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sabato 6 aprile 2013

Qualche giorno fa' a Ventimiglia...























Qualche giorno fa girando per Ventimiglia (IM) in attesa di vedere Gianfranco, di cui conosco, come ho già riferito, abitudini e orari di passeggiata, mi sono messo, approfittando di uno dei rari pomeriggi di sole di questo periodo, a scattare qualche fotografia.
Sono tornato anche a Marina San Giuseppe, soggetto del mio ultimo post. Mi sono deciso a riprendere per la prima volta il Monumento ai Marinai. Il pensiero per forza di cose mi é andato ai 50.000 italiani - tanti i ventimigliesi - caduti in mare nell'ultima guerra. Ed alla nota tragedia della corazzata Roma in cui perì anche il giovane, cui é intitolata la locale Associazione Marinai, che era intimo della mia famiglia.























Ritornando in centro, passando per la passerella pedonale, incontro di nuovo Vito.























Lo avevo già fotografato, quasi per celia, davanti al Municipio.
Vito, ormai anch'egli pensionato, é molto impegnato in lodevoli attività di carattere profondamente sociale.
Mi ha confermato nell'occasione che nella immagine della vecchia Marcia della Pace, di cui ho già parlato, compare proprio lui... e mi suggerisce scorribande fotografiche sulle colline in sponda sinistra orografica del Roia...























Sempre in quella Piazza mi era capitato poc'anzi di compiere con E. un excursus, da me invero sollecitato, su antiche torri e ville delle colline, nonché su sottese vicende storiche, con una parte del discorso proiettato - per connessioni inestricabili in poche righe - su Giuseppe Biancheri, il ventimigliese che fu a lungo Presidente della Camera nei primi Parlamenti del Regno d'Italia.























Infine, è stata la volta di scambiare qualche parola con Gianfranco Raimondo. Ho constatato che mi segue con regolarità - e con tanta indulgenza, dato che spesso lo tiro in ballo! - sul blog, per cui abbiamo potuto sorridere insieme delle nostre dimenticanze sui corridori ciclisti dei nostri luoghi - o almeno su di uno! - di anteguerra. Parlando, gli ho riscontrato a voce le impressioni, suggestive, che qualche persona mi ha comunicato circa alcuni suoi racconti, in particolare sulle Pasquette d'antan a Ventimiglia, che, benché all'epoca fossi molto piccolo, ben ricordo, anche perché ne posseggo qualche documentazione fotografica. Il dialogo con Gianfranco offre sempre alla mia attenzione una grande varietà di temi da sviluppare e da divulgare...




giovedì 19 gennaio 2012

Quella Ventimiglia pacifista!


Qui sopra si può vedere uno scorcio della Marcia per la Pace in Vietnam Ventimiglia-Bordighera del gennaio 1973.
La fotografia mi è stata mandata da N., cui ho già fatto più volte riferimento. Era a suo tempo comparsa nelle pagine locali di diversi giornali, ma non l'avevo più vista.

Credo, siano opportune alcune considerazioni di carattere sociale, morale e civile. Quella manifestazione - a noi e ad altri amici cara anche per l'impegno profuso per la sua buona riuscita -, come mi ricordava appunto N. (che poi in Vietnam c'è stato: e mi ha inviato anche uno scatto che lo ritrae insieme al fratello su un carro armato americano, cimelio di quel conflitto), fu molto partecipata in termini quasi unici per la nostra zona.

Non fu di parte. I numeri stessi delle presenze lo attestano. Ma c'è di più, come cercherò di aggiungere tra breve. Intendo prima rammentare che la proposta venne fatta da esponenti di quel vecchio "Gruppo Sbarchi Vallecrosia" della Resistenza dalla grande apertura mentale. E venne subito caldeggiata da diverse associazioni, anche cattoliche: le ACLI, ad esempio.

