Pagine

Visualizzazione post con etichetta mare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mare. Mostra tutti i post

sabato 23 dicembre 2023

Certe idee...


Viene risparmiata all'occasionale lettore la sequenza completa di fotografie di avvenimenti successi intorno alla rotonda dei Piani di Borghetto in Bordighera qualche mattina fa.
Si ritrovarono a districarsi a quel crocevia - in un caso con l'assistenza di un appartenente al corpo di polizia urbana - gli autisti di due pullman turistici, dei quali non è dato sapere se avessero ignorato il divieto di introdurre nella città delle palme automezzi pesanti dal casello autostradale, posto in collina e collegato al centro urbano da strade piene di curve (ed una anche molto stretta), o se fossero stati indotti in errore da qualche gps, che li aveva indirizzati a qualche giro tortuoso.


La gentile signorina su monopattino elettrico si era fermata per consentire al fotografo amatoriale (molto amatoriale!) di inquadrare un soggetto di sicuro da lei non identificato: non poteva immaginare che quel tipo non aspettava altro che riprenderla da tergo, là sul Lungomare Argentina di Bordighera!


Certe idee forse possono essere venute ritrovando e rivisitando scatti compiuti per distrazione in un'altra passeggiata a mare, quella di Vallecrosia.


Così, già ad ottobre scorso in regione Arziglia di Bordighera...


Per non dire di novembre, sugli scogli di Sant'Ampelio, sempre a Bordighera.


Tratto il dado, al mercatino di inizio dicembre, a Bordighera, lungomare...


Un angolo di una strada di campagna di San Biagio della Cima induce a pensare a qualche forma di composizione di arte moderna.


In una rassegna del genere non ci si può privare della visione di almeno una coppia di ciclisti amatoriali.


Poteva, poi, per parità di genere, mancare un altro monopattino?


Lavori in corso, invece, sulla Passeggiata Trento e Trieste a Ventimiglia.
 

 
 






Nelle vicinanze, per la precisione, in Lungomare Varaldo, quel tale giorno di due settimane fa ci si poteva anche imbattere in tarda mattinata in ragazze a spasso, ciclisti amatoriali e non, amabili conversari in riva al mare, confidenze tra vicini di quartiere (ancorché separati da una staccionata), convenevoli da pubblico esercizio.

Adriano Maini

sabato 20 luglio 2013

Divagazioni estive


Il torrente Nervia scorre verso la foce tra gli alberi sfiorando in tangente Via Gradisca, nella zona di Ventimiglia (IM) che prende il nome da questo corso d'acqua, ma risulta visibile in pratica solo attraverso una griglia che sbarra il fondo - lato levante - di questa stradina. Tanti, tanti anni addietro, nonostante fosse già passata anche da quelle parti - novembre 1966 - una disastrosa piena, che meriterebbe un capitolo a parte, in quel punto era stato realizzato un notevole accumulo di terra e di ghiaia, accesso per uno sterrato, che diventava presto nulla di più di un sentiero, che terminava su una spiaggia pressoché selvaggia, nelle cui adiacenze spiccava in pratica come costruzione solo il deposito dei locomotori delle Ferrovie.

Per combinazione, mi è stata recapitata di recente una fotografia di famiglia, che non ricordavo, che riprende grosso modo quest'ultimo tratto com'era cinquant'anni fa. Oltre a me, compaiono il nonno e...

Non doveva passare molto tempo prima che l'assetto di quell'angolo di territorio mutasse radicalmente, soprattutto con l'edificazione di palazzoni che hanno anche elettrizzato a lungo la vita amministrativa di Ventimiglia.

Mi viene sin troppo naturale quest'estate - in quanto mi sono deciso ad approfittare più spesso di spiagge così vicine a casa - pensare a scorci di mare di un tempo. A Bordighera, storicamente dotata di una lunga passeggiata, prolungata a stralci verso ponente solo a partire dagli anni '70.

Quando ancora adolescente, come settimane addietro rammentavo con un'amica di quella specie di avventura, per le prime volte potei andare al mare senza essere accompagnato da adulti, questo mi capitava a Bordighera  (IM), in un punto, accessibile solo attraverso il greto - non ancora cementificato, dunque - del torrente Borghetto, dove una striminzita striscia di sassi si appoggiava alla massicciata della ferrovia.

