Sanremo (IM): il Monumento ai Partigiani - opera del patriota resistente Renzo Orvieto - sito davanti all'ex Forte di Santa Tecla, dove brevemente fu rinchiuso anche Italo Calvino |
Leggendo articoli di quotidiani e di portali web, sembra che non solo per Sanremo e per Bordighera - come si è già visto su questo blog -, ma che per tutta la provincia di Imperia durante la seconda guerra mondiale ci fosse un gran pullulare di spie, ma non di spie qualsiasi, bensì di quelle che oggi rendono appassionanti film, serie televisive e romanzi d'azione. Solo che Kgb e Cia all'epoca non c'erano ancora! E non ci fu neppure nulla di paragonabile a esperienze vissute da personaggi quali Richard Sorge, Kim Philby, Anthony Blunt, Guy Burgess o i membri dell'Orchestra Rossa.
Neppure, forse, nella limitrofa Costa Azzurra.
Detto questo, ad onor del vero furono numerose le operazioni segrete - raramente spettacolari - condotte da o verso la Costa Azzurra da alleati, partigiani, nazifascisti.
Su questo panorama e su quello delle fitte trame intessute sul territorio imperiese c'é da credere che sarà molto illuminante il prossimo libro degli storici locali Giorgio Caudano e Paolo Veziano.
Il grosso degli accadimenti, in ogni caso, riguardava infiltrati - per fortuna, molti a favore della Resistenza! -, sicofanti, voltagabbana, traditori, delatori, opportunisti.
In questo quadro ci sono fatti noti, altri meno, altri pressoché inediti.
In questo vasto campo non si può fare altro che procedere con degli esempi.
In
ordine alle tristi collaborazioni con i nazifascisti si può evincere
che "un fascista repubblicano" di Imperia denunciava il 13 febbraio 1944
due funzionari dell'Ufficio Provinciale delle Corporazioni per generici
gesti antifascisti compiuti dopo il 25 luglio 1943; che ci furono,
sempre nel capoluogo, altre analoghe denunce; che un impresario edile di
Sanremo si dichiarava protetto dalle S.S. tedesche; che molto pesanti
furono le accuse a carico di una donna abitante a Bordighera; che a
Sanremo il borghese "robusto, statura piuttosto alta, età circa 50 anni,
colorito bruno, capelli leggermente brizzolati, barba rasa [...] del
quale ho dato i connotati, che secondo me guidava la spedizione, mi
disse che era stato lui ad andare dal comando tedesco" (come da un
verbale di interrogatorio, oggi documento in Archivio di Stato di Genova
- ricerca effettuata da Paolo Bianchi di Sanremo - < fattispecie in
seguito in questo post contrassegnata come AS GE>), avrà quasi di
sicuro indotto altri rastrellamenti, oltre quello qui appena accennato e
nel corso del quale vennero falcidiati i partigiani fratelli Zoccarato;
che sempre a Sanremo un mutilato di guerra "che camminava con i
bastoni" era comunque in grado di dare informazioni nocive agli
antifascisti; che era piuttosto losca la figura dell'impresario di
Sanremo del quale "... parecchi giorni dopo si seppe che era stato preso
l'O. Il 15 novembre [1944], pochi giorni dopo l'arresto dell'O., i
nazi-fascisti effettuarono un rastrellamento nella zona di San Romolo [n.d.a.: le responsabilità di questo O. per la tragica fine di così tanti partigiani a San Romolo, tra i quali il vecchio gappista Aldo Baggioli, il giorno stesso
in cui venivano preso anche Italo Calvino, erano ribadite dall'ex
graduato delle SS Ernest Schifferegger - documento statunitense agli
atti -] .... tutto San Romolo è voce comune che nel secondo
rastrellamento, avvenuto otto giorni dopo, vi era... il quale alla
presenza del figlio del custode di Villa Marsaglia presentò ai tedeschi
una lista nella quale vi erano tutti i finanziatori dei Patrioti" (AS
GE); che SS francesi ancora al 22 aprile 1945 mandavano informazioni
carpite a danno dei partigiani al comando locale della X Mas.
