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domenica 29 gennaio 2017
domenica 18 dicembre 2016
Airole (IM) - Chiesa Parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo
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sabato 10 dicembre 2016
domenica 3 aprile 2016
venerdì 7 agosto 2015
Pigna (IM), ruderi della Chiesa di San Tommaso
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lunedì 29 ottobre 2012
Carte geografiche antiquarie
Le immagini, che precedono afferiscono un'opera del 1572, "L'isole più famose del mondo" (uscita a Venezia in tre volumi di 47 carte incise su rame
da Gerolamo Porro, ampliato e riedito dopo quattro anni e ristampato
più volte entro il 1686), di Tommaso Porcacchi, autore molto poliedrico (contribuì, tra l'altro, a editare gli ultimi cinque canti del "Furioso"): fanno parte - devo aggiungere - di una vera rarità bibliografica.
In questo caso credo sia da sottolineare l'attenzione posta anche in Italia alla geografia di luoghi lontani e esotici, non molto dopo l'avvio delle conquiste coloniali e dei viaggi di esplorazione europei.
Il Dominio di Terraferma della Repubblica di Genova e la città vista dal mare: lavoro di Johan Baptist Hormann (1664-1724).
Ho desunto informazioni e icone una volta di più da Cultura-Barocca.
Nell'occasione, volgo un riconoscente pensiero a quanti conservano, pur fra tanta incuria pubblica verso la cultura, libri e documenti preziosi, a quanti li consultano e studiano in ambienti in genere come minimo polverosi anche a fini divulgativi e non solo accademici, a quanti, soprattutto, digitalizzano, sempre in simile contesto, immagini, ritengo importanti perché antiquarie, come quelle che qui pubblico.
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venerdì 21 settembre 2012
Carte geografiche italiane a cavallo del 1800
Ho rinvenuto questa carta del Regno di Sardegna del 1794, oggi dell'Istituto
Geografico Militare, mentre facevo un'esplorazione su Internet, dovuta al fatto che, riguardando stampe di inizio 1800, presenti su questo sito nizzardo cui ho già attinto altre volte, ho notato meglio che talora vengono indicate opere o di geografi italiani o riguardanti altre parti del nostro paese, come la "Coreografia d'Italia" di Attilio Zuccagni-Orlandini. Difficile, tuttavia, trovare sul Web altre icone così pregevoli. Probabile che chi le colleziona se le tenga ben strette anche nella forma digitale.
Questa una mappa dal lavoro di Attilio Zuccagni-Orlandini.
Per associazione di idee mi é tornata in mente l'imponente opera di storia e di geografia del Conte Alberto
La Marmora, uno dei quattro fratelli generali, realizzata quando era
stato mandato in punizione in Sardegna. Qui sopra, ripresa da qui, una carta da lui realizzata.
In effetti, nella prima metà del 1800 in Italia non si pubblicavano solo libri su lontane nazioni, come ho già più volte accennato, ad esempio qui. Argomenti che ho ripreso da Cultura Barocca. Alla quale potrei sempre tornare per ulteriori spunti su come veniva
studiata e presentata la geografia italiana in quel periodo: a questo link un piccolo saggio.
domenica 1 luglio 2012
L'orientalista svizzero che abbracciò l'Islam
Fonte: Wikipedia |
Johann Ludwig Burckhardt (Losanna, 24
novembre 1784 - Il Cairo, 15 ottobre 1817) è stato un viaggiatore e
orientalista svizzero, noto anche con il nome francese di Jean Louis (da
lui preferito) e con quello inglese di John Lewis.
Di origini basilesi, la famiglia, dopo la
rivoluzione francese del 1789, fuggì in Germania e Austria. Compiuti gli
studi universitari a Lipsia e Gottinga, per i suoi sentimenti
anti-francesi Burckhardt dovette nel 1806 emigrare ancora, a Londra.
Nel
1809 ottenne l'appoggio della African Association per il suo
progetto di scoprire le fonti del fiume Niger.
Travestito da mercante arabo, con lo pseudonimo Sheikh Ibrahim Ibn
Abdallah, Burckhardt si fermò dapprima ad Aleppo in Siria per conoscere l'Islam
(religione che abbracciò) e perfezionare l'araboche aveva studiato, insieme ad altre materie signifiucative per i suoi scopi, in Inghilterra. In Siria tradusse il romanzo Robinson Crusoe in arabo. Divenne grande
conoscitore del Corano e del diritto islamico, tanto da essere spesso
coinvolto nel dirimere questioni religiose dagli stessi indigeni. Nei
due anni trascorsi in Siria Burckhardt fece numerosi viaggi, visitando Palmira, Damasco e il Libano.
Il 22 agosto 1812 si imbattè, probabilmente primo europeo da secoli, nella stupenda Petra, a suo tempo capitale dei Nabatei.
Con
l'intenzione di rinvenire finalmente le fonti del Niger, partì poi per il Cairo,
dove però non riuscì a trovare carovane che lo conducessero verso ovest.
Risalì allora il Nilo e vide nel 1813 il tempio
di Abu Simbel.
Nel 1814 fu
a Gedda per svolgere il rituale pellegrinaggio alla città santa
della Mecca. Si spinse poi verso l'altra città santa di Medina, dove rimase fino ad aprile 1815, a causa di attacchi di febbre dovuti a
parassiti. Nella primavera del 1816, dopo il suo ritorno al Cairo, fece
ancora un viaggio per esplorare la penisola del Sinai.