Poco oltre - in direzione Francia - il centro di Ventimiglia (IM), il maestoso arenile delle Calandre si é nel tempo drasticamente ridotto. Si dice in conseguenza della realizzazione - in particolare più a ponente - di opere a difesa del bastione della linea ferroviaria.

Calandre. Un sito caro a tutti nella città di confine e in prossimità. A tanti villeggianti. Un luogo di memorie, inoltre. Come tale lo segnalo, perché indirettamente mi é stato chiesto. Al pari di qualche altro in zona, forse.

Via Gradisca, ancora. Ci sono stato qualche giorno addietro con un amico, che vi ha abitato a lungo e che intendeva rivedere con me quel piccolo rione di case di ferrovieri, al quale ha dedicato righe intrise di nostalgia, in ispecie per la pregressa solidarietà popolare, ben presente anche a me.

Frammenti di discussione e incontri del frangente, invero, suscettibili di altre, numerose divagazioni, hanno contribuito a portare certe mie riflessioni, infine qui approdate, ad un taglio - spero! - da approccio alla storia del costume e della civiltà materiale.

Così mi sono deciso a rivisitare da solo quella piccola arteria per fare quelle fotografie che non avevo ancora. Non c'é più da poco, come faceva notare la volta precedente Angelo P., l'alto traliccio, oggetto - cosa che E. non ricorda - di spericolate arrampicate di Piero G.: io non ero in grado di risalirlo che per pochi metri. Accadeva sempre d'estate. Come per altri episodi da "ragazzi della Via Pal" a Bordighera, intorno alla Zona Bigarella, con me sempre più da spettatore che da protagonista. Ero già tenuto, probabilmente, a quell'alone di sicurezza con cui le famiglie oggi - per oggettiva necessità - circondano i bambini, aspetto che mi sottolineava giusto due sere fa, proprio qui a Bordighera, una compagna di alcuni di quei lontani giochi in periferia della Città delle Palme...




mercoledì 28 marzo 2012

La Pérouse

Fonte: Wikipedia

Faccio inizio da questa battaglia navale, detta dei Santi, sviluppatasi nelle Antille dal 9 al 12 aprile 1782 durante la Guerra di Indipendenza degli Stati Uniti, per procedere a qualche accenno su La Pérouse. E, in parallelo, ad altri navigatori della seconda metà del Settecento. Perché tanti esploratori di quel periodo, francesi e britannici, si erano ritrovati su quei mari a combattere in quel conflitto, come già prima nella Guerra dei Sette Anni.
Di La Pérouse Jules Verne scrisse anche: "Durante l'ultima guerra egli era stato incaricato della delicatissima questione di distruggere gli stabilimenti della compagnia inglese nella baia di Hudson, ed egli si era disimpegnato dell'incarico da militare consumato, da abile marinaio, da uomo che sa conciliare i sentimenti dell'umanità con le esigenze del dovere professionale."

Fonte: Wikipedia

Nella riproduzionedel dipinto, di cui sopra, viene fissato il momento dell'incarico ufficiale conferito a questo navigatore da Luigi XVI per la sua ultima missione per i mari del mondo, particolarmente voluta come risposta alle grandi avventure di James Cook.
La Pérouse fece levare le ancore da Brest il 1° agosto 1785.

Fonte: Wikipedia

Come in tanti viaggi per oceani dell'epoca i rischi erano all'ordine del giorno. La precedente stampa attesta un sinistro occorso a un gruppo della spedizione sulla costa nord-americana - tra attuali Alaska e Canada - che si affaccia sul Pacifico. La Pérouse - scrisse ancora Verne - aveva eretto un monumento su cui si leggeva la seguente iscrizione, di evidente imitazione classica: "All'ingresso del porto sono periti ventun coraggiosi marinai. Chiunque voi siate, unite le vostre lagrime alle nostre."

