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sabato 20 ottobre 2012

Quando io e Diego a Roma...

Rivedere, come mi capita in questi giorni, Diego e parlare di Roma é tutt'uno. Anche se poi la memoria difetta a entrambi, per cui, ad esempio, ricordiamo perfettamente di avere assistito circa vent'anni fa in un'afosa notte estiva all'aperto di un bar di Trastevere ad un colorito dialogo, quasi degno di Petrolini, tra tre simpatici emuli di Petrolini (o di Gigi Proietti: fate voi!), ma non sappiamo oggi riportarne nemmeno mezza battuta. Ne avevo pure già fatto piccolo riferimento in un commento ad un vivace post di Aldo @il monticiano.
E in affiatata e consapevole compagnia si apprezzano meglio le situazioni brillanti.

A Trastevere abitavano anche le gentili persone che, casualmente incontrate ad un convegno, ci invitarono ad una simpatica cena all'aperto dalle parti del Gianicolo, cui feci già cenno altra volta.










Ed allora l'altro giorno sono stato io a sottolineare meglio a Diego che in quelle occasioni avevamo avuto la ventura di parlare, con chi li aveva conosciuti o frequentati o ne era stretto parente, di due figure di grande statura civile. Angelo Oliva, che potrei definire di Vallecrosia e su cui ho già riportato sul blog parole di Giorgio Napolitano, più chiare di mille discorsi. Girolamo Li Causi, strenuo avversario di Cosa Nostra, che era solito passare le vacanze estive dalle mie parti, a Perinaldo e di cui mi spiace adesso non avere chiesto più notizie a suo tempo ai vecchi compagni del paese. Ma questo apre un capitolo a parte, che non so se sono capace e degno di affrontare.

Vorrei giungere ora ad aspetti più frivoli. Già sto pubblicando alquanto a casaccio fotografie di Roma, sia di famiglia che di amici. Quindi, non strettamente legate ai luoghi più precisi di cui ho parlato.
L'ultima, però, mi riporta sempre approssimativamente ad un'altra presenza comune con Diego nella Città Eterna. In quel caso era stato per una manifestazione, di cui avevamo anche qualche immagine di gruppo che - tanto per cambiare! - non sono riuscito a rintracciare. C'era anche Alfredo Moreschi, il cui solo pensiero mi indurrebbe ad aprire altre parentesi e, magari, in tema di cortei riprendere a parlare di Milano. Il fatto é che, tornando a quella giornata di ottobre del 1991 - credo! - da cui sono partito, siccome la nostra comitiva andò a mangiare in un posto più o meno a sinistra nell'ultimo scatto, qualche mio fugace commento sui monumenti mi fece guadagnare dal salace, appunto, Alfredo, per la prima volta - come negli anni successivi da parte di altri colleghi, ma, ahimé per loro, in tono serio e convinto! - l'epiteto di... esperto di storia e di arte romane. Ma, forse, se ci ripenso, anche Alfredo non scherzava. Con grande soddisfazione, comunque, di Diego, sempre sensibile alle botte di vita. Perché Diego, di cui mi riprometto di dire di più e di citare, soprattutto se pesco fotografie adeguate, altre similari esperienze condotte insieme, a margine di impegni ufficiali, anche in Costa Azzurra, é la simpatia fatta persona. E, dato che lui é fatto così, proprio con lui ho vissuto significativi momenti, che adesso ci siamo ripromessi non tanto di rinverdire, ma di rinnovare! Anche dispensatore di saggi consigli, che, peraltro, non sempre ho seguito. Gli devo, poi, perché, quando eravamo così presi dalle cose ufficiali, non é che avevamo agio di discettare proprio di tutto, come gli ho preannunciato, riferire con comodo altre cose - parte delle mie solite storie, insomma! - del presente stampo e, se possibile, presentargli altre persone, con le quali suonare sulle stesse corde del calore umano e di una certa nostra storia progressista. C'era un altro caro amico - come Diego, del Dianese: finalmente l'ho specificato! -, frequentato in provincia, meno propenso alle trasferte: per cui, ancora,  "Diego, vorrei che tu, Pierluigi, ed io..."