In attesa di
ritornare in Europa, Burckhardt ebbe una ricaduta e morì il 15 ottobre
1817. Secondo i suoi desideri fu inumato in un cimitero islamico sotto
nome arabo.
I suoi scritti, raccolti in 350 volumi, e la sua
collezione di 800 manoscritti orientali rimasero in eredità
all'Università di Cambridge.
A questo link su Cultura-Barocca
si possono, peraltro, leggere, digitalizzate, alcune delle sue memorie di
viaggio in Arabia, così come pubblicate in italiano nel 1844 - a cura dell'illustre geografo
Marmocchi - dall'editore Giachetti di Prato.
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venerdì 19 agosto 2011
Fra' Marco da Nizza
Fonte: turtledove.wikia.com |
Fonte: ww.psi.edu |
Fu un difensore dei nativi americani: la documentazione più pertinente risale ad un suo incarico nell'ormai ex Impero Inca, svolto quando Atahualpa era già stato assassinato, come si evince da una sua comunicazione inserita nell'opera fondamentale di Bartolomeo de Las Casas.
Fra' Marco, disgustato, cercò ed ottenne altre incombenze, che lo portarono in Messico e che gli fecero passare gli ultimi anni della sua non lunga vita in diverse avventure e contingenze, non tutte di facile lettura e non semplici a riassumere. Il Viceré, in seguito ai racconti delle peripezie di Cabeza de Vaca, lo mandò in una spedizione a nord, attuale New Mexico, alla ricerca delle sette città d'oro (Cibola).
La fallace convinzione di averle intravviste fu la premessa alla sua partecipazione al famoso viaggio di esplorazione di Coronado, concluso con un fallimento di scopo, attribuito di conseguenza a Marco.
Le fonti attestano che questo frate francescano (di cui ci rimangono solo i titoli delle sue diverse opere e, oltre quanto già detto, una sola lettera) rimase incantato dalla bellezza di quelle terre, al punto da dedicarle a San Francesco. Non era certo così per i conquistadores che un mito certo lo inseguivano, ma era solo quello di El Dorado nelle sue tante varianti.
La firma di Marco da Nizza nel Canyon di Gila - Fonte: Wikipedia |
giovedì 30 giugno 2011
Iconografia di frontiera
Quelle che seguono sono immagini tratte da Cultura-Barocca, di cui riporto nell'occasione un link molto settoriale, ma che mi riprometto, visti i suoi notevoli contenuti, di illustrare meglio in seguito con altri post.
Una carta del 1744 - epoca della guerra di successione austriaca - forse opera dell'Accinelli, di sicuro stesa quale supporto alle operazioni in corso durante il richiamato conflitto nella zona dell'attuale frontiera (all'epoca, invece, grossomodo confine tra la neutrale Repubblica di Genova, il cui territorio venne, comunque, invaso lo stesso, ed il Regno di Sardegna).
Ventimiglia in una stampa del 1837 |
Dolceacqua dal Teathrum Sabaudiae del 1682: a sinistra il magnifico Giardino Rinascimentale; in alto, a destra, il Castello dei Doria |
mercoledì 1 giugno 2011
Antichi boschi sacri
Con la sequenza di fotografie che qui si possono vedere cerco di dare un'idea approssimativa dell'ubicazione, a partire dalle spalle di e da Bordighera per proseguire a semicerchio verso l'Alta Val Nervia, della maggior parte del "sistema" di acque e boschi (i luci) sacri, che in genere i Romani, dopo la loro conquista, cercarono di ascrivere al loro sincretismo religioso.
L'immagine soprastante abbraccia virtualmente la maggior parte di una pineta che ancora sussisteva verso il termine del Medio Evo. Ed anche in questo punto c'erano acque sacre, come un po' lungo tutto il citato tragitto. Una mappa portava ancora di recente l'indicazione di Regione Luco per una porzione di territorio qui sopra seminascosta dall'ulivo.
Qui sopra, più da vicino l'aspetto attuale di gran parte della Regione Luco.
Vallecrosia |
Foce del torrente Nervia |
Camporosso |
Dolceacqua |
Isolabona |
Castelvittorio e la zona di Lago Pigo |
Il Toraggio |
Ci sono, anche, per così dire, deviazioni dal percorso, che forse é più a forma di semisfera: ma per maggiori specifiche potrei sempre tornare sull'argomento. Lascio infine completare il tragitto con uno sguardo all'orizzonte montuoso, percorso lungo il quale ci furono altre piante ed altre acque venerate, fornendo qui un link ad un aspetto della complessa tematica, suscettibile, ripeto, di analisi più dettagliate, soprattutto in ordine al passaggio dal paganesimo al cristianesimo.
All'inizio, più o meno, del percorso da me tratteggiato, un po' prima di svoltare lungo il torrente Nervia, si situa l'antica Chiesa di San Rocco a Vallecrosia, che si ritiene sorga sul luogo topico per eccellenza dell'antichissimo culto, successivamente dedicato ad un tempietto di Apollo.
Ed infatti si é conservata, posizionata all'interno, una stele dedicata a questo dio.
Va da sé che i collegamenti che ho indicato sono tali solo per chi volesse saperne di più, mentre, in effetti, cercavo di comunicare l'emozione per vicende storiche che in gran parte ho scoperto solo di recente.
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