Fonte: Wikipedia

A Mauna, nelle Isole Samoa, fu massacrata la piccola squadra sbarcata in cerca di rifornimenti alimentari e soprattutto di acqua, squadra condotta dal secondo di quella spedizione, il capitano Paul Fleuriot de Langle, che era anche uno scienziato. De Langle volle scendere a terra, nonostante il parere contrario di La Pérouse, il quale aveva acconsentito malvolentieri, e provocò gratuitamente la reazione esiziale degli indigeni. Allo stesso modo di quanto aveva fatto, nel determinare la propria uccisione, Cook, che almeno aveva l'alibi morale di un pessimo stato di salute.

Nell'ultima lettera, spedita da Botany Bay, Australia, a febbraio 1788, La Pérouse asseriva: "Risalirò alle Isole degli Amici e farò assolutamente tutto ciò che mi é ordinato dalle mie istruzioni relativamente alla parte meridionale della Nuova Caledonia, all'isola Santa Cruz di Mendana, alla costa del sud della terra degli Arsacidi di Surville e alla terra della Luisiade di Boungaville ...".

Jean François de Galaup, Conte de La Pérouse, nato presso Albi nel 1741, e le sue due navi del periplo intorno al mondo, l'Astrolabe e la Boussole, sembrarono di lì a poco svanite nel nulla. Ormai scoppiata in Francia la Rivoluzione, fu proprio l'Assemblea Nazionale nel febbraio 1791 a ingiungere al re di armare una spedizione di soccorso, che fallì lo scopo: durante la medesima perirono addirittura i due comandanti, Entrecasteaux e Kermadec. Solo trent'anni dopo si giunse alla conclusione, perché vi si trovarono effetti personali dei marinai, che La Pérouse e i suoi uomini fossero periti a Vanikoro, nelle Salomone.

Aggiungo che dell'itinerario noto di La Pérouse sussistono tracce documentarie sul Web, così come vi si ribadisce che fu di sensibilità illuministica. Sono rimaste copie dei suoi giornali di bordo, rimandati per tempo in Francia, molto interessanti. Li lesse Jules Verne, che ne trascrisse importanti notizie e affermazioni. Ne produco, in conclusione, almeno due: nella Kamciatka La Pérouse fece porre sulla tomba di Delisle de la Croyère, che era morto nel 1741 di ritorno da una spedizione condotta per conto dello zar, una lastra di rame incisa e rese il medesimo omaggio al capitano Clerke, il secondo di Cook, cui, alla morte, succedette nel comando.


lunedì 30 gennaio 2012

Bouvet, Kerguelen, Crozet


La piccola isola di Bouvet, scoperta il 1 gennaio 1739, si trova ad una distanza di circa 1600 chilometri dall'Antartico.


Lo fu ad opera di Jean Baptiste Charles Bouvet de Lozier - da cui prese il nome -, che comandava le navi francesi Aigle e Marie, e che pensò, senza procedere tuttavia ad una circumnavigazione, di essere arrivato a quella che noi oggi definiamo Antartide.

Jules Verne in suo libro, dedicato a molte esplorazioni compiute soprattutto nel '700, dopo aver descritto le prove tremende affrontate da quei marinai alle prese con inaspettate temperature polari, sottolineò che Bouvet "ebbe la gloria di dare un esempio al grande esploratore inglese James Cook".


Eccola la rotta che portò Cook verso l'Antartico, ma é, appunto del 1772-74.


Questa mappa, che si può definire dell'Oceano Indiano, é del 1753. Come si può notare, le conoscenze geografiche non erano all'epoca molto precise. Ma i viaggi di esplorazione per mare iniziavano proprio in quel periodo ad avere carattere scientifico. La carta in questione fu redatta dal cartografo e navigatore francese Jean-Baptiste d'Après de Mannevillette (1707-1780), che utilizzò a fondo un nuovo strumento, ideato dall'astronomo britannico John Hadley, per calcolare sia latitudine che longitudine con il metodo delle distanze lunari. Se ricordo bene, erano quelli gli anni in cui si cercava di risolvere con urgenza il problema della longitudine.


Qui sopra il ritratto di Yves Joseph de Kerguelen de Trémarec, che scoprì nel 1772 le Isole della Desolazione, cui lo stesso Cook in onore del francese volle, invece, dare il nome di Kerguelen.