Se si leggono alcuni carteggi, quali i documenti in archivio IsrecIm,
riassunti da Rocco Fava di Sanremo nella sua tesi di laurea del 1989,
si capiscono, inoltre, in controluce talune contromisure adottate dai
garibaldini. Il 18 gennaio 1945 "Dario", Ottavio Cepollini, informava la
Sezione SIM (Servizio Informazioni Militari) della Divisione d'Assalto
Garibaldi "Silvio Bonfante" che "da parte dei tedeschi continua
l'interrogatorio di 'Giulio' e 'Dek', 'Boll' collabora con i tedeschi,
viene messo spesso con gli arrestati e con il pretesto di essere caduto
anche lui in trappola cerca di carpire notizie utili da riferire ai
tedeschi. Si cercherà di fare eliminare 'Boll' proprio dai tedeschi. I
tedeschi a Pieve di Teco stanno ricostruendo il ponte crollato". Il 1
marzo 1945 la Sezione SIM del CLN di Sanremo avvisava la Sezione SIM
della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"
che "... a Sanremo si stava intensificando l'attività spionistica dei
tedeschi... era inutile l'attacco contro il sarto Sofia". Il 16 marzo
1945 il CLN di Sanremo informava la Sezione SIM della V^ Brigata che "si
trovava di nuovo a Sanremo il 'famigerato maggiore' tedesco Kruemer".
Il 28 marzo 1945 "Carmelita" segnalava al C.L.N. di Sanremo che tra i
più assidui informatori dei tedeschi vi era un certo colonnello Alberto
Neri, abitante a Sanremo, invalido, ex combattente dell'esercito
francese, in diretto contatto con il capitano "Frank" e che un'altra
informatrice era una donna sudamericana di nome "Pegg", intima amica del
Neri stesso. Il 30 marzo 1945 il responsabile "S. 22", G.B. Barla del
SIM della I^ Zona Operativa Liguria scriveva al comando della I^ Zona
Operativa Liguria che occorreva procedere all'arresto della spia
Seccatore (Coccodé), su cui si erano già date informazioni e che stava
agendo a Molini di Prelà.
Si
riportano spesso in letteratura specialistica il passaggio di confine
con la Francia compiuto in tre direzioni o punti diversi da tre gruppi
della missione britannica Flap,
cui si erano aggregati, tra gli altri, patrioti del Piemonte, piloti ed
avieri, ex prigionieri, e l'arrivo dell'ufficiale di collegamento con
la I^ Zona Operativa Liguria Robert Bentley,
del Soe. Meno conosciuti, invece, sono - nel novero del Oss - i
passaggi della missione Youngstown e di quella Zucca, alla quale ultima
partecipava anche Vincenzo Stimolo, un eroe delle Quattro Giornate di
Napoli, fallita casualmente alla stazione ferroviaria di Santo Stefano
al Mare, mentre poco al largo un sottomarino aspettava di sbarcare il
vero referente, un responsabile del servizio statunitense, Bourgoin.
Ventimiglia (IM): a sinistra la casa - di colore rosa - in Marina San Giuseppe dove venne ucciso il capitano Gino Punzi |
Una storia straordinaria è quella del capitano Gino Punzi, infine reclutato dagli americani Oss antenna di Nizza, nella cui tragica vicenda si incontrano maquisard, poliziotti fascisti prima di Ventimiglia poi di Imperia ma impegnati a sostenere in segreto la sua azione di costruzione di una rete antifascista, patrioti italiani quali Giuseppe Porcheddu, il maggiore degli Alpini a riposo di Ventimiglia Luigi Raimondo - già impegnato a margine della missione Flap -, Chiappa padre e figli di Bordighera, partigiani di passaggio in Costa Azzurra che tentarono di affidargli messaggi di delazione da recapitare ai loro Comandi circa loro compagni dediti a presunte o veritiere attività illecite, pescatori contrabbandieri chi in ferale ritardo chi fatale traditore: il capitano Gino, colpito da tergo alla testa con un'ascia, ricevette il colpo di grazia a Marina San Giuseppe di Ventimiglia per ordine di un agente della S.R.A. della Marina da guerra tedesca di stanza a Sanremo.
