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venerdì 31 marzo 2023

Sulla genesi del progetto di "2001: Odissea nello spazio"


Nel 1957, Alexander Walker intervista Kubrick nell'appartamento di New York in occasione dell'uscita di "Orizzonti di gloria". In quel momento arriva una consegna di film da visionare. Il critico nota che si tratta di un gruppo di film di fantascienza giapponesi <1. Sette anni dopo, durante un pranzo al Trader Vic's con Roger Caras della Columbia Pictures, Kubrick dichiara la sua intenzione di fare un film sugli extraterrestri. In questo momento il regista non ha ancora uno sceneggiatore ma sta leggendo tutti i principali scrittori di fantascienza. Il 1964 è l'anno di svolta nella carriera artistica e nella vita privata del regista. Anche il suo aspetto esteriore inizia a mutare: in un profilo pubblicato sul «New Yorker», il fisico e giornalista Jeremy Bernstein descrive un Kubrick dall'aspetto bohémien di un baro da crociera o di un poeta rumeno <2. Kubrick e Arthur C. Clarke si incontrano il 23 aprile <3, giorno di apertura della Fiera mondiale di New York, del 1964. Clarke propone al regista "La sentinella" <4, un racconto che aveva scritto per un concorso della Bbc durante le vacanze di Natale del 1948. Kubrick opta per un modo non convenzionale di stendere una sceneggiatura da lui concepita “la forma di scrittura meno comunicativa mai concepita”. Una stesura su carta era indispensabile dal momento che la Mgm si dimostrò interessata al progetto. Il regista propone a Clarke di scrivere insieme un romanzo da cui trarre un copione. La stesura del progetto avviene nella suite 1008 del Chelsea Hotel, al centro di Manhattan, dove lo scrittore prende residenza. Il problema della raffigurazione degli extraterrestri è imminente. Clarke suggerisce a Kubrick di parlare con il giovane scienziato Carl Sagan, astrofisico allo Smithsonian Astrophysical Observatory di Cambridge nel Massacchusetts. Sagan fu invitato da Kubrick a una cena-colloquio nel suo attico; la conversazione fu centrata su quale poteva essere l'aspetto delle creature extraterrestri. Secondo Kubrick la creatura doveva avere sembianze umane, Clarke era contrario. Sagan sconsiglia vivamente qualsiasi tentativo di raffigurare gli alieni. Martedì 23 febbraio 1965 la Mgm, dai suoi uffici al 1540 di Broadway a New York, diffonde un comunicato stampa che annuncia l'intenzione di produrre con Kubrick "Journey Beyond the Stars", un titolo di lavorazione usato per vendere l'idea. Il progetto sarebbe stato realizzato a colori e in Cinerama. Gli interni sarebbero stati girati negli studi Mgm di Londra. Nell'aprile 1965 Tony Masters si trasferisce da New York all'Inghilterra e viene assunto come scenografo. Nella primavera dello stesso anno Kubrick trasferisce la sua unità produttiva presso gli studi Mgm a Boreham Wood, ventiquattro chilometri a nord di Londra. Stanley e Christiane traslocano con tutta la famiglia in un grande appartamento al Dorchester Hotel di Londra. Come era avvenuto per "Lolita" e "Il dottor Stranamore", Kubrick sceglie l'Inghilterra. Grande attenzione è riservata al reparto dei giovani modellisti che, guidati da Wally Veevers - supervisore degli effetti speciali - si occupavano della creazione delle astronavi e dei pianeti. La produzione impiegava centotre modellisti con competenze diverse: Kubrick aveva convocato costruttori di barche, studenti di architettura, disegnatori, scultori, litografi, metallurgici e perfino alcuni intagliatori di avorio appena sbarcati da una baleniera. Ognuno era assunto con brevi contratti a termine e il ricambio era frequente. Per la documentazione Kubrick visiona film sullo spazio prodotti in tutto il mondo, programmi televisivi, cortometraggi, documentari, film realizzati per la Fiera Mondiale, film sperimentali. In questo modo viene scoperto "Universe", un cortometraggio prodotto nel 1960 dal National Film Board of Canada <5 che dimostrava al regista come una macchina da presa poteva diventare un telescopio puntato sui cieli. "Universe" era una produzione della Unit B del Canadian Film Board. Colin Low e Roman Kroitor, da sempre affascinati dalla cosmologia, creano questo progetto, nato cinque anni prima dello Sputnik, come proposta per un film scolastico <6. Kubrick non riesce ad assicurarsi l'intera squadra che aveva creato le immagini per il film - Colin Low, Sidney Goldsmith e Wally Gentleman - ma riesce ad avere quest'ultimo per parecchie settimane di lavoro preliminare salvo dare le dimissioni per motivi di salute. I collaboratori responsabili per gli effetti speciali di "2001" sono stati: Wally Veevers, Douglas Trumbull <ll7, Con Pederson e Tom Howard. È importante ricordare alcune date che segnano le tappe fondamentali per l'evoluzione iconografica del progetto. Il 28 maggio 1964 Clarke suggerisce a Kubrick l'idea che “they” - gli extraterrestri - potrebbero essere macchine che considerano la vita organica come una malattia orribile <8. Stanley accetta favorevolmente l'idea e la considera la base per ulteriori sviluppi narrativi. Il rapporto macchine/esseri organici sembra trovare proprio qui l'origine dell'interesse che Kubrick svilupperà pienamente con il progetto per "A.I.". Tre giorni dopo Clarke annota un'idea, di cui non è specificata la paternità, che poi viene scartata: diciassette alieni - piramidi nere - guidano auto cabrio lungo la Fifth Avenue circondati da poliziotti irlandesi. Questa densa iconografia rimanda a tre elementi importanti: la scorribanda in auto, New York e i poliziotti irlandesi. In "Arancia meccanica" e