Ventimiglia, e tanti suoi degni abitanti per meglio dire, anticipavo poc'anzi. Giorni prima, il volantinaggio della notte della vigilia di Natale per chiedere la cessazione dei bombardamenti aerei USA sulle popolazioni civili del Nord Vietnam destava palpabile - ed anche istituzionale - commozione soprattutto all'uscita della Messa dalla Cattedrale.

C'erano già stati diversi altri fatti di piena comprensione umana, non solo verso il dramma del Vietnam, quasi in ideale collegamento con insigni figure del passato, quali quelle dei pescatori della zona che contribuirono (come ha ben documentato Paolo Veziano in "Ombre di confine") a salvare verso la Francia tanti ebrei.

Certo. Ci sono state, dopo l'infame guerra di Indocina, altre guerre ingiuste. E nel Sud-Est asiatico libertà e diritti sono conquiste ancora tutte da inverare.

Ma è anche scemata di molto, ritengo, l'attenzione verso i fatti del mondo, con il paradosso che ora il mondo è sempre più vicino a noi.


giovedì 16 giugno 2011

C'era la guerra ...



Sessantanove anni fa i marinai - a maggio 1942 ormai in semplice esercitazione - della corazzata "Giulio Cesare", già ammiraglia della flotta italiana, la prima battaglia della Sirte l'avevano già combattuta. Settantuno anni fa nella zona di frontiera con la Francia i civili sfollati si apprestavano a rientrare nelle lore case.

Sono memorie tra loro collegate, a me emerse in queste settimane per via di anniversari, coincidenze e facendo osservare ad amici e conoscenti la seconda fotografia, ben più vecchia delle altre, di cui dirò qualcosa dopo circa i dettagli. F. ha riconosciuto nella persona in borghese in primo piano voltata verso l'obiettivo il dottor Diana che esercitò a lungo a Pigna (IM), in Alta Val Nervia. Discutendo con  i miei interlocutori sono emersi tanti ricordi di guerra, tristi, amari, atroci ricordi. F., ad esempio, fu tra quelli che aiutò quel medico al disseppellimento dalla fossa comune dei partigiani uccisi a Isolabona sul finire di quel conflitto.

Logicamente anche chi era bambino in quei tragici momenti può ancora rendere importanti testimonianze. Altro aspetto è che ne deriva che in tanti possono dire di avere conosciuto pescatori che aiutarono ebrei stranieri in fuga verso la Francia perché cacciati con le famigerate leggi razziali del 1938 dal regime fascista.


Dal Fronte dei Balcani - si veda il terzo scatto - in tanti, troppi tornarono minati profondamente dalla malaria. E non solo nella mente per tutti gli orrori commessi dalle orde nazifasciste.

Credo sia giusto rammentare in chiave umanitaria i drammatici accadimenti della storia, ancorché visti in ambito locale, purtroppo inesauribile fonte di fatti. Un capitolo a parte sarebbe da dedicare ai bombardamenti, aerei, navali e terrestri, che colpirono la popolazione civile, soprattutto le stragi del 1o dicembre 1942 in località Nervia e Gianchette di Ventimiglia (IM). In tanti sottolineano tuttora la Notte dei Bengala del 21 giugno 1944, quando si sperò nell'imminente arrivo o sbarco in zona degli Alleati.

P.S. La seconda immagine venne realizzata dal noto studio ventimigliese Mariani a Buggio, frazione della già citata Pigna, nell'ottobre 1934. Senonché F., nativo del posto, ed altri non ne hanno ancora ravvisata l'esatta ubicazione. Con il dispiegamento di quell'apparato militare risulta a posteriori, penso, ammonitrice delle lugubri follie del fascismo.


