Un altro volantino tedesco - Fonte: La Primavera della Libertà cit. |
Tra i fenomeni che agiscono e rendono stretto il rapporto tra Torino e le vallate alpine in cui si insedieranno numerose e forti formazioni partigiane, il primo è costituito dai flussi migratori dalle valli alpine verso il fondovalle e verso la città capoluogo. Avviatisi nella seconda metà dell’Ottocento, questi movimenti si incrementano all’inizio del Novecento quando lo sviluppo industriale di vari settori richiama dalle valli operai artigiani che si occupano nelle fabbriche, ma anche molte persone, uomini e donne, occupate nei servizi. Migliaia di persone e migliaia di famiglie che fanno crescere Torino, ma che mantengono con le valli riferimenti e collegamenti. Lo sviluppo rapido, quasi violento dell’industria, in primo luogo l’industria meccanica nel corso della prima guerra mondiale, accelera il fenomeno che si attenuerà, senza tuttavia interrompersi, nel corso degli anni Trenta in conseguenza del controllo della mobilità sul territorio esercitata dal regime. Il fenomeno riprenderà slancio tra il 1939 e 1942, stimolato dall’incremento dell’attività delle industrie torinesi legate alla produzione bellica. La città si gonfia di presenze temporanee e permanenti.
Le conseguenze dei bombardamenti in Via Boito a Torino - Archivio Vigili del Fuoco - Fonte: La Primavera della Libertà cit. |
Una bomba d'aereo, inesplosa a Torino - Fonte: La Primavera della Libertà cit. |
In questo territorio sconnesso si inserisce l’iniziativa politico militare che ha una dimensione cittadina e una dimensione esterna alla città, ma con questa raccordata. Nascono le strutture militari e politiche di coordinamento regionale come il Comitato Militare Regionale Piemontese e il Comitato di Liberazione Regionale e una fitta rete di strutture militari cittadine come i Gruppi di azione patriottica, le Squadre di azione patriottica, coordinate dal Comando Piazza e verso la fine della guerra gli organismi di coordinamento dell’insurrezione; di organizzazioni politiche come i CLN di quartiere, di fabbrica, di scuola, coordinati dal CLN cittadino; le organizzazioni sindacali (i Comitati di agitazione e i Comitati sindacali), e di massa come il Fronte della Gioventù per i giovani, o i Gruppi di Difesa della Donna.
Fuori della città, nelle valli a ovest di Torino nascono i primi gruppi di resistenti, in forme inizialmente instabili e via via più solide fino alla complessa articolazione delle formazioni che scenderanno sulla città nei giorni della liberazione.
La formazione Mauri nell'estate 1944 in Valle Maudagna (CN) - Fonte: La Primavera della Libertà cit. |
Gruppo Stellina. Valle di Susa. IV Div. Alpina G. L. Duccio Galimberti. Archivio Istituto Storico della Resistenza Torino - Fonte: La Primavera della Libertà cit. |
È in questa fase, soprattutto nell’autunno 1944, che una quota consistente di partigiani rientra in città e trova soluzioni di sopravvivenza nei quartieri popolari e spesso nelle fabbriche, in cui molti proprietari, che vedono ormai vicina la conclusione della guerra, sono disponibili a occuparli nelle aziende, dando loro la copertura necessaria per sfuggire alla cattura. Questa presenza di partigiani in città è un elemento di crescita organizzativa delle formazioni paramilitari che nel corso dell’inverno vengono costituite nelle fabbriche e nei rioni in vista dell’insurrezione. È anche l’elemento che incrementa la guerra di città con gli agguati nelle strade del capoluogo e purtroppo la triste sequenza dei caduti.
La terza fase si ha nella primavera del 1945, quando l’avvicinarsi della conclusione della guerra alimenta di nuovo le formazioni partigiane con ritorni e nuovi arrivi.
Trattoria Casa Bianca. Chialamberto. Maggio 1945. Accoglienza della popolazione ai partigiani. Archivio Istituto Storico della Resistenza Torino - Fonte: La Primavera della Libertà cit. |
Claudio Dellavalle, Torino, capitale subalpina della resistenza in Alpi in Guerra, La Memoria delle Alpi