in "A.I." si ripresenta l'immagine di folli corse in automobile (e in motocicletta per i bikers di A.I.). La Fifth Avenue è un esplicito richiamo a New York, città amata dal regista e scelta come set per "Il bacio dell’assassino", "Eyes Wide Shut" e "A.I." l'avere specificato “poliziotti irlandesi” è un possibile riferimento alla New York degli anni 1945-1950 e al servizio fotografico scattato per la rivista «Look» del 27 settembre 1949 intitolato “Paddy Wagon”. “Paddy” è un soprannome irlandese che trae origine dal gaelico Pádraic, o Partick. Dato che la maggior parte dei poliziotti di New York aveva origini irlandesi, lo stesso nome, in modo un po' sprezzante, era stato utilizzato per etichettare il cellulare, il mezzo adibito al trasporto degli arrestati. Il 6 agosto Stanley decide che il computer sarà un femmina e porterà il nome di Athena. Il 17 ottobre Stanley ha la bizzarra idea - secondo Clarke - di “slightly fag robots” che creano un'ambiente vittoriano per mettere i protagonisti della storia a loro agio. Per il giorno di Natale del 1964 il romanzo era quasi terminato. In realtà è più opportuno parlare di una bozza che copriva i due terzi dell'intero sviluppo narrativo e che terminava proprio nel punto di massima suspense: Bowman alle soglie dello Star Gate senza sapere cosa sarebbe accaduto dopo se non in termini estremamente generali. L'8 marzo Clarke annota nel suo diario: "Fighting hard to stop Stan from bringing Dr. Poole back from the dead. I'm afraid his obsession with immortality has overcome his artistic instincts" <9. La dichiarazione di Clarke conferma che gli interessi di Kubrick circa il rapporto esseri umani/computer, mortalità e immortalità hanno origine in questi anni dedicati a letture e studi di scienza, astronomia, antropologia e fantascienza. Il 2 maggio Clarke termina il capitolo intitolato “Universe” per il quale il regista gli comunica approvazione in special modo per la sequenza “Floating Island”. Si noti come “Universe” sia un termine ricorrente nella fase di pre-produzione del progetto. L'influenza del film canadese è rintracciabile anche tra gli altri titoli pensati in alternativa a quello comunicato dalla stampa <10: "Universe", "Tunnel to the Stars" e "Planetfall" <11. Un'altra “Floating Island” molto amata dal regista compare nei disegni di Chris Baker per "A.I.", in specifico per il progetto dell'istituto di cariogenesi. Nel settembre 1965 Kubrick decide che la missione della Discovery non doveva andare su Giove ma su Saturno per sfruttare le possibilità visive degli anelli del pianeta. I tre mesi di preparazione per il progetto su Giove sembrano tempo e denaro sprecato ma presto il regista indirizza nuovamente la Discovery verso Giove insoddisfatto della resa su pellicola degli effetti speciali per la visualizzazione degli anelli. Clarke decide, il 25 agosto 1965, che il romanzo deve terminare con Bowman in piedi accanto a un'astronave aliena ma Kubrick non è soddisfatto. Solo in ottobre Stanley si concentra sul problema del finale. Il 3 ottobre Clarke, al telefono con Kubrick, gli propone Bowman che regredisce all'infanzia: “Lo vedremo come un bambino in orbita” <12. Il 15 ottobre Stanley decide di liberarsi di tutto l'equipaggio ad eccezione di Bowman <13. Il 18 novembre Clarke si reca al cinema a Londra e annota poche righe che, nella loro essenzialità, danno una spiegazione all'intero progetto: "Feeling rather stale - went into London and saw Carol Reed's film about Michelangelo,'The Agony and the Ecstasy'. One line particularly struck me - the use of the phrase: “God made Man in His own image”. This, after all, is the theme of our movie" <14.
Il 26 dicembre 1965 Kubrick dichiara di non amare il dialogo, trova il copione verboso e vuole che "2001" si basi più su immagini e suono che sulle parole. Il canadese Douglas Rain, già voce narrante di "Universe", era stato preso per la narrazione prevista dalla prima versione del copione, quella che Kubrick aveva chiesto a Clarke di scrivere per la sequenza che apriva il film, “l'alba dell'uomo”. Il testo viene poi eliminato e l'attore ha il compito di dare voce ad Hal. L'animazione dei modellini, affidata alla supervisione di Harry Lange che traduceva i suoi disegni in prototipi, e la sua visualizzazione su pellicola sono assimilabili alla metodologia artistica dell'artista americano contemporaneo Bill Viola. Per ottenere la giusta profondità di campo, in modo da creare l'illusione di un'astronave a grandezza naturale, il diaframma dell'obiettivo doveva essere aperto al massimo; affinchè le parti mobili dei modellini si muovessero in modo fluido, i motori che guidavano i meccanismi erano regolati al minimo, in modo che il movimento creato fotogramma per fotogramma fosse impercettibile. Kubrick racconta a Herb Lightman di «American Cinematographer»:
"Era come guardare la lancetta delle ore di un orologio. Abbiamo girato la maggior parte di queste scene usando esposizioni lente di quattro secondi a fotogramma, e se stavi sul set non vedevi nulla in movimento. Anche la gigantesca stazione spaziale, che sullo schermo ruotava a una discreta velocità, sembrava immobile durante le riprese delle scene. Per alcune inquadrature, come quelle in cui sulle astronavi si aprivano o chiudevano delle porte, un movimento di dieci centimetri richiedeva cinque ore di riprese. Non era possibile notare un movimento irregolare, se c'era qualche irregolarità, fino a quando non si vedeva la scena sullo schermo, e anche gli ingegneri non potevano mai essere sicuri circa il punto esatto dove l'irregolarità si fosse prodotta. Questo tipo di cosa implicava infiniti tentativi ed errori, ma i risultati finali sono un tributo alla grande precisione dell'officina meccanica della Mgm inglese" <15.