Qui sopra uno scorcio della penisola Rallier du Baty, nella più grande delle Kerguelen, che sono situate a 4.800 chilometri dall'Australia (ad est) e circa 2.000 dall'Antartide (a sud).
Marc-Joseph Marion du Fresne scoprì nel 1772 le Isole Crozet (dal nome del suo comandante in seconda, in quanto a lui era già stata intitolata l'Isola Marion) che sono collocate ad una latitudine compresa tra 45°95' e 46°50' S e una longitudine compresa tra 50°33' e 52°58' E nell'Oceano Indiano meridionale.

Con quelle deviazioni delle rotte di grandi viaggi di esplorazione via mare ci si stava avvicinando all'Antartide.


venerdì 18 febbraio 2011

Passeggiando lungo il mare

Passeggiando lungo il mare, mi guardo ben bene intorno, ma incontro anche diverse persone con cui scambiare le tradizionali quattro parole. Il panorama verso la parte di confine di Ventimiglia e la Costa Azzurra é notevole ed invero anche in tutt'altra direzione le colline e le montagne, così come dal basso - non certo a dimensione intera - possono essere scorte,  conservano un certo loro fascino. Il tutto rappresenta un po' i miei luoghi, che cerco di vivere scevro da enfasi particolare, pur sapendo che molti artisti, grandi o minori non importa, li hanno a più riprese immortalati. Del resto, una volta di più mi viene da ripetere che ogni posto, se osservato attentamente, può suscitare trasporto verso la storia e la cultura.

Con buona visibilità, non però quella degli ultimi giorni, forieri di una pioggia poi infine arrivata, si possono infatti intravvedere alte cime delle Alpi Marittime che scorrono in lontananza. Il nuovo raccordo di pista pedonale tra Bordighera e, ad ovest, Vallecrosia, offre la possibilità di nuovi, ancorché striminziti scorci, a chi, come il sottoscritto, in oggi preferisce non staccarsi troppo da dove battono le onde.
La nuova passeggiata a mare Bordighera-Vallecrosia

La nuova strada (non ancora ben nota e, per una curiosa coincidenza, proprio l'altra sera ho salutato per telefono un vecchio "commilitone" di Ventimiglia dei tempi della vendemmia in Francia, in quel momento in visita ad un comune amico di Parma, dandogli nell'occasione ragguagli in merito) induce invero nuovi visitatori da tutta la zona, compresi gli abitanti di Bordighera, che hanno da tempo ed in genere ampiamente trascurato la loro vecchia bella passeggiata, quasi riservandola a quel certo congruo numero di turisti, i "foresti", per lo più pensionati, normalmente registrabile tutto l'anno. Di qui la possibilità, specie di domenica, di tanti scambi, non solo di saluti, ma anche di racconti che, inevitabilmente, traggono spunto e dal mare e dal panorama.

Mi risulta, poi, più congeniale seguire questo nuovo tragitto per sbrigare, se così si può dire, faccende di vario tipo. Ad esempio passare a salutare nel vicino comune amici nel circolo dove giocano a carte, prestazione cui da tempo mi sottraggo, perché pur amando lo scopone, la mia inveterata distrazione mi dissuade dal portare a sconfitta certa persone a me care o simpatiche. Ma può capitare che, di affabulazione in affabulazione, faccia perdere a qualcuno il turno al tavolo o ad altri di ritardarne il preventivato ritorno a casa.

Mentre me ne guadagno, io indigeno con abitudini pervicacemente da cittadino, tra le altre, nuove informazioni su quel paesaggio collinare e montuoso che mi sono riguardato colà pervenendo, ivi comprese nuove tacite indicazioni su limitrofi, ma impervi punti panoramici, che so già difficilmente andrò a salire.

O ne riporto altre notizie, che mi confermano quanto già sentito putacaso da altro conoscente proprio deambulando su quel pezzo di litoranea, circa i danni che la proliferazione dei cinghiali provoca nel nostro immediato entroterra, anche con la devastazione di vigne del pregiato vino Rossese e con il crollo di tanti secolari muri a secco, che forse nessuno é più in grado di ricostruire.

