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martedì 7 febbraio 2012

Gabriel Lafond de Lurcy, ammirato da de Lamartine


Nel primo quarto del XIX secolo in Europa l'Isola di Guam veniva vista come nell'immagine di cui sopra.

Da questa parto per tracciare qualche cenno della vita veramente avventurosa del capitano, armatore, esploratore, uomo politico, ed altro ancora, soprattutto scrittore, Gabriel Lafond de Lurcy (1802-1876), che, persa da adolescente l'occasione - per sua fortuna, aggiungerei! - di essere cadetto alla corte di Murat a Napoli, si ritrovò, invece, da marinaio a fare diverse volte il giro del mondo. Ma queste, e quelle che seguono, sono solo piccole note. La sua fu una esistenza molto densa, quasi impossibile da riassumere. E sul Web si hanno su di lui notizie quasi esclusivamente in lingua spagnola (compresa la nascita anticipata al 1801 e gli altri due nomi di Lafond, che lascio, in onore alle fonti, in Pedro Maria).

Anticipo ancora. A lui Alphonse de Lamartine dedicò il seguente pensiero, che da solo vale - ritengo - più di innumerevoli commenti: "Amo appassionatamente i viaggi, sono la filosofia che cammina. I vostri m'hanno istruito e dilettato: voi vedete, sentite e dipingete; come non seguirvi a traverso il mondo?"


Manila, Filippine.

Le stampe che ho rinvenuto in riferimento ai viaggi di Lafond riguardano, invero, l'Oriente. Ebbe esperienze forse ancora più notevoli in America Spagnola, di cui scrisse la storia, soprattutto dell'allora recente emancipazione dal vecchio impero europeo. Così come si dedicò ai viaggi di esplorazione di altri importanti personaggi, ad esempio, James Cook.


Lo Stretto della Sonda.

Nel 1818 Lafond era a Nantes, allievo della marina mercantile. 
Nel 1919 aveva già navigato a Célebes, Molucche e Filippine.
Fu a Valparaiso nel 1822, coinvolto in un terribile terremoto che fece affondare venticinque navi, compresa "L'Aurora" di cui era giovane comandante, ma di cui riuscì a salvare l'equipaggio.


Macao.

Scrisse Lafond che, fatto naufragio (non l'unico nella sua carriera!) nel 1831, partito dalle Isole Marianne per le Filippine, nel viaggio sulla baleniera "Royalist" conobbe la moglie del capitano, che era la figlia del capo legnaiuolo del Bounty,  il quale a sua volta aveva accompagnato Bligh e gli altri uomini a lui rimasti fedeli nella pericolosa rotta su semplice scialuppa sino a Macao. Dalla donna Lafond apprese molti particolari sulla celebre vicenda, compresi successivi aspetti afferenti i ribelli. E ce li ha tramandati.


Interno di Tahiti.

Nel 1839 Lafond conobbe vicino a Parigi José Francisco de San Martín, l'eroe dell'indipendenza del Perù, Libertador anche lui come Simon Bolivar. L'occasione era per lui preziosa in funzione della sua fatica letteraria per avere dati su quelle battaglie di emancipazione dalla Spagna, ma ne sortì anche una "Carta Lafond", di cui si discute ancora oggi circa l'autenticità di un incontro segreto - mi sembra di capire riferito in un passo del Lafond - tra San Martìn e Bolivar a Guayaquil del 1823.
Nel 1849 Lafond  andò in Costa Rica, di cui fu dal 1857 al 1860 Ambasciatore in Francia. Aveva anche cercato, d'intesa con le autorità locali, da cui aveva ottenuto una concessione, di formare, senza riuscire a trovare i capitali necessari, per cui dovette desistere, una compagnia per la realizzazione di un canale tra Atlantico e Pacifico, quindi, ben prima di quello di Panama. In quel paese ebbe anche altri onori ed é tuttora ben ricordato.