giovedì 21 aprile 2011

Un musicista che fu impegnato per la libertà e per la pace

Nel villino, di cui alla fotografia e che ha a che fare con un mio guizzo di memoria, di cui dirò più avanti, visse a Bordighera, ma non so per quanti anni, il professore Raffaello Monti, insigne figura di musicista e di uomo amante della libertà e della pace. Mutuo ancora dalle parole scritte quasi trent'anni fa da persona, che ebbi l'onore di conoscere e di cui dirò qualcosa in prosieguo, che egli fu antifascista attivo da esule in Francia, che si impegnò per le sorti della Repubblica Spagnola, da dove tornò anche con una ragazza - in pratica da lui adottata - orfana di vittime di quel bagno di sangue, che nel dopoguerra fu per anni Presidente dei "Partigiani della pace". Da una ricerca su Internet trovo solo che fu straordinario violoncellista e compositore "ancora interamente da riscoprire e correttamente rivalutare": e questo in un inciso dedicato al fratello Michelangelo scultore, che ne realizzò nel 1915 un ritratto esposto al Circolo degli Artisti di Torino - la città di elezione, credo, per entrambi - nel 1919-20.
Raffaello Monti, opera del fratello Michelangelo, da Il Cassero
Vado a ripercorrere il mio approccio a questa degna figura, che certo credevo di avere conosciuto da bambino, con un percorso pressoché a ritroso. Non ricordo bene quando ne sentii parlare da adulto proprio in Bordighera - e mi si confermava che qui avesse dimorato - come uomo di notevole tensione morale e civile, prestato alla politica come indipendente in una lista autonoma che contribuì alla sconfitta della legge elettorale truffa del 1953, ma non trovai o non mi vennero dati elementi per una conferma di identità, spesso opinabile per via del gran numero di persone illustri - ogni giorno ne scopro di nuove - che nel passato sono almeno transitate per la Città delle Palme. E ho notato, comunque, mentre cercavo qualche ulteriore notizia sul Monti, che oggi a  Bordighera é praticamente dimenticato.

Ho rinvenuto, infine, più puntuali notizie sul professore parlando qualche anno fa con un conoscente che so molto attento ai fattori di storia e cultura locali. In pratica la conferma di quanto andassi cercando me la diede subito, lasciandomi qualche giorno dopo stupito consegnandomi la fotocopia di un articolo - che mi era a suo tempo sfuggito e da cui ho mutuato le scarne informazioni da me riferite - scritto nel 1985 da Nino De Andreis. A quest'ultimo, che ricordo come abitante in Badalucco nella ridente Valle Argentina, subito alle spalle di Taggia, intendo nell'occasione rivolgere un dovuto pensiero, perché uomo fra i tanti dal passato notevole - egli fu, ad esempio, nei primi anni della Ricostruzione Segretario di una Federazione del PCI in Calabria - che tornarono nell'ombra e nello specifico colui, da me ben frequentato, che mi fornì copia di  "L'Epopea dell'Esercito Scalzo" del professore Mario Mascia, imperituro monumento storico e letterario alla lotta di Liberazione nel Ponente Ligure.

Il discorso mi si é allungato, per cui lo vado a troncare subito, salvando un minimo di considerazioni, anche per motivare la mia pregressa curiosità. Conobbi il Monti perché abitava di fronte - separato solo dal torrente Borghetto - al gruppo di case dove stava mia nonna materna che, in periodo scolastico, spesso raggiungevo per i fine settimana. Io ricordo il professore, ancora con chioma fluente come in quel busto di marmo che ho postato, ancorché ormai candida come la neve, come persona gentile ed educata, in particolare cordiale con i bambini quale ero io all'epoca. Mi sembra anche di rammentare la signora cui ho fatto accenno in premessa. Monti era anche molto religioso, al punto da ospitare per alcuni anni nella piccola costruzione a destra nella fotografia che ho già riprodotto una sorta di cappella, dopo che era stata chiusa in vista di demolizione (fatto che non molti anni fa, affinché "trasmettesse", rimproverai ... ad un parroco neppure nato nel periodo in esame) quella storica posizionata a non più di duecento metri in là su quella strada per Vallebona. Ma questo punto di partenza, se non fossi stato uso - prima di fare altre mie scelte di libero pensiero ancora da adolescente - accompagnare i miei familiari a messa, non lo avrei forse mai avuto.