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giovedì 3 novembre 2011

Scorci di Alpi Marittime


Nella fotografia si può notare, come mi ha detto Bruno, che, insieme ad altre, me l'ha fornita, la Rocca dell'Abisso vista dalla Bassa di Peirafica.


Qui, invece, la Cima Lusiera, sempre lì vicino, con interferenze di Valmasca (o Valmasque).


In questa immagine Monte Bego, dalla storia leggendaria, molto visibile dalla costa delle mie parti.


Ho pensato bene di riprodurre - non so quanto chiara, ma di meglio non ho trovato - una cartina della zona in questione, che non dettaglia, comunque, tutto, per mettere in evidenza che si tratta di una parte delle Alpi Marittime francesi, al confine con la provincia di Cuneo.
Sono montagne di cui, specie di quelle ubicate in provincia di Imperia, parlano alcuni blogger con maggiore competenza del sottoscritto, che da tanti anni ha smesso di fare escursioni non dico tra le cime, ma anche nei pressi.


Questo é un bunker della Cresta di Rionard, vicino a Briga, più esattamente La Bigue, sempre che abbia trascritto bene le spiegazioni di Bruno.
Rimanda con il pensiero alla Seconda Guerra Mondiale, quando le opposte fortificazioni italiane di tutto il pomposamente definito Vallo Alpino Occidentale non diedero grande prova. Ma a me, per associazione di idee, fa venire in mente anche altri momenti di storia, abbastanza inediti, credo.
Insomma, pur avendo a disposizione altri scatti, sono partito dalla parte francese, alla quale questa volta mi sono limitato, come per stendere, una volta di più, appunti da sviluppare in seguito.


Ma eccolo qui Bruno, a Pian Tendasco con scorcio della Valle delle Meraviglie, sempre se ho ben capito le sue indicazioni. Di cognome fa Calatroni ed é anche il collezionista di fumetti al quale ho già accennato altra volta. Come si può notare, la sua disponibilità é ampia. Anche a farsi notare su questo blog ...



domenica 30 ottobre 2011

Radio Squadra e la Leggenda Ventimigliese

Quella vecchia presenza di Radio Squadra (o Radiosquadra) a Ventimiglia per le scuole elementari é un argomento che da più di un anno, per motivi che dirò alla fine, volevo affrontare, ma che ho tenuto a lungo sospeso per carenza di ulteriori riscontri. Solo che il tutto adesso mi sembra una vicenda particolare, che vado di seguito a raccontare.

Volendo partire da un punto certo, mi ritrovo, tuttavia, sempre con scarne note rinvenute sul Web, del tenore della seguente: " ... Radiosquadra, un gruppo di giornalisti e di tecnici che attraversava l’Italia a bordo di un pulmann attrezzato per le riprese dirette e le registrazioni, nel suo giro della Penisola ... realizza interviste, portando la radio in piccoli paesi sperduti.". Dove si accenna a Renato Tagliani, un tempo noto personaggio della RAI, cui tornerò tra breve. E a qualche forma di trasmissione in loco, presumo con altoparlanti per surrogare la carenza di apparecchi domestici o la mancanza di segnale. Qualche ulteriore informazione lascia intendere che l'iniziativa esisteva dal 1951, che agiva su vari temi e che vi hanno collaborato, tra gli altri, Enzo Tortora, Silvio Noto, Luciano Rispoli. Lodevole e pionieristica, aggiungerei.

Ho rinvenuto, però, nel sito del Circolo Didattico di Anagni una fotografia - in oggi (maggio 2013) non più fruibile - del 27 aprile 1961, che illustra abbastanza bene, credo, il nodo che vorrei sciogliere, perché in una piazza di quella città si vedono, ad esempio, un furgoncino di Radio Squadra e tanti scolari assiepati.

In linea di massima l'episodio cui intendo arrivare me lo sono sempre ricordato, anche perché qualche anno fa mia madre rinveniva tra le carte di famiglia un ritaglio stampa, della primavera del 1959, che per vari motivi non vado a riprodurre, corredato di uno scatto dove si può notare Renato Tagliani, per l'appunto, che intervista il sottoscritto, a sua volta affiancato da una compagna di scuola e da un altro bambino che frequentava le scuole del centro città. E' quest'ultimo particolare, di questo scolaretto, che va ad inficiare la didascalia di quell'articolo, che si riferisce a domande su storia locale rivolte ad alunni delle elementari di Nervia di Ventimiglia, all'epoca locate al piano terra dell'edificio - che già altre volte ho fatto notare - di cui alla prima immagine. 