In base alla sua esperienza, Lafond diede molti consigli di carattere commerciale e imprenditoriale, tipo tentare la caccia delle balene al largo della Nuova Zelanda, ma anche di natura colonialista, e fu in collegamento con diverse società geografiche del tempo.
Lafond scrisse, tra le altre, due opere dedicate a viaggi intorno al mondo, una del 1839 (dalla cui edizione italiana inserita in quella sorta di grande Enciclopedia di Viaggi e Esplorazioni curata, come ho già menzionato altre volte, dal geografo Marmocchi per l'editore Giachetti di Prato intorno al 1844, derivano le immagini qui visibili, per come ne ho trovato fotografie in Cultura-Barocca), l'altra del 1845, "Carte dell'America Centrale", "Le Isole Marchesi e le colonie della Francia", "Studi sull'America Spagnola".

giovedì 2 febbraio 2012

Un medico del Ponente Ligure nella Cina di inizio Novecento


Faccio esordire con molta personale soggettività questa affascinante storia, che ho appena scoperto, dall'edificio ritratto in questa fotografia d'epoca.
Aggiungo subito che Alberto Moreno, nipote della persona, la cui attività cercherò nelle seguenti righe di sintetizzare, ha raccontato con passione, competenza e acume di inquadramento e completamento storici tutta l'inusuale vicenda sul suo blog. E lì ho, inoltre, attinto tutte le immagini che corredano questo articolo.

I miei accenni saranno, dunque, dedicati, al dottor Giacomo Rastello, che ha illustrato negli ultimi anni di vita la città di Bordighera, nipote dal lato materno del professore Ludovico Isnardi di Pigna (IM), "primario dell’Ospedale Maggiore di Torino, docente universitario e vero luminare della chirurgia", titolare della clinica in zona Nervia di Ventimiglia (IM), raffigurata nel primo scatto, che, prima di tornare ad essere ospedale e, oggi, presidio sanitario, ospitò al piano terreno le scuole elementari frequentate dal sottoscritto.


Questa dovrebbe essere la prima cartolina che il giovane medico mandò alla famiglia dalla Cina, dove andò nel 1913 per un incarico procurato dallo zio chirurgo.
"Ti avverto che il Comm. Schiaparelli, Presidente dell'Associazione Nazionale per soccorrere i Missionari cattolici italiani, ha bisogno di due medici e specialmente chirurghi per la Cina, in due luoghi diversi: si va con le Missioni composte da Sacerdoti e Suore e si dirige un piccolo ospedale per indigeni."


La Cina era sconvolta, come noto, in quel periodo soprattutto dai torbidi scatenati dai signori della guerra: i viaggi di Rastello furono avventurosi e i pazienti da accudire in massima parte poveri popolani cinesi. "L'estate del 1913 è per Giacomo molto impegnativa... Scortato da un centinaio di soldati mandati dal governatore dell'Honan in segno di stima, Giacomo lascia Chumatien e, alternando percorsi a piedi e l'uso della portantina che gli sembra imbarazzante, raggiunge in una settimana Nanyang; dopo altri 5 giorni di cammino entra nella  provincia dell'Hupè."


Questa fotografia documenta il salvataggio di una neonata, che era stata, come costume largamente diffuso in quel grande paese, abbandonata. Fa, anche, parte di un archivio a mio avviso semplicemente straordinario.
Nel 1916 il medico scrive: "Nella scienza medica del resto come in tutti i rami dell'attività del pensiero umano la Cina ha fatto una lunga sosta; si è attardata sui ruderi della sua vecchia civiltà; ora però pare che voglia riprendere il suo cammino."


Questa immagine ritrae una parte dei festeggiamenti fatti al ritorno del dottor Rastello a Laohokow nel 1921.


Ecco Shanghai in quel torno di tempo.


Tornato in Italia a metà anni '20, il medico non sa ancora che non tornerà più in Cina, di cui conserverà un grande ricordo, notevole documentazione e ancora tanti contatti.
Aprirà una clinica a Bordighera (IM). La seconda guerra mondiale la renderà "una struttura d'emergenza medica per la popolazione civile molto simile all'Ospedale di Laohokow."


Nella vicenda familiare del medico rientrerebbe anche un riferimento ai Giardini Moreno di Bordighera, di cui qui sopra si vede uno scorcio ritratto da Claude Monet ("Sotto gli alberi di limone Bordighera", 1884), ma questa é proprio una storia da lasciare completare ed arricchire dal nipote.

lunedì 30 gennaio 2012

Bouvet, Kerguelen, Crozet


La piccola isola di Bouvet, scoperta il 1 gennaio 1739, si trova ad una distanza di circa 1600 chilometri dall'Antartico.


