La descrizione del "Libro delle ottanta poetesse" pensato per l'editore Casini è affidata a una scheda anonima, forse, come suggerisce Anna Nozzoli, <141 attribuibile alla stessa Vittoria Guerrini (nome anagrafico di Cristina Campo):
“Una raccolta mai tentata finora delle più pure pagine vergate da mano femminile attraverso i tempi. Versi, prose, lettere, diari, scritti rari o mal conosciuti, nuove scelte e traduzioni di testi famosi. L'incomparabile forza e semplicità della voce femminile, sempre nuova nella sua freschezza, sempre identica nella sua passione, vibra da un capo all'altro di questo vasto e pure intensamente raccolto panorama di poesia, dalla scuola di Saffo alla Cina classica, dal Giappone dei Fujiwara al deserto premaomettano, da Bisanzio al Medioevo, dal Rinascimento al secolo XVIII, dal grande Romanticismo ai giorni nostri.” <142
Delle autrici selezionate ci è giunto soltanto l'elenco. Sappiamo che erano previsti interventi di Mario Luzi, Gabriella Bemporad e Leone Traverso per quanto riguarda la traduzione. I testi che Cristina Campo doveva tradurre sono identificabili con alcuni componimenti di Emily Dickinson, Christina Rossetti e Virginia Woolf pubblicati dall'autrice su alcuni periodici. Anna Nozzoli ha notato come il progetto del libro delle Ottanta poetesse sia profondamente diverso dalle antologie femminili pubblicate prima del 1953: “La mira di Vittoria Guerrini è, evidentemente, più alta: al di là di certe suggestioni che possono forse essere state esercitate dalla tradizione anglosassone, particolarmente ricca sin dalla metà dell'Ottocento di sillogi di eminant women e di women poets, sullo sfondo del Libro delle ottanta poetesse sta, essenzialmente, il Libro degli amici di Hofmannsthal, fatto oggetto (e la circostanza non è di poco conto) di una declinazione al femminile che non ne rovescia ma certo ne sposta significativamente il baricentro: a dire le cose nel modo più breve, l'antologia di Vittoria è davvero, in questa prospettiva un “libro delle amiche.” <143
Il libro alla fine non venne alla luce. Successivamente anche Cristina Campo cambiò idea su alcune delle scrittrici selezionate. <144 Ciò che è importante, e non sembra essere intaccato dai ripensamenti della Campo, è il bisogno di avere dei punti di riferimenti anche femminili, dei testi e delle voci autorevoli di donne con cui confrontarsi, riconoscere affinità e differenze attraverso l'esercizio della poesia.
Le prime antologie degli anni Settanta hanno anche questa funzione. Oltre al tentativo di promuoversi, vi è il bisogno di riconoscere altre voci femminili all'interno della tradizione poetica. Poetesse che hanno scritto versi notevoli sono sempre esistite, anche se in numero contenuto, manca invece un loro pieno riconoscimento a livello dell'istituzione letteraria italiana, se è vero che anche chi in vita sia riuscita a ottenere grande celebrità, sia stata presto dimenticata o abbia goduto di una fortuna critica alterna e contrastata.
Negli anni Settanta molte poetesse italiane alla ricerca di punti di riferimento femminili rivolgono lo sguardo verso la tradizione inglese. Ciò è particolarmente evidente se si considera il campo della traduzione. Molte poetesse italiane che svolgono attività di traduzione accanto a versioni di opere scritte da uomini, stabiliscono densi rapporti con poetesse di altre lingue. Questo non accade con la stessa frequenza per i poeti traduttori: le poche eccezioni al momento a mia conoscenza sono rappresentate da Eugenio Montale che traduce alcune poesie di Emily Dickinson, <145 Giovanni Giudici che traduce dei testi di Sylvia Plath <146 e Emily Dickinson <147 ed Edoardo Zuccato che traduce delle poesie di Anne Sexton. <148
Vi è poi il caso particolare di Antonio Porta che cura la versione italiana degli scritti in inglese di Amelia Rosselli. <149 La rete di traduzioni che si crea in ambito femminile è invece molto più fitta di corrispondenze, addirittura effervescente.
