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martedì 16 marzo 2021

Questa matita

Sandro Bajini - Fonte: Teatrionline

"I luoghi della tua fanciullezza / non sono un ermo colle / o il sottobosco coi suoi mirtilli, / è un cortile assolato, / il bagno nella tinozza, / il sapone che si faceva  / sempre più esiguo (per pudore?), / o i giochi sotto la neve, / il richiamo di zie inquiete, / il broncio della rinuncia, / quand’eri felice e non lo sapevi"
Sandro Bajini, da Andare alla ventura (con prefazione di Marco Innocenti e con una nota di Maurizio Meschia), Lo Studiolo, Sanremo, 2017

"Questa matita / ch'io uso talvolta e gli altri mai, / questo curioso connubio / di legno e di grafite in cilindrica veste, / sarà ancora qui quand'io sarò là: / questo mi dico / e subito qualcuno / in tono perentorio mi assicura / ( sa il diavolo da chi lo ha saputo ) / che immortale è invece l'anima mia, / come del resto tutte le altre; / ed io che non sapevo di averla / (come si fa sapere se hai l'anima o no?) / non so se devo rallegrarmi"
Sandro Bajini, da Libera Uscita epigrammi e altro (postfazione di Fabio Barricalla, con supervisione editoriale di Marco Innocenti e progetto grafico di Freddy Colt), Lo Studiolo, Sanremo, marzo 2015

Parafrasi da Lamennais:
"Perché andare incontro / alle esigenze dei poveri / quando si può contare / sulla loro rassegnazione?"
Parafrasi da Barbusse:
"Israeliani e palestinesi / non sono più due popoli / che si uccidono a vicenda / ma un unico grande popolo / che si suicida" Sandro Bajini [...] Domani pomeriggio alle 16.30, presso il Museo Civico Borea d’Olmo di Sanremo, Marco Innocenti presenterà l’ultimo libro di Sandro Bajini ‘Del modo di trascorrere le ore. Conversazioni sul teatro, la poesia, la politica e tutto il mondo universo attraverso la biografia di un autore’ (Philobiblon Edizioni). Si tratta di poesie tratte dalla raccolta ‘Ipogrammi’ dello stesso Bajini, che verranno lette da Alberto Guglielmi e Michele Guarnaccia. In programma anche un intervento musicale del contrabassista Giuliano Raimondo.
Sandro Bajini è commediografo, narratore, poeta, traduttore. In questo  libro-dialogo, che è intervista e biografia si racconta con l’ironia che lo contraddistingue e ne fa un autore satirico graffiante e un maestro del paradosso. Il libro è ricco di episodi anche molto divertenti e descrive una galleria di personaggi che l’autore ha conosciuto e frequentato (Giulio Preti, Giorgio Strehler, Eduardo De Filippo, Carmelo Bene, Dario Fo, Enzo Jannacci e numerosi altri.) Un libro divertente, ironico, dissacrante [...] Chiara Salvini, ... Pensieri di Capodanno 2014/2015...neldeliriononeromaisola, 20 gennaio 2015

"Non è vietata la speranza ma è molto difficile che questo accada, quando i nostri ideali sono gli stessi del nostro avversario"
Sandro Bajini in Marco Innocenti, Sull’arte retorica di Silvio Berlusconi (con uno scritto di Sandro Bajini), Editore Casabianca, Sanremo (IM), 2010

"È la lontananza che fa lo stupore. E a tal proposito vi dico subito che lo stupore sul mio pianeta esiste in misura molto limitata, e così dicasi di un suo derivato, la meraviglia. Noi siamo ricchi di materie prime, come l’elio, il bicarbonato, il seltz, gli idrati di carbonio, il pritanio (un minerale che esiste solo da noi), i biscotti, il tetracloruro di berillio, i tovaglioli, ma manchiamo di stupore. Sì, ce n’è un po’ qua e là, nel suolo e nel sottosuolo, ma del tutto insufficiente al fabbisogno, che è piuttosto elevato, poiché la gente è stufa di non stupirsi più di niente".
Sandro Bajini