sabato 13 ottobre 2012

Milano, dicevo

Tra una cosa e l'altra, anche qualche inciampo... tecnico, negli ultimi giorni mi sono un po' perso, per cui quella, che in un primo tempo mi sembrava un'idea peregrina, a conti fatti potrebbe rappresentare la ripresa scherzosa di un discorso rimasto interrotto. Di nuovo qualcosa su Milano, allora. Iniziando da uno scorcio di Santa Maria delle Grazie, molto appagante dal punto di vista personale.








Brera.


















Al piano terra di Brera (riprendo un aspetto curioso cui ho accennato qui l'ultima volta) in un'aula-sala espositiva, invece, le fotografie le lasciano fare, anche in presenza di addetti presi dalla loro professione.

















In quel locale ci sono inoltre calchi di antiche opere greche, il che mi darebbe lo spunto - che vorrei tuttavia riprendere in altra occasione, per non ripetere troppo spesso esempi mirati sul capoluogo lombardo o sulla mia zona di residenza - per sviluppare un tema che mi é caro: quello di limitarmi a suggerire chiavi di ricerca e approfondimento che il lettore può effettuare in piena autonomia.












Ad esempio, memore di essere rimasto colpito dalla statua di questa immagine in un libro, dedicato al terribile condottiero in parola, solo intravvisto da bambino, ma che già allora avrei voluto leggere, sulle prime avrei detto, come spesso mi pare di avere letto, trattarsi del Napoleone del Canova. Invece, secondo Wikipedia é una copia da originale in marmo, scolpita dal grande e noto artista nel 1806, copia del 1811 in bronzo di tali fratelli Righetti.











domenica 7 ottobre 2012

Quasi una pausa

Salisburgo.
Succede che in casa l'archivio di cartoline d'epoca, di cui ho già parlato qui, vada a riservare altre sorprese.
La Chiesa di San Sepolcro a Milano

Quelle che segue é una discreta divagazione. 
Mi sono imbattuto per caso, come d'abitudine, dato che non sono uno spettatore assiduo, nelle prime immagini de "Il commissario Nardone" televisivo. Colpito dall'iniziale riferimento alla fine della seconda guerra mondiale, ci ho messo un po' a capire che si parlava di un poliziotto famoso in tutta Italia quando ero bambino. Solo che, del tutto banalmente, ho subito ripensato al luogo di culto di questa fotografia. San Sepolcro evoca in modo lugubre gli esordi del movimento fascista. Di fronte esiste un palazzo medievale, oltrettutto deturpato nel triste ventennio per fare spazio ad una struttura del fascio. Oggi ospita un commissariato di polizia, dal che deriva che é proibito ad un privato cittadino inquadrare con uno scatto quel monumento!

Il Velodromo Vigorelli a Milano

Un episodio dello sceneggiato in questione me lo ha fatto tornare in mente. E' ora che torni a Nardone. Quello di fantasia. E quello vero. Del primo aggiungo che, preso dalla curiosità, ne ho seguito sinora tutte le vicende: la storia si conclude a giorni, per cui, facendone cenno adesso, non ho proprio reso pubblicità. Del commissario, che riempiva sul serio le cronache dei giornali in quegli anni come si é sottolineato nel telefilm, mi é rimasto nitido il ricordo dell'arresto della cosiddetta Banda di Via Osoppo, da lui organizzato. Non vado a ripercorrere l'atmosfera di quei tempi, che, pur ancora scolaro, per vari motivi, non ultime le mie allora non rare - come ho già narrato - presenze a Milano, meriterebbe, invero, ulteriori approfondimenti. Metto in evidenza che, con l'occasione di questa serie televisiva, qualcosa in più sul Web su Nardone é stato scritto. Mi ha, allora, un po' consolato il fatto che qualcuno asserisca che il commissario, pur arrestandoli, fosse per lo meno dubbioso della colpevolezza di Fenaroli e Ghiani, rispettivamente mandante ed esecutore, per la magistratura, dell'omicidio della moglie del primo, all'epoca clamoroso, ma da più parti oggi ascritto ai soliti servizi segreti deviati. Non credo proprio  che lo sceneggiato arriverà ad aggredire questo nodo...

