Pagine

Visualizzazione post con etichetta 1968. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 1968. Mostra tutti i post

sabato 3 maggio 2025

C'è quasi sempre qualcosa da aggiungere

 


Capita che nella conversazione con un ex "vitellone" venga rievocata la figura di un fotografo che il famoso locale "Il Pirata" di Cap Martin lo frequentava, invece, per motivi professionali su probabile incarico della sua nota ditta di Bordighera, per cui emerge la curiosità di ricordarne il nome: quello proprio, Dario, come già messo in evidenza, in qualche modo con il passaparola riesce ad essere rammentato, ma non accade così tuttora per il cognome, neanche sentito almeno un componente della famiglia di quello studio ormai chiuso da tempo. Senonché, sempre con il sistema più collaudato, inaspettatamente, un "bordigotto" verace fornisce uno scatto d'epoca dove Dario resta inquadrato a destra per chi guarda.


Si era fatto cenno, in tema di Battaglia di Fiori di Ventimiglia, alla gestazione ed agli albori della compagnia di Bordighera "I Galli del Villaggio" e si ritrova su un portale locale una particolare menzione del loro carro "Don Chisciotte" del 1963, qui sopra visibile al passaggio da Nervia.


Ma anche la zona Nervia di Ventimiglia, alla quale si è fatto su questo blog riferimento diverse volte, aveva avuto una sua compagnia di carristi, "Cheli de Nervia", per cui è d'uopo pubblicare l'immagine di almeno una loro fatica: nel caso il carro del 1969, ultimo anno, prima di una lunga interruzione, delle edizioni più ricordate della Battaglia.

Ci si avventura in un racconto, come l'ultimo, già abbastanza lungo e si vuole - solo a fornire qualche esempio - rinviare - ma almeno per una vicenda lì per lì ci si dimentica - ad altra occasione che...


... i quattro ragazzotti tratteggiati all'inizio di quella serie di piccole storie quattro anni dopo - agosto 1968, perché prima c'erano gli esami di maturità - fecero un discreto viaggio in autostop, con tappe varie e significative su cui eventualmente tornare un'altra volta. Partirono dividendosi in due piccoli gruppi dalle parti del vecchio passaggio a livello di Via Tenda di Ventimiglia - una zona che da lontano oggi appare coperta dalla locale sopraelevata - con l'obiettivo di portarsi prima di tutto in provincia di Cuneo. Due di loro, gli stessi che in Svizzera per tornare prima a casa salutarono i compagni che proseguirono per la Germania, seppero in seguito, con loro vergogna, che le loro madri si erano appostate di nascosto per appurare se la loro discendenza sarebbe stata capace di iniziare quel cimento. In verità Pietro Tartamella era un veterano dei viaggi in autostop e l'amico che lo accompagnò sino in fondo nell'esperienza qui menzionata in occasione della sua recente prematura scomparsa, dedicandogli nobili e forti parole, ha voluto rimarcare quella lontana estate


... la villetta in riva al mare, odorosa di salsedine, tutta vetri e forse con tanto legno, dove per pochi anni aveva abitato il compagno di Ginnasio e di prima Liceo, afflitto da epilessia, non solo scompare in mezzo ai palazzi, ma è stata anche radicalmente trasformata: sono rimasti i pitosfori!
 
Qualcuno di recente ha scorto nel video di una conversazione di Francesco Biamonti, condotta all'aperto con studenti del Liceo Scientifico di Ventimiglia, quel relitto di nave, appoggiato alla falesia a ovest della Pineta della città di confine, ormai smembrato ed inghiottito dai flutti, perché costruito in gran parte in legno, ma anche dimenticato in maniera incredibile dagli indigeni.

Adriano Maini

sabato 8 marzo 2025

Di una vecchia Terza Liceo Classico

Uno scorcio di Varase, Frazione del comune di Ventimiglia (IM)

Quel gruppo più affiatato di ragazze e di ragazzi di quella Terza Liceo Classico per la Pasquetta del 1968 si era ritrovato per un pranzo in trattoria in quel di Varase, frazione di Ventimiglia: come d'incanto, anche in quella occasione al momento dell'eventuale aperitivo era comparso un pallone al quale i maschi si diedero con gioiosa voluttà.

Non era la prima volta che in quella stagione l'allegra combriccola si ritrovava fuori dalle mura della scuola. Ad esempio, per il precedente Capodanno si erano recati a ballare in quella che anche le canzoni dell'epoca definivano una cantina privata: solo che in quel caso lo stanzone si trovava ad un piano alto di una vecchia casa nei pressi dell'Oratorio dei Bianchi di Camporosso, un ritrovo all'epoca per il comprensorio quasi storico, in un edificio che in seguito venne egregiamente ristrutturato mettendo definitivamente al bando impossibili ritorni di fiamma. Oppure, dalle parti di San Romolo di Sanremo, dunque in altura, avevano assistito, senza farsi notare, alle peripezie automobilistiche di una loro insegnante.

Quei giovani, del resto tutti più o meno brillanti negli studi, a volte nel tempo libero facevano delle cose più impegnative. Un gruppo più ristretto, ma forse con l'aggiunta di qualcuno, frequentava - chi saltuariamente, chi più di frequente - presso il chiostro di Sant'Agostino della città di confine alcune persone poco più anziane di loro, venute da fuori, uomini cattolici, religiosi e laici, molto impegnati nel sociale, che discutevano con i loro ospiti di temi inerenti, battendo molto sul tasto di un volontariato non da tutti compreso: una presenza, di cui qui, su questo blog, si è già cercato di lasciare testimonianza, perché le sue tracce sono rimaste molto labili nella memoria collettiva, ancorché, per paradosso, un esponente di quel "cenacolo" avesse indirettamente contribuito a suscitare la passione politica di un futuro funzionario del partito comunista.

Accadde poi che per il Maggio francese due o tre di quei compagni di classe pensassero di aggregarsi ad una visita "di cortesia" all'Università di Nizza in quel momento occupata come quasi tutti gli atenei transalpini, una visita promossa da militanti (o, probabilmente, più curiosi che altro) di sinistra della zona intemelia. All'appuntamento, tuttavia, di quel sodalizio di coetanei si ritrovò solo il più giovane, invitato per ultimo, che ebbe certamente il piacere di conoscere un Elio Lanteri ancora ben lontano dal vedere pubblicati i suoi romanzi, ma che, soprattutto, rimase molto perplesso - ad usare un eufemismo - nel vedere tanti cavalletti di frisia e tanti sassi accumulati all'ingresso di quell'Istituto del caploluogo delle Alpi Marittime.
Anche per questa esperienza i ricordi dei partecipanti si sono resi molto sfuocati, ma pochi hanno dimenticato Elio Lanteri, il quale, per paradosso, ad una successiva vigilia di Natale faceva quasi gli onori di casa ad una cena in modesto esercizio pubblico di Buggio, frazione di Pigna, dove tenne banco un ex allievo - ed ex insegnante supplente - del Liceo Ginnasio Statale "G. Rossi" di Ventimiglia, molto competente nella sua carriera scientifica universitaria, ma anche decisamente extraparlamentare.

Adriano Maini