife, articoli di giornale). Alcuni di questi reperti sono curiosi e di grande importanza: basti citare una striscia scritta e disegnata da Disney nel 1920 circa, Mr. George’s Wife, oppure la riproduzione di alcuni disegni originali di Gottfredson per la Valle infernale, dove si nota quanto gli schizzi a matita fossero più dinamici ed eleganti rispetto alla successiva e un po’ goffa inchiostrazione.
Detto tutto il bene che abbiamo detto su questa pubblicazione, facciamo un piccolo appunto. Nuoce il politically correct affiorante qui e là come un’ossessione: “Tenete conto, a ogni modo, che le stelle Disney non approvano più certe abitudini malsane - ad esempio, il fumo - come facevano occasionalmente in questi pezzi d’annata”, “Non è possibile giustificare del tutto dei clichè prodotti in un’epoca meno illuminata dell’attuale”, “Infine, notate come nei primi anni Trenta anche un personaggio celebre come Topolino potesse essere di cattivo esempio”… Ma pazienza. Tanto sappiamo tutti che Disney era molto più cattivo di come poi lo avrebbero voluto - e lui stesso si sarebbe voluto - dipingere.
Walt Disney presenta Topolino nella valle infernale di Floyd Gottfredson (titolo originale: Walt Disney’s Mickey Mouse: “Race to Death Valley”), a cura di David Gerstein, Gary Groth, Fabio Gadducci, Rizzoli Lizard (RCS Libri su licenza Disney), Milano 2012
Marco Innocenti, Topolino in una raccolta, IL REGESTO (Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna - Piccola Biblioteca di Piazza del Capitolo), Sanremo (IM), anno VI, n° 4 (24), ottobre-dicembre 2015

[ tra gli altri lavori di Marco Innocenti: Verdi prati erbosi, lepómene editore, 2021; Libro degli Haikai inadeguati, lepómene editore, 2020; Elogio del Sgt. Tibbs, Edizioni del Rondolino, 2020; Flugblätter (#3. 54 pezzi dispersi e dispersivi), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2019; articoli in Sanremo e l'Europa. L'immagine della città tra Otto e Novecento. Catalogo della mostra (Sanremo, 19 luglio-9 settembre 2018), Scalpendi, 2018; Flugblätter (#2. 39 pezzi più o meno d'occasione), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2018; Sanguineti didatta e conversatore, Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2016; Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, Ventimiglia, Philobiblon, 2014; Sull'arte retorica di Silvio Berlusconi (con uno scritto di Sandro Bajini), Editore Casabianca, Sanremo (IM), 2010; articolo in I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended N. 10 - 11/2013; Prosopografie, lepómene editore, 2009; Flugblätter (#1. 49 pezzi facili), lepómene editore, 2008; con Loretta Marchi e Stefano Verdino, Marinaresca la mia favola. Renzo Laurano e Sanremo dagli anni Venti al Club Tenco. Saggi, documenti, immagini, De Ferrari, 2006]