Ed ora, passeggiando comodamente lungo il mare, in poco più di mezz'ora mi ritrovo da casa alla  foce del torrente Nervia, confine orientale di Ventimiglia, ma soprattutto in quel punto oasi naturale che merita ben altra penna della mia per una degna descrizione. Nella zona circostante il sottoscritto, ed ancor più la famiglia, ha abitato a lungo, ma, fattore ancora più importante, si sono svolte vicende di rilievo storico, di cui la più nota, ma non l'unica, é attestata dagli scavi archeologici e dal teatro della Ventimiglia (IM) di epoca romana.

Foce del torrente Nervia


mercoledì 10 novembre 2010

Il Rex!


Il Rex
Il Rex! Il famoso transatlantico italiano d'anteguerra! E due! Dopo i ricordi di mio padre, allora appena arrivato a Ventimiglia per poterne vedere dalla collina di Collasgarba il viaggio inaugurale, poco fa qualcuno mi ha raccontato, casualmente, di quando il Rex passava da queste parti. Il mio interlocutore era ancora bambino quando, allo scoppio della  seconda guerra mondiale, la bella nave dovette interrompere i suoi maestosi viaggi. Ma due ricordi gli sono ancora nitidi. Certi bambini avventurosi, tra cui lui, si buttavano tra le forti onde causate sino a riva dal transatlantico. E l'orgoglio della nostra Marina provocava questi sconquassi, perché navigava tutto impavesato a grande festa rasente Bordighera quando ospitava in viaggio di ritorno momentaneo in patria  un ricco signore americano all'epoca residente nella splendida Villa Garnier (sì, quella che fu già del grande architetto!), sempre di Bordighera. Seguivano almeno quattro, cinque poderosi fischi della sirena di bordo. "Amarcord" della Riviera dei Fiori!
Ma se oggi , mentre io e M. eravamo in attesa di un treno in stazione a Bordighera, non si formavano sotto riva dei marosi che spazzavano la passeggiata di Bordighera forse non scattava in lui lo stimolo di queste interessanti memorie!
Memorie di episodi, di eleganze e di emozioni che, nonostante il progresso tecnico, gli attuali yachts e navi da crociera, che incrociano numerosi nel Mar Ligure, sono ben lungi - secondo me! - da suscitare!


Bordighera (IM): Villa Garnier



domenica 15 agosto 2010

Ferragosto con vento di mare


Dopo la pioggia di ieri, oggi sulla Riviera dei Fiori é arrivato, quasi puntuale, il vento, un vento di sud-ovest, che, quindi, spira su tutta la Costa Azzurra.



Mi vengono in mente tante immagini e tante situazioni.

Pensando alla vicina Provenza, un dicembre di diversi anni fa con una Marsiglia veramente flagellata: dal sagrato di Notre Dame de la Garde sembrava che l'isolotto d'If venisse, insieme a tutte le memorie del Conte di Montecristo, da un momento all'altro inghiottito dalla furia del mare. E per associazione d'idee penso ad un vento (dei venti) che ha (hanno) altre provenienze e che quasi sempre si accompagna (accompagnano) allo scorrere tumultuoso di torrenti e di fiumi montani, il vento (i venti) che spira (spirano) nelle Alpi di Bassa Provenza nelle pagine di Pierre Magnan, dense di omicidi gotici, di personaggi comunque indimenticabili anche perché quasi tutti avulsi dallo scorrere della storia, dei variopinti colori di cime, foreste, prati, rocce, forre, giardini segreti; della natura e di pietre, pregne di storia, insomma.


Nel Ponente Ligure quasi in ogni stagione, invece, la furia del vento spinge il mare a devastare litorali di difficile, anche per l'incuria dell'uomo, ripascimento, spesso con conseguenze devastanti per gli stabilimenti balneari e per le stesse opere di fabbrica delle passeggiate a mare. Sul piano letterario pagine sublimi sugli effetti cangianti, di luce, di colore, di forma, del vento sul nostro mare ha scritto un insigne autore di questa terra, Francesco Biamonti.


D'altronde é Ferragosto, per cui, forse, anche pochi, piccoli spunti possono essere sufficienti per successivi letture ed approfondimenti.