Il Natale del 1965 viene ricordato da Clarke come un periodo di intenso lavoro. L'immenso set del TMA1, contenente il monolito trovato sulla Luna, è stato allestito negli Shepperton Studios a sud-est di Londra. Stanley aveva solo pochi giorni per girare dato che la prima settimana del nuovo anno un'altra produzione avrebbe occupato lo studio. Il monolito occupa molte righe nei ricordi di Clarke per la difficoltà nella sua concezione, per la costruzione e l'adeguata illuminazione e tecnica fotografica: "My diary records that first day in some detail: December 29, 1965. The TMA 1 set is huge - the stage is the second largest in Europe, and very impressive. A 150 x 50 20-foot hole, with equipment scattered around it. ( E.g. neat little electric-powered excavators, bulldozers, etc. which could really work on the Moon!). About a hundred technicians were milling around. I spent some time with Stanley, reworking the script - in fact we continued through lunch together. I also met the actors, and felt quite the proper expert when they started asking me astronomical questions. I stayed until 4 p.m. - no actual shooting by then, but they were getting near it. The spacesuits, back packs, etc. are beautifully done, and TMA 1 is quite impressive - though someone had smeared the black finish and Stanley went on a rampage when I pointed it out to him".
[NOTE]
1 Vincent Lo Brutto, Stanley Kubrick. L’uomo dietro la leggenda, Il Castoro, Milano, 2009, p. 268.
2 Ivi, p. 270.
3 Si incontrano al Trader Vic's, popolare bar del Plaza Hotel.
4 Il racconto non vince premi. Scott Meredith lo vende alla rivista «Ten Story Fantasy» che lo pubblica nel 1951 con il titolo originale Sentinel of Eternity.
5 “È risaputo che Kubrick conosceva la produzione dell'ONF e dopo avere visto Very Nice, Very Nice, aveva chiesto a Arthur Lipsett di realizzare il cartellone pubblicitario de Il dottor Stranamore. Meno noto invece, il fatto che il regista avesse intravisto la possibilità di realizzare il suo capolavoro negli studi dell'Office a Saint-Laurent. In un'intervista rilasciata a Marc Glassman e Wyndham Wise, pubblicata la scorsa primavera sulla rivista «Take One», Colin Low, figura storica dell'ONF, racconta del suo incontro con Kubrick a New York. Aveva visto Universe, il celebre documentario sul sistema solare realizzato da Low e Roman Kroitor. Kubrick rimane impressionato dagli effetti speciali realizzati nel cortometraggio e vuole saperne di più in previsione del progetto che stava portando avanti con Clarke. Kubrick dichiara a Low: "Non ho intenzione di fare questo film a Hollywood. Potrei farlo in Inghilterra ma non è ciò che desidero davvero. Cosa ne pensate dell'idea di produrlo all'ONF?" Low risponde che l'ONF non aveva mai portato avanti progetti di quel calibro ma che si sarebbe potuto fare. Tornato a Montreal, Colin Low cerca di convincere Grant McLean, l'allora direttore di produzione, ad accettare la sfida. McLean raffredda gli entusiasmi di Low:"il lungometraggio di fiction non è di nostra competenza. Inoltre costerà un occhio della testa". Kubrick ingaggia Wally Gentleman, uno degli specialisti di effetti speciali dell'ONF e tenta di coinvolgere Sydney Goldsmith che preferisce rimanere a Montreal. Il resto è storia”, traduzione dal francese, Marcel Jean, ‘2001: A Space Odyssey’ aurait pu être un film de l’ONF, «24 images», n.100, inverno 2000, p. 43.
6 Si noti ancora una volta come Kubrick tragga ispirazione da forme artistiche che creano progetti specifici per la didattica: per il Napoleon è stata analizzata a fondo l'opera di “Job” e i suoi rapporti con i programmi educativi della scuola nella prima metà del Novecento.
7 Il membro più giovane del gruppo, Douglas Trumbull era un americano di ventitré anni. La sua formazione di architetto si arresta quando la Graphic Films Corporation di Hollywood vede il suo portfolio di illustrazioni spaziali e lo assume a capo del settore sfondi. Dopo Lifeline in Space per la Usaf e Space in Perspective per la Nasa, Kubrick scopre il suo nome nei titoli di To the Moon and Beyond, un film in Cinerama 360 prodotto per la Fiera Mondiale del 1964 e attraverso la Graphic Films gli commissiona alcuni disegni di sfondo; Kubrick gli assegna il compito di risolvere alcune delle principali difficoltà di 2001, inclusa la sequenza della Porta delle Stelle che conclude il film.
8 Arthur C. Clarke, The Lost Words of 2001, Sidgwick and Jackson Limited, London, 1972, p. 32.
9 Arthur C. Clarke, The Lost Words of 2001, op. cit., p. 36.
10 Journey Beyond the Stars.
11 Arthur C. Clarke, op. cit., p. 32.
12 Vincent Lo Brutto, op. cit., p.287. Kubrick a Jerome Agel: “Il finale fu alterato poco prima di girare. Nell'originale non c'era la trasformazione di Bowmann. Egli si limitava a girare per la stanza e alla fine vedeva l'oggetto. Ma non ci sembrava una soluzione abbastanza soddisfacente o interessante, e continuammo a cercare nuove idee, finchè ci venne in mente il finale che conoscete”.
13 Douglas Trumbull dichiara che la paternità dell'idea è sua: “[…] At an early stage, all the astronauts were to make it to the room in the penultimate scene. I told Stanley to kill all except Bowman, and he told me I was ridiculously stupid”, Stephanie Schwam (selected by), The Making of 2001: A Space Odyssey, Modern Library, 2000, p. 134.
14 Arthur C. Clarke, op. cit., p. 39.
15 Vincent Lo Brutto, op. cit., p. 292. 