lunedì 1 ottobre 2012

Sciaffusa in cartoline d'epoca


Sul Web ho cercato la conferma che Rheinfall o Cascate del Reno siano quelle come da tradizione definite di Sciaffusa (o Scaffhausen), Svizzera, alla quale sono vicine. Ma più precisamente situate a Neuhausen am Rheinfall. Ben note già agli antichi Romani. Rinvenendo questa ed altre relative cartoline d'epoca, qualche dubbio il nome Rheinfall me lo aveva creato.


 
Mi pare che al romanticismo della natura il colore di queste vecchie cartoline aggiunga ancora qualcosa.







Sciaffusa, invece, é questa.

mercoledì 26 settembre 2012

Il primo "Atlante della Russia", 1745


Il primo "Atlante della Russia" fu pubblicato nel 1745 dalla Accademia delle Scienze di Pietroburgo. Vennero utilizzati allo scopo molti lavori del cartografo Ivan K. Kirilov.  Controverso, invece, il ruolo, dell'astronomo francese Joseph Nicolas de L'Isle, incoraggiato a diventare astronomo da Gian Domenico Cassini, del quale ultimo si commemorano in questi giorni i trecento anni della morte. Di De L'Isle, dicevo: per alcuni storici é dubbio che abbia collaborato alla stesura di questo Atlante, mentre sembra assodato che venne chiamato a dirigere una scuola di astronomia, annessa alla mentovata Accademia. In ogni caso, qui, David Rumsey Map Collection, dove ho tratto le immagini di questo post, sussistono altre informazioni.


Una parte del corso del Volga, 1745.
Tralascio un minimo di approfondimento sull'Atlante in questione, perché una volta di più mi trovo affascinato da antiche mappe.


La zona del Caspio nel 1728. Ecco, sottolineo solo questo aspetto, cioé, quello di carte stese negli anni per confluire infine nell'opera in parola.


Siberia, 1745. Sullo studio della geografia di questa enorme regione ci sono storie affascinanti, anche successive a questo periodo. Continua, però, a prevalere in me, ora, il lato della mera ammirazione estetica.


San Pietroburgo, 1737.


San Pietroburgo, 1741.


Mosca, 1739.



Una legenda di questo Atlante.



domenica 23 settembre 2012

Scorci di Mediterraneo in cartoline d'epoca


Il porto di Malta in una cartolina di oltre un secolo fa' (in mio possesso, come quelle che seguono). I marinai delle navi militari italiane che colà si consegnarono agli alleati dopo l'8 settembre 1943 avranno visto i segni della guerra, invece. C'erano, tra gli altri, mio padre, mio zio, diverse persone che ho conosciuto.




Sfax in Tunisia. Tristemente nota oggi per tante tragedie dell'emigrazione. Più di cento anni fa' erano gli italiani a emigrare colà. I governi della Destra storica erano arrivati ad un pelo dal fare la guerra alla Francia per impiantare una colonia in Tunisia. 

Se non ricordo male, qualche anno addietro avvenne un tentativo di collaborazione economica tra la zona di Sfax e la provincia di Imperia, se non la Liguria. Non so che fine abbia fatto.

 Tunisi.












 Biserta, a nord-ovest di Tunisi.


 


 St. Raphael, Costa Azzurra.