A
danno della Resistenza Imperiese è celebre il caso della cosiddetta
"donna velata" che, dopo essersi infiltrata tra i partigiani, creò i
presupposti per alcune efferate stragi nazifasciste, soprattutto ad
Imperia. Lo è meno quello di Olga, nome fittizio di una giovane, forse
jugoslava, di cui parla Michael Ross
nel suo libro di memorie "From Liguria with love". Ross, inglese, già
prigioniero di guerra a Fontanellato di Parma, dopo essere stato,
insieme al suo compagno di fuga Bell, prima aiutato dal martire
antifascista Renato Brunati e dalla sua compagna Lina Meiffret,
poi, dopo il fallito tentativo di arrivare in Corsica in barca a
motore, ospitato in clandestinità per mesi e mesi a Bordighera da
Giuseppe Porcheddu
- che aveva acceduto alle istanze di Brunati e di Meiffret, i quali
sentivano imminente il loro arresto da parte della miliza fascista - si
trovava, sempre con Bell, ai primi del 1945 tra i partigiani della zona
di Taggia. Per due volte la spiaggia di Arma di Taggia da dove i due -
ed altri militari alleati - avrebbero dovuto attendere il canotto di un
sottomarino, attivato grazie ai messaggi radio del telegrafista di
Bentley, fu, invece, teatro di uno scontro, rischiarato dai bengala
tedeschi, tra partigiani e nazisti, con conseguente fallimento della
prevista esfiltrazione. Non ci fu un terzo scontro, perché sia i
tedeschi che il comandante - che non si era più potuto avvisare - del
mezzo navale attesero invano. I garibaldini avevano capito il tradimento
di Olga, che venne pertanto giustiziata con un colpo di pistola alla
nuca alla presenza dei due britannici: la sua salma venne seppellita in
fretta e furia. A marzo 1945 Ross e Bell partirono infine in barca a
remi da Vallecrosia con l'aiuto della locale SAP per rientrare da Montecarlo nei propri ranghi.
Un
funzionario - temporaneo (venne quasi subito arrestato) - di P.S. della
Questura fascista di Imperia fece mettere a verbale che aveva
contributo a salvare il maggiore Enrico Rossi
(reintegrato finito il conflitto nel Servizio Permanente Effettivo del
Regio Esercito), che era stato consegnato a giugno 1944 dalla G.N.R.
alle SS tedesche insieme al tenente Angelo Bellabarba ed al tenente
Alfonso Testaverde, tutti rei di attività antifascista, in cui spiccava
la loro pregressa collaborazione con Renato Brunati e Lina Meiffret (AS
GE).
Italo Calvino
dichiarava il 17 luglio 1945 in Commissariato di Polizia a Sanremo: "Ho
conosciuto sempre il N. come di sentimenti antifascisti. Essendo io
stato catturato nel rastrellamento
del 15 novembre 1944 mi trovavo alcuni giorni dopo nella Caserma Crespi
d'Imperia ed arruolato forzatamente in quella Compagnia Deposito. Qui
incontrai il N. che era stato costretto a presentarsi in seguito a
minacce di rappresaglie verso la sua famiglia. Egli appariva assai
abbattuto, moralmente, per aver dovuto compiere quel passo. Io lo
avvertii che la compagnia deposito non era che una stazione di
smistamento verso i campi di addestramento dai quali non si poteva più
scappare perciò lo consigliai, vedendo che egli aveva intenzione di
scappare quanto prima di entrare a fare parte della compagnia
provinciale cercando di esimersi dal fare rastrellamenti. Alcuni giorni
dopo io scappai e non sò specificare l'attività del N. in quel
d'Imperia. Posso dichiarare però che egli pur essendo a conoscenza del
mio nascondiglio in campagna, non solo non mi denunciò ma mi avvertì che
ero attivamente ricercato segnalandomi i rastrellamenti che si
sarebbero compiuti nella zona" (AS GE): lo stile di scrittura non é
certo quello del grande autore de "Il sentiero dei nidi di ragno"!
Un
rapporto della flotta statunitense di stanza nel Mediterraneo
annunciava l'arrivo il 10 settembre 1944 nelle vicinanze di
Saint-Raphaël di tre giovanotti, colà pervenuti in barca a remi da
Ventimiglia e latori di alcune informazioni di spessore militare (" Più tardi nostre navi spararono, con il supporto di
aerei da ricognizione, su alcuni obiettivi indicati da questi patrioti
italiani"), una attestazione che conferma un racconto tramandato
oralmente in zona ma non molto noto, anche se tramandato anni fa da
Arturo Viale nel suo "Vite parallele".