Lo fu ad opera di Jean Baptiste Charles Bouvet de Lozier - da cui prese il nome -, che comandava le navi francesi Aigle e Marie, e che pensò, senza procedere tuttavia ad una circumnavigazione, di essere arrivato a quella che noi oggi definiamo Antartide.

Jules Verne in suo libro, dedicato a molte esplorazioni compiute soprattutto nel '700, dopo aver descritto le prove tremende affrontate da quei marinai alle prese con inaspettate temperature polari, sottolineò che Bouvet "ebbe la gloria di dare un esempio al grande esploratore inglese James Cook".


Eccola la rotta che portò Cook verso l'Antartico, ma é, appunto del 1772-74.


Questa mappa, che si può definire dell'Oceano Indiano, é del 1753. Come si può notare, le conoscenze geografiche non erano all'epoca molto precise. Ma i viaggi di esplorazione per mare iniziavano proprio in quel periodo ad avere carattere scientifico. La carta in questione fu redatta dal cartografo e navigatore francese Jean-Baptiste d'Après de Mannevillette (1707-1780), che utilizzò a fondo un nuovo strumento, ideato dall'astronomo britannico John Hadley, per calcolare sia latitudine che longitudine con il metodo delle distanze lunari. Se ricordo bene, erano quelli gli anni in cui si cercava di risolvere con urgenza il problema della longitudine.


Qui sopra il ritratto di Yves Joseph de Kerguelen de Trémarec, che scoprì nel 1772 le Isole della Desolazione, cui lo stesso Cook in onore del francese volle, invece, dare il nome di Kerguelen.


Qui sopra uno scorcio della penisola Rallier du Baty, nella più grande delle Kerguelen, che sono situate a 4.800 chilometri dall'Australia (ad est) e circa 2.000 dall'Antartide (a sud).
Marc-Joseph Marion du Fresne scoprì nel 1772 le Isole Crozet (dal nome del suo comandante in seconda, in quanto a lui era già stata intitolata l'Isola Marion) che sono collocate ad una latitudine compresa tra 45°95' e 46°50' S e una longitudine compresa tra 50°33' e 52°58' E nell'Oceano Indiano meridionale.

Con quelle deviazioni delle rotte di grandi viaggi di esplorazione via mare ci si stava avvicinando all'Antartide.


venerdì 27 gennaio 2012

La bontà del contadino che nasconde nel fienile un vecchio ebreo




Nizza, Alpi Marittime, Cimitero alle pendici della collina del Castello.

"Da Babji Jar di Evgenij Evtušenko
...
Io sono ognuno dei vecchi fucilati qui.
Io sono ognuno dei bambini fucilati qui.
Niente dentro di me dimenticherà mai!
...
Nel mio sangue non c’è sangue ebraico.
Nella loro folle rabbia tutti gli antisemiti
Devono odiarmi ora come se fossi un ebreo.
"
Evgenij Evtušenko

"Ed ecco, a fianco del minaccioso, grande bene, esiste una bontà quotidiana. È la bontà della vecchia che porta un pezzo di pane a un prigioniero, del soldato che da da bere dalla sua borraccia al nemico ferito, della gioventù che ha pietà della vecchiaia, è la bontà del contadino che nasconde nel fienile un vecchio ebreo."
Vasilij Semenov Grossman

"Le truppe tedesche entrarono nella Valle del Bevera dall'Italia nel settembre 1943 e s'installarono sulle alture dell’Authion, lasciando a Sospel solo dei doganieri. La comunità ebrea fu subito minacciata: molte persone furono trasferite a Nizza in attesa di deportazione; altre riuscirono a rifugiarsi a Monaco."
da Museé de la Résistance Azuréenne

"Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto e del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un'idea."
Primo Levi


lunedì 23 gennaio 2012

Antiche viste di Nizza



Queste stampe, che riguardano Nizza, la prima con soggetto il porto, l'altra con una vista dalla collina di Magnan sita ad ovest dell'antico centro, entrambe con disegno di Albanis Beaumont e acquarello di Cornelis Apostool, sono del 1787. Ce ne sono diverse, invero, di altri scorci della zona, dello stesso anno. E successive.