E’ questo che m’inquieta.
Non puoi muovere un passo
Che inciampi in un poeta
Sandro Bajini

Avete mai provato a recitare? Io sì. Se fossi un attore, evidentemente questa risposta sarebbe cretina. Ma non sono un attore, anche se in anni lontani ho scritto e fatto rappresentare diverse cose per il teatro. Tuttavia sul palcoscenico, a recitare un testo qualsiasi, non ero mai salito.
A farmici salire provvidero le circostanze. Non dico in quale anno, per evitare malinconie. Vi basti sapere che in quell’anno (ma sì, diciamolo, era il 1970) il regista Fantasio Piccoli, che dirigeva il teatro San Babila di Milano, mi incaricò di scrivere un testo per le scuole, che rievocasse la vita e le opere di Carlo Goldoni. Lo spettacolo non entrava nel cartellone ufficiale, si sarebbe rappresentato al mattino per le scuole milanesi, e doveva costare poco.
L’interpretazione era affidata ovviamente agli attori minori della compagnia, dove per “minore” si intende quell’attore che, talvolta bravissimo, non può sostenere le prime parti perché non ha fama sufficiente né certe caratteristiche esteriori e vocali (ci vogliono anche quelle; un attore di bassa statura non potrà mai essere Agamennone).
Avevo con Fantasio un rapporto di amicizia. L’anno precedente avevo tradotto due commedie per il suo teatro, una di Shaw e una di Feydeau, che avevano avuto successo, soprattutto per l’interpretazione di formidabili attori come Renzo Ricci, Eva Magni ed Ernesto Calindri; ma devo ricordare anche le due attrici giovani: Bedy Moratti, sorella dell’attuale presidente dell’Internazionale (ovviamente, la squadra di calcio) e Valeria Ciangottini, che di fatto debuttava in teatro dopo la sua mitica comparsa nella Dolce vita di Fellini.
Mi misi all’opera e presentai il mio Processo a Goldoni, dove il processo era quello che le antiche “maschere” muovevano al riformatore Carlo Goldoni.
Vi erano ovviamente inserti di canovacci dell’Arte e di opera goldoniane, i polemici interventi di Giuseppe Baretti e di Carlo Gozzi, insomma una panoramica storica che partecipata drammaticamente diventava una “lezione” divertente.
Fantasio lodò il mio lavoro, ma nel pensare alle parti si trovò subito in imbarazzo. Non vedeva fra gli attori che aveva a disposizione chi potesse interpretare Goldoni. Il personaggio appariva in scena ormai vecchio mentre scriveva le sue Memorie.
Gli avevo affidato il compito del narratore, mentre la vicenda si svolgeva in “flash back”. Il protagonista era lui, ma la sua non era una grande parte. E del resto gli attori disponibili avevano già una loro importante funzione nello spettacolo.
Come fare? A un certo punto Fantasio mi disse: “Perché Goldoni non lo fai tu?”.
Potete immaginare il mio stupore. Fantasio aggiunse che non scherzava, che mi aveva sentito mentre leggevo le cose mie e che era sicuro che avrei fatto bene.
“Hai delle doti native di attore” mi disse. E aggiunse: “Posso avere qualche dubbio su di te come drammaturgo; ma come attore mi dai il massimo affidamento”.
Come accade nelle proposte di matrimonio, mi lasciò qualche giorno per pensarci. Ebbi anch’io la mia “notte dell’Innominato”, poi con una incoscienza che vorrei chiamare giovanile (ma non posso perché avevo varcato da poco i quaranta) mandai ogni dubbio al diavolo e dissi sì.
La mia avventura incominciò subito con le prove. E fu davvero un’avventura perché mi consentì di fare scoperte del tutto impreviste.
La prima cosa che appresi fu che non dovevo affatto “diventare un altro”. Mi convinsi ben presto che non dovevo “mettermi nei panni di Goldoni”, perché era invece Goldoni che si metteva nei panni miei. Non aveva la minima importanza che egli fosse nato più di due secoli prima. Avevo letto le sue opere più importanti e qualcuna delle sue meno note, e mi sembrava di averle scritte io. E i fatti della sua vita erano diventati fatti miei.
Naturalmente avevo bisogno dei suoi Memoirs per sapere che cosa mi fosse accaduto nel 1750; ma non perché quegli eventi non mi riguardassero ma perché dopo tanti anni li avevo, per così dire, dimenticati. E quando scoprivo che cosa avevo fatto e detto mi veniva da pensare: “Ah, sì, ora ricordo”.
Che cosa dunque voleva dire, per me, “recitare”? Adesso lo sapevo: voleva dire “ricordare”. Ed ero io che ricordavo, non lui. Lungi dal sentirmi un altro, proprio nel “recitare” sentivo di essere me stesso. Compresi allora un fatto apparentemente paradossale: è nella vita che si recita, non nel teatro. Nella vita domina il relativo, e le circostanze ci costringono ad assumere un ruolo. Non è possibile avere rapporti sociali senza questa “maschera”, come ci ricordò a suo tempo Pirandello. E come sappiamo bene, per ottenere determinati scopi, qualche volta un individuo finge sentimenti che non ha.
In una sola situazione egli non può fingere: quando recita sopra un palcoscenico un testo della letteratura drammatica. L’attrice che presta la sua voce a Giulietta sarebbe bugiarda soltanto se dicesse a Romeo che non lo ama; ma non può.
Giulietta ama Romeo in eterno, e non sono possibili dubbi: sta scritto.
Recitando, ossia rivivendo, l’attrice ha la possibilità, unica, di essere finalmente sincera. Non avrà mai, nella sua vita privata, un’occasione migliore per dichiarare il proprio amore a qualcuno con altrettanta certezza; e sulla sincerità dei sentimenti di Giulietta, e quindi dei propri, è garante Shakespeare.
Compresi allora che il teatro (grande o piccolo, può essere un capolavoro drammatico o una farsaccia) ha un grande potere liberatorio e consente agli attori di vincere le proprie nevrosi, come è stato sostenuto.
Anche a me capitò la stessa cosa.
Mi sentivo leggero, ilare, puro in tutti i sensi.
Le recite andarono bene, le scolaresche furono attente al di là del ragionevole (ne temevo le intemperanze).
Ma non è questo che importa. Avevo attuato senza volerlo una psicoterapia di cui avevo bisogno.
Sandro Bajini, Come è bello recitare, La Forza di Vivere, Anno XXVI, n° 2, ottobre 2009