Laura Matiz, Stanley Kubrick e le Arti visive. Da 2001: Odissea nello spazio a Eyes Wide Shut, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Ferrara, 2009

martedì 13 aprile 2021

La Lima, antico settimanale socialista di Oneglia, in una lettera di Alessandro Natta

 

Fonte: Op. cit. infra




Oneglia, 24 Dicembre 2000

CARO LIBERO,
grazie molto per il dono bello e dolce! Ed io, come ti avevo promesso, trascrivo alcune delle notizie curiose che avevo stralciato da “la Lima”, qualche anno fa quando studiavo le vicende di Giacinto Menotti Serrati.
Non posso naturalmente tracciare tutta la storia, di grande interesse, del settimanale socialista di Oneglia. Voglio solo ricordarti che è nato un anno dopo la fondazione a Genova (1892) del Partito Socialista: il primo numero de “la Lima” porta la data del 4 giugno 1893!
I promotori sono stati quel gruppo di giovani professionisti, per lo più avvocati, di famiglie “risorgimentali”, che allora abbracciarono gli ideali socialisti nel nostro ponente ligure: Canepa, Gandolfo, Rossi, Raimondo, Bruno, ecc. 

Il nostro Giacinto Menotti Serrati - nel '93 era un ventenne alla ricerca di un mestiere perché la morte del padre lo aveva costretto ad abbandonare gli studi - fu tra i primi entusiasti collaboratori e continuò a scrivere su “la Lima” sempre, anche quando divenne direttore (alla fine del 1914) de “l'Avanti”.
[...] 
La prima notizia significativa che ho trovato è sul numero del 21 settembre 1912: una lettera di mio padre, Antonio Natta, sul prezzo delle carni, con una replica de “la Lima”, che naturalmente li riteneva troppo alti!
Mio padre ricompare tra gli abbonati del 1913. (Tra parentesi: negli anni tra la guerra di Libia - 1911 - e la guerra mondiali - 1915 - “la Lima” è di grande interesse per gli articoli di Serrati e di Mussolini, ed anche per la polemica tra i due, e per l'attività politica e giornalistica di nuovi personaggi, come gli avvocati Nino Bruno, Secondo Gissey, ed anche di Orazio Raimondo, che è eletto deputato, il primo deputato socialista della provincia, nel 1913, nel collegio di Sanremo.

