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giovedì 2 marzo 2017
sabato 28 maggio 2016
domenica 16 agosto 2015
domenica 18 agosto 2013
Al Castello di Roccabruna
Il Castello di Roquebrune, un tempo nota come Roccabruna.
Nel Comune di Roquebrune Cap-Martin, Alpi Marittime, Costa Azzurra, Francia.
Ed ecco come si ammira la punta di Cap Martin, che da Ventimiglia e da Bordighera sembra a portata di mano, da lassù, dai 300 metri sul mare. Mentone, a sinistra, vale a dire a levante, non è lontana.
Dietro una grata, una balestra ed una cassapanca, credo, d'epoca: né i pannelli illustrativi né il depliant, allegato al biglietto d'ingresso, sono chiari in proposito. Appena inquadrata, la silhouette di un armigero: ce ne sono altre. Dall'ultima mia visita, ricordavo una sorta di archibugio, che non ho più notato: ma era già malandato...
Sono salito a Roquebrune ieri a tardo pomeriggio con N., con cui ero stato l'anno scorso a Ferragosto nella vicina La Turbie.
A vent'anni eravamo più interessati, ad usare un eufemismo, alla storia del mondo contemporaneo, piuttosto che a quella remota dei luoghi a noi circostanti. Tra parentesi, N. mi ha richiamato alla memoria che l'abitudine di discutere con accanimento di massimi sistemi a quei tempi veniva da noi esercitata con altre persone anche in viaggi in automobile verso il capoluogo francese delle Alpi Marittime, per cui spesso la sera si andava non solo a Montecarlo, ma pure a... Nizza (espressione alquanto contorta che fa riferimento a certi miei vecchi post).
Del resto quella fortezza, sinché non venne usuale recarsi in Costa Azzurra per autostrada, dalla quale non si scorge, era una visione obbligata, in particolare al ritorno in Italia.
La sua vita lavorativa N. l'ha in pratica trascorsa a Milano, nei cui dintorni opera ancora, per cui gli è sembrata cosa logica pormi qualche domanda sul maniero. L'unico dato certo che avevo in mente concerneva un lungo possesso da parte dei Grimaldi di Monaco, ma, attingendo ad una mia più recente rivisitazione di momenti locali, improvvisavo in risposta una costruzione del castello nel X° secolo per volontà dei Conti di Ventimiglia. Ed un breve dominio della Repubblica di Genova.
Senonché, entrati in un vicolo per iniziare un giro del paese, fermati da una domanda di una gentile signora anziana in vena di socializzare, venivamo intrattenuti da un sopraggiunto artista del legno (bravo, in verità), il quale sciorinava a modo suo le vicende del villaggio, ma senza sbagliare nulla - come poi ho verificato -, anzi, aggiungendo che Roquebrune era stata venduta ai Grimaldi direttamente dal Conte di Provenza. Particolare, quest'ultimo, non riportato neppure dal citato foglietto ufficiale. Il brav'uomo in questione ci aveva prima proclamato che i suoi nonni erano arrivati in zona da Umbertide, Umbria; al che mi sono sentito in obbligo morale di esternare a tutti che sapevo di una vecchia, forte emigrazione (che in qualche misura ho frequentato) da Città di Castello (sempre in Umbria, beninteso!) nel locale dipartimento.
Noto ora su Cultura-Barocca, che il baluardo era stato eretto su un precedente Castellaro Ligure. E che la Chiesa di Santa Margherita era in origine una "Cappella di via", eretta per i pellegrini di fede, poi, più volte modificata per impulso dei Grimaldi, con un grande concorso di popolo nel 1776.
Avrò occasione, credo, di tornare su questi aspetti. Ed altri, correlati. Con altri documenti.
Non resisto al gusto della celia. Nella fantasia di Salgàri, come è noto e come accennai in altri post, il Corsaro Nero era Conte di Ventimiglia, di Roccabruna e di Roccasparviera: ma, mentre nella mia natale città di confine si abbonda di riferimenti, anche in chiave turistica, all'avventuroso personaggio, a Roquebrune pensano a tenere lindo ed ordinato il centro storico, tanto, come sosteneva sempre il vecchio artigiano, sono già fin troppi i visitatori indotti dalla vicina Montecarlo...
domenica 30 giugno 2013
Dolceacqua, poi
Dolceacqua (IM) in Val Nervia, forse troppo nota per dedicarle qualcosa di più che poche righe. Spicca il Castello che fu dei Doria. Per molti versi é quasi d'obbligo partire da questo maniero.
Se guardo il mastio, mi può venire in mente che si tratta probabilmente in parte di un manufatto bizantino, per cui rischio di partire per la tangente in excursus storici.
Uno scorcio della salita verso la vecchia fortezza, che subì irrimediabili distruzioni ad opera di moderne - per l'epoca - batterie di cannoni degli spagnoli, comandati dal Marchese Las Minas, durante la guerra di successione austriaca, tali da compromettere definitivamente quell'unicum con Giardino Rinascimentale, di cui ho già qui parlato con corredo di una tavola dell'apologetico "Theatrum" dei Savoia di fine 1600.