[...] [Sandro Bajini] Drammaturgo, narratore e scrittore, laureato in medicina, si è dedicato interamente alla scrittura fin dagli anni '60: ha tradotto Molière, Marivaux, Feydeau, Ionesco, è stato autore di testi satirici per il teatro che gli valsero talvolta le ire della censura (Come siam bravi quaggiù, con Vittorio Franceschi, 1960, Il capitale morale, 1961), talvolta metaforici e amaramente ironici (Dinner, con Gina Lagorio, 1983), e successi acclamati come MefistoValzer con Tino Buazzelli (1977) Bajini spazia attraverso molte attività: dalla saggistica teatrale per l’editore De Angeli (è stato per decenni insegnante di Storia del teatro all’Accademia dei Filodrammatici), all’attività editoriale (è stato responsabile della Sezione Teatro per Garzanti), agli interventi giornalistici (ha diretto Tempo medico) fino alla poesia e alla narrativa, agli spettacoli di marionette per Gianni Colla (La regina della neve, con scene e costumi di Luigi Veronesi, 1988-89).
Giocati sul paradossale, sul satirico, sull’umorismo nero, i testi di Bajini sono costruiti attraverso aforismi, trovate, jeux de mots.
Redazione, Chiacchieratine con Sandro Bajini, Teatrionline, 22 gennaio 2021