Il nome di tuo padre - Nicola Nante - compare nel numero del maggio 1914 nel quale si dà notizia del congresso del Psi (26/28 aprile) in cui si discute il problema della massoneria, e viene espulso, per iniziativa di Mussolini, proprio il famoso deputato di Sanremo Orazio Raimondo. Ecco l'esito della votazione: favorevoli alla espulsione dei massoni 27.398, per la compatibilità 1.819, per non occuparsi del problema 2.485! La sezione di Oneglia aveva dato mandato al delegato Nicola Nante di disinteressarsi alla Ponzio Pilato della questione.
[...] 
Nel numero del 6 febbraio 1915 c'è il resoconto del comizio di Orazio Raimondo (interventista) - con il titolo “Il concerto di lunedì” - in cui si racconta che prima che Raimondo cominciasse a parlare si levò un grido: «La parola a Girella!». Nei racconti che ho sempre sentito, in casa mia, a pronunciare nel teatro quella battuta sarebbe stato proprio Coluccio Nante!
Il numero del 3 luglio 1915, sotto il motto “Frangar non flectar”, cominciano le sottoscrizioni del periodo bellico: nell'elenco ci sono tutti i socialisti onegliesi!
[...]  
Ma riprendiamo con le notizie di cronaca.
Nel 1917 l'abbonamento a “la Lima” costava tre lire; quello sostenitore cinque lire. In questo periodo bellico “la Lima” è spesso vittima della censura; a volte l'intero numero è oscurato. E alla censura si aggiunge la mancanza di carta.
Ma nel numero del 17 marzo un trafiletto in prima pagina porta questa notizia: «Mentre stiamo per andare in macchina i giornali recano che un gran moto rivoluzionario è scoppiato in Russia e che… lo Zar Nicola ha abdicato».
È l'inizio della rivoluzione. 

Anche “la Lima” è costretta, non per la questione della carta, ma per stretta contro i pacifisti, ad interrompere le pubblicazioni, dal 26 maggio 1917 fino a tutto il 1918.
Riprende con il primo gennaio 1919 con un saluto augurale di F. Rossi che tra l'altro scrive: «Non dimenticate... un giusto orgoglio. È quello d'aver avuto tra voi, per molti anni, G. M. Serrati: scrivete nel primo numero, nella prima pagina, nella primissima linea il suo nome e avanti!».
Il motivo di questo così solenne omaggio è che Serrati, direttore de “l'Avanti!”, e in sostanza capo del Partito socialista, è stato arrestato nel 1918 e processato per i moti di Torino - manifestazione nel 1917 per il pane con molti morti - e condannato.
Da molti mesi è in carcere (lui penserà che tutta questa storia sia stata una manovra di V. E. Orlando, capo del governo per colpire l'ala più intransigente del Psi) e dal carcere Serrati uscirà solo ai primi di marzo. Verrà il 13 marzo ad Oneglia, da trionfatore, e sarà accolto da una grande manifestazione popolare sul Rondò, dove parlerà da una vettura l'avvocato Nino Bruno e risponderà il nostro G. M.! “La Lima” farà un resoconto commovente, che io ritengo sia stato scritto da Nanollo Piana.
[...]  
Comincia la stagione accesa della battaglia aperta, del grande successo, nelle elezioni politiche del 1919, del Psi, delle grandi speranze, e anche delle molte illusioni; e prende avvio anche la lotta via via più aspra con i fascisti (è dell'aprile 1919 il primo assalto e la devastazione de “l'Avanti!” a Milano).
Nel numero del primo maggio 1919 “la Lima” pubblica un articolo straordinario di Virgoletta (certamente Nanollo Piana) [...] 
In questo articolo vengono ricordati alcuni compagni: «Gli anziani Agostinetto Berio (ferrea dili- genza) … il serafico Manlio … Narduccio sempre in faccenda … Felicino Musso (il miracolo del primo avanzo di cassa!) Coluccio Nante (disastro) Massobrio (il tipo del miglior amministratore) …».
Li riconosci questi nomi? Berio, detto “u roudon”, era un barbiere, e sarà anche sindaco socialista, dopo Piana, di Oneglia nel 1922; Manlio Serrati, fratello di G. Menotti e padre del medico Bruno; Narduccio è Dulbecco che sarà nel 1921 il capo dei comunisti; Musso, sindaco socialista di Castelvecchio, poi pasticciere sotto i Portici, e infine costretto all'esilio in Francia e in Spagna, con i due figli Ornella e “Sumi” che avrai conosciuto, penso, nella Resistenza; Massobrio il barbiere.
[...] 
Nel numero del 29 giugno vengo immortalato anch'io: «Sottoscrizione pro “Lima”: trovato dal bimbo Alessandro Natta L. 1 (avevo 18 mesi!!). Ora comincia la propaganda per la solidarietà con la Russia e cominciano anche le discussioni e i contrasti dentro il Psi, tra massimalisti e riformisti e tra le diverse tendenze del massimalismo. 