Già, perché a questo punto, saltando secoli e secoli di vicende, si impone a mio avviso almeno un cenno ad un singolare episodio che chiama in causa il famoso Andrea Doria, la cui madre nacque in quel borgo, tra l'altro. Bartolomeo Doria, lontano parente dell'Ammiraglio, da cui, secondo alcune fonti, ricevette specifica istigazione, uccise con trentadue pugnalate il 22 agosto 1523 lo zio Luciano Grimaldi, reggente della Signoria di Monaco: ne seguirono intricate azioni di guerra - volute soprattutto dal vescovo di Grasse Agostino Grimaldi, fratello del morto - e diplomatiche, al termine delle quali, per salvaguardare a quel ramo dei Doria la Signoria di Dolceacqua, si ebbe il relativo passaggio - anche con l'interessamento del futuro Doge della Superba - dall'infeudamento a Genova a quello ai Savoia, che rimase definitivo.
La zona dell'attuale accesso al Castello, anche sede oggi di iniziative culturali, ma ancora interessato da altri lavori di restauro.
Tornando ai Doria, molte delle loro tombe sono nella Chiesa di S. Giorgio, lontana dal centro antico.
Uno sguardo al ponte, già immortalato da Claude Monet, che univa Castello e Giardino Rinascimentale propriamente detto.
Un passaggio.
Uno scorcio del paese, comprensivo di uno spicchio di quello che fu il Giardino, della strada provinciale, del citato ponte.
Come altri blogger, cerco spunti per farmi tornare più chiari in mente episodi, momenti degni di vita sociale e situazioni afferenti persone dalla calda umanità: nel caso di Dolceacqua - eclatante! - ha prevalso in me, come mai altre volte, facendomi annullare sul nascere ricordi personali, l'esigenza di mettere in evidenza il rilievo storico e culturale della cittadina, cui, però, ho qui reso parziale, molto parziale onore, che spero di riuscire ad integrare man mano più avanti.
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mercoledì 15 maggio 2013
Fuori sacco
Ancora uno scorcio di Borghetto San Nicolò, Frazione di Bordighera (IM), in uno scatto datato, fatto senza molte pretese, che qui pubblico per sottolineare una tra le diverse cose simpatiche che mi sono capitate nella grande piazza virtuale del Web: un sodale di giochi dell'infanzia in quel di Nervia, Frazione, invece, di Ventimiglia, perso di vista più o meno da quel periodo, ma in corrispondenza con me da almeno due anni a questa parte, mi ringrazia per le foto da me pubblicate su Borghetto San Nicolò, asserendo essere il suo borgo natio, dal che, nella corrispondenza intercorsa, sono derivate varie memorie spicciole, con varie ricadute di carattere locale e personale.
"Fuori sacco" è un'espressione da me appresa, negli anni che furono, in relazione alla trasmissione - allorquando non sussisteva l'attuale tecnologia - di un articolo di giornale (creato ancora con una battitura più o meno affrettata dei tasti di una macchina da scrivere direttamente su di un foglio di carta, in genere già predisposto con misteriosi segni di misurazione!) all'ultimo istante, fuori del contenitore già predisposto sul carro ferroviario della posta, dunque. Il concetto, per estensione, l'ho sentito spesso usare in seguito per l'aggiunta in extremis di punti all'ordine del giorno di riunioni professionali specializzate.
"Fuori sacco" in un mio tentativo di celia circa le distrazioni e le conseguenti improvvise modifiche, che mi vengono da arrecare alla stesura dei post.
Pubblicando questa fotografia di una grotta, di rilievo nella preistoria dei Balzi Rossi - di cui ho parlato, ad esempio, qui - in Frazione Grimaldi - zona mare - di Ventimiglia, un commento mi ha fatto notare che trattasi di "A Barma Grande", cioé la grande caverna... Ho trovato l'episodio simpatico. Nel contempo mi sono rammentato che su Blogger non avevo mai mostrato neppure l'ombra di tali cavità...
Vengo proprio oggi gratificato, insieme ad altre, di questa cartolina d'epoca di Vallecrosia, inviatami, in quanto noto il mio interesse per immagini "vintage".
Ed in Vallecrosia, incorporata ed attorniata da altri edifici, è situata anche una vecchia cappella, alla quale non avevo mai fatto caso e di cui non so ancora nulla. Pubblico questa fotografia, perché di fronte ad una costruzione veramente preziosa dal punto di vista storico in vicina località sono stato apostrofato per i miei ripetuti scatti: l'episodio mi ha confermato la persistenza di una diffusa fobia, da me percepita già da altri segni, per immagini "carpite" su suolo pubblico, perché foriere di possibili furti nelle case.
Fonte: Archivio Ligure della Scrittura Popolare (storia.dafist.unige.it) |
Fanti della Divisione Cosseria, 89° Reggimento Fanteria, 3° Battaglione, 9^ Compagnia in esercitazione a Cima Marta, Alpi Marittime, nel 1941.
