Panorama da Cap Martin |
Guardavo sulla spiaggia di Bordighera qualche giorno fa i lavori di ripascimento (gli ennesimi) pensando che forse senza adeguate opere di difesa sarebbero una volta di più serviti a poco, probabilmente a causa dell'immediata profondità del nostro mare, la stessa che, come mi spiegò poco tempo addietro l'amico di famiglia nel mentre si faceva tornare alla memoria i viaggi sotto costa (negli
anni '30 del secolo scorso) del piroscafo Rex, dovrebbe generare il
fenomeno delle improvvise ed impreviste ondate che talora sconquassano
litorale e passeggiata.
Subito mi veniva in mente che, nel pur breve tratto che va da Capo Ampelio di Bordighera (IM) a Cap Martin già in Costa Azzurra, tale caratteristica trova significative eccezioni, rappresentate da inconsueti, di solito rocciosi, rialzi del fondale, al massimo a pelo d'acqua, teatri a volte per i conoscitori degli arcani di cospicue pescate di luassi (i branzini, in madre lingua) e di altre pregiate specie, e muti testimoni di relitti misteriosi ed antichi, spesso piratescamente trafugati: echi di storie, anche un po' leggendarie - che nel mio ricordo si uniscono ad altre, talora approdate a dignità letterarie - storie sentite in pregresse agapi, di cui alcuni affabulatori e testimoni non sono più.
Senonché, alcuni di questi ultimi personaggi, insieme ad episodi che rimandano comunque al mare, quali la galleria dell'Arziglia ad est trasformata in rifugio antiaereo e la morte della madre dell'autore per via di mitragliamento da parte di velivolo alleato di innocenti civili (ignominia della guerra) sulla spiaggia di Latte a ponente, tornano insieme ad altri in una recente opera dell'amico Carlo di Ventimiglia, che definire di personali memorie del periodo bellico e post-bellico sarebbe riduttivo: per chi é nato e cresciuto da queste parti si tratta di un incisivo contributo, tra l'altro reso con pregevole scrittura, alla verifica quantomeno delle proprie radici civili e sociali.
Carlo è la persona che mi venne a cercare quel 12 dicembre 1969 per farmi unire a quel vigile moto di dignitosa, civile e combattiva protesta che si stava levando nel Paese, marcando con ciò stesso una svolta decisiva nella mia formazione di cittadino.
Ma Robydick di recente mi fa l'onore, immeritato, di citarmi in uno dei suoi strepitosi post dedicati a recensioni cinematografiche. E lo fa con il film "Milano calibro 9", linkando proprio quel mio articoletto dedicato alla strage di Piazza Fontana, fatto senza grandi pretese.
Proprio oggi, ritrovandomi anche casualmente in intenso pertinente conversare con alcuni amici, emergeva da una gentile signora la sottolineatura che non tutte le vicende degne delle nostre terre hanno ottenuto adeguato risalto. Solo lo schizzo rapido del contributo arrecato dai civili alla Resistenza riempirebbe pagine e pagine di volumi! E', purtroppo, credo, situazione omogenea in tutta la Nazione, con l'aggravante, rimarcata in quel nostro piccolo dibattito, di un progressivo generale disinteresse verso la storia, quelle storie in particolare.
E' una zona non solo di paesaggi minacciati dal cemento, ma anche di fulgide intelligenze, il nostro Ponente di Liguria affacciato sul mare: una stridente contraddizione, dunque, con la situazione reale, altresì aggravata dalle recenti notizie di stampo criminale. Oggi, per lo meno, mi rimane la consolazione di avere ricavato da quel nostro dialogo un'ulteriore conferma della notevole sensibilità umana di quel nostro grande scrittore, Francesco Biamonti, prematuramente scomparso dieci anni orsono, che con la sua arte maestra aveva anche saputo, come ha evinto un illustre commentatore, anticipare molte delle nuvole scure sul nostro orizzonte.