Nel numero del 6 settembre 1919 compare - mi sembra per la prima volta - il termine “fascista” e nella sottoscrizione quello del mio futuro cognato Zanetta Tomaso L. 1 (mia sorella Teresita, invece, sottoscriveva L. 5: ma lei era la figlia di Tugnen il macellaio, e lui un povero operaio, di Renzetti…).
 [...] 
Ma ora siamo ancora al 1919, e alla cronaca onegliese.
A settembre viene fondata la sezione fascista da Agostino Scarpa, un ex sindacalista, passato dall'altra parte.
A ottobre muore Francesco Ughes (“Pacichen”), che era stato al domicilio coatto alle Tremiti e a Porto Ercole, pioniere del socialismo.
Al congresso di Bologna, in ottobre, il capo acclamato del Psi è senza dubbio G. Menotti Serrati, e Bordiga appare come un leader tra le giovani generazioni. Hanno vinto i massimalisti elezionisti, ma nell'unità del partito. E tutti, da Serrati a Turati, sono favorevoli all'adesione alla Internazionale comunista appena fondata da Lenin. E Serrati dà il via alla pubblicazione di una nuova rivista, con il titolo chiaro ed emblematico: “Comunismo”.
Nel numero de “la Lima” del 17 ottobre viene pubblicata la lista dei candidati del Psi alla Camera, in perfetto ordine alfabetico: Abbo Pietro, poi c'è Marco Donzella (di Sanremo) e ancora Serrati Carlo Lucio.
L'esito delle elezioni del novembre segna un successo clamoroso del Psi (160 deputati), del Ppi (103 deputati), poi distanziati 14 Repubblicani e 23 Riformisti! I giolittiani, i fascisti, i democratici monarchici di tutte le risme sono [...]
In Liguria sono eletti: i socialisti Abbo, Rossi, Binotti, Bacigalupi, Serrati Lucio, Riba; i popolari: Cappa, Agnesi, Boggiano, Zunini; i democratici: Celesia, Guida; i ministeriali: Casoretto, Cerpelli, Poggi e infine Giulietti per il Partito del Lavoro e Macaggi per i combattenti.
Per queste elezioni Natta Antonio sottoscrive 20 lire e sottoscrivono anche Teresa Natta e Pietro Natta; e Coluccio Nante - tieniti forte - sottoscrive 500 lire: una cifra enorme che non credo di aver trascritto male, né che “la Lima” abbia cambiato un 50 in 500! Ma ormai è fatta. In compenso nel numero del 28 novembre “la Lima” annuncia il matrimonio di Coluccio Nante e Nannina Forlino.
Il 1919 si conclude - dice sempre “la Lima” - con una mascalzonata nazionalista: l'aggressione a Roma, a dicembre, dei deputati socialisti Abbo, Serrati, Murari, Bellagarda, Romita.