Quel padiglione sul mare a Nizza non c'é più da lungo tempo, ma in tanti affermano di avere visto immagini simili a questa. Io stesso ne avevo già una, reperita dall'Archivio Moreschi di Sanremo.






Non so se l'avvenimento in questione, ormai tramontato, si svolgeva anche sulla Promenade, vale a dire sulla passeggiata a mare, ma la Battaglia dei Fiori di Nizza, credo ormai dimenticata, differente per la tipologia dei carri, me la vedo co-ispiratrice di quella successiva di Ventimiglia.





Il Principato di Monaco: sullo sfondo, dopo Cap Martin, la parte più occidentale della Riviera dei Fiori.

Per terminare un parziale giro fotografico di questa parte di Mediterraneo.








venerdì 21 settembre 2012

Carte geografiche italiane a cavallo del 1800



Ho rinvenuto questa carta del Regno di Sardegna del 1794, oggi dell'Istituto Geografico Militare, mentre facevo un'esplorazione su Internet, dovuta al fatto che, riguardando stampe di inizio 1800, presenti su questo sito nizzardo cui ho già attinto altre volte, ho notato meglio che talora vengono indicate opere o di geografi italiani o riguardanti altre parti del nostro paese, come la "Coreografia d'Italia" di Attilio Zuccagni-Orlandini. Difficile, tuttavia, trovare sul Web altre icone così pregevoli. Probabile che chi le colleziona se le tenga ben strette anche nella forma digitale.


Questa una mappa dal lavoro di Attilio Zuccagni-Orlandini.



Per associazione di idee mi é tornata in mente l'imponente opera di storia e di geografia del Conte Alberto La Marmora, uno dei quattro fratelli generali, realizzata quando era stato mandato in punizione in Sardegna. Qui sopra, ripresa da qui, una carta da lui realizzata.

In effetti, nella prima metà del 1800 in Italia non si pubblicavano solo libri su lontane nazioni, come ho già più volte accennato, ad esempio qui. Argomenti che ho ripreso da Cultura Barocca. Alla quale potrei sempre tornare per ulteriori spunti su come veniva studiata e presentata la geografia italiana in quel periodo: a questo link un piccolo saggio.

domenica 16 settembre 2012

Cartoline vecchie di Tunisi che mi fanno divagare...


Tunisi più di un secolo fa'. Forse anche prima. Credo che la data approssimativa si intuisca visivamente dalle stesse caratteristiche tecniche di questa cartolina.
A me, a suo tempo, il periodo in esame era rimasto labilmente fissato nella memoria per parole dette nell'occasione della mia prima occhiata a immagini similari a questa, oggi in casa nostra. Ma anche perché a lungo mi era rimasto impresso il fatto di avere letto dei saluti, di logica riportanti a un preciso anno, su una di queste "carte postale".


Mahdia.
Solo che, una volta aperta la scatola dove sono contenute, mi sono accorto che di fotografie della Tunisia di quell'epoca ce ne sono veramente tante. E di Tunisi in particolare. Non le ho ancora viste tutte. Mi é rimasto alquanto sospeso il proposito di fare un piccolo excursus più che altro di carattere storico, corredato di alcuni di quegli scatti.



Se già la scoperta del quantitativo, l'ormai lontana causa - altra trama che sarebbe da narrare! - di quel dono e il vedere l'"ancient" Tunisi non mi avevano rievocato ricordi, Cartagine - qui sopra - mi riporta a quando a otto anni, fresco di studi alle elementari di storia romana, appresi da un'altra cartolina mandataci da un vicino di casa (colà in "congedo" - di cui oggi non so spiegarmi l'autorizzazione - temporaneo dalle ferrovie per un'esperienza da marconista su una nave mercantile, che a noi fratelli fruttò anche due tartarughine: altra vicenda) che la grande città punica era ben risorta dalle ceneri cui l'aveva condannata il Senato dell'Urbe.