Con i versi di Emily Dickinson (1830-1886) si confrontano molte poetesse italiane: Amelia Rosselli, <150 Margherita Guidacci, Gabriella Sobrino, Sara Virgillitto, Bianca Tarozzi e Nadia Campana. <151 Gli scritti di Silvia Plath (1932-1964) vengono tradotti da Daria Menicanti, Marta Fabiani e di nuovo Amelia Rosselli. <152 Anne Sexton (1928-1974) conta tra i suoi traduttori Rosaria Lo Russo e Daniela Attanasio. <153 Elisabeth Bishop (1911-1979) è tradotta da Bianca Tarozzi e da Margherita Guidacci, <154 mentre, più di recente, Elisa Biagini ha curato la versione italiana di versi di Lucille Clifton (1936) e di Sharon Olds (1942). <155 Sul versante francese invece Maria Luisa Spaziani traduce Marceline Desbordes Valmore (1786-1859) <156 e Silvia Bre presenta una propria versione del canzoniere di Louise Labé (1524-1566). <157 Gli esempi potrebbero continuare a lungo e si susseguono dagli anni Sessanta-Settanta fino a oggi, a testimoniare la continuità di questa ricerca di dialogo con voci e modelli letterari anche femminili. <158
Si tratta di un lavoro solitario di confronto anche tecnico e stilistico con altre voci di donne, soprattutto in area linguistica inglese dove la presenza femminile nel canone poetico è più stabile e forte che in Italia.
“È giusto partire dalla nascita di misteriose, silenziose sorellanze che si generarono da una diaspora del pensiero femminile, prima o dopo quello politico: come Christa Wolf a Berlino fece, o la Bachmann in fuga a Roma, e come Clarice Lispector ne testimoniò, sulla passione del corpo femminile. Insieme ad altre, dalla Kavan alla Rosselli, alla Merini alla Insana, dalla Sexton alla Plath, alla Morante, alla Ortese, alla Prato, alla Sapienza, a tante altre, e più giovani, italiane. Si era alla ricerca di un linguaggio-passione, di un linguaggio verità, che sapesse immettere nuove significazioni nella lingua poetica in quanto tale.” <159
Si avverte il bisogno di nuove significazioni, che rappresentino anche le donne nella tradizione poetica. Che non significa naturalmente che le donne non abbiano letto con passione gli autori della tradizione. Con questi rilievi si intende piuttosto sottolineare che da un punto di vista generale e sociale, comincia ad essere visibile il bisogno delle donne che scrivono di riconoscere <160 accanto agli autori già inseriti nel canone anche delle voci femminili.
Questa ricerca di confronto poetico si rivolge spesso verso l'esterno, in particolare verso la tradizione inglese più avanzata da questo punto di vista. In area italiana il dialogo sembra essere più difficile. Difficile risalire prima di Amelia Rosselli, gli stessi nomi di Antonia Pozzi, di Margherita Guidacci, di Cristina Campo ma ancor più di Daria Menicanti e di Fernanda Romagnoli sono spesso poco noti e talvolta conosciuti solo dopo lunghe ricerche personali. Comunque esiste una rete di rapporti tra le scritture femminili che inizia a crearsi anche all'interno del contesto letterario italiano.