Nel 1920 l'abbonamento al settimanale diventa di 6 lire, un numero costa 20 centesimi, ma cresce anche la solidarietà, e in ogni elenco è presente con somme notevoli Nante Nicola, ed anche Natta Antonio, tanto che mi sono domandato se in quegli anni ci fosse ad Oneglia qualche altro socialista che si chiamava Natta Antonio (e forse sì!) e se quel Nante Nicola fosse proprio Coluccio!! Di altri socialisti che ho ben conosciuto, come Romolo Crivelli, anche lui generoso, non posso dubitare perché di Crivelli ad Oneglia c'era solo lui.
[...]
Il 23 luglio su “la Lima” c'è la notizia dell'incendio de “l'Avanti!” a Roma: “l'Avanti!” allora aveva tre edizioni - Milano, Torino, Roma - ed era uno dei quotidiani di maggior prestigio e diffusione.
Nello stesso numero è rilevante che il Circolo Giovanile socialista indichi tra i sottoscrittori del prestito comunista: Ughes Gaetano, Natta Pietro, Zanetta Tommaso, Senardi Stefano, Troni Giovanni, Amoretti Riccardo, rag. M. Valentini: saranno tutti ben noti!
Ed anche Natta Antonio sottoscrive, la settimana successiva, due cartelle: ed io mi interrogo sempre se si tratta proprio di mio padre (mentre non ho dubbi su Teresa e Pietro Natta, che sono mia sorella e mio fratello, su Tommaso Zanetta, mio futuro cognato).
Ad agosto a Giovanni Perasso viene data per appalto la gestione del teatro Umberto, per il 1920/’21. E dal numero de “la Lima” del 27 agosto si apprende che Nante Nicola era il presidente della Cooperativa Sociale di consumo.
 [...]
Il 10 settembre c'è l'annuncio della occupazione delle fabbriche, che non avrà un esito positivo. E la notizia del matrimonio con rito civile di Romolo Castagno e Rosa Persico.
 [...]
A novembre sarà memorabile, sia al teatro Umberto che al Cavour, la celebrazione del terzo anniversario della rivoluzione. Parleranno Piana, e poi Menotti Serrati, che è stato a Mosca al secondo congresso della Internazionale comunista, dove ha discusso in modo aperto con Lenin. Serrati al suo ritorno ha detto (come riferisce “la Lima”, con il linguaggio tipico dell'epoca e di Nanollo): «Le verità più crude ma anche più sante…».
Lui, il difensore primo della Russia e della rivoluzione, ha parlato delle condizioni drammatiche, delle difficoltà enormi, della guerra civile con cui i comunisti russi sono alle prese, ed anche dei punti di differenza e di contrasto tra gli orientamenti dell'Internazionale e le posizioni che sono proprie di Serrati e che egli sosterrà tenacemente fino alla tragica rottura, nel congresso di Livorno del gennaio 1921, proprio nel campo del massimalismo, tra Serrati e il grosso del partito socialista e i suoi allievi, Bordiga, e il gruppo torinese di Gramsci, Terracini, Togliatti, che daranno vita al partito comunista. Anche su “la Lima” è venuta accendendosi la discussione tra le diverse tendenze; e, anche se il settimanale è chiaramente sulle posizioni di Serrati, non mancano gli interventi che possiamo definire “bordighiani”.
[...] 
Ora però, negli ultimi mesi del 1920, compaiono articoli con la firma “Vladimiro”, a nome del “Circolo Giovanile socialista”.
Non so chi c'è dietro questo nome leninista (forse Leonardo Dulbecco?), ma so che ci sono i “bor- dighiani” che nel 1921 andranno nel partito comunista, e tra loro mia sorella Teresita e mio fratello Petruccio, e così io avrò la guerra in casa perché Zanetta, divenuto mio cognato, resterà fedele sempre a Serrati. Anche Piana e Nante continueranno a seguirlo fino a Livorno, ma non molto oltre perché in loro prevalse, e per sempre, l'anima del riformismo.
In crisi però non è solo il campo della sinistra, ma anche quello della democrazia liberale, che passa da un governo all'altro - da Orlando a Nitti, da Nitti a Giolitti. Nell'aprile del 1921 viene sciolta la Camera. 
Alle elezioni sono presenti le liste dei socialisti (ancora Abbo e Lucio Serrati), dei comunisti (credo Dulbecco), nello schieramento dei liberali e fascisti c'è il generale Asclepia Gandolfo; e si presenta anche il democratico Giacomo Molle, che “la Lima” prende un po' in giro («così giovane e già commendatore»). 

Verso la fine di aprile, la campagna elettorale viene funestata ad Oneglia da un tragico incidente nel corso del comizio di A. Gandolfo e Coda e del contraddittorio di Dulbecco e in attesa del discorso di Nino Bruno. Pare vi sia stata qualche provocazione dei fascisti, o comunque qualche intemperanza dei campi opposti, che determinò un intervento della polizia, che sparò ed uccise Maurizio Gorlero, uno di Porto Maurizio, che non era né fascista né socialista.
Questo episodio sensazionale che “la Lima” raccontò in due pagine - «La tragica domenica di sangue: la punizione contro Oneglia rossa…» - entrò nell'immaginario collettivo e famigliare, ed io l'ho sentito rievocare tante volte che più tardi mi sembrava di averlo vissuto!
Naturalmente ci furono gli strascichi polizieschi e politici: la chiusura, ancora una volta, del “Caffè del Popolo”; l'arresto per alcuni giorni dell'avvocato Nino Bruno; le polemiche dure contro i fascisti “colti”, i ragionieri Emilio Varaldo, Carlito Muratorio (mio cugino), Granara e, come diceva, “simili”.
Intanto l'avvocato Molle veniva escluso dalla lista del blocco giolittiano e il generale Gandolfo era chiamato in causa anche lui per l'incidente del Rondò.
L'esito delle elezioni fu sorprendente, in particolare per la tenuta del Psi, ed anche dei popolari. Nella nuova Camera entrarono 125 socialisti, 16 comunisti, 7 repubblicani, 107 popolari, 20 fascisti, 252 deputati del “minestrone” liberaldemocratico conservatore, e 8 tedeschi e slavi.
Ma in Liguria i “rossi” restarono forti, risultando eletti: Abbo, Baratono, Binotti, Faralli, Rossi, socialisti; Graziadei, comunista; Canepa Giuseppe, autonomo; quattro popolari e sei rappresentanti del Blocco. Poi Faralli risultò non eletto e il seggio toccò invece al popolare onegliese Agnesi. Il generale Gandolfo venne “trombato” e preso in giro da “la Lima”, ma fece in tempo, prima di scomparire prematuramente nel 1926, a fondare la milizia fascista!