Secondo me, infatti, si trattava di una organizzazione di Radio Squadra più complessa, realizzata nel Palazzo Municipale, con tanto - per dire - di riproduzione all'esterno, sulla Piazza affollata, della trasmissione in corso: qualcosa sull'esempio di Anagni, insomma.
Ho chiesto delucidazioni a persone attente ad aspetti di vita locale, ma, nonostante il loro evidente interesse, non hanno scoperto nulla in merito che fosse stato trascritto o archiviato da qualche parte. Lo stesso vuoto di notizie ho dovuto notarlo in casa e con altri conoscenti. Il tempo passa e cancella molte cose, si sa. Pochi giorni fa ho chiesto se si rammentava qualcosa ad un mio amico d'infanzia, perché avevo appena visto uno scatto della sua classe delle elementari, sempre del 1959, a Camporosso con la sovrascritta Radio Squadra, ma la risposta anche in questo caso é stata negativa.
Eppure per quella lontana occasione non ero stato l'unico ad imparare una canzoncina in dialetto, che andava poi cantata in coro. Dalla memoria di questa mi é scattato l'interesse per la mia informale ricerca: circa un anno fa mi sono imbattuto sul blog  Dialetticon nella Leggenda Ventimigliese, che é per l'appunto la piccola ballata in questione e che - sottolineo - proprio si può leggere. Ma che si può trovare, con una variante della parola Leggenda in vernacolo, anche qui (occorre andare in fondo alla pagina e trovare Lezendia Ventemigliusa) nel sito realizzato in buona misura dal vecchio amico di famiglia, che ho tanto assillato per sapere qualcosa di maggiormente ufficiale intorno a quella ormai remota iniziativa di Radio Squadra nella città di confine.

Prima o poi salterà fuori qualcosa, però!
E sull'evento una fotografia (che pubblico qui di seguito!) salta fuori solo adesso, 21 gennaio 2018, grazie all'amica Piera Lenzi! Per cui posso anche pubblicare la notizia di stampa, che, da sola, non avrebbe reso il senso della manifestazione, anzi, avrebbe contraddetto il senso del mio articolo.



martedì 25 ottobre 2011

Nuova Amsterdam ed altro ancora


E' abbastanza noto il fatto che l'attuale New York, per lo meno a livello dell'isola di Manhattan, sia stata fondata con il nome di Nuova Amsterdam dagli Olandesi. Opera di Johannes Vingsboons del 1664, anno in cui la cittadina venne conquistata dagli inglesi, il dipinto di cui sopra è, dunque, un'immagine d'epoca.

 I nativi cedettero quelle terre proprio per un pugno di perline.


La sede di Amsterdam della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, artefice di quell'avventura, meno fortunata, direi, di quella che trafficava con l'Oriente.


Non rammentavo che poco lontano, più o meno in quel torno di tempo, lungo il fiume Delaware ci fosse anche una Nuova Svezia. C'erano anche dei finlandesi. Anche in alcune spedizioni nordamericane dei francesi nel 1600 c'erano - particolare curioso - degli stranieri, come liguri e piemontesi. E la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, che mise fine a quell'esperienza scandinava, non ebbe, come si è già visto, da gioire ancora a lungo.


Peter Stuyvesant, qui sopra nel ritratto di Hendrick Couturier, visse per l'appunto quell'epilogo in qualità di ultimo governatore della Nuova Olanda.


Ricordavo male - o così me ne è risultato da ricerche sul Web - per quanto attiene la presenza coloniale danese in Nord America nel 1600. L'isola di St John - oggi degli U.S.A. - fu sì, insieme ad altre, di quel Regno, ma, ubicata com'è nel Mare dei Caraibi, non è esattamente in tema.

In ogni caso, si trattava di paesi piccoli, o spopolati, come la Svezia, che, più che sul teatro nordamericano - si veda il caso Olanda - esercitarono anche loro, sull'esempio di nazioni più grandi e forse più famose, con feroce determinazione conquiste più o meno durature su lontane terre. 