St. Raphael in Costa Azzurra con la Tunisia c'entra poco. E' vero. Solo che nel piccolo archivio in parola ho ritrovato anche qualche vecchia cartolina di questa località. 
E per singolare coincidenza ho appena letto una testimonianza raccolta da Arturo Viale - alla quale devo pur dedicare qualche riga più attenta al più presto - che parla di tre giovani uomini di Ventimiglia che nel settembre 1944 si muovono in barca verso St. Raphael per provare a convincere gli alleati a non bombardare - e non mietere ulteriori vittime civili - l'estremo Ponente Ligure, perché sguarnito di acconce difese. Persone inascoltate - va da sé! - che hanno vissuto un'esperienza riportata con avvincente scrittura da Arturo. Uno di questi uomini l'ho conosciuto e, senza esserne mai stato intimo, posso confermarne la singolare e calda carica umana. Di un altro, che so deceduto poco dopo la guerra, ho conosciuto e conosco la famiglia in senso largo. Soprattutto, sino ai miei sei anni inoltrati, quando ci perdemmo di vista per il nostro trasloco, mi fu molto cara la madre, una figura di donna che non ho mai dimenticato e alla quale torniamo spesso in conversari con i miei.
Forse perché - e prendo a prestito, un po' rimodellandola, una recente frase di Eugenio Scalfari - era il periodo in cui si andava formando la parte istintuale del mio carattere, il che in parte almeno mi spiega la mia ricorrente tentazione di parlare di certi miei luoghi, di certi avvenimenti e di certi periodi. E a divagare...


E sempre per pura ... combinazione, tra quelle cartoline d'epoca, dato che qualche volta pur ne ho scritto, non dovevo ritrovarne, magari ritoccate come quella qui sopra, tre di Nizza?



mercoledì 12 settembre 2012

Something else


In Via Mostaccini a Bordighera.


La Cappella Viaria di San Rocco a Dolceacqua, lungo la Provinciale della Val Nervia. Ben visibile a chiunque passi davanti.


Il Fortino a Mentone. Lambito anch'esso dalla storia...

sabato 8 settembre 2012

Non solo Bibì e Bibò


Da un po' ci pensavo, ma poi rinviavo - non so bene perché -, di fare vedere qualche pagina del vecchio "Corriere dei Piccoli". Anzi, per essere preciso, qualche mezzo foglio scannerizzato già tempo fa sull'unica copia di quel settimanale (del 17 agosto 1958) a disposizione dell'amico Bruno Calatroni di Vallecrosia (IM), competente collezionista di fumetti.
E, come mi era già capitato con un altro periodico di avventure dell'epoca, mi sono ritrovato una storia - in questo caso, quella accennata nella soprastante immagine - che da bambino mi era talmente piaciuta, da ricordarmela, a sommarie linee, tuttora. Forse in quell'anno non avevo ancora letto "L'Isola del Tesoro". Di sicuro non "Tom Sawyer" e il resto di quella saga di  Mark Twain. Perché, ripensandoci oggi, l'influenza di questi classici, e di altri, di azione per ragazzi, mi sembra molto evidente. In ogni caso l'insieme - la trama, certi dettagli, lo stile delle vignette - me lo sono sempre rammentato con il tratto distintivo del garbo. Mi rendo conto che il discorso mi sta prendendo alquanto la mano, ma credo che la chiave di interpretazione risieda nella sobria e, talvolta, ironica celebrazione dell'amicizia. Un aspetto che, a livello di adulti, personalmente mi ha emozionato nel film - reputo non molto noto - "Soldato sotto la pioggia" (con Steve Mc Queen). Comunque, si ritrovavano allora sul "Corriere dei Piccoli" altre serie di episodi con le stesse impostazioni di fondo da me qui appena messe in evidenza.