È presente come sempre “milite devotissimo e disciplinato”, ma con la sua fede cocciuta ed intransigente, anche Menotti Serrati. Lui scomparirà nel maggio del 1926. Ma ad Oneglia i suoi compagni, i “terzini”, così erano chiamati, da Pietro Abbo a Goffredo Alterisio, da Gaetano Ughes a Menicco Amoretti, a Tommaso Zanetta saranno il nerbo del Pci e i suoi dirigenti di prima fila nella Resistenza, nella lotta di Liberazione e poi nella rinascita dell'Italia.
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“La Lima” si consente gli ultimi sfoghi contro le imprese criminali dei fascisti; e con le affermazioni incredibili (allora, ma anche oggi a rileggerle) di Ivanoe Bonomi, che aveva detto: «Il fascismo è nato per affermare i valori spirituali della nostra razza» e che “la Lima” bollava definendolo «pagliaccio e sanguinario come tutti i transfuga».
Siamo a dicembre del 1921.
Non c'è ancora il senso della sconfitta, anche se le preoccupazioni diventano sempre più acute e assillanti - ma intanto continua la sottoscrizione, e all'Umberto I si svolge, prima di Natale, la veglia rossa: «Dopo mezzanotte canta applauditissimo alcune romanze il dilettante baritono compagno Zanetta!».

L'abbonamento per il 1922 è salito a 10 lire.
“La Lima” continua imperterrita la sua battaglia: ricorda a tre anni dalla morte Rosa Luxembourg
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Ad aprile appare tuttavia un rimprovero esplicito di Serrati che scrive: «“La Lima” da qualche tempo è un giornale del più puro riformismo, che si rifiuta persino di pubblicare il pensiero della Direzione».
Seguono, naturalmente, spiegazioni e giustificazioni, ma è vero che il settimanale socialista viene perdendo il tono vigoroso, e si fa via via più scialbo.
E intanto anche ad Oneglia i fascisti fanno nuove reclute, in tutta Italia si fa più duro e distruttivo l'attacco dei “nuovi Unni” alle case del popolo, alle sedi delle Camere del lavoro, dei giornali, dei comuni; e ai militanti della sinistra.
Anche lo sciopero di agosto non riesce ad arginare la marea montante.
Ad Oneglia e a Porto si tengono nei teatri due comizi, nei quali parlano Nanollo Piana, Abbo, Nino Bruno, Ericario, Lucio Serrati, Alterisio.
Ma a Castelvecchio i fascisti distruggono il monumento ai caduti che portava l'iscrizione «Guerra al regno della guerra».
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Ma le sconfitte non sono mai corroboranti, e le rinascite esigono tempi lunghi e sforzi inauditi, eroici.
Per il momento il fascismo, «sorto tra le simpatie e sotto gli auspici di tutte le gamme più svariate del padronato italiano», va all'assalto del potere. Ad Oneglia anticipa: sotto i colpi del manganello cadono ora anche i popolari; anche Lucio Serrati viene aggredito da una squadra, guidata da “Sciguretta” (Ardoino).
Nel comune l'amministrazione socialista di Piana e poi di Agostino Berio, sistematicamente oggetto di critiche e attacchi furibondi per la politica fiscale da parte di tutti “i signori”, viene messa in mora ad agosto con l'invio di un commissario e a settembre si dimette la giunta e si scioglie il consiglio comunale.
È la fine. Anche per “la Lima” che chiude la sua grande e gloriosa vicenda con l'ultimo numero del 30 settembre 1922.

CARO LIBERO,
mi sono fatto prendere la mano e, anche se ho cercato di tenermi alla cronaca e di lasciare da parte la grande politica, ho finito per non resistere alla rievocazione sommaria delle vicende grandi e drammatiche vissute dai nostri vecchi nei primi venti anni del XX secolo!
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Io sento assai forte l'orgoglio per ciò che le forze di sinistra - i comunisti e i socialisti - anche attra- verso tante traversie e contrasti, sono riuscite a fare nell'ultimo cinquantennio.
Ed oggi il mio auspicio più schietto, insistente e grande, è che si riprenda con chiarezza e vigore la via dell'unità e del socialismo.
Non so se mi perdonerai di avere trasformato un ricordo e un omaggio per Coluccio, per Nanollo, per mio padre e i miei in questa pappardella.
E non me la prenderò se non riuscirai a leggerla interamente.
tuo
SANDRO NATTA

Alessandro Natta (1918-2001), in PAGINE NUOVE DEL PONENTE, bimestrale di politica e cultura, Imperia, ANNO III n. 4 - luglio-agosto 2001