Anche con aspri passaggi di questo segno si è arrivati all'età contemporanea.



sabato 22 ottobre 2011

Un amico da Roma


Un amico di famiglia, che sta a Roma, passando qualche tempo fa dalle nostre parti, mi ha fatto gentilmente dono di un certo numero di fotografie riguardanti la Città Eterna, soprattutto scattate, per combinazione, perché forse nessuno é profeta in patria, da suoi parenti e suoi conoscenti.

L'alluvione che ha colpito diverse zone della Capitale giorni addietro mi porta a rammentare che ho a disposizione diverse immagini della piena del Tevere del dicembre 2008.

Tra gli scatti che ormai ho nei miei archivi ce ne sono anche di curiosi. Eccone appunto uno.

Il Portico di Ottavia. Almeno un monumento dovevo farlo vedere.

Ma anche per chiudere non ho resistito alla tentazione di produrre qualcosa di ben noto.

Certo che ce ne sono di storie da raccontare su Roma! Chissà se me ne verranno in mente ancora?



mercoledì 19 ottobre 2011

Memorie di Ventimiglia Alta

Quando da bambino abitai per pochi anni - indimenticabili - nel Centro Storico di Ventimiglia, comunemente chiamato Ventimiglia Alta, non essendo ancora epoca di motorizzazione di massa, dalla Città Bassa noi si rientrava più abitualmente per Salita Lago. Prima e dopo, altri carrugi dai nomi caratteristici. 

Via Giudici, dove si abitava, per l'appunto all'intersezione con la prosecuzione dell'erta già detta.

Piazza delle Erbe. A sinistra, non del tutto inquadrata, la nostra vecchia casa e Via Giudici che prosegue verso la Cattedrale. E' un luogo importante, ma non l'unico, che accompagna i miei personali ricordi di tante persone. Eppure avevo solo dai due ai sette anni di età ancora da compiere quando stavo da quelle parti. Altre storie di quel sito mi sono state raccontate in seguito.

Sulla Colla, altro belvedere di Ventimiglia Alta, dovrei fare notare monumenti su cui tornerò invece altra volta, mentre mi preme sottolineare pregresse conoscenze maturate sia in quella passeggiata che in alcune delle case sulla sinistra, una fila che prosegue fuori vista, veri gioielli affacciati sulle mura, dotati in genere di piccoli giardini interni di notevole bellezza.

Ecco uno scorcio di quelle dimore dall'altra parte, su Via Garibaldi, la principale, se non l'unica, carrabile della Città Vecchia. Ed anche questa immagine mi fa tornare in mente tanti lontani episodi. 
Insomma, tutto questo discorso sin qui fatto, oltrettutto incompleto, rappresenta una sorta di specifici appunti da sviluppare in seguito, tanto più che ogni tanto, a prescindere da quelle più recenti,  nelle conversazioni con amici e conoscenti emergono remote vicende curiose proprie di quando abitavo, bambino, lassù.

Ma prima di chiudere almeno uno sguardo sulla Cattedrale dovevo farlo dare. Anche perché quelle antiche pietre mi emozionavano già allora.



sabato 15 ottobre 2011

Biloxi

Fonte: Wikipedia

Quando mi sono imbattuto in questa carta francese del 1720 di Biloxi (nome che mi pare ricorra spesso nella contemporanea letteratura statunitense), oggi Mississippi, dove gli esploratori del Re Sole non erano arrivati da molto, non ho potuto fare a meno, al di là dell'orrore per la crudeltà spesa in ogni avventura coloniale, di pensare alla bellezza di certa antica iconografia. In proposito, rinvengo ancora che, dopo Mobile, Biloxi fu capitale della Luisiana dal 1720 al 1723, per poi cedere l'onore a La Nouvelle-Orléans, cioé l'odierna New Orleans.
Fonte: Wikipedia
Mobile nel 1725.

Fonte: Wikipedia
New Orleans nel 1720.

Fonte: Wikipedia
Già nel 1612 Samuel de Champlain aveva steso questa mappa che indicava la Nuova Francia, vale a dire una parte del Canada allora conosciuto dagli europei. E non poteva fare a meno di riportarvi i nativi. Mentre su quelle terre veniva imposto un regime signorile.