Viste le cose con il senno di poi, c'erano anche vicende - come questa del Duca d'Aosta - che al giorno d'oggi vengono a prevalente senso comune - per lo meno il mio! - ritenute scorrette. 
Ma, con l'assetto tipico di un giornalino, quella rivista aveva una funzione informativa, se non educativa. Tante famiglie - compresa la mia, che, come ho già qui sostenuto, difficilmente mi procurava fumetti d'avventure, che leggevo comunque grazie agli amici - attribuivano, invero, al "Corrierino" valenza di istruzione. Anche a poche altre riviste del tempo, ma sorvolo sul tema per non aprire troppe parentesi.


Questo racconto non mi dice proprio più nulla. Solo che posso accennare per rapidi esempi che su questo settimanale ho letto "Il giro del mondo in 80 giorni" di Verne e scritti di Gianni Rodari - forse già qualche sua filastrocca: la sua complessiva opera l'ho compresa ed apprezzata da adulto - e di Mino Milani.


C'era, forse, ancora del facile moralismo, retaggio anche storico degli esordi ai primi del 1900 di questo giornale. Solo che di Fangio mi sovviene di aver letto - ma non sono sicuro se su quelle pagine - del suo sequestro dimostrativo ad opera di militanti castristi. E di sicuro mi rammento sul "Corrierino" note molto pertinenti sullo sport, ancor più su quelli che dovrebbero essere i suoi valori di fondo: faccio solo l'esempio nel calcio del "gigante buono" Nordhal, indimenticabile centravanti svedese del Milan dei primi anni '50, l'atleta che buttava fuori il pallone per soccorrere il terzino che si era fatto male cercando inutilmente di falciarlo.


Questa la prima pagina - o copertina - del numero in questione. Nella linea della tradizione. Per come la so io, che pur ho visto (e dovremmo avere qualcosa del genere in famiglia da qualche parte) ristampe pregresse di copie, per lo più anteguerra, del giornalino. In linea, perché dagli inizi il "Corrierino" presentava come caratteristica principale vignette con didascalie in rima, vignette per le quali emersero, tra gli altri, bravi disegnatori come il sanremese Rubino e il creatore del signor Bonaventura - quello, con l'inseparabile bassotto giallo, del famoso "Milione" -, creatore che era anche un bravo attore (se non sbaglio impersonò l'abate Faria nel "Montecristo" televisivo italiano di grande successo), Sergio Tofano. Negli annali sono rimasti altri personaggi come il Sor Pampurio.
Indimenticabili Bibì e Bibò, a lungo sinonimi nel parlare comune di monelleria, perché erano la versione nostrana di una fortunata e veramente importante striscia. Nell'esemplare del 1958 non appaiono. Solo che me li ricordo bene, da quando il "Corriere dei Piccoli" mi veniva già dato in visione ancorché non andassi ancora a scuola e, pertanto, non sapessi leggere. Mi veniva commentato, tuttavia, e la loro mamma, chiamata sul giornalino Tordella, rappresentava un buffo nomignolo di cui in diversi facemmo spesso in seguito vasto uso - e abuso -.
Sì, il discorso mi ha proprio preso la mano. Devo per forza tralasciare altri frammenti di ricordi. Pensavo di averne di meno!

D'altronde la mia intenzione iniziale era solo quella di riprendere qualche accenno contenuto in miei vecchi post. Nessuna pretesa di analisi critica, per la quale rinvio il lettore ad altre possibili fonti.
Quindi, nulla di più da parte mia di un personale gioco sul filo della memoria, come tale molto lacunoso, nonché limitato al periodo che va dal 1955 al 1960 circa. 
Solo che, avendo già in mente la traccia di queste righe, finisco di leggere un libro di racconti sulla città di confine, scritto da un amico di Ventimiglia. E non salta fuori il nome, che io non rammentavo, del padre di Bibì e Bibò, il "famoso" Capitano Cocoricò? 
A questo punto devo proprio andare a cercare come si chiamava quel personaggio - che a loro si accompagnava - con l'alto cappello a tuba color ocra, come il suo lungo pastrano, e dalla lunga lunga barba...