Avendo la ventura di avere reperito fotografie analoghe - dell'89° avevo fatto degli accenni qui -, pensavo di seguire con un sollecito post alcuni spostamenti in guerra del capitano, la cui famiglia regalò le pertinenti immagini al richiamato Archivio.
Notizie - come quelle che oggi riferisco -, pervenutemi "fuori sacco", mi hanno fatto rimandare l'appuntamento...
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martedì 21 febbraio 2012
Angoli ventimigliesi d'antan
In zona Nervia di Ventimiglia ci sono nato e cresciuto, fatta salva una breve parentesi nel centro storico, di cui farò vedere tra breve qualche scorcio. Ma solo da poco ho rinvenuto la fotografia di cui sopra, che consente di capire com'era ai primi del secolo scorso un segmento importante di questa porta d'ingresso della città di confine e della Valle omonima.
Infatti, l'incrocio in questione io me lo ricordo più o meno così. Insomma, ho fatto solo in tempo a scorgere le macerie della guerra al posto del primo attuale palazzo sulla destra.
Non so se con queste due immagini riesco a documentare la scomparsa del terrazzamento antico del belvedere del centro storico, il Cavu, il cui crollo negli anni '30 ispirò una canzoncina in dialetto, ma ci provo lo stesso.
In continuità con il paragrafo precedente, mi consento di Ventimiglia Alta inquadrature ravvicinate della Chiesa di San Giovanni e relativo panorama, ieri e oggi. Mi vengono in mente ricordi curiosi, ripassati di recente con G.
Ma la cosa più personale la vado a riferire in questa occasione al vecchio ascensore che portava ai Balzi Rossi, là a Grimaldi, vicino a Ponte San Luigi e non lontano da Mentone.
Quell'ascensore, dunque, di cui tanti, invero, hanno già scritto, così come di tutta quella zona di pregio. E di cui sul Web si può anche rinvenire un filmato della relativa demolizione. Voglio, invece, sottolineare che l'unica volta in cui, ancora bambino, avrei potuto utilizzarlo, la cosa fu vanificata dal timore che ne ebbe mio fratello, più piccolo di me. Aggiungo che eravamo soli con nostro padre per cui non erano possibili ... staffette di sorta.
martedì 11 ottobre 2011
Ponte San Luigi
Nel parlare di nuovo di Ponte San Luigi di Ventimiglia, qui sopra inquadrato, come dirò dopo, in un contesto ambientale leggermente più ampio, al di là dell'impertinenza, argomento centrale cui pervengo subito, che voglio realizzare, mi sono venute in mente altre debite considerazioni, che accennerò successivamente.
In questa carta di metà 1700 del Vinzoni, ripresa da Cultura-Barocca, si può notare com'era la zona, ben qualificata come posto di frontiera del Dominio di Genova.
Nel commento a questa immagine vado a compiere la preannunciata irriverenza: mi permetto di vedervi, senza il suffragio di alcun esperto, i ruderi della Cappella di San Luigi di cui alla mappa mentovata, perché a tanto vuole arrivare la mia fantasia.
Sulla torre non ci possono essere dubbi, invece. Corrisponde a quella disegnata dal grande topografo.
Ma qui cominciano le mie divagazioni sul tema. Ne metto alcune alla rinfusa. Oggi il mastio é pertinenza dell'antica Villa Voronoff, dal nome di un personaggio storico, uno scienziato alquanto originale, di cui ha parlato anche Nico Orengo. I Balzi della carta antica sono i Balzi Rossi con le grotte preistoriche, famose in tutto il mondo. Il Passo della Morte, dei contrabbandieri e degli esuli, a dominare la via alta del vecchio confine, corrispondente grosso modo al tracciato già sorvegliato dai militi della Superba con modalità e dentro vicende che meritano capitoli a parte. Paragrafi dolorosi della seconda guerra mondiale e della lotta partigiana.
Un ascensore poi demolito.
Un Casinò. Dei ristoranti. Spariti da più tempo ancora. A quest'ultimo proposito non ho resistito di recente alla tentazione di fare il saputello, rispondendo ad un quesito sollevato in seno ad un newsgroup locale, che chiedeva quale romanzo francese avesse ambientazione in Grimaldi (altro nome evocativo). Tale é infatti il nome della frazione ventimigliese in questione, ma per combinazione a "Le parfum de la dame en noir"di Gaston Leroux, i cui personaggi si muovono anche in quelle sale da gioco, io avevo già fatto breve riferimento qui l'anno scorso.
Riannodo, dopo aver tentato di focalizzare meglio nella demarcazione attuale tra Italia e Francia la più abituale strada costiera, detta di Ponte San Lodovico, e provo a sintetizzare i fili sparsi di un discorso, che ho lasciato comunque incompleto, nel sottolineare che tra Grimaldi, Ponte San Luigi, Balzi Rossi e Garavan di Mentone, sussiste invero un singolare microcosmo.
Anche se ho trascurato le rocce sul mare, leggermente più a levante.
O il centro storico di Grimaldi.
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