Fonte: Wikipedia
In questo quadro più tardo (1869), di Wilhelm Lamprech, si vede invece il padre gesuita Marquette mentre esplora il Mississippi, alla vigilia dell'imminente stabilizzazione transalpina. Altre ricerche di pellicce, altri fortini sparsi, perché, come ben noto, la Francia non pensò mai a forti insediamenti di uomini.

Fonte: Wikipedia
Alle missioni, invece, la potenza borbone aveva già pensato da tempo, come si vede in questa icona del 1632, riferita agli Huroni. E in genere affidate ai gesuiti, che in quelle lande dimostrarono tutt'altro che la comprensione manifestata dai loro confratelli in Sud America. Erano ben pochi, ma invadenti. Di qui, come ricordo anche da Enciclopedia Britannica, tanti scontri con i nativi. Ne derivarono, logicamente, anche tanti caduti tra i religiosi, i martiri canadesi, come ufficialmente definiti e canonizzati.

Fonte: Wikipedia
La sconfitta degli Acadiani francesi, una delle ultime tappe della perdita dell'impero francese in Nord America. Tante guerre contro gli inglesi, già a partire dal terzo quarto del 1600 e sempre, da tutte le parti, il coinvolgimento delle popolazioni locali. Cui poi addebitare ogni ignominia, compiuta, invece, dagli europei.

Fonte: Wikipedia
Il teatro che ho sommariamente descritto, anche perché le vicende almeno a grandi linee sono conosciute, in una carta del 1681.



martedì 11 ottobre 2011

Ponte San Luigi


Nel parlare di nuovo di Ponte San Luigi di Ventimiglia, qui sopra inquadrato, come dirò dopo, in un contesto ambientale leggermente più ampio, al di là dell'impertinenza, argomento centrale cui pervengo subito, che voglio realizzare, mi sono venute in mente altre debite considerazioni, che accennerò successivamente.


In questa carta di metà 1700 del Vinzoni, ripresa da Cultura-Barocca, si può notare com'era la zona, ben qualificata come posto di frontiera del Dominio di Genova.


Nel commento a questa immagine vado a compiere la preannunciata irriverenza: mi permetto di vedervi, senza il suffragio di alcun esperto, i ruderi della Cappella di San Luigi di cui alla mappa mentovata, perché a tanto vuole arrivare la mia fantasia.


Sulla torre non ci possono essere dubbi, invece. Corrisponde a quella disegnata dal grande topografo.

Ma qui cominciano le mie divagazioni sul tema. Ne metto alcune alla rinfusa. Oggi il mastio é pertinenza dell'antica Villa Voronoff, dal nome di un personaggio storico, uno scienziato alquanto originale, di cui ha parlato anche Nico Orengo. I Balzi della carta antica sono i Balzi Rossi con le grotte preistoriche, famose in tutto il mondo. Il Passo della Morte, dei contrabbandieri e degli esuli, a dominare la via alta del vecchio confine, corrispondente grosso modo al tracciato già sorvegliato dai militi della Superba con modalità e dentro vicende che meritano capitoli a parte. Paragrafi dolorosi della seconda guerra mondiale e della lotta partigiana.


Un ascensore poi demolito.


Un Casinò. Dei ristoranti. Spariti da più tempo ancora. A quest'ultimo proposito non ho resistito di recente alla tentazione di fare il saputello, rispondendo ad un quesito sollevato in seno ad un newsgroup locale, che chiedeva quale romanzo francese avesse ambientazione in Grimaldi (altro nome evocativo). Tale é infatti il nome della frazione ventimigliese in questione, ma per combinazione a "Le parfum de la dame en noir"di Gaston Leroux, i cui personaggi si muovono anche in quelle sale da gioco, io avevo già fatto breve riferimento qui l'anno scorso.


Riannodo, dopo aver tentato di focalizzare meglio nella demarcazione attuale tra Italia e Francia la più abituale strada costiera, detta di Ponte San Lodovico, e provo a sintetizzare i fili sparsi di un discorso, che ho lasciato comunque incompleto, nel sottolineare che tra Grimaldi, Ponte San Luigi, Balzi Rossi e Garavan di Mentone, sussiste invero un singolare microcosmo.


Anche se ho trascurato le rocce sul mare, leggermente più a levante.


O il centro storico di Grimaldi.