Nel
diario brogliaccio del distaccamento di Sanremo delle Brigate Nere si
può leggere che il comandante Mangano - di cui oggi qualcuno insinua che
fosse anche in contatto con gli americani - ebbe almeno un abboccamento
- destando stupore nel verbalizzante - con un partigiano autonomo.
Mangano, appena finita la guerra, morì suicida a Genova.
"Per
assicurare la dovuta segretezza alle nostre comunicazioni è stato
stabilito che ogni nostro Agente firmi ogni suo rapporto, relazione,
informazione, ecc con una sigla. Vogliate prendere nota che la SIGLA a
Voi assegnata e con la quale dovete firmare é: VEN 38" scriveva il
comandante della Legione G.N.R., Bussi, ad un suo agente confidente -
goielliere di Ventimiglia - alle dipendenze dell'U.P.I. (Ufficio
Politico, in pratica uno dei tanti servizi segreti della Repubblica di
Salò) (AS GE).
Il 16
settembre 1944 alcuni giovani francesi tentarono un vera e propria
azione di commando sulla frontiera di Ponte San Luigi, tra Mentone e
Ventimiglia. Il colpo fallì: morirono Jean Bolietto, di origini
astigiane, saltato su una mina, e Joseph Arnaldi, detto Jojo, raggiunto
da proiettili, cui si sottrassero gli altri tre del gruppo. Su questi
partigiani e su questo fatto ha scritto diverse volte il professor Enzo Barnabà.
Stando alle sue dichiarazioni del maggio 1945 (AS GE) un ex poliziotto ausiliario della polizia saloina - di nuovo in carcere con l'accusa di avere militato in precedenza nelle fila fasciste - doveva incontrare alla fine di novembre del 1944 a Camporosso alcuni partigiani francesi, ma ne venne impedito in quanto catturato da ex colleghi repubblichini di Bordighera.
Si hanno notizie (pregressa ricerca del compianto Giuseppe "Mac" Fiorucci, autore di "Gruppo Sbarchi Vallecrosia" - con ogni evidenza in ciò aiutato dallo stimato storico nizzardo Jean-Louis Panicacci -) di incursioni - confermate da precise mappe dei luoghi, ancora esistenti - in zone del nostro ponente compiute da Joseph Manzone, detto "Joseph le fou" (un nome, un programma!), maquisard del dipartimento delle Alpi Marittime, che aveva già aiutato intorno all'8 settembre 1943 soldati italiani della IV Armata a fuggire o a raggiungere la locale Resistenza, protagonista di svariate altre avventure, lunghe da raccontare.
Da ottobre 1944 in avanti diversi furono da parte di partigiani ed agenti transalpini i tentativi compiuti di entrare in Italia attraverso la Val Roia, ma fallirono tutti o quasi. Particolarmente efficiente fu in questo contrasto a febbraio 1945 il servizio di controspionaggio tedesco.
Adriano Maini Stando alle sue dichiarazioni del maggio 1945 (AS GE) un ex poliziotto ausiliario della polizia saloina - di nuovo in carcere con l'accusa di avere militato in precedenza nelle fila fasciste - doveva incontrare alla fine di novembre del 1944 a Camporosso alcuni partigiani francesi, ma ne venne impedito in quanto catturato da ex colleghi repubblichini di Bordighera.
Si hanno notizie (pregressa ricerca del compianto Giuseppe "Mac" Fiorucci, autore di "Gruppo Sbarchi Vallecrosia" - con ogni evidenza in ciò aiutato dallo stimato storico nizzardo Jean-Louis Panicacci -) di incursioni - confermate da precise mappe dei luoghi, ancora esistenti - in zone del nostro ponente compiute da Joseph Manzone, detto "Joseph le fou" (un nome, un programma!), maquisard del dipartimento delle Alpi Marittime, che aveva già aiutato intorno all'8 settembre 1943 soldati italiani della IV Armata a fuggire o a raggiungere la locale Resistenza, protagonista di svariate altre avventure, lunghe da raccontare.
Da ottobre 1944 in avanti diversi furono da parte di partigiani ed agenti transalpini i tentativi compiuti di entrare in Italia attraverso la Val Roia, ma fallirono tutti o quasi. Particolarmente efficiente fu in questo contrasto a febbraio 1945 il servizio di controspionaggio tedesco.