Non so a quale anno risalga questa immagine di Nizza, ammirata per così dire da est, che pubblico per avviarmi a completare un tour virtuale d'epoca di un approssimativo perimetro della città.


Nizza vista da Cimiez (da nord, più o meno) é di Francesco Bensa (1811-1895), nizzardo. E corrisponde ad un olio su tela.

Altri artisti, locali e immigrati, eseguirono nel 1800, già sotto il Regno di Sardegna, significativi dipinti dedicati a Nizza e al territorio della sua vecchia Contea.


Non ho resistito alla tentazione di pubblicare questo acquarello, anche se lo scorcio ritratto é limitato. Si tratta della zona di Rauba-Capeù, dove oggi sorge il grandioso Monumento ai Caduti Francesi della Grande Guerra (e del secondo conflitto mondiale).


E di tornare ad una stampa del 1787. In questo modo termino a nord-est, circa, il preannunciato giro storico di Nizza.


giovedì 19 gennaio 2012

Quella Ventimiglia pacifista!


Qui sopra si può vedere uno scorcio della Marcia per la Pace in Vietnam Ventimiglia-Bordighera del gennaio 1973.
La fotografia mi è stata mandata da N., cui ho già fatto più volte riferimento. Era a suo tempo comparsa nelle pagine locali di diversi giornali, ma non l'avevo più vista.

Credo, siano opportune alcune considerazioni di carattere sociale, morale e civile. Quella manifestazione - a noi e ad altri amici cara anche per l'impegno profuso per la sua buona riuscita -, come mi ricordava appunto N. (che poi in Vietnam c'è stato: e mi ha inviato anche uno scatto che lo ritrae insieme al fratello su un carro armato americano, cimelio di quel conflitto), fu molto partecipata in termini quasi unici per la nostra zona.

Non fu di parte. I numeri stessi delle presenze lo attestano. Ma c'è di più, come cercherò di aggiungere tra breve. Intendo prima rammentare che la proposta venne fatta da esponenti di quel vecchio "Gruppo Sbarchi Vallecrosia" della Resistenza dalla grande apertura mentale. E venne subito caldeggiata da diverse associazioni, anche cattoliche: le ACLI, ad esempio.

Ventimiglia, e tanti suoi degni abitanti per meglio dire, anticipavo poc'anzi. Giorni prima, il volantinaggio della notte della vigilia di Natale per chiedere la cessazione dei bombardamenti aerei USA sulle popolazioni civili del Nord Vietnam destava palpabile - ed anche istituzionale - commozione soprattutto all'uscita della Messa dalla Cattedrale.

C'erano già stati diversi altri fatti di piena comprensione umana, non solo verso il dramma del Vietnam, quasi in ideale collegamento con insigni figure del passato, quali quelle dei pescatori della zona che contribuirono (come ha ben documentato Paolo Veziano in "Ombre di confine") a salvare verso la Francia tanti ebrei.

Certo. Ci sono state, dopo l'infame guerra di Indocina, altre guerre ingiuste. E nel Sud-Est asiatico libertà e diritti sono conquiste ancora tutte da inverare.

Ma è anche scemata di molto, ritengo, l'attenzione verso i fatti del mondo, con il paradosso che ora il mondo è sempre più vicino a noi.


lunedì 16 gennaio 2012

Il Visconte di Marcellus

Fonte: Wikipedia

Il Visconte di Marcellus (1795-1861) é soprattutto noto per avere assicurato alla Francia la Venere di Milo, scoperta nel 1820. Già questa vicenda meriterebbe molti approfondimenti.


Visitò la zona di Troia, che, come ben noto, era ancora da scavare. Esplorò archeologicamente le isole dell'Egeo.


Alessandria in Egitto per un viaggiatore francese dell'epoca non era forse una novità.


Gerusalemme la vide così.


Baalbek.


Ellesponto. 

Marcellus fu amico intimo di Chateaubriand. Scrisse di altri luoghi ancora, specie del Medio Oriente.


Siccome le immagini (esclusa la prima che é di Wikipedia) qui accluse derivano (ad opera di Cultura-Barocca) dalla più volte da me citata monumentale opera (1843/1844) dell'editore Giachetti di Prato, sono andato a riportare almeno una delle interessanti carte che il geografo Marmocchi, curatore di quei tomi, aveva nell'occasione realizzato.