Amelia Rosselli presenta una raccolta di Sara Zanghì <161 e recensisce l'opera d'esordio di Antonella Anedda. <162 La stessa Antonella Anedda dedica diversi scritti ad Amelia Rosselli. <163 Gabriella Sica scrive una poesia in memoria di Amelia Rosselli <164 e un componimento nel quale cita apertamente un testo di Alda Merini. <165 Rosaria Lo Russo identifica in Amelia Rosselli e in Patrizia Vicinelli i suoi più autorevoli modelli. Elisa Biagini svolge delle ricerche su Alda Merini. <166 Ciò non significa naturalmente che le poetesse italiane non abbiano anche maestri e padri. Ma inizia ad essere attivo un sistema di relazioni dentro il quale un solido e autorevole modello è costituito da Amelia Rosselli. Nel questionario questa poetessa è citata come punto di riferimento da più della metà delle autrici intervistate. Ciò conferma peraltro l'idea che sia legittimo e sensato cominciare il percorso di indagine testuale proprio dall'opera rosselliana. <167
[NOTE]
140 Margherita Pieracci Harwell, Il sapore massimo di ogni parola, in Cristina Campo, La tigre assenza, Adelphi, Milano 1991, p. 284.
141 La studiosa formula questa ipotesi a partire da alcuni rilievi stilistici. Per un approfondimento dell'analisi del progetto, si veda Anna Nozzoli, Il libro delle ottanta poetesse di Cristina Campo in Id., Voci di un secolo, Bulzoni, Roma 2000, pp. 403-415.
142 Cristina Campo, Scheda editoriale per “Il libro delle ottanta poetesse”, in Id. Sotto falso nome, a cura di Monica Farnetti e Filippo Secchieri, Adelphi, Milano 1998.
143 Anna Nozzoli, Il libro delle ottanta poetesse di Cristina Campo, cit. pp. 408-409.
144 “[...] ho capito quel che si deve scrivere, e come tra le poetesse non possano assolutamente starci né Colette né altra roba del genere. Vede come è giusto tutto quello che accade? Se Casini avesse stampato il libro così com'era ...” (Lettera a Margherita Pieracci Harwell del 25 luglio 1956, in Cristina Campo, Lettere a Mita, Adelphi Milano 1999, p. 28).
145 Le traduzioni montaliane sono comprese in Emily Dickinson, Tutte le poesie, a cura di Marisa Bulgheroni, Mondadori, Milano 1998.
146 Sylvia Plath, Lady Lazarus e altre poesie, Mondadori, Milano 1976.
147 Le traduzioni di Giovanni Giudici si trovano con quelle di Eugenio Montale e Mario Luzi in Emily Dickinson, Tutte le poesie, a cura di Marisa Bulgheroni, cit.
148 Anne Sexton, L'estrosa abbondanza, a cura di Edoardo Zuccato, Crocetti, Milano 1997. Il volume comprende delle traduzioni di Edoardo Zuccato, ma anche di Rosaria Lo Russo e Antonello Satta Centanin (Aldo Nove).
149 Amelia Rosselli, Sonno sleep (1953-1966), versione italiana di Antonio Porta, Rossi & Spera, Roma 1989, ora con prefazione di Niva Lorenzini, San Marco dei Giustiniani, Genova 2003.
150 Le traduzioni di Amelia Rosselli sono comprese nel volume già citato di Marisa Bulgheroni. Sono state ripubblicate anche in Emmanuela Tandello, Giorgio Devoto (a cura di), Amelia Rosselli, “Trasparenze”, n. 17-19 2003, pp. 29-35 e, con una nota della stessa Marisa Bulgheroni, anche in Andrea Cortellessa (a cura di), La furia dei venti contrari, Le Lettere, Firenze 2007, pp. 262-266.
151 Emily Dickinson, Poesie e lettere, trad. Margherita Guidacci, Sansoni, Firenze 1961; Id. Le stanze di alabastro, trad. Nadia Campana, Feltrinelli, Milano 1983; Id., Poesie, trad. Gabriella Sobrino, Newton Compton, Roma 1987; Id., Poesie, trad. Sara Virgillito, Garzanti, Milano 2002; Id. La bambina cattiva Settanta poesie, trad. di Bianca Tarozzi, Marsilio, Venezia 1997. Anche Vivian Lamarque si sente molto vicina alla poesia di Emily Dickinson e cita spesso i suoi versi nelle sue raccolte. In uno scritto in prosa di qualche anno fa, racconta anche un viaggio nel paese della poetessa americana (Vivian Lamarque, Ad Amherst, nella casa di Emily Dickinson, “Almanacco dello Specchio”, n. 2007, pp. 205-208).
152 Daria Menicanti traduce il romanzo di Sylvia Plath: La campana di vetro, trad. Daria Menicanti Mondadori, Milano 1968. Amelia Rosselli presenta delle proprie versioni di versi della Plath su “Nuovi Argomenti”, n. 45-46 agosto 1975. Marta Fabiani traduce del materiale epistolare: Sylvia Plath, Lettere alla madre, trad. di Marta Fabiani, Guanda, Parma 1979.
153 Anne Sexton, Poesie su Dio, trad. Rosaria Lo Russo, Le Lettere, Firenze 2003 e Poesie d'amore, trad. Rosaria Lo Russo, Le Lettere, Firenze 2004; Daniela Attanasio traduce alcuni testi compresi in Anne Sexton, La doppia immagine e altre poesie, a cura di Marina Camboni, Caltanissetta, Sciascia, Caltanisetta 1989.
154 Elisabeth Bishop, L'arte di perdere, trad. di Margherita Guidacci, Rusconi, Milano 1982; Id., Dai libri di geografia, trad. di Bianca Tarozzi, Editore Sciascia, Caltanissetta 1993.
155 Sharon Olds, Satana dice, trad. di Elisa Biagini, Le Lettere, Firenze 2002 e Lucille Clifton, Un certo Gesù, trad. di Elisa Biagini, Medusa, Milano 2005.
156 Marceline Desbordes Valmore, Liriche d'amore, trad. di Maria Luisa Spaziani, Gallino, Milano
157 Louise Labé, Il canzoniere, trad. e note di Silvia Bre, Mondadori, Milano 2000.
158 Mi si permetta di citare ancora qualche esempio significativo: Elisabeth Barrett Browning, Sonetti dal portoghese, trad. di Rina Virgillito, Libreria delle donne, Firenze 1986; Christina Rossetti, Il mercato dei folletti e altre poesie, a cura di Marta Fabiani, Studio Editoriale, Milano 1986; Erica Jong, Frutta e verdura: poesie, trad. di Donatella Bisutti, Bompiani, Milano 1976; Erica Jong, Miele e Sangue, trad. Rosaria Lo Russo, Bompiani, Milano 2001; Sappho, Poesie, trad. di Jolanda Insana, Estro, Firenze 1985; Emily, Charlotte, Anne Bronte, Poesie, trad. di Serafina Bertoli e Erminia Passananti, Rispostes, Salerno 1989; Emily, Charlotte e Anne Bronte, Lettere inedite, trad. di Erminia Passannanti, Rispostes, Salerno 2000.
159 Maria Pia Quintavalla, Sulla scrittura femminile (e dintorni), cit. p. 15.
160 Ciò naturalmente non esclude che il riconoscimento di affinità non possa farsi amaramente ironico o non sia venato da un lampo di furbizia, come testimonia questa poesia di Jolanda Insana compresa nella raccolta Il collettame (1985). “- S.P. 1932-1963, suicida / - V.W. 1882-1941, suicida / - M.C. 1892-1941, suicida / - K.B. 1900-1941, suicida / - A.S. 1928-1974, suicida / -basta... smettila con tutti questi suicidi, è un'ossessione / -non sono suicidi /-va bene ....sono morti .... ho capito .... ma è un'ossessione lo stesso / - no, non hai capito: sono suicide, femmine, di genere femminile, plurale, senti: Sylvia Plath, Virginia Woolf, Marina Cvetaeva, Karin Boye, Anne Sexton .../ - ti prego basta è ossessivo / - ma no, io lo faccio per scaramanzia, capisci? / -non capisco / -vedi: sono tutte donne, tutte con la loro stanza faticosamente conquistata e qualche volta manco quella .... tutte poetesse e scrittrici, come vuoi chiamarle, e tutte, dico tutte, e sono tantissime, morte suicide ... ci sarà una ragione, non sarà mica un caso che..../ -capisco, d'accordo, ma che c'entra la scaramanzia? /-ah, c'entra.... non voglio fare la loro stessa fine” (Jolanda Insana, Il collettame, in Id. Tutte le poesie (1977-2006), Garzanti, Milano 2007, p. 194).
161 Amelia Rosselli, Prefazione a Sara Zanghì, Fort-da, Il lavoro editoriale, Ancona 1986, pp. 107-108.
162 Amelia Rosselli, Stringersi all'osso dei propri pensieri, “Il manifesto”, 8 maggio 1992, ora in Id. Scrittura plurale, a cura di Francesca Caputo, Interlinea, Novara 2004, pp. 125-126.
163 Ad Amelia Rosselli Antonella Anedda dedica una intensa poesia intitolata Per un nuovo inverno, ora raccolta in Antonella Anedda, Notti di pace occidentale, Donzelli, Roma 1999. La poetessa scrive un saggio su Diario ottuso, incluso in Id., Cosa sono gli anni, Fazi, Roma 1997, pp. 29-32. Di recente si è nuovamente confrontata con l'opera rosselliana scrivendo: Saggio ottuso (una lettura), in Andrea Cortellessa (a cura di), La furia dei venti contrari, cit., pp. 291-295.
164 Gabriella Sica, Amelia d’Iliade, “Nuovi Argomenti”, n. 37, gennaio - marzo 2007, ora in Id., Le lacrime delle cose, Moretti & Vitali, Bergamo 2009, pp. 129-130.
165 La poesia di Alda Merini è: “Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta. // Così Proserpina lieve/ vede piovere sulle erbe, / sui grossi frumenti gentili / e piange sempre la sera. / Forse è la sua preghiera.” (Alda Merini, Vuoto d'amore, Einaudi, Torino 1991). Gabriella Sica allude al componimento meriniano nel seguente testo incluso nella sezione intitolata Proserpina dell'ultima sua raccolta: “Sono nata il 24 in autunno / quando la terra si apre al buio / dove in fretta scendono le cose / ma ero li' mite a mettere un seme / nei solchi dei campi tra gli arati / ricurvi, sì, come gemma spuntare / tra la luce tra le foglie verdeggiare.” (Gabriella Sica, Le lacrime delle cose, Moretti & Vitali, Bergamo 2009, p. 81).
166 Dalla tesi e dalle ricerche svolte viene pubblicato il saggio: Elisa Biagini, Nella prigione della carne: appunti sul corpo nella poesia di Alda Merini, “Forum italicum”, anno XXXV, n. 2 , 2001, pp. 442-456.
167 Maura Del Serra, che oltre ad essere una conosciuta italianista è anche poetessa, si è attivata per ripubblicare i versi di Margherita Guidacci e ha dedicato a questa importante poetessa un interessante libro di saggi. A proposito del suo incontro con l'opera in versi di Margherita Guidacci Maura Del Serra ha affermato: “Queste vertiginose qualità mi colpirono precocemente, direi elettivamente, quando, liceale, in una libreria pistoiese vidi ed acquistai di slancio il volume appena uscito delle Poesie (Rizzoli 1965) che riunivano la sua produzione fino a quell'anno. Continuai da allora a seguirla con fedeltà “filiale”, nutrendo della sua lucente e fiera coerenza, antimondana e visionaria, la mia formazione anch'essa appartata ed orientata in senso europeo.” (Maura Del Serra, Le mie “eccentriche”: Lasker-Schüler, Kolmar, Weil, Woolf, Mansfield, Guidacci, in Anna Botta, Monica Farnetti, Giorgio Rimondi (a cura di), Le Eccentriche. Scrittrici del Novecento, Tre Lune, Mantova 2003, pp. 93-94).
Ambra Zorat, La poesia femminile italiana dagli anni Settanta ad oggi. Percorsi di analisi testuale, Tesi di dottorato, Université Paris IV Sorbonne in cotutela con Università degli Studi di Trieste